sabato 28 novembre 2020

IL CRISTIANESIMO SENZA GESÙLA RESURREZIONE

 


Capitolo X

LA RESURREZIONE

L'apostolo Paolo insegnava: «Se non esiste resurrezione dai morti, neanche Cristo è resuscitato. Ma se Cristo non è resuscitato, allora è vana la nostra predicazione ed è vana anche la vostra fede.

Noi, poi, risultiamo falsi testimoni di Dio, perché contro Dio abbiamo testimoniato che egli ha resuscitato Cristo, mentre non lo ha resuscitato, se è vero che i morti non risorgono. Se infatti i morti non risorgono, neanche Cristo è risorto; ma se Cristo non è risorto, è vana la vostra fede». [1]

Questa insistenza prova quale importanza l'apostolo attribuiva a questo dogma della resurrezione. Questo è comprensibile: è l'assicurazione che tocca di più i credenti, senza la quale la maggior parte di loro si disinteresserebbero senza dubbio della religione. Ma ben pochi riflettono su questa nozione di resurrezione.

In occasione della festa di Pasqua del 1992, un giornalista cattolico assicurava: «L'anima è una nozione pagana. Per i cristiani la sopravvivenza non può intendersi che come una resurrezione dei corpi». [2]

Si è potuto sostenere al contrario che l'immortalità dell'anima e la resurrezione fossero «due principi contraddittori», [3] e che un'anima immortale è prigioniera nel corpo e aspira a evadere da esso per ritrovare una piena libertà.

Su queste questioni aleggia una grande incertezza, a malapena risolta dai testi cristiani.

Bisogna distinguere due questioni:

 quella della resurrezione del dio;

 quella della resurrezione individuale dei morti.

1° — La resurrezione del dio

È un aspetto comune a tutti gli dèi salvatori che essi devono morire e risorgere, è anche la loro funzione essenziale. 

Allo stesso modo, si è potuto scrivere: «Gesù non è risorto per caso, ma per natura e necessariamente: egli è la resurrezione e la vita». [4]

Ma ci si è raramente preoccupati di sapere come il dio risorgeva: in tutti i culti ellenistici, è un'affermazione non accompagnata da commento: il dio era morto, tre giorni più tardi si festeggia la sua resurrezione, senza cercare di saperne di più.

Vista l'importanza della questione, si sarebbe potuto sperare che i vangeli siano più convincenti: bisogna ben convenire che questa è la parte meno elaborata dei racconti evangelici.

Innanzitutto, ricordiamo che tutti gli dèi salvatori dell'ellenismo risorgono: è con questa impresa che essi affermano il loro potere sulla morte e possono garantire la resurrezione dei loro iniziati. Osiride, Adone, Attis, Mitra risorgono, generalmente il terzo giorno, dopo una discesa agli inferi. Ma cosa bisogna intendere per resurrezione per degli esseri celesti che non avevano un corpo di carne? Nessuno può dirlo, poiché nessuno ha mai assistito alla resurrezione: si constata che il dio è tornato, ma non si conosce alcun dettaglio della sua morte, non si sa nulla del suo soggiorno nel frattempo (gli inferi sono una nozione molto vaga), infine nessuno ha visto il dio uscire dalla tomba.

Le stesse osservazioni possono essere fatte per Gesù, tranne che per il fatto che si hanno alcuni dettagli sulla sepoltura. Anche in questo caso, il luogo è discusso. Nessuno ha assistito neppure all'uscita dal sepolcro. Ci viene detto soltanto che un angelo [5] o due angeli [6] avrebbero aiutato il risorto a rimuovere la pietra dalla sua tomba. Ciò non può mancare di suscitare la derisione di Celso: «Il figlio di Dio, a quanto pare, non riuscì ad aprire la propria tomba, ma ebbe bisogno di un altro che smuovesse la pietra». [7]

La resurrezione, in definitiva, non scaturirà che dalla scoperta della tomba vuota, e gli avversari non mancheranno di ribattere che questa non è una prova, poiché i discepoli hanno potuto rimuovere il corpo.

Da questo punto di vista, non si può dunque ammettere il fatto della resurrezione: non si ha mai, nella storia, constatata alcuna resurrezione, nessuno ha assistito a quella di Gesù, nessuno lo ha visto uscire dal sepolcro. La scienza medica attuale non permette più di ammettere questo fenomeno, già Renan non vi credeva, e persino un vescovo anglicano, che crede alla vita e alla morte di Gesù, si pronuncia contro l'idea stessa della sua resurrezione: «Io sono convinto che un cristiano dovrebbe avere il diritto di dire che le ossa di Gesù giacciono da qualche parte in Palestina». [8]

I cristiani rispondono che la resurrezione di Gesù risulta dalle apparizioni dopo la sua morte. Ma i racconti evangelici, su questo punto, sono tutt'altro che convincenti.

Chi l'ha visto, o chi ha dichiarato di averlo visto? Sarebbe stato ragionevole se gli autori si siano messi d'accordo sul numero e sulle circostanze di quelle apparizioni, ma questo è ben lontano dall'essere il caso: «Le contraddizioni dei nostri testi canonici in questo racconto della resurrezione sono numerose e pesanti. È visibile, a prima vista, che attorno all'affermazione comune: il sepolcro dove Gesù era stato deposto la sera della sua morte è stato trovato vuoto il mattino di due giorni dopo, si organizzano progressivamente delle precisazioni destinate a realizzarla, e che, poiché esse variano seriamente da un racconto all'altro, sono tutte sospette». [9

Ci sono discrepanze o contraddizioni tra i testi sul numero, sui luoghi e sulle condizioni delle varie apparizioni.

A — Secondo la tradizione che sembra la più antica, Gesù, appena risorto, ascese al cielo, non vi erano dunque apparizioni, o pochissime: questo è ciò che sembra ammettere Luca, per cui l'ascensione avrebbe avuto luogo il giorno stesso della resurrezione. [10]

B — Ma quella soluzione non permetteva di giustificare la resurrezione. Si immaginò così una versione secondo la quale il risorto avrebbe vissuto per un certo tempo con i suoi discepoli: questo sarebbe durato per quaranta giorni, secondo gli Atti degli Apostoli. [11] Si potevano collocare in questo intervallo delle istruzioni dimenticate nella stesura dei vangeli, e imitare il dio Mitra che aveva, a sua volta, ritardato la sua ascensione ben dopo la sua resurrezione. 

Durante questi quaranta giorni, Gesù si sarebbe nascosto, mostrandosi solo ai suoi discepoli. Cosa che susciterà ancora la critica di Celso: «Se Gesù voleva davvero manifestare un potere divino, avrebbe dovuto farsi vedere da quelli che lo avevano oltraggiato e da chi lo aveva condannato: in una parola, da tutti. Infatti, dopo morto, ed essendo, come voi affermate, Dio, non temeva più uomo alcuno; e neanche in principio era stato mandato allo scopo di non essere notato». [12]

C — Tra le apparizioni posteriori alla resurrezione, ci sono nei vangeli due tradizioni opposte: secondo quella che sembra la più antica, le apparizioni sarebbero state situate in Galilea, in applicazione della promessa: «Ma, dopo la mia resurrezione, vi precederò in Galilea». [13]

Ma si trovò senza dubbio preferibile situare le apparizioni nel luogo dell'esecuzione, a Gerusalemme: diventava allora inutile spostare tutti in Galilea, ma per non far mentire la promessa si sono accumulate le due versioni, le prime apparizioni a Gerusalemme, le altre in Galilea. 

D — I beneficiari di queste apparizioni sono in numero molto limitato. Come dice Celso: «Quando era in carne e ossa e nessuno gli credeva, egli diffondeva il suo messaggio a tutti senza restrizioni; invece quando, con la sua resurrezione, avrebbe potuto rinsaldare la fede, apparve di nascosto a un'unica donnicciola e ai propri seguaci». [14]

I sinottici menzionano infatti alcune «donnicciole», ma mai le stesse. La più costante è Maria Maddalena, sempre citata ma a volte con «l'altra Maria», madre di Giacomo, [15] a volte con Salomè, [16] o ancora con Giovanna, [17] o anche tutta sola. [18] Si noterà che Gesù risorto non si mostra nemmeno a sua madre. Per gli uomini, solo gli antichi discepoli sono menzionati, sia individualmente che in gruppo. Per le apparizioni in Galilea, Matteo menziona solo un brevissimo colloquio, [19] Luca vi aggiunge un pasto a base di pesce [20], Giovanni vi aggiungerà una nuova pesca miracolosa [21] di 153 pesci. [22] Marco non sa ancora nulla di tutto ciò.

Ammettiamo che tutto questo non ispira una grande fiducia!

E — Sotto quale forma il risorto si manifesta ? È ancora molto variabile: a Maria Maddalena egli proibisce di toccarlo, [23] ma lascerà toccare le sue ferite da Tommaso; [24] per penetrare in una stanza chiusa dove i discepoli sono riuniti, passa attraverso il muro, [25] ma questo fantasma mangia con loro.

F — Ciò che suscita ancora più il dubbio su queste apparizioni è che l'apostolo Paolo, che non ha mai conosciuto Gesù da vivo e a cui i discepoli non hanno insegnato nulla, sa molto di più. In una delle sue grandi epistole [26] egli trasmette ciò che ha ricevuto (non dice da chi), ossia che Gesù risorto è stato visto dapprima da Cefa (nessuna menzione di donne), poi dai dodici (che però non erano più di undici dopo il suicidio di Giuda), poi a «più di cinquecento fratelli in una sola volta» e infine a Giacomo. È assolutamente improbabile che Paolo abbia scritto ciò, e che una riunione di più di 500 fratelli sia passata inosservata e ignorata dagli evangelisti.

Ma Paolo non dà alcun dettaglio, né sui luoghi né sulle date di queste apparizioni. Vi ha di meglio: «Paolo non dice che Gesù è risorto nella carne, egli dice anche positivamente il contrario... In verità, resurrezione significa per lui elevazione a Dio, glorificazione». [27]

Aggiungiamo che, quando Paolo parla altrove dell'esaltazione di Gesù «al di sopra di ogni nome», [28] è sorprendente che egli ignori la resurrezione.

In conclusione, la resurrezione di Gesù non può evidentemente essere considerata un fatto storico stabilito: per i credenti, è un atto di fede, che Guignebert chiama «la fede di Pasqua».

Quanto all'ascensione che la seguiva, sia lo stesso giorno, sia quaranta giorni più tardi, essa è sempre ridotta allo stretto necessario: «Mentre essi guardavano, fu elevato e una nuvola, accogliendolo, lo sottrasse ai loro sguardi». [29]

Ne consegue che, per i credenti, vi deve esserci nello spazio interplanetario a —273°, un corpo che ruota attorno a qualche stella, poi un altro (quello di Maria). Queste due costellazioni devono lasciare scettici i cosmonauti.

Evidentemente, poiché la Chiesa insegna la resurrezione dei corpi, era impossibile privarne Gesù e Maria, ma la situazione di questi due asteroidi fino al giorno del Grande Giudizio è piuttosto imbarazzante per coloro che hanno qualche nozione della vita nello spazio. 

Per noi, la sola conclusione possibile sarà quella di Renan: «Noi non crediamo al miracolo, come non crediamo nei fantasmi, alla stregoneria, all'astrologia».

Si può ammettere la creduloneria dei primi lettori dei vangeli, che non avevano le nostre informazioni scientifiche. Ma oggi come si può spiegare che tanta gente creda ancora alle favole come un corpo che si solleva nell'aria (quando si sa quanta forza occorre impiegare per lanciare un razzo in aria), e che vi rimane?

La questione non si poneva quando Gesù non era che un inviato celeste, che aveva preso solo un'apparenza carnale: non essendo mortale, non doveva risorgere, ma soltanto ritornare alla sua dimora originaria. Sono i cristiani di Roma, nel dotare Gesù di una nascita carnale, nel fare di lui un uomo reale, che hanno, senza sospettarlo, posto il problema: era necessario farlo morire e risorgere. Certo, avevano i precedenti ellenistici o gnostici sotto gli occhi, ma nessuno di quei dèi era stato presentato come un uomo, come un essere di carne. Umanizzando Gesù, non si poteva più evitare l'assurdità della resurrezione. 

2° — La resurrezione dei morti

Per coloro che credono che alla morte del corpo un'anima sopravviva, diversi esiti sono possibili:

A — La reincarnazione. — Si può supporre che le nostre anime passino successivamente in più corpi, e conoscano così una pluralità di vite. Questa dottrina fu molto in favore nell'antichità, è quella che insegnò Platone, ispirata ai misteri di Eleusi e forse al buddhismo, dove resta ancora insegnata. Più recentemente, conobbe in Occidente un'ondata di popolarità in Occidente con lo spiritismo. Essa è oggi caduta in discredito nel nostro Occidente.

Ad ogni modo, essa non prevede l'aiuto di alcuna divinità. Secondo le religioni, l'anima, per mezzo di un perfezionamento graduale, perverrebbe sia alla beatitudine eterna, sia al nirvana, stato indefinito che mette fine ad ogni sofferenza, ma può comportare una certa perdita della personalità.

Queste teorie non hanno mai interessato il cristianesimo.

B — L'anima senza corpo. — Qualsiasi dottrina che insegni l'immortalità dell'anima implica che essa possa sopravvivere alla perdita del corpo. Ma questa sopravvivenza può comportare diversi aspetti:

a) è abbastanza eccezionale che una religione prometta la sopravvivenza eterna dell'anima disincarnata. Era pertanto la concezione di Platone che l'anima, dopo una serie di purificazioni, potesse accedere alla beatitudine eterna senza più aver bisogno di un supporto materiale.

Il cristianesimo non sembra avere una dottrina ben fissata su questo punto! Esso insegna senza dubbio la necessità della resurrezione dei corpi, ma sembra ammettere comunque che certe anime possano accedere direttamente alla beatitudine. È almeno questo che sembra ammettere per i beneficiari della canonizzazione.

Certo, sono gli uomini che concedono la canonizzazione, ma si ammette che i papi non la pronuncino senza una ispirazione. Non è mai stato detto che i santi e i beati non avrebbero beneficiato, nel giorno del Grande Giudizio, della resurrezione di un corpo. Ma sembra che la loro anima possa, da sola, essere dispensata dal lungo periodo di attesa imposto alle altre. [30

Al contrario, la dannazione potrebbe avere un effetto immediato, se si ammette l'esistenza di un Inferno. Un buon numero di teologi sono almeno esitanti su questo punto. Coloro che vi credono ancora sostengono che il dogma dell'Inferno è uno dei meglio assicurati nei testi. Ammettono che le sofferenze dei dannati non sono subordinate alla resurrezione dei loro corpi: vanno considerate dunque puramente leggendarie le immagini dei calderoni ribollenti o delle fiamme e altre procedure di tortura che hanno permesso a Dante di scrivere un bellissimo poema al quale nessuno crede più.

Resta la questione del Purgatorio. L'esistenza di uno stato transitorio di penitenza non figura in nessun testo cristiano, è un'invenzione tardiva dei concili. Questo tempo di penitenza non servirebbe a nulla, se l'anima disincarnata non potesse provare sofferenze. Ma un testo evangelico sembra proprio ammettere questa possibilità, si tratta dell'esempio del povero Lazzaro [31] che ha meritato, alla sua morte, di essere portato direttamente «nel seno di Abramo», mentre il ricco, nell'Ade, soffre «dei tormenti»: egli è probabilmente in Purgatorio, e lì soffre, benché il suo corpo non sia ancora risorto. Senza occhi, egli può vedere il beato Lazzaro... 

Tutto questo è una leggenda, a scopo educativo. Ma ci si può domandare a cosa servirà la resurrezione dei corpi, se l'anima sola non soffre per la sua assenza. 

 La resurrezione dei corpi. — La Chiesa cristiana è la sola che insegna la resurrezione dei corpi, e questo dogma è iscritto nel suo Credo. 

Risale a molto tempo fa, poiché si insegna che l'apostolo Paolo avrebbe cercato di convincere gli Ateniesi, ma senza risultato. A dire il vero, siccome questa resurrezione sembra dover accadere solo in un futuro molto lontano, non si è attribuita molta importanza ai problemi che pone. Ma ora che la sopravvivenza di un'anima disincarnata sembra resa molto improbabile per i progressi delle nostre conoscenze sul cervello, la Chiesa sta riscoprendo il vantaggio che le dà questo insegnamento. 

Ma il dogma della resurrezione dei corpi non è esente dal porre esso stesso delle difficoltà.

a) Quanto all'esistenza del dogma, non ci sono esitazioni possibili: «Quando il figlio dell'uomo verrà nella sua gloria con tutti i suoi angeli, si siederà sul trono della sua gloria. E saranno riunite davanti a lui tutte le genti, ed egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dai capri, e porrà le pecore alla sua destra e i capri alla sinistra». [32]

«Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno...». [33]

Bellissima messa in scena, è sorprendente che non abbia ancora tentato un regista americano. Quando vi si riflette, se ne vede l'assurdità: far rivivere i miliardi di esseri che hanno vissuto dall'alba dell'umanità! Quanto alla separazione delle pecore e dei capri, Robert Dalain faceva dire ai capri: finché non ci portano via le capre, ci è indifferente essere classificati a sinistra. [34]

La resurrezione dei corpi non ha sedotto i pagani, che si sarebbe potuto credere più legati alla materia. Celso era ben disposto ad ammettere l'immortalità dell'anima, come Platone l'aveva concepita, ma l'idea di una resurrezione del cadavere gli sembra ripugnante: «Quale anima umana, infatti, potrebbe continuare a desiderare un corpo putrefatto? Dio è l'iniziatore non di aspirazioni smodate o di disordini aberranti... All'anima egli potrebbe fornire una vita eterna; ma, come dice Eraclito, i cadaveri sono da gettar via più dello sterco». [35]

Tuttavia, poiché questo dogma sembra rivivere e prendere un nuovo slancio, io cercherò di prevedere le conseguenze, insospettabili per i credenti, alle quali condurrebbe questa sconcertante resurrezione dei morti, non soltanto uscendo dalle tombe, ma ricostituiti dopo la totale scomparsa delle ossa che gli archeologi scoprono solo in casi eccezionali. 

b) In quale stato ciascuno resusciterà? Nella carne, con l'identità delle molecole — si immagina la difficoltà di raccoglierle insieme o solamente nella persona, e in cosa consiste questa persona? Ad esempio, ciascuno resusciterà nell'ultima età della sua vita coi bambini piccoli che restano dei neonati e gli anziani dei «fatiscenti» ? Gli amputati senza l'arto reciso, i paralitici su una sedia a rotelle? Gesù non ha rivelato nulla di tutto ciò, tranne che su un punto: quando qualcuno gli aveva domandato, nel caso di una donna che avesse avuto sette mariti, quale sarebbe stato suo marito per l'eternità, Gesù risponde: «Quando resusciteranno dai morti, infatti, non prenderanno moglie né marito, ma saranno come angeli nei cieli». [36]

Ma allora vi sarà un cambiamento nella persona, poiché la sessualità giocava un ruolo molto importante nella vita terrena: non è più lo stesso corpo che risorgerà, non se ne vede quindi la necessità.

Per di più, se dovessimo risorgere per morire di nuovo un po' più tardi, la cosa sarebbe di scarso vantaggio. Quando si parla di resurrezione, è con l'implicazione di una resurrezione definitiva, ovvero dell'immortalità. Ma allora occorrerebbe proprio che il nostro nuovo corpo sia molto diverso da quello attuale. Ci sarebbero necessariamente grandissime differenze tra un corpo mortale e un corpo immortale. Questo è d'altronde ciò che aveva compreso l'apostolo Paolo (o l'autore di quel brano): «In un istante, in un batter d'occhio, al suono dell'ultima tromba; suonerà infatti la tromba e i morti risorgeranno INDISTRUTTIBILI e noi saremo TRASFORMATI». [37]

Ma se ci danno un corpo nuovo incorrotto, ciò non sarà più il nostro. Il nostro cervello sarà cambiato e con esso noi avremo perso tutti i nostri ricordi.

Si veda l'assurdità di questa concezione.

c) A cosa condurrà questa resurrezione? Non sembra che, su questo punto, le idee siano molto chiare:

 Gli eletti siederanno «alla destra» del Padre: non appena i corpi saranno risorti, bisogna proprio prendere questa immagine alla lettera, prospettare un luogo nello spazio dell'universo: dove collocare tutti questi miliardi di corpi?

 I dannati, da parte loro, saranno privati del regno dei cieli, [38] essi andranno «fuori nelle tenebre»: [39] lo stesso problema di localizzazione si pone, poiché ci saranno dei corpi. Dante si era sforzato di rispondere a questa domanda, ma localizzare l'inferno sotto la terra non è più possibile. Allora dove andranno? 

A questi problemi va oggi aggiunto che le stesse domande devono porsi nei milioni di pianeti che sono probabilmente abitati.

Basta sottolineare le assurdità di tali questioni per comprendere che la resurrezione dei corpi è nel contempo inutile e impossibile. Per di più, a cosa servirebbe?

d) Tutto questo riguarda il Giorno del Grande Giudizio, alla fine del mondo. Ma nel frattempo, e poiché ci sono stati dei morti, quale è il destino delle anime prima della resurrezione dei loro corpi in un corpo? Non c'è risposta a questa domanda nei testi, ma la Chiesa credeva di poterla insegnare ammettendo che si possano far messe (a pagamento) per il riposo delle anime in purgatorio, e persino vendere in anticipo indulgenze pagabili nell'aldilà: è noto che quella posizione provocò la rivolta di Lutero, con tutte le sue conseguenze.

I credenti ingenui che sperano di sopravvivere in un paradiso pieno di delizie non si pongono queste domande imbarazzanti, ma i teologi devono porsele: quelli che ho interrogato mi hanno risposto che non ne sapevano nulla, e che bisognerebbe aspettare di esservi per sapere esattamente ciò che succede in quel promesso aldilà. 

e) Ma in attesa di essere lì, possiamo almeno interrogare la scienza. Questa è oggi in grado di fornire alcune risposte, forse ancora incomplete, ma piuttosto illuminanti.

Ora la scienza ci insegna che, contrariamente ad una lunga illusione, non esiste una «sostanza pensante», come credeva Cartesio, ma che tutto ciò che si attribuiva ad un'«anima» distinta dalla materia dipende esclusivamente dal cervello materiale. La memoria, che costituisce la base della nostra personalità, è di natura chimica ed è immagazzinata nel cervello.

Se dunque si può credere alla resurrezione dei corpi, è la resurrezione del cervello che costituirebbe per noi la parte essenziale dell'operazione: senza cervello, niente più memoria, niente più pensiero, niente più di ciò che potrebbe attrarci. Ma la resurrezione delle cellule cerebrali è assolutamente impossibile: sono le uniche che non si rinnovano durante la vita terrena, la loro perdita è dunque definitiva. Nessun medico potrebbe seriamente credere alla resurrezione del cervello: se l'afferma, è vittima di un'illusione.

Jean Rostand ha scritto: «La sola cosa di cui io sono veramente sicuro è che noi siamo della stessa stoffa delle altre bestie; e se abbiamo un'anima immortale, bisogna che ve ne sia una anche negli infusori che abitano nel retto delle rane». [40

Ma perché questa anima degli infusori possa esistere, ecco che bisogna ammettere la resurrezione del corpo degli infusori, poi della rana con il suo retto, e di ciò che nutre la rana, e così di seguito... Allora, quando i successori di san Paolo verranno a parlarci della resurrezione dei corpi, non potremo che fare come gli Ateniesi del I° secolo, scrollare le spalle e rispondere loro: va bene, ne riparleremo un'altra volta. [41]


NOTE

[1] 1 Corinzi 15:13-17.

[2] Le réalisme inouï de Pâques, in Le Monde, del 19-20 aprile 1992.

[3] Charles Guignebert, Le Christ, pag. 478.

[4] Paul-Louis Couchoud, Le dieu Jésus, pag. 66.

[5] Matteo 28:2.

[6] Giovanni 20:12.

[7] Celso, Discorso vero contro i cristiani, 2:28.

[8] Il dottor John Robinson, vescovo anglicano di Woolwich.

[9] Charles Guignebert, Jésus, pag. 608.

[10] Luca 24:13-51.

[11] Atti 1:3.

[12] Celso, Discorso vero contro i cristiani, 2:28.

[13] Marco 14:28.

[14] Celso, Discorso vero contro i cristiani, 2:28.

[15] Matteo 28:1 e Marco 15:40.

[16] Marco 15:40.

[17] Luca 24:10.

[18] Giovanni 20:11-18.

[19] Matteo 28:16-20.

[20] Luca 24:42-43.

[21] Giovanni 21:10-11.

[22] 153 pesci a 10 o 11 pescatori non sembra una pesca miracolosa in un lago più pescoso di oggi, ma le dotte spiegazioni su questa cifra simbolica non mi hanno convinto.

[23] Giovanni 20:17.

[24] Giovanni 20:27.

[25] Giovanni 20:19.

[26] 1 Corinzi 15:3-8.

[27] Charles Guignebert, Jésus, pag. 648.

[28] Filippesi 2:9.

[29] Atti 1:9.

[30] Questa questione imbarazza molto i teologi, che sono costretti ad ammettere che l'anima, in attesa della resurrezione dei corpi, può sopravvivere, provare gioia o sofferenza. Se la cavano dicendo che l'anima, in questo lungo periodo, è in uno stato «violento», cosa che non significa nulla. Per quanto riguarda la «visione beatifica» delle anime dispensate dalla sofferenza, nessuno è mai riuscito a definirla, e anche un papa si è sbagliato in questa spiegazione (è Giovanni XXII, papa di Avignone nel XIV° secolo). In ogni caso, si vede a malapena il senso di far resuscitare i loro corpi se già godono delle delizie del paradiso, che è ovviamente il caso dei santi.

[31] Luca 16:19-33.

[32] Matteo 25:31-46.

[33] Giovanni 5:28. Si veda anche Matteo 12:41-42; Luca 1:14; 11:31-32; Giovanni 5:24-29, 12:31; 16:8, ecc.

[34] Robert Dalian, La vie de Jésus, a cura dell'autore. Il fatto che questo errore sia stato denunciato solo alla fine del XX° secolo ci fornisce informazioni utili sullo spirito critico con cui i credenti leggono i testi sacri.

[35] Celso, Discorso contro i cristiani, 58.

[36] Marco 12:25.

[37] 1 Corinzi 15:52.

[38] Matteo 25:11-12.

[39] Matteo 8:12.

[40] Jean Rostand, Pensées d'un biologiste.

[41] «Padre Malebranche dimostra la resurrezione con l’esempio dei bruchi che diventano farfalle. Questa prova, come si può vedere, è fragile quanto le ali degli insetti da cui egli la desume...». «Gli Ebrei dicono che la regina Cleopatra [...] chiese a un fariseo se si resuscitasse completamente nudi. Il dottore le rispose che saremmo stati bel vestiti, perché il grano che viene seminato, una volta morto in terra, resuscita come spiga con involucro e teste. Quel rabbino era un teologo eccellente» (Voltaire, Dizionario filosofico, v° Resurrezione).

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