martedì 23 febbraio 2021

Perché Gesù Molto Probabilmente Non È Mai Esistito: Doppiopesismo di Ehrman

Perché Gesù Molto Probabilmente Non È Mai Esistito: Doppiopesismo di Ehrman


Narve Strand, 27/04/19 (versione 1.1 05/05/19)


[mia traduzione da qui]

Molte persone sembrano pensare che sia folle dubitare che Gesù sia esistito, ma in realtà è la convinzione che lo sia ad essere irragionevole. L'affermazione, fatta da Ehrman nel suo libro “Did Jesus Exist?”, che egli era “un essere puramente umano” morto intorno al 30 E.C. (ad esempio pag. 37, 46 (epub)) semplicemente non è confermata da una ponderata valutazione dell'evidenza.

Immagina che qualcuno affermi “la Persona P è esistita come un essere puramente umano migliaia di anni fa”. Supponi di non sapere di chi stiamo parlando ora: Come faresti a valutare se l'affermazione è molto probabilmente vera? Vorrai sapere di che tipo di persona stiamo parlando innanzitutto. Diciamo che lui o lei risponda “P era un sapiente” oppure “un re”. Quelli sono titoli che tendono ad essere detenuti da esseri puramente umani e abbiamo un sacco di prove valide e affidabili, molte delle quali esistevano nel passato. Quindi non è irragionevole anche solo supporre che sia esistita la persona P.

Ma ora, supponiamo che ci venga anche detto “La persona P ebbe una nascita soprannaturale, fu circondata da un mucchio di miracoli, morì, diventò divina e poi apparve a persone in visioni dopo ciò”. Esseri puramente umani sono per definizione non soprannaturali o divini . È intrinsecamente improbabile che debba esistere qualcuno che è sempre presentato come un essere soprannaturale o divino nelle fonti. Sì, sì, ciò non implica logicamente che non sono esistiti, ma semplicemente che non è proprio ragionevole ipotizzare la loro esistenza qui. Non devi proprio dire più che c'è un “nucleo storico” per la persona P dietro tutto il materiale mitico o immaginario. Esso deve essere specificato e mostrato. L'onere della prova spetta a te per mostrare che la persona P è comunque esistita come un essere puramente umano. L'intrinseca improbabilità dell'esistenza della persona P può ora essere sconfitta solo da forti prove corroboranti esterne.


Le Basilari Regole dell'Evidenza

Ciò solleva la questione di cosa renda buone, affidabili, le prove. Dato che la persona P non è presentata in una maniera chiara e inequivocabile come puramente umana in nessuna delle fonti sopravvissute, non possiamo semplicemente accumularle e rispondere alla domanda aritmeticamente. Ehrman è troppo impressionato dalla quantità di prove per Gesù (ad esempio pag. 66, 73). La pura e semplice quantità di fonti è irrilevante in un caso dubbio come questo, è la qualità che conta. Questo è solo ragionamento basato sull'evidenza 101. Pensa a un tribunale o alla ricerca empirica in generale: quali sono i tipi di prove accettate qui?

(E1) Prova empirica diretta che qualcosa è il caso

(E2) Testimonianza affidabile della persona P nelle di lui o di lei stesse parole

(E3) Resoconti affidabili dei testimoni oculari

(E4) Testimonianza di un esperto basata su E1—3

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(E5) Prove circostanziali

La cosa migliore, ovviamente, sarebbe stata aver visto la persona P con i tuoi propri occhi o avere prove fisiche della sua esistenza. A parte questo, avrebbe funzionato pure una testimonianza attendibile nelle stesse parole di lui o di lei. Se ciò non è disponibile, allora avrai bisogno almeno di resoconti oculari affidabili. Qualsiasi pretesa di essere un affidabile testimone esperto per la difesa dipende dall'avere accesso alle prime tre categorie di prove e dalla capacità di documentarlo. Solo E1—4 contano in un tribunale o nella ricerca empirica come prova buona, affidabile. Non possiamo o non dovremmo decidere a favore di affermazioni positive in casi dubbi, su evidenze soltanto circonstanziali.

(NE1) Sentito dire

(NE2) Testimoni inaffidabili (testimonianza vaga, ambigua, chiaramente distorta)

(NE3) Fonti ipotetiche, inesistenti

sono perciò esclusi come prove buone e affidabili qui. Ma è proprio questo: Gesù è un caso dubbio e noi non abbiamo affatto prove buone e affidabili per lui (si veda E1—4). Noi abbiamo soltanto il tipo cattivo, inaffidabile (NE1—3). Ecco perché è improbabile che egli sia mai esistito o come essere divino o come un essere puramente umano.


Storia versus Finzione

Facciamo un passo indietro per vedere come mai è così. Come è ben noto,

Non esistono prove empiriche dirette che Gesù sia mai esistito (si veda E1)

Non abbiamo nemmeno una testimonianza nelle sue stesse parole (si veda E2)

Non c'è alcun testimone oculare affidabile che confermi la sua esistenza (si veda E3)

Nessuno scrittore dentro o fuori il Nuovo Testamento rivendica in modo chiaro e inequivocabile di avere tali prove a portata di mano. Ecco perché non possono nemmeno essere presi per testimoni esperti ed affidabili qui (si veda E4).

Ehrman praticamente dice così lui stesso (si veda ad esempio il capitolo 2). Eppure lui insiste nel trattare il Nuovo Testamento come un documento storico e nel trattare quelli scrittori extrabiblici come prove di conferma (si veda specialmente i capitoli 3—4). Tratta persino fonti puramente ipotetiche come prove indipendenti e corroboranti! (ad esempio pag. 66). Non è così che si fa storia. Lo sappiamo da oltre 2400 anni:


Esiste una grande differenza tra verifica e sentito dire (si veda E1/NE1)

Tra informazioni affidabili e informazioni inaffidabili in generale (E1—4)

La corroborazione mediante fonti affidabili è fondamentale, specialmente in casi dubbi (si veda E3)

Abbiamo sempre bisogno di rimanere sul piano umano (si veda E4) e

di misurare criticamente le nostre fonti (si veda E4/NE1—2)

Uno storico generalmente affidabile prima facie come Erodoto, dice: Queste sono le mie fonti. Ecco cosa penso che dicano. Non crederci sulla mia parola, giudica tu stesso! (ad esempio Storie 1.1—5, 20, 24, 49, 51, 57, 60, 123, 140, 160, 183, 193, 214; 2.2—3, 5, 16, 20—4, 29, 33, 45, 65 , 99, 120, 123, 142—3, 145—7, 156, 167; 7.139; si veda Dover 1988; Evans 1978; Lateiner 1986; 1989). Confronta questo con lo scrittore del Nuovo Testamento:

Pone sé stesso come un'autorità assoluta

Racconta storie come se fosse onnisciente

Non nomina neppure le sue fonti! (ad esempio Luca 1:1—4)

Quello, e il fatto che non si mantiene sul piano umano, che indugia in contraddizioni, che elabora tecniche letterarie come composizione ad anello ed intercalazione, che costruisce intere scene con particolari dettagli, dialoghi e tutto attinti dall'Antico Testamento, ecc., ecc., conferma il caso: il suo testo non mostra nessuno dei segni che rivelano prima facie una documentazione storica generalmente affidabile e mostra tutti i segni indicatori che rivelano una finzione storica — anche secondo gli standard del suo tempo (ad esempio Brodie 2004; 2012; MacDonald 2003; 2006 ; 2014; si veda Carrier 2012 (capitolo 4, 10), Dykstra 2015 e Martin 1991 (capitolo 2) per un sondaggio e riferimenti alla ricerca tradizionale qui). Trattare il Nuovo Testamento come se ci desse informazioni storiche affidabili, come fa Ehrman, vuol dire essere colpevoli di un semplice fraintendimento semantico.


L'appello di Ehrman ai Criteri di Autenticità

Ehrman ovviamente direbbe che non considera il Nuovo Testamento una prova buona e affidabile. Non direttamente, comunque. Il suo approccio è più sofisticato: il trucco è quello di mettersi dietro l'autore e la sua agenda, scavando le reali pepite di informazioni storiche attraverso una serie speciale di criteri di autenticità. Ma: se il testo stesso infrange le regole basilari dell'evidenza (si veda E1—4), come può aiutare l'introduzione di più regole? Non puoi ricavare informazioni buone e affidabili da prove cattive e inaffidabili (NE1—3) come quelle. Pensare che puoi, come fa chiaramente Ehrman (ad esempio capitolo 8), è pura alchimia.

Prendi il suo appello al criterio di attestazione multipla. Certo, se una o più fonti indipendenti forniscono prove buone e affidabili, allora il fatto che una di quelle fonti parli anche della persona P dimostra, o rende molto più probabile, che egli sia realmente esistito. Perfino se l'esistenza della persona P è altrimenti in dubbio. Questo è il caso con molti altri saggi o re con materiale chiaramente immaginario o mitologico a loro incollato: come Alessandro Magno, diciamo. Oppure Socrate. O Augusto. O Dario. Quest'ultimo esistette addirittura quasi mezzo millennio prima della presunta esistenza di Gesù. Qui abbiamo testimoni indipendenti, quasi contemporanei, scritti di storici, documenti mondani, e persino prove fisiche sotto forma di iscrizioni, monete e così via. Qui che si applica la regola dell'attestazione multipla. Ma quando non abbiamo alcuna prova buona e affidabile come nel caso di Gesù? Prove negative più prove negative equivalgono a prove negative. L'attestazione multipla del sentito dire è ancora sentito dire. Qui la regola è totalmente inutile.

Le regole di autenticità di Ehrman non sono neppure sufficienti da sole. Oppure: possono essere ritenute sufficienti e utilizzate meccanicamente (come un algoritmo o “ricetta”), ma non possono più produrre informazioni storiche affidabili. Gesù ebbe una nascita soprannaturale? Era circondato da un mucchio di miracoli? Ritornò dai morti? Era divino oppure era diventato divino? Certo, ciò è attestato in maniera multipla per cui deve significare che esisteva anche il sovrumano, mitico Gesù! La regola è inutile perché essa non può separare da sé in modo affidabile lo storico e il mondano dal soprannaturale e dal fantastico. Ehrman vorrebbe senza dubbio dire che noi dobbiamo valutare il contenuto prima di applicare la regola. Ma dal momento che Gesù non è chiaramente presentato come un essere puramente umano in nessuna delle fonti ciò significherebbe introdurre ancora più regole. Dal momento che nemmeno queste altre regole sono sufficienti o affidabili, finiamo con un regresso eterno o, peggio, per dover fare una scelta arbitraria se e quando applicare la regola X invece di Y. L'insufficienza e l'affidabilità dei criteri di autenticità è ben nota negli studi biblici (si veda ad esempio Allison 1998; 2008; 2009; Avalos 2007; Bird 2006; Dykstra 2015; Le Donne 2002; Porter 2000; 2006; 2009; si veda Hoffmann 2010 e Thompson & Verenna 2012 per raccolte di articoli accademici che mettono in discussione l'intera ricerca del Gesù storico). Non riferendo questo semplice fatto al suo pubblico laico, Ehrman crea un'impressione falsa o fuorviante dello stato della ricerca nel suo proprio campo.

Prendi uno qualsiasi dei suoi altri criteri di autenticità: il criterio del Contesto Aramaico, ad esempio (capitolo 3). Perché mai il puro e semplice fatto della presenza di parole aramaiche nel Nuovo Testamento, o di aver maggior senso del greco se è tradotto in aramaico, renderebbe più probabile l'esistenza di Gesù? È semplicemente fallace. Che cosa, è impossibile creare fiction o trasmettere miti in aramaico? È impossibile parlare aramaico fuori dalla Giudea? È impossibile parlare aramaico dopo la presunta esistenza di Gesù? Non erano gli stessi (bilingui) scrittori del Nuovo Testamento a parlare aramaico? Quindi chi può dire che non stanno solo riportando i loro pensieri qui, oppure che non stanno basando ciò che dicono su libere traduzioni aramaiche (targum) dell'Antico Testamento (si veda ad esempio Aus 1992, 12 & Chilton 2006, 238—55). Ancora una volta, l'appello ai criteri è totalmente inutile perché essi da soli, tanto meno quando applicati a contesti estremamente implausibili oppure a testi intrinsecamente inaffidabili, non possono produrre risultati affidabili. E cosa dobbiamo dire dell'appello di Ehrman al criterio di credibilità contestuale rispetto a quello di dissomiglianza? Nel primo caso, egli si sta appellando a ciò che si adatta a ciò che sappiamo e nell'altro a ciò che non vi si adatta. Questo non è solo un uso arbitrario dei criteri ma un uso formalmente contraddittorio degli stessi. Ehrman ama colpire in testa il lettore con il “consenso accademico”, ma è molto meno desideroso di parlare della ricerca accademica ogni volta che gli si oppone. Questa scelta di comodo è destinata a compromettere ancora il libro come testimonianza di esperto affidabile.


“Due Dati Chiave per la Storicità di Gesù”

Ehrman crede che ci siano due argomenti schiaccianti e soverchianti contro coloro che dubitano che Gesù fu un essere puramente umano che morì verso il 30 E.C.:

(1) Il fatto che tutte le fonti più antiche parlano di lui come crocifisso, e

(2) la menzione in Paolo di Giacomo come il “fratello del Signore” (capitolo 5).

Questa sarebbe davvero una prova buona e affidabile se due o più fonti parlassero davvero di Gesù come di “un essere puramente umano”. Ma non lo fanno. Nessuna delle fonti più antiche parla di lui come se avesse una nascita o una carriera puramente umane, così come poteva allora essere stato un maestro—profeta puramente umano con fratelli biologici? Semplicemente non ha senso. L'appello ai criteri di autenticità non ti sarà di aiuto in questo caso, perché né le regole né le fonti in questione sono guide affidabili per la storicità. Aggiungi a ciò il fatto che la più antica fonte conosciuta (Paolo) non dice una parola circa un Gesù che è un maestro—profeta e l'intera argomentazione di Ehrman in supporto del Gesù storico crolla come un castello di carte.

Contro (1): Come ho detto, poiché l'esistenza di Gesù è in dubbio e non abbiamo neppure alcuna prova reale (E1—4) che sia esistito, in questo caso non possiamo usare il criterio di attestazione multipla in alcun significato affidabile. In nessun modo dovremmo fare uso ora di fonti puramente ipotetiche (come “Q”) per compensare fonti reali (Paolo) oppure usare quelle successive (i Vangeli) per sostanziare quelle precedenti (di nuovo Paolo). Specialmente se c'è un dubbio accademicamente genuino sul fatto che la fonte ipotetica in questione sia una fonte (si veda ad esempio Goodacre 2002 su “Q”) e le fonti successive non possono essere trattate come se fossero indipendenti e affidabili in alcun modo significativo (si veda anche Brodie 2012; Dykstra 2015).

Ehrman non sembra curarsi di alcunché di questo. E no, lui non presenta neanche il caso contro l'uso di fonti puramente ipotetiche o di fonti inaffidabili successive. Il fatto è che Paolo da nessuna parte parla di Gesù come di un “profeta” o di un “maestro” che aveva “discepoli”, che fu trascinato in tribunale dal “Sinedrio”, processato davanti a “Pilato” e poi crocifisso “dai Romani”. In realtà, non si riferisce chiaramente a niente che ci induca a credere che Gesù fosse “un essere puramente umano” che esistette e morì intorno al 30 E.C. Nessuna delle fonti più antiche e pre—evangeliche ci riesce! (si veda per esempio Martin 1991, capitolo 2). Questa costante tendenza negativa nelle fonti più antiche avrebbe dovuto almeno spingere Ehrman a fermarsi a riflettere. Avete indovinato: non ne fa nemmeno menzione! Invece, lui usa i vangeli per “colmare i vuoti” in Paolo, facendogli dire cose che lui mai disse. L’ipotesi di Ehrman è veramente così debole da dover mistificare l'evidenza in questo modo?

Contro (2): Che cosa troviamo quando andiamo alla più antica fonte conosciuta (Paolo) e la prendiamo per quella che è (per esempio Filippesi 2:6—11)? Quel Gesù

Fu un essere semi—divino (en morphê theou) (2:6)

Che “svuotò” (ekenôsen) sè stesso (2:7), che fu

“Fatto” (genomenos) a “somiglianza” di un umano (homoiômati anthrôpon) (2:7)

E in quella apparenza morì sulla croce (2:8) e

Diventò Signore di tutte le cose (2:9—11) e

adottato Figlio di Dio (Romani 1:16) a causa di ciò

Questo non suona proprio come un essere puramente umano che ebbe una nascita naturale e una carriera umana. In realtà, Paolo fa di tutto per dire che Gesù non era veramente un essere umano. Ora improvvisamente Ehrman è molto ansioso di invocare di nuovo il disaccordo accademico: il disaccordo è così enorme, infatti, che egli non può nemmeno dirci intorno a cosa consiste! (pag. 174) Per gli studi biblici non ci vuole una laurea in astrofisica. Qualsiasi persona ragionevole può vedere da sé che l'unica cosa di cui Paolo chiaramente non sta parlando qui è “un essere puramente umano”. Usa persino una parola speciale “fatto” (genomenos) invece del consueto “nato” (gennaô) (si veda anche Galati 4:4; Romani 1:3) per indicare la venuta di Gesù nel mondo. La parola suggerisce manifattura diretta (da parte di Dio) in contrapposizione alla nascita naturale, qualcosa che è anche mostrato dal fatto che utilizza anche questa parola per descrivere Adamo e il corpo della resurrezione (1 Corinzi 15:4, 37). Non solo non troviamo alcun chiaro riferimento al maestro—profeta di Ehrman in Paolo: il soprannaturale Gesù—chimera di Paolo contraddice totalmente il suo Gesù puramente umano.

— “Ma tu non hai ancora detto perché Paolo chiama Giacomo il “fratello del Signore”!— (si veda Galati 1:18—19)”

Ricordi che Paolo disse che Gesù divenne figlio di Dio e Signore di tutte le cose dopo la sua morte? Un maschio cristiano è anche un figlio di Dio (Galati 4:6). Che cosa lo rende ciò? Corretto: Fratello del Signore. “Fratelli” o “sorelle” è anche come Paolo chiama altrove i suoi compagni cristiani (Galati 6:18; si veda Romani 15:30; 1 Corinzi 1:10; 15:58; 16:15). Certo, è logicamente possibile che Giacomo fosse un vero fratello di Gesù, ma devi ammettere che è ambiguo, giusto? Paolo, abbiamo visto, è attento all’uso delle parole, e allora perché non qualifica qui il suo uso di “fratello” con “secondo la carne” oppure con “di Gesù”? La strana frase appena prima, (heteron tôn apostolôn) senza la qualificazione “nessuno” (oudeis) rende il verso doppiamente ambiguo. Nel contesto avrebbe potuto significare sia “non vidi nessuno degli altri apostoli se non Giacomo, il fratello del Signore” (volendo dire che Giacomo era sia un apostolo che un fratello del Signore) sia “io non vidi alcun altro apostolo; solo Giacomo, il fratello del Signore” (volendo dire che Giacomo non era un apostolo, ma solo un cristiano ordinario). Il fatto che in seguito si riferisce a Giacomo e gli dà ancora un altro epiteto (un “pilastro” (styloi)) ha solo l'effetto di moltiplicare ulteriormente le ambiguità (“fratello” è una designazione biologica per Giacomo? Oppure lui è solo un cristiano ordinario? È un fratello biologico, un apostolo e un pilastro? Stiamo anche parlando dello stesso tizio qui?) Semplicemente non c’è un riferimento chiaro e non ambiguo ad un fratello biologico in Paolo. Infatti, la totale assenza di frasi qualificative e il fatto che tale relazione sia fuori luogo per la teologia soprannaturale del Gesù di Paolo, rendono la lettura di Ehrman la meno probabile.


E Adesso Che Cosa?

Nota, io mi sono soltanto

Affidato a basilare ragionamento basato su prove

Attenuto alla formulazione effettiva delle fonti esistenti

Adeguato alla tradizione ebraica e cristiana

Conformato alla ricerca accademica tradizionale in tutti gli aspetti rilevanti

Io non ho assunto nessuna “teoria controversa” né mi sono impegnato in nessuna “erudizione di convenienza” allora. Ehrman rinfaccia ai suoi avversari di aver speculato al di là delle fonti e per la loro erudizione di convenienza (ad esempio pag. 91, 115—6, 188) quando praticamente sta facendo la stessa cosa lui stesso. Abbastanza francamente, trovo altrettanto vaga la tesi mitica che farebbe di Gesù un dio che muore e risorge

Ucciso dai demoni nello spazio

Modellato direttamente sul materiale greco—romano (la metafisica dualista di Platone, la distinzione aristotelica tra sublunare e sovralunare, ecc.)

Anch'essa comporta l'invocazione di fonti successive e di letture puramente ipotetiche (si veda ad esempio l'uso dell'Ascensione di Isaia in Carrier 2014). Anch'essa è una argomentazione costruita al massimo su prove puramente circostanziali.

Quindi dove ci lascia questa situazione? Bene, se andiamo alla nostra fonte più antica (Paolo) e lo prendiamo ancora una volta alla lettera per quel che dice, vedremo che egli sembra credere che Gesù ebbe qualche tipo di esistenza terrena. Non dice nulla che ci induca a credere altrimenti (che fu ucciso nello spazio, diciamo). Ma, come ho detto, lui non sembra pensare nemmeno che egli fosse vissuto nel passato recente. Come può essere ciò? Paolo era quel che oggi chiameremmo una personalità schizotipica: Gesù fu prima “rivelato in lui” (apokalypsai en emoi) (Galati 1:16), a significare che ebbe allucinazioni di visioni e di conversazioni con questo Gesù—spirito prima di parlare ad altri di lui (Galati 1:17—9). Sembra che il Gesù di Paolo sia apparso sempre e solo a lui e ad ogni altro cristiano — e sì, anche a Giacomo! — in questo modo (1 Corinzi 15:3—8). Quelle allucinazioni avrebbero indotto Paolo, Giacomo e gli altri ad una caccia di nuovo nelle Scritture Ebraiche alla ricerca di indizi nascosti su di lui (ad esempio 1 Corinzi 2:7; 15:3—8; si veda Deuteronomio 21:22—3; Daniele; Salmi 22—4; Isaia, ecc.). Qui avrebbero trovato un discorso vago e sconnesso di un servo sofferente che recò i peccati dell'umanità, che fu sfigurato e poi rivendicato da Dio dopo qualche tempo; e avrebbero trovato anche di una “sospensione su un legno” come parte di un metodo per uccidere criminali (si veda Galati 3:13 dove Paolo si riferisce esplicitamente a questo complesso di idee e a Deuteronomio 21:22—3 come prova scritturale della sua idea di crocifissione) (si veda anche Martin 1991, capitolo 2). Questo spiega anche perché Paolo sulla carriera terrena di Gesù non diventa mai molto più specifico di così. Per lui la sola cosa che contava era che egli fosse crocifisso in ogni caso (1 Corinzi 2:2). Il Gesù di Paolo è probabilmente un composto: in parte allucinato, in parte incoerente costrutto letterario dalle Scritture ebraiche. Qui non è necessario nessun maestro—profeta umano o dèi pagani che muoiono e crescono uccisi da demoni nello spazio. Paolo stesso afferma che le visioni e le Scritture sono le sole fonti per il suo Gesù (Romani 1:2; 1 Corinzi 15:3—9; Galati 1:15—9).

Noi non dobbiamo nemmeno sostenere questo come se fosse una tesi positiva, ma solo sottolineare che Paolo credeva in questa figura e che (a) non segue nulla da questo circa la sua esistenza e inoltre (b) questa presunta esistenza di Gesù è pure prima facie improbabile. Una coerente posizione a—storica in tal caso è come l'ateismo: proprio come con il teista, la sola cosa che abbiamo bisogno veramente di mostrare è che lo storicista non possiede prove reali che renderebbero l'esistenza del suo Gesù puramente umano più probabile che non.

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SI VEDA ANCHE:

Allison, D. 1998, “Jesus of Nazareth: Millenarian Prophet” (Fortress Press)

—— 2008, “The Historians’ Jesus and the Church,” in Gaventa & Hays

—— 2009, “The Historical Christ and Theological Jesus” (William B. Eerdmans)

Aus, R. 1992, “Barabbas and Esther and Other Studies in the Judaic Illumination of Earliest Christianity” (University of South Florida)

Avalos, H., 2007, “The End of Biblical Studies” (Prometheus Books)

Bird, M. 2006, “The Criterion of Greek Language and Context: A Response to Stanley E. Porter,” Journal for the Study of the Historical Jesus 4(1): 55—67

Brodie, T. 2004, “The Birthing of the New Testament: The Intertextual Development of the New Testament Writings” (Sheffield Academic Press)

—— 2012, “Beyond the Quest for the Historical Jesus: Memoir of a Discovery” (Sheffield Phoenix Press)

Carrier, R. 2012, “Proving History” (Prometheus Books)

—— 2014, “On the Historicity of Jesus” (Sheffield Phoenix Press Ltd)

Chilton, B. 2006, “Targum, Jesus and the Gospels,” in Levine, Allison et al.

Dover, K. J. 1989, “The Greeks and Their Legacy” (Blackwell)

Dykstra, T. 2015, “Ehrman and Brodie on Whether Jesus Existed: A Cautionary Tale about the State of Biblical Scholarship,” Journal of the Orthodox Center for the Advancement of Biblical Studies 8(1):1—32

Ehrman, B. 2013, “Did Jesus Exist? The Historical Argument for Jesus of Nazareth” (HarperCollins)

Evans, J. A. S. 1978, “Father of History or Father of Lies? The Reputation of Herodotus,” The Classical Journal 64:1: 11—7

Fischer, D. H. 1970, “Historians Fallacies: Toward a Logic of Historical Thought” (Harper & Row)

Gaventa, B. R. & Hays, R. B. (eds.) 2008, “Seeking the Identity of Jesus: A Pilgrimage” (William B. Eerdsmans)

Gjertsen, D. 1989, “Science and Philosophy: Past and Present” (Penguin)

Goodacre, M. 2002, “The Case Against Q: Studies in Markan Priority and the Synoptic Problem” (Trinity Press International)

Hoffmann, R. J. (ed.) 2010, “Sources of the Jesus Tradition: Separating History from Myth” (Prometheus Books)

Lataster, R. 2016, “Bart Ehrman and the Elusive Historical Jesus,” Literature and Aesthetics 26: 181—92

Lateiner, D. 1986, “The Empirical Element in the Methods of Early Greek Medical Writers and Herodotus: A Shared Epistemological Response,” Antichthon 20:1—20

—— 1989, “The Historical Method of Herodotus” (University of Toronto Press)

Le Donne, K. & A. 2002, “Jesus, Criteria, and the Demise of Authenticity” (T & T Clark)

Levine, A.—L., Allison, D. C. et al. 2006, “The Historical Jesus in Context” (Princeton University Press)

MacDonald, D., 2003, “Does The New Testament Imitate Homer? Four Cases from the Acts of the Apostles”

—— 2006, “Imitations of Greek Epic in the Gospels,” in Levine, Allison et al.

—— 2014, “The Gospels and Homer: Imitations of Greek Epic in Mark and

Luke—Acts” (Rowman & Littlefield)

Martin, M. 1991, “The Case Against Christianity” (Temple University Press)

Schweitzer, A. 2005, “The Quest of the Historical Jesus” (Dover Publications)

Thompson, T. L. & Verenna, T. S. (eds.) 2012, “’Is This Not the Carpenter?’: The Question of the Historicity of the Figure of Jesus” (Equinox Press)

Wells, G. A., 1986, “Did Jesus Exist?,” ed. riv. (Prometheus Books)

—— 1988, “The Historical Evidence for Jesus” (Prometheus Books)

Zindler, F. R. & Price, R. M. (eds.) 2013, “Bart Ehrman and the Historical Quest of the Historical Jesus of Nazareth; An Evaluation of Ehrman’s Did Jesus Exist” (American Atheist Press)

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