martedì 29 ottobre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Il nome»

(segue da qui)

Il nome

L'eroe dei vangeli sembra almeno portare un nome: Gesù Cristo. Ma ciò non è che un'apparenza.

Cristo non è un nome proprio, è la traduzione greca di una parola ebraica che voleva dire «unto» (con olio). Non appare alcun olio, ma si ammette che l'unzione (che ricordava quella dei re) era simbolica, e che la parola aveva finito per designare il Messia. Lo vedo bene, ma Cristo deve quindi essere preso come equivalente di Messia: non è un nome, è un titolo, un titolo che è stato preso d'altronde da molti altri, e di cui i cristiani della fine del II° secolo conoscevano il senso, poiché Teofilo di Antiochia scriveva: «Noi siamo chiamati cristiani perché noi siamo unti con l'olio di Dio». [6]  

Gesù soffre di più difficoltà. Traduciamo così, secondo la sua forma greca, un nome ebraico che è più comunemente tradotto con «Giosuè». Gesù e Giosuè sono lo stesso nome. Si comprende che la Chiesa abbia preferito Gesù, che non evoca nessun altro personaggio. Ma questo nome risponde ad un ricordo reale oppure, al contrario, è proprio in relazione col Messia? 

Nell'Antico Testamento, il nome del Messia non è rivelato, perché questo nome ha un potere proprio e temibile: non doveva essere conosciuto che dagli iniziati, ma, non più del vero nome di Dio, non si aveva il diritto di scriverlo. Tuttavia gli ebrei sapevano, come precisava rabbino Eliezer, che «sei personaggi hanno ricevuto il loro nome prima della loro nascita: Isacco, Ismaele, Mosè, Salomone, Giosia e il Messia»

Lo stesso nel libro di Enoc, il Messia non è nominato: lo si chiama soltanto l'«Eletto» (39:6) o il «Figlio dell'uomo» (46:3-4). Ma l'autore, nella sua visione celeste, ha ascoltato pronunciare questo nome terribile, che non ha il diritto di rivelare: egli sa che questo nome gli è stato dato fin dall'origine del mondo: «E, in quell'ora, questo Figlio dell'Uomo fu nominato presso il Signore degli spiriti e il suo nome fu pronunciato al cospetto del Capo dei giorni (Dio). E prima che fosse creato il sole e gli astri, prima che fossero fatte le stelle del cielo, il suo nome fu pronunciato innanzi al Signore degli spiriti» (48:2-3)... «La sapienza del Signore degli spiriti lo rivelò ai santi ed ai giusti... perchè si salvavano nel nome di lui» (48:7). 

Vedremo che lo stesso segreto era custodito dagli Esseni intorno al nome del «Maestro di Giustizia», assimilato al Messia.

Quindi gli iniziati sapevano in anticipo quale sarebbe stato il nome del Messia. E non è difficile ricostruirlo, poiché appare in una sorta di sciarada dello pseudo-Isaia: «Verrà colui che salva» (59:20), detto altrimenti verrà Giosuè, poiché Giosuè significa esattamente «colui che salva». E quale altro nome potrebbe portare se non quello del primo Giosuè, che aveva aperto l'accesso alla terra promessa, colui che aprirà l'ingresso alla nuova Gerusalemme gloriosa?

Non è questo ciò che lasciava già intendere a degli interpreti poco esigenti questo passo dell'Esodo: «Ecco, io mando il mio messaggero davanti a te... per farti entrare nel luogo che ho preparato... Ascolta la sua voce e non ribellarti a lui;... poiché il mio Nome è in lui» (23:20-21).

Ora, il significato del nome Gesù, che significa «Salvatore», giocherà un grande ruolo nelle origini cristiane: è per esso, lo vedremo, che Gesù Salvatore sarà assimilato agli altri dèi «Salvatori» dell'ellenismo.

Domandiamoci ora se i testi evangelici abbiano dato proprio questo significato al nome Gesù. Fin dall'inizio, lo pseudo-Matteo, che si sforza sempre di collegare il suo Cristo all'Antico Testamento e che conosce questo segreto, ne dà la spiegazione: «tu lo chiamerai Gesù (o Giosuè), perché egli SALVERÀ il suo popolo» (1:21) (l'aggiunta «dai suoi peccati» risulta da una interpolazione tardiva).

Lo pseudo-Luca non riproduce l'espressione, ma conosce bene il significato del nome Gesù, poiché fa dire per scherno ai pretesi testimoni del supplizio: «SALVI se stesso, se è il Cristo, l'Eletto di Dio» (23:35).

Nelle epistole di Paolo, — e nella misura in cui il nome Gesù non è stato aggiunto a una stesura iniziale che non lo portava — il nome Gesù è spesso associato alla nozione di «Salvatore». [7] E  noi vedremo che è uno dei temi essenziali di Paolo, questa assimilazione del suo Cristo agli dèi «Salvatori» del paganesimo. [8]

Ma Paolo sa anche che il nome del Messia ha un potere magico: «Dio l'ha sovranamente esaltato e gli ha dato un Nome al di sopra di ogni altro nome, affinché nel nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio» (Filippesi 2:9).

Gesù non è quindi un nome di persona, è un nome di culto, un nome prestabilito fin dall'origine del mondo. Non se ne può ricavare alcuna prova dell'esistenza del personaggio. Guignebert conclude: «L'opinione che sembra ragionevole e probabile, è che i primi seguaci del Cristo, coloro che hanno riconosciuto che era il Messia, lo hanno designato con un nome che lo collocava al di sopra dell'umanità». [9] Questo non è del tutto esatto: essi non lo hanno designato con «un nome», ma con IL NOME scritto in anticipo in Isaia, la cui profezia, noi ora lo sappiamo, era considerata come annunciatrice del Messia almeno dagli Esseni.

Si noterà inoltre che il nome «Gesù» appare tardivamente nei testi, ben dopo il titolo di Cristo, e sempre in greco, mai nella sua forma ebraica. Si può concludere che si è fatto tardivamente applicazione del passo di Isaia, da cui risultava che egli poteva chiamarsi solo Giosuè (Salvatore). In precedenza si doveva oscillare, e lo pseudo-Matteo sembra fare l'eco di queste esitazioni, poiché ricorda che, per alcuni, egli doveva chiamarsi «Emmanuele» (1:23), — il che non è affatto equivalente, checché se ne dica.

Ecco dunque il nostro eroe senza nome personale! Per la comodità della mia esposizione, tuttavia, io continuerò a chiamarlo Gesù, ma io vi chiedo di non dimenticare che quello non è là un nome d'uomo, che quello è l'equivalente del titolo di «Salvatore».

NOTE

[6] Apol. ad Antol. 1:12.

[7] Per esempio: Romani 5:9-10; Efesini 2:5.

[8] Si trova egualmente nell'epistola a Tito l'espressione: «Gesù Cristo nostro Salvatore» (1:4).

[9] GUIGNEBERT: «Jésus», pag. 78.

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