mercoledì 30 gennaio 2019

«Il Dio Gesù» (di Paul-Louis Couchoud) — La leggenda umana di Gesù (XIX): LA PERSECUZIONE

(segue da qui)


PARTE QUINTA

LA LEGGENDA UMANA DI GESÙ

Entriamo con rispetto nel santuario cristiano. Osserviamo cosa vi succede là, una generazione o due dopo il volo dei primi profeti di Gesù, tra i figli e i nipoti di coloro che hanno potuto ascoltare la voce di Paolo e quella di Giovanni nei primi cenacoli.
La parola vangelo, che fino ad allora designava il bell'annuncio della fine dei tempi, del giudizio finale, e della redenzione misteriosa degli uomini mediante l'immolazione-supplizio di un Dio, si applica con un  significato nuovo ad una vita terrena dell'Uomo-Dio, a una singolare vita umana dove traspare il fulgore della divinità. Diversi vangeli appaiono nelle chiese. È bello conoscere l'ambiente religioso in cui sono nati, i materiali spirituali di cui sono fatti, i bisogni ai quali rispondono, il modo in cui ciascuno è composto dal suo autore anonimo.

LA PERSECUZIONE

Dall'era eroica dei grandi profeti Paolo e Giovanni, il mistero del Dio immolato e crocifisso ha fatto il suo cammino nelle anime. Al soffio dello Spirito le confraternite cristiane si sono moltiplicate. In Siria, in Asia Minore, in Italia. Brillano nell'universo come delle stelle scintillanti (Eusebio). L'incendio spirituale si propaga intorno a Roma, ad Antiochia, ad Efeso. Il popolo di Gesù era già più numeroso del popolo ebraico. Siamo ahimè! mal informati di questa seconda espansione del cristianesimo. La legge ferrea della Storia è che tutto ciò che la scrittura non fissa, l'oblio l'assorbe. Le imprese e le sofferenze dei santi, le effusioni dei profeti, le parole d'ordine dei capi, tutto ciò che la bocca ha proferito, più importante e più intenso dello scritto, è perduto. Del lungo periodo dal 70 al 132 (dall'una all'altra delle due guerre degli ebrei contro l'Impero romano), epoca decisiva della formazione cristiana, sussistono solamente qualche testo disperso, di cui nessuno è datato con una precisione soddisfacente. Questi sono in primo luogo gli scritti che noi chiamiamo deutero-paolini, epistole fittizie di Paolo e di Pietro (Ebrei, Efesini, 1 e 2 Timoteo, Tito, 1 e 2 Pietro). La dottrina di Paolo, oramai trionfante, è adattata alle situazioni nuove e alle aspirazioni delle masse cristiane. Paolo e Pietro riconciliati nella tomba sono le guide presunte delle chiese. Aggiungiamo una lettera a Giacomo, un piccolo manuale orientale del culto (la Didachè), le lettere infiammate del martire di Antiochia, Ignazio, in rotta verso il Colosseo a Roma, dove attende la sua nascita in cielo per le zanne delle belve. E due pezzi di origine romana. L'epistola che la chiesa di Roma invia ai Corinzi per mano del segretario Clemente, per ristabilire l'ordine nella loro chiesa. E il Pastore, il libro del profeta Erma che, per solitudine o timidezza, dà lettura di ciò che gli ispira lo Spirito, invece di proclamarlo. Tra questi scritti sparsi, nel gruppo di coloro che sono detti deutero-paolini, si inseriscono i vangeli (Goguel).
A partire dall'anno 100 circa, una tensione terribile diventa il clima delle chiese. L'era della persecuzione comincia. Al I° secolo le ignobili esecuzioni dei cristiani, falsamente accusati dell'incendio di Roma, le torce viventi nel giardino di Nerone, le donne consegnate nell'anfiteatro alle corna dei tori sotto il nome di Dirce, violentate e stuprate sotto il nome di Danaidi, avevano costituito un improvviso massacro, al quale aveva risposto il grido di vendetta dell'Apocalisse. Secondo il caso di Paolo, i magistrati romani non avevano ancora alcuna giurisprudenza nei confronti dei cristiani. Sotto Domiziano le vessazioni fiscali, la morte di personaggi di alto rango accusati di ateismo non supponevano affatto una proibizione ufficiale del cristianesimo. Ma sotto Traiano (98-117) lo strano progresso di questa religione incivile preoccupa lo Stato (Duchesne). Non è più permesso essere cristiano. Il dolce Plinio, proconsole in Bitinia e Ponto, tortura due diaconesse per ricavarne informazioni. L'imperatore gli indica la regola da seguire. I cristiani non devono essere ricercati. Ma se vengono denunciati, saranno messi in obbligo di sacrificare agli dèi dell'Impero. Se rifiutano, sono passibili di morte. Tutte queste persone sono proscritte, dei condannati in anticipo. Non si perseguita in loro un crimine diverso da quello della professione cristiana, il nome. Pietro scrive dall'oltretomba: “Nessuno di voi abbia a soffrire come omicida o ladro o malfattore o delatore.  Ma se uno soffre come cristiano, non ne arrossisca!” (1 Pietro 5:15). Il Gesù di Marco annuncia ai fedeli: “Voi sarete odiati da tutti a causa del mio nome, ma chi avrà perseverato sino alla fine sarà salvato” (Marco 13:13). Chiamarsi cristiano significa iscriversi per il fatto stesso al supplizio.
Quando sopraggiunge la prova del sangue, tutti tremano. Questo non è affatto un difetto. Gesù stesso, secondo il salmo, ha tremato e agonizzato. I deboli soccombono e commettono apostasia. “Forse anche voi volete andarvene?” dice agli altri il Gesù dei vangeli (Giovanni 6:67). E: “Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto di darvi il suo Regno” (Luca 12:32). I forti che sopportano, nell'attesa immobile, i tormenti e la morte sono considerati superiori ai profeti. Sono i più alti testimoni di Gesù. Lo Spirito è donato loro in tutta la sua purezza e mette nella loro bocca quello che hanno da dire. Se sopravvivono o muoiono, hanno il posto d'onore sui seggi della chiesa o nelle sue litanie. L'oscura esaltazione del martire di Antiochia, Ignazio, vibra nella sua supplica ai cristiani di Roma: “Lasciate che sia pasto delle belve per mezzo delle quali mi è possibile raggiungere Dio. Sono frumento di Dio e macinato dai denti delle fiere per diventare pane puro di Cristo... Potessi gioire delle bestie per me preparate e m'auguro che mi si avventino subito... Il fuoco, la croce, le belve, le lacerazioni, gli strappi, le slogature delle ossa, le mutilazioni delle membra, il pestaggio di tutto il corpo, i malvagi tormenti del diavolo vengano su di me, perché voglio solo trovare Gesù!... Il mio rinascere è vicino... Lasciate che riceva la luce pura!”
“Chi ha insegnato agli evangelisti”, chiede Pascal, “le qualità di un'anima perfettamente eroica, per dipingerla così perfettamente in Gesù Cristo?” È la persecuzione.

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