giovedì 23 dicembre 2021

IL DIO GESÙLe due tradizioni

 (segue da qui)


LE DUE TRADIZIONI

Esistono dunque nei libri cristiani due tradizioni quanto alla messa a morte di Gesù. Una la dà come una esecuzione giudiziaria, l'altra come un sacrificio espiatorio. Entrambe si ritrovano nei vangeli; la seconda è la sola che si ritrova nelle epistole di San Paolo.

Si potrebbe trarre argomento da questo che le epistole di San Paolo, essendo state scritte un quarto di secolo prima dei vangeli, rappresentano una tradizione anteriore; ma alcuni ribatterebbero che il documento più antico per la data della sua stesura non è necessariamente il più antico per la data del suo contenuto, il che apre una disputa interminabile, e il nostro obiettivo è stabilire non solo che la tradizione evangelica è posteriore alla tradizione paolina, ma che la presuppone ed effettivamente ne deriva. Basta, per contro, aver constatato che l'esecuzione giudiziaria è assente, ben più, è sconosciuta nelle epistole paoline, e che la dottrina sacrificale persiste nei vangeli, accanto all'esecuzione giudiziaria, per arrivare a questo: la crocifissione di Gesù è un sacrificio rituale che è stato trasformato in esecuzione giudiziaria avente il valore di un sacrificio.

E i lettori non specialisti, lungi dallo scandalizzarsi o persino dal meravigliarsi, vi riconosceranno il fatto stesso della formazione religiosa.

Abbiamo spiegato che le affermazioni della fede e le definizioni dogmatiche della Chiesa sono le forme simboliche con cui si rivestono, per il loro tempo e per il loro luogo, le verità sociologiche, e a qual punto l'idea di frode è inimmaginabile alla base dei grandi movimenti rivoluzionari che furono i grandi rinnovamenti religiosi. Se ne dedurrà che le proposizioni della fede sono in un perpetuo divenire, così come le necessità profonde che esprimono, e che la loro essenza è di cercarsi, di riprendersi, di trasformarsi senza posa.

Il famoso quod semper, quod ubique, quod ab omnibus è il magnifico postulato di cui la Chiesa si è servita per stabilire l'autorità dei suoi dogmi; è una formula politica; questa non è una formula religiosa; storicamente, è il più grande errore che sia stato lanciato in faccia agli uomini. 

Le verità della fede non sono; esse diventano. Ma ciò che è vero per tutto il ciclo delle religioni lo è infinitamente di più per la loro giovinezza.

Così si spiegano i tentennamenti senza fine che riconosciamo nel corso dei cento anni (e anche dei centocinquanta anni) che hanno seguito l'anno 27, e durante i quali il cristianesimo si è costituito — tentennamenti, vale a dire precisamente trasformazioni.

Mai un solo istante va immaginato lo scrittore di uno dei libri sacri dedito a distorcere di proposito deliberato una tradizione. Non va mai dimenticato che gli autori dei libri sacri non sono in alcun modo scrittori alla maniera degli storici che diciotto secoli più tardi studieranno gli stessi testi, ma uomini incapaci della minima critica e, soprattutto, credenti. La falsificazione non entra nell'instaurazione di una grande religione; persino quando uno scrittore, o un compilatore, o un copista aggiunge, cancella o modifica, non si può dire che falsifichi. La falsificazione non entra nell'instaurazione di una grande religione, in primo luogo perché le operazioni della fede non procedono secondo le stesse regole delle operazioni della ragione; e anche perché la falsificazione non ottiene mai che un effimero successo. La frode, abbiamo detto, interviene quando i politici entrano in gioco; una religione nasce e si sviluppa solo se emana dal profondo. La disonestà è una certezza di fallimento, o miei cari chierici atei!

La trasposizione si fa a poco a poco, lentamente, a immagine stessa degli spiriti in cui si opera; e, quando lo scrittore prende la penna, è divenuta cosa accettata, vale a dire è divenuta la nuova espressione dell'anima collettiva. È da lungo tempo che si è detto che un libro sacro è il testimone, non delle cose che racconta, ma dello stato d'animo del tempo e dell'ambiente al quale appartiene.

Il compito dello storico è di ritrovare, sotto la tradizione evoluta, la tradizione primitiva. 

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