venerdì 31 luglio 2020

Il cratere della comunione



IL CRATERE DELLA COMUNIONE

Questo rito così come il mito da cui è derivato richiederebbe molti commenti, ma dobbiamo saper limitarci. Limitiamoci a ricordare che questa eucarestia comportava necessariamente un calice (o un cratere, o un recipiente) per il miscuglio o la distruzione dell'acqua e del vino oppure per la preparazione del pane. Ma quel calice aveva forse un profondo significato simbolico.

Nell'antichità, il cratere di Dioniso era il calice della Natura, dove il demiurgo del Timeo plasmava l'anima del mondo; era il calice che dà la vita, la fonte dell'anima, calice che era considerato dai fedeli come loro madre. Presso gli Orfici, questo calice era doppio, o meglio, possedeva due aspetti e poteri. Era il calice dionisiaco dove l'anima si inebria, dimentica la sua natura celeste e prende il percorso verso la terra; era anche il calice della sapienza dove l'anima può riprendersi dalla sua prima ebbrezza, dove ritrova la memoria della sua origine e il desiderio di ritornare al cielo. [145]

Non si può allora sostenere che, nei vangeli, Gesù prega suo padre di allontanare da lui il calice delle amarezze terrene e che vi ha bevuto poiché lo si accusava di essere un beone (Matteo 11:19, Luca 7:34) e di essere «fuori di sé» (Marco 3:20-21). Quando compie a Cana il miracolo del vino e quando presiede la Cena, non resta nello stesso dominio simbolico?

Pensiamo che le indicazioni fornite sopra basteranno — anche se brevi e volutamente incomplete — a suggerire che nelle origini cristiane il significato dell'eucarestia ha potuto essere diverso da quello che ha trionfato (l'unico che conosce il fedele di oggi); intravediamo che il dio immolato che dava il suo sangue e il suo corpo era un bambino le cui membra erano smembrate. Il mito di Orfeo (Orfeo fu una figura di Cristo) rassomiglia molto a questo.

NOTE

[145] Platone credeva che Dio avesse dosato nel suo cratere la miscela dell'universo e diviso il tutto in un numero di anime eguale a quello degli uomini. Secondo questo simbolismo, si potrebbe pensare che Gesù ha bevuto dal calice delle amarezze o dell'ebbrezza per discendere dal cielo e che una volta risorto, egli bevve dal calice della Sapienza per ritornare al cielo.

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