domenica 25 novembre 2018

«Gesù, il Dio fatto uomo»I Vangeli (130 E.C. — 150 E.C.) (V): Il Dio Buono sulla terra

Marcione  

I VANGELI
(130 E.C.—150 E.C.)

V

IL DIO BUONO SULLA TERRA
(Il Vangelo di Marcione)

Che colpo di genio, il più grande dopo l'opera di san Paolo, fu raffigurare il Signore Gesù che aveva dimorato sulla terra! Il Figlio di Dio si liberò dai profeti, dalle loro visioni contraddittorie, e le loro prove contrastanti, quando irruppe nella Storia reale e discese dal piano celeste al terrestre. Allora il suo soggiorno tra gli uomini, il suo insegnamento e la sua morte potevano essere raccontati in maniera semplice e persuasiva, eppure convincenti, come se fossero fatti. Una storia senza arte, ovvia, toccante avrebbe avuto un peso maggiore di tutte le fantasie abbaglianti e infiammate dei veggenti.

Il libro di Marcione fu definito Vangelo e nient'altro — solo la Buona Novella. Era, proprio come la parola pronunciata di Paolo e la parola scritta di Giovanni, l'Annunciazione del mistero di Dio. Ma con una grande differenza. Il mistero che Giovanni aveva predetto per l'imminente futuro, che Paolo aveva percepito nel mistico presente, era ora nel passato. Gesù, una volta Colui Che Deve Venire, una volta Colui Che È, era ora Colui Che Era Stato.

La paternità era anonima. Quando gli si chiedeva di nominare l'autore, i marcioniti risposero che era il Cristo, nel senso che il Cristo aveva pronunciato tutte le parole contenute nel vangelo. Quando si sottolineava che il Cristo non avrebbe potuto descrivere la propria morte, dissero che questo era il libro che Paolo intendeva quando parlava del “mio vangelo”, e quando dichiarò che non c'era altro vangelo che il suo. [1] Questo Vangelo era collegato all'Apostolikon, la collezione delle epistole di Paolo. Quei due libri formarono le nuove scritture in opposizione a quelle degli ebrei, che dovevano sostituire.

Il Vangelo era accompagnato e spiegato da un commentario, chiamato Antitesi, che enfatizzava l'antitesi tra il nuovo Dio e il nuovo modo di vita e il Dio ebraico e la Legge ebraica. Entrambi i libri sono andati perduti. Ma il Vangelo è stato così ampiamente citato dai polemisti, in particolare da Tertulliano, Adamanzio ed Epifanio, che può essere ricostituito, proprio come una statua spezzata può essere rimessa insieme dai frammenti riemersi dalla terra. [2] Era incluso quasi interamente nel vangelo di san Luca, il che ne facilita il recupero. [3] Ne sappiamo anche attraverso la citazione di alcuni dei commentari usati da Marcione e dai suoi seguaci per spiegare il Vangelo.

Non c'è nulla in esso di una narrazione connessa. È composto da una sessantina di aneddoti, o pericope, frammenti staccati senza alcuna connessione tra loro. Spesso incontriamo profezie o parabole pronunciate dal Cristo, ma senza alcun tipo di introduzione che potesse dare un ordine cronologico o una qualsiasi direzione in merito alla località. Di solito è Gesù che sta parlando, a volte per risolvere un problema controverso, a volte per deporre un articolo dottrinale, a volte simbolicamente, sotto forma di un miracolo, per mostrare la sua influenza sulle anime degli uomini, o per rivelare la sua vera natura. Solo il racconto della sua passione e resurrezione possiede una sequenza. Fino a quel punto il piano è lo stesso; ogni frammento è un tutto in sé, e le ripetizioni sono frequenti. Ciò dà un'impressione di discontinuità, per non dire di sciatteria. Un'unità, tuttavia, risiede al suo interno; perché è scritto in uno stile di semplice maestà, con un calore discreto e una fede sincera, con un forte accento paolino, che è attenuato da una bontà essenziale, un tono di nobiltà e riserva che attenua le polemiche, e un sentimento profondo su ciò che Gesù era e che cosa significa per il mondo.
Nell'anno decimoquinto dell'impero di Tiberio Cesare,
mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea,
Gesù Cristo, Figlio di Dio, discese dal Cielo
E apparve a Cafarnao, un villaggio della Galilea.
 
Insegnava nella sinagoga,
Credete che io sia venuto
per adempiere alla Legge e ai Profeti?
Sono venuto per abolirli e non per realizzarli.
[4
Tutti erano stupiti del suo insegnamento,
perché la sua parola aveva autorità.
Gesù, notiamo, non nacque, ma discese dal cielo del Dio Buono pienamente cresciuto. Marcione soleva dire che Dio non poteva assumere un corpo di carne e di sangue e rimanere puro, e che per un Dio nascere era una cosa impura. [5] Il Figlio di Dio assunse l'apparenza di un uomo, come insegnava san Paolo. [6] Se fosse davvero diventato un uomo, avrebbe cessato di essere un Dio. [7]

Fece la sua apparizione a Cafarnao — cioè, ai confini di Zabulon e Neftali — sulla riva, dove, disse Isaia, era atteso il Cristo ebraico. [8] Ecco perché molti, compresi perfino i suoi primi apostoli, lo scambiarono per il Messia. Nonostante il suo antico nome di Cristo, egli era una nuova divinità. [9] E aveva fatto la sua apparizione tra gli ebrei che gli erano completamente estranei, e in un mondo che non era il suo, al fine di salvare le anime e di abrogare il Dio degli ebrei, della legge e dei profeti. [10] Egli dichiara in una sinagoga di non essere venuto per adempiere alle scritture ebraiche, ma per distruggerle.

Un indemoniato personifica gli ebrei nel loro insieme che sono posseduti da uno spirito immondo, come i loro stessi profeti lo ammettono. [11] Gesù scaccia il demonio per dimostrare che può purificare gli ebrei. Il demone riconosce il suo potere, ma crede che sia un inviato del Dio degli ebrei. Gesù lo fa tacere. In quanto a quella razza malvagia, gli ebrei, chiedono sempre segni, ma Gesù non è pronto a dare loro alcunché, perché desidera una fede spontanea. Gli ebrei lo gettano fuori dalla sinagoga, gli mettono le mani addosso, e vorrebbero gettarlo da una montagna. Gesù, essendo il suo corpo etereo, passa attraverso di loro. [12] Sebbene non cessi i suoi sforzi per la purificazione degli ebrei, il suo dovere lo chiama in altre città — cioè, nel mondo intero. Il Cristo ebraico era solo per Israele; Gesù è venuto per liberare l'intera razza umana. [13]

Vede in una nave Pietro e i figli di Zebedeo — Giacomo e Giovanni. Per mezzo del miracolo di una pesca miracolosa, insegna loro che devono essere pescatori di uomini.

Con la sua mano senza carne, che non può essere contaminata, tocca un lebbroso, infrangendo così la Legge. [14] Egli lo purifica e gli dice di eseguire i riti dovuti secondo le Leggi di Mosè per un lebbroso purificato, modello di ciò che un peccatore purificato — cioè, un nuovo convertito — deve alla Chiesa. [15] Libera un paralitico dai peccati che tengono le sue membra in schiavitù. Assolve i peccati liberamente, senza esigere una punizione; così grande è la sua bontà senza precedenti. [16] Al paralitico guarito dà l'ordine di portare via il suo letto in aperta sfida alla legge del sabato. [17]

Porta con sé un pubblicano, considerato, come tutti i suoi simili, un famigerato peccatore, e siede senza esitazione alla stessa tavola dei pagani, peccatori per natura, com'era l'abitudine di Paolo [18] e quella dei Nicolaiti e di Marcione. Quando i farisei lo riprendono, risponde (Luca 5:31-32):
Non hanno bisogno del medico i sani
bensì coloro che stanno male...
Non sono venuto a chiamare giusti
bensì empi a conversione.
Si oppone allo spirito dell'ebraismo, che è la giustizia. Il Dio Buono non avrebbe né giusti né peccatori, ma ha pietà dei peccatori. “Egli aspira”, esclama Celso indignato, “ad essere padre di peccatori da un altro condannati, di diseredati e come essi stessi dicono, di rifiuti. [19] In contrasto con l'ebraismo, il peccato è un requisito per il favore divino.

Gesù elimina i digiuni degli ebrei e dei seguaci di Giovanni il Battezzatore; ma li sostituisce con i digiuni della Pasqua e del sabato, poiché in quei giorni, tra il giorno della sua morte e della sua resurrezione, lo Sposo viene portato via dalla Sposa. [20]

Egli indica in una parabola che la nuova religione non può avere nulla in comune con l'antica (Luca 5:37):
Non buttano vino nuovo in otri vecchi,
altrimenti il vino nuovo spaccherà gli otri
e il vino va perduto e così gli otri.
Ma il vino nuovo lo buttano in otri nuovi
e ambedue si conservano.
E nessuno sovrappone un rattoppo di panno fresco di telaio, strappandolo da un indumento nuovo,
su un indumento vecchio,
altrimenti l’aggiunta complementare straccia
e non si accompagnerà con quello vecchio;
lo strappo infatti diventerà ancora più largo.
Paolo aveva ragione quando disse (2 Corinzi 5:17), “Quindi se uno è in Cristo, è una creatura nuova; le cose vecchie sono passate, ecco ne sono nate di nuove”. Gli Apostoli di Gerusalemme tentarono di mischiare il vecchio e il nuovo, “l'osservanza della legge e le parole del Salvatore”. Essi “pervertirono il vangelo trattenendo le vecchie pratiche”. [21]

Gesù abroga il sabato, permettendo ai suoi discepoli di violarlo e violandolo lui stesso; poiché proclamò: “Il Figlio dell'Uomo è padrone anche del sabato”.

Scelse dodici apostoli, che in seguito si mostrarono stupidi e indegni. Il primo, Pietro, lo rinnegò, e l'ultimo, Giuda, lo tradì.

Lì radunarono attorno a sé una vasta moltitudine di persone dalle rive di Tiro e di Sidone e da molte altre città, perfino da oltre i mari. A questa folla insegnava le massime (δόγματα) destinate a sostituire i comandamenti (ἐντολαί) del Dio degli ebrei.

Ecco la sua regola:
Beati i poveri,
perché di loro è il regno di Dio!
Beati coloro che adesso hanno fame,
perché verranno saziati.
Beati coloro che adesso piangono,
 perché rideranno
Beati sarete,
quando gli uomini odieranno voi,
e quando vi segregheranno
e insulteranno e rigetteranno il vostro nome come iniquo
a causa del Figlio dell’Uomo.
Infatti proprio così i vostri padri
[22]

trattavano i profeti.

Invece guai a voi, ricchi,
perché siete già ripagati di consolazione!
Guai a voi, già adesso rimpinzati,
perché avrete fame!
Guai a voi, che adesso ridete,
perché sarete in lutto e piangerete!

Guai a voi, quando diranno bene di voi tutti gli uomini;
infatti proprio così i vostri padri
trattavano anche i falsi profeti.

Avete udito che è stato detto,
Amerai colui che ti ama
e odierai il tuo nemico.
[23]

Ma a voi che state ascoltando dico:
Amate i vostri nemici
e benedite coloro che vi odiano
e pregate per coloro che vi perseguitano.

Nella legge dice:
Occhio per occhio
e dente per dente.

Ma a voi dico:
Se qualcuno ti schiaffeggia sulla guancia destra,
porgigli anche l’altra
e se uno ti toglie il mantello,
allora lasciagli anche la tunica.
A chiunque ti chieda, daglielo
e a chi prende le tue cose non chiedere la restituzione.

E se amate coloro che amano voi,
quale merito vi è per voi ?
E qualora facciate prestito a coloro, dai quali sperate di prendere,
quale merito vi è per voi?
Anche peccatori fanno prestiti a peccatori
onde riceverne in cambio l’uguale.

Amate invece i vostri nemici
e fate del bene e fate prestito
senza sperarne alcun contraccambio
e sarete figli di Dio.
Perché egli è buono
[24] verso coloro che sono ingrati e malvagi.
Siate dunque misericordiosi
come il Padre vostro ha misericordia.

E non giudicate,
onde non essere giudicati
e non condannate,
onde non essere condannati;
liberate e sarete liberati.

Date e sarà dato a voi;
una buona misura ben pigiata e ben scossa, che versa fuori,
daranno nel vostro grembo.
Con la misura infatti con cui misurerete,
vi sarà misurato in contraccambio.
Il nuovo programma, in contrasto con quello del Dio degli ebrei, è quello di somigliare al Dio Buono in ogni cosa. Metti da parte la ricchezza e i piaceri di questo mondo, da cui è estraneo. Soffri tutto, non resistere mai al male, perché egli è bontà soltanto e la sua pazienza è infinita. Ama i suoi nemici, perché è buono verso i malvagi e gli ingrati. Ha pietà, perché, mosso a compassione, ha avuto pietà degli uomini, che non erano nulla per lui. [25] Non giudicare, perché egli non giudica, quindi non minaccia, non si arrabbia, rimane risoluto nella tranquillità e nella mansuetudine. [26] Non condannare, poiché lui salva coloro che credono in lui, ma non condanna coloro che non credono in lui. [27]

Dal Dio Buono nient'altro che bene arriva. Che contrasto con lo Jahvè degli ebrei, che disse: “Io sono colui che ha creato il male”, e di nuovo, “ecco, io vi mando mali”. [28] Una differenza radicale li separa:
 Non c’è infatti un albero buono
che faccia frutti guasti
né a sua volta un albero guasto
che faccia frutti buoni.
Ogni singolo albero infatti viene conosciuto proprio dal suo frutto.
[29]
Quelle sono le parole che Marcione mostrò agli Anziani della Chiesa a Roma per dimostrare loro la differenza tra il Creatore e il Dio Buono.

Un centurione la cui fede è menzionata come esemplare simboleggia i pagani convertiti al cristianesimo. Una vedova il cui unico figlio è resuscitato da Gesù per compassione sembra rappresentare Sion, vedova di suo marito sin dalla distruzione del Tempio, [30] che solo Gesù può far rivivere.

Giovanni il Battezzatore, profeta del Dio degli ebrei, fu “scandalizzato” dal fatto che i miracoli di Gesù dovessero venire da un'altra divinità. [31] Non riconosceva Gesù, perché Gesù non era il Cristo ebraico. [32] Che cosa, allora, fu Giovanni il Battezzatore? Ve lo dico:
Più grande di Giovanni tra tutti i nati di donne
non vi è nessuno.
Ma il più piccolo nel regno di Dio
è più grande di lui.
Giovanni il Battezzatore, secondo i profeti ebrei, fu il precursore del Cristo ebraico. Per questo motivo era più grande di “tutti i nati di donne”. Gesù non era nato da donna. Il più piccolo dei cristiani era più grande di Giovanni il Battezzatore, per la ragione che apparteneva al regno di un altro dio rispetto a quello di Giovanni. Il più piccolo cristiano è superiore all'intero universo del Creatore. [33]

Una prostituta lava i piedi di Gesù con le sue lacrime. È salvata dalla fede dimostrata dal suo pentimento e dal suo amore.

Donne generose, prototipi delle “sante donne” della chiesa marcionita, aiutano Gesù con i loro doni.

La parabola del Seminatore, come quella dei Talenti, mostra come i doni spirituali restino dormienti in alcuni e fruttifichino negli altri. Quei doni sono aumentati laddove vengono utilizzati e portati via da coloro che non li usano.

Per tentare Gesù e scoprire se sia nato o meno [34] gli viene detto: “Tua madre e i tuoi fratelli stanno fuori cercandoti”. Risponde: “Chi è per me la madre e chi sono per me i fratelli se non coloro che ascoltano le mie parole e le compiono ?”.

In questo modo dichiara di non essere nato. [35] La sua unica famiglia sono i cristiani che la fede e l'amore hanno reso figli di Dio.

Calmando una tempesta, dimostra di essere il padrone degli elementi e che il Creatore gli è quindi soggetto. [36]

Estende la sua indulgenza anche ai demoni e non consente di gettare nell'abisso un'intera legione di demoni.

Contro la Legge ebraica, una donna che soffre di emorragia lo tocca. Attraverso questo atto di fede è guarita e salvata. [37] Era vergognoso, dice Marcione, trattare una donna da impura e “disonorare carne arrossante”. [38]

Gesù manda i suoi primi apostoli. In contrasto con il dio ebraico che ordinò agli israeliti, quando lasciarono l'Egitto: “Con i sandali ai piedi, il bastone in mano, un sacco sul dorso; spoglierai gli egiziani dell'oro, dell'argento e di tutte le altre cose”, il Dio Buono disse ai suoi apostoli: “Non prendete nulla per via, né bastone né bisaccia né pane né denaro e non dovete avere due tuniche per ciascuno”. [39]

Mediante il miracolo della Moltiplicazione dei Cinquemila pani, Gesù stabilì l'agape, la festa amorevole dei marcioniti, dove non si consumava carne.

L'umanità non sapeva chi fosse Gesù. Alcuni lo presero per Giovanni il Battezzatore, altri per Elia, altri per qualche antico profeta tornato sulla terra. Chiede agli apostoli chi dicono che sia. Pietro risponde per tutti loro: “Tu sei il Cristo”, intendendo con ciò il Cristo ebraico. Gesù lo rimprovera, proibendogli di dire una cosa del genere e di diffondere una tale menzogna. [40] Insegna che il Figlio dell'Uomo deve soffrire, essere respinto dalle autorità ebraiche, essere crocifisso e risorgere il terzo giorno. La passione sulla croce non fu predetta, perché il Cristo ebraico e il Creatore non avrebbero esposto suo figlio a una morte che egli stesso maledì. [41] Il dovere del cristiano è portare a sua volta la sua croce, affinché possa essere salvato. Così Gesù conferma la dottrina di Paolo.

Appare nella sua gloria ai tre apostoli, Pietro, Giacomo e Giovanni. Al suo fianco ci sono Mosè ed Elia, il che li inganna. Pietro desidera erigere tre tabernacoli, credendo erroneamente che Gesù sia il Cristo di Mosè e di Elia. [42] Nonostante l'insegnamento che ha ricevuto rimane un uomo della Legge. [43]  Insieme agli altri apostoli, propende verso l'ebraismo. Ma Mosè ed Elia non sono con Gesù. [44] Una voce è udita dal cielo, dicendo: “Questo è il mio figlio prediletto, ascoltatelo”. Il che significava che dovevano ascoltare Gesù e non Mosè ed Elia. La stessa voce di Dio conferma persino che Gesù doveva venire per sostituire Mosè ed Elia. [45] Così le famose apparizioni agli apostoli di Gerusalemme furono modificate e interpretate.

Per la mancanza di pura fede, i primi discepoli falliscono nel loro esorcismo; che simboleggiava il loro fallimento nella loro vera missione, che era quella di convertire gli ebrei. Gesù grida a loro:  
O generazione senza fede e pervertita,
fino a quando sarò assieme a voi
e vi dovrò tollerare?
[46]
Si affretta a scegliere altri apostoli; e quelli dibattono su quale sia il più grande tra loro (Pietro? o Giacomo?). Così Gesù mette un bambino al loro fianco e dice: “colui che è il più piccolo tra tutti voi, questi è grande” — un'ovvia allusione al più piccolo degli apostoli — cioè, Paolo.

Giacomo e Giovanni vogliono precipitare il fuoco dal cielo nell'inospitale città samaritana. Gesù li rimprovera: “Non sapete di quale Spirito voi siete. Perché il Figlio dell’Uomo non è venuto per far perire le anime degli uomini bensì per salvare”. Gesù è lo Spirito di Salvezza. In antitesi con il Cristo che viene a distruggere l'umanità nell'Apocalisse, sta il Cristo buono, per il quale la salvezza dell'umanità è il dovere urgente che viene prima di tutte le altre cose. [47]

Così Gesù scelse nuovi apostoli fino al numero di settanta, il numero delle nazioni del mondo. Questi erano come i Sette e Paolo. La loro è la stessa missione di quella dei Dodici, ma estesa a includere tutto il mondo pagano, e ci riusciranno. Gesù conferma nelle parole il precetto di Paolo sulla libertà di scelta nel cibo, “mangiando e bevendo di quello che hanno”. [48] Il Dio Buono permette che siano mangiate le cose che sono proibite dalla Legge ebraica. [49] I nuovi apostoli prevalgono sui demoni nel nome di Gesù. Sono i predestinati i cui nomi sono “scritti in cielo”, laddove gli altri apostoli risalgono al Dio degli Ebrei. Gesù benedice loro e le loro chiese:
Ti benedico, Padre,
Signore del Cielo,
perché hai tenute nascoste queste cose a saggi e intelligenti
e le hai rivelate a bambini.
Sì, o Padre,
perché così è stato il compiacimento dinanzi a te.

Tutto è stato affidato a me da parte del Padre mio
e nessuno ha conosciuto chi è il Padre se non il Figlio
e chi è il Figlio se non il Padre
e colui al quale il Figlio lo abbia rivelato.
I nuovi cristiani nelle chiese paoline erano conosciuti come bambini piccoli. [50] Colui a cui piacque a Dio di rivelare suo Figlio era Paolo. [51]

Un dottore della legge chiede a Gesù: cosa devo fare per ottenere la vita? Gesù gli fa recitare i primi due comandamenti essenziali della Legge: amerai Jahvè tuo Dio e il tuo prossimo come te stesso, e risponde: Fai questo e vivrai. Qui si riferisce alla longevità terrena. [52] Il Dio ebraico non procura né il regno celeste né la vita eterna, ma precetti utili per la vita presente. In particolare, la sua Legge promette la vita. [53] Questa storia ha un seguito in cui viene chiesto a Gesù: Cosa dovrei fare per ottenere la vita eterna? Per questo i comandamenti della Legge non sono più di alcun aiuto. La prima condizione è di liberarsi dei beni di questo mondo: “tutte le cose che hai vendile e distribuisci ai poveri”. A quel prezzo si può ottenere la vita eterna.

Per rivolgersi al Padre una nuova preghiera è insegnata da Gesù:
Padre, il tuo Spirito Santo scenda su di noi
E ci purifichi;
[54]

venga il tuo regno,
continua a dare a noi il nostro pane necessario ogni giorno
e perdona a noi i nostri peccati,
perché pure noi perdoniamo a chiunque è in debito con noi
e non farci entrare in una prova.
Accusato di cacciare i demoni attraverso Belzebù, il Principe dei Demoni, Gesù spiega che il suo potere viene da Dio, la deità Buona, il cui potere è più potente di quello del guerriero armato dio degli ebrei: [55]
Quando il Forte, che si è armato per bene, fa la guardia alla sua dimora,
sono al sicuro le sue proprietà;
qualora però, sopraggiungendo uno Più Forte di lui,
lo vincesse,
gli toglie tutta la sua armatura,
sulla quale poneva la sua fiducia,
e divide i suoi bottini.
Marcione per questo motivo non chiama Gesù Colui Che Viene! (ὁ ἐpχόμενος) ma Colui Che Sopraggiunge (ὁ ἐπερχόμεvος) (Tertulliano, 4:23 e 25).

Gesù non si cura della prescrizione di lavarsi prima di un pasto, perché sostituirebbe l'elemosina ad una vuota cerimonia, e punta la sua invettiva contro i vanagloriosi, ipocriti farisei e dottori che non servono il Vero Dio e impediscono ai loro seguaci di conoscerlo.

Incoraggia i martiri:  
Dico poi a voi, amici miei,
non lasciatevi impaurire
da coloro che uccidono il corpo,
ma non possono uccidere l’anima e non possono fare nulla di più. 
Vi indicherò allora di chi dobbiate avere timore:
temete colui che, dopo avere ucciso,
ha il potere di buttare nella Geenna.
Sì, vi dico, temete costui!
Gli uomini non devono essere temuti. Il Dio Creatore, del quale è la Geenna, è la divinità alla cui misericordia saranno mandati per punizione tutti coloro che Gesù negherà davanti al Vero Dio. [56] Questo è il Dio che disse di sé stesso, che è lui che uccide. [57] Lui è chi si abbandona all'ira. È lui che deve essere temuto, laddove il Dio Buono non ha alcun motivo di essere temuto, ma di essere amato. [58]

Non bisogna badare al cibo e ai vestiti:
Cercate il Regno di Dio
e tutte queste cose vi verranno date in aggiunta.
Non avere più timore, o piccolo gregge,
perché su di esso
si è compiaciuto il Padre
per dare a voi il regno.
Questo è tutto ciò che conta. Gli eletti sono il piccolo gregge. “Con i più sta il Dio generatore e creatore, con l'unico eletto il Salvatore, che naturalmente è figlio di un altro Dio, il Dio Buono”. [59]

All'Ultimo Avvento di Gesù tutti coloro che sono separati dal Signore saranno presi dal fuoco del creatore. Il Dio Buono abbandonerà al loro fato gli infedeli, come se non fosse mai stato chiamato a salvarli. [60] Il creatore è un giudice spietato che li farà pagare fino all'ultimo centesimo. [61] Pochi saranno salvati e meno di tutti lo saranno gli ebrei e i giudaizzanti. [62] Quei cattivi cristiani non potranno mai vantarsi di aver mangiato e bevuto in presenza del Signore, cioè di aver partecipato a una festa liturgica. Saranno messi da parte:
Allora incomincerete a dire:
Signore, abbiamo mangiato dinanzi a te e abbiamo bevuto
e tu hai insegnato nelle nostre piazze.
Ed egli vi dirà così:
Non conosco voi di dove siete! Andatevene via da me,
operai tutti di ingiustizia!
“Operai fraudolenti”, come Paolo chiamò gli apostoli giudaizzanti in 2 Corinzi 11:13.

Alla festa nel regno celeste gli ebrei invitati si scusano; così il padrone invita mendicanti, ciechi e storpi — cioè, i peccatori. Il peccatore è la pecora smarrita, più amata del resto del gregge.

La parabola dell'amministratore infedele che fa amicizia per mezzo del denaro del suo padrone è una lezione per il cristiano sull'unico uso del denaro, che è quello di darlo in elemosina. “Fatevi amici con la ricchezza ingiusta... Non potete essere a servizio di Dio e della ricchezza”.

La Legge e i Profeti vennero ad una fine con Giovanni il Battezzatore. Poi cominciò l'era del Vangelo. Giovanni è la frontiera tra il vecchio e il nuovo. [63] Giovanni non preparò la via per Gesù, e Gesù respinse la disciplina di Giovanni, che era quella del Dio degli ebrei. I discepoli di Gesù furono iniziati nel mistero di un'altra divinità di una natura molto diversa. [64] Tra le altre cose Gesù proibisce il divorzio, che il Dio ebraico permetteva.

La parabola del Ricco e di Lazzaro riguarda solo gli ebrei. Il luogo di tortura e il luogo di ristoro di coloro che obbediscono alla Legge ed ai Profeti sono entrambi dell'inferno, mentre il Paradiso è la dimora e il rifugio di coloro che appartengono al Dio Buono. [65“Il Creatore salva colui che crede in lui con la salvezza che è sua” (Marcione in Clemente Alessandrino, Strom., 5. 1, 4). I poveri di Israele devono dare ascolto a Mosè e ai profeti; quanto ai ricchi, il povero Lazzaro potrebbe risorgere, non lo ascolterebbero.

Gesù purifica dieci lebbrosi, simboleggiando i peccatori. Contro le istruzioni dettagliate della Legge, li guarisce senza toccarli, neanche una parola, semplicemente con il suo potere silenzioso, con uno sforzo di volontà. [66] Uno solo, un Samaritano, lo ringraziava. Lui solo sarà salvato, non per la sua purificazione, ma per la sua sua fede, che la sua gratitudine ha dimostrato. Non avrà rituali da eseguire siccome la sua lode di Dio ha preso il loro posto. [67]

Quando i farisei gli chiedevano del regno di Dio, come se lo immaginavano, Gesù rispondeva loro in termini di un altro regno di un dio diverso. [68] Questo regno era già in mezzo a loro, poiché Gesù aveva cacciato i demoni, “ecco il regno di Dio è dentro di voi”. Si manifesterà quando il Figlio dell'Uomo farà la sua fulgida apparizione.

La parabola del fariseo e del pubblicano illustra la dottrina di Paolo secondo cui l'uomo non è giustificato dalle opere della Legge né da se stesso. È assolto da Dio che perdona un peccatore.

Quando un uomo, prendendolo per un rabbino, lo chiamò “Maestro Buono”, Gesù rispose: “Non dirmi ‘buono’; uno solo è buono, Dio”. Questo passo era lo “scudo” dei marcioniti — “buono” è l'epiteto peculiare del Padre di Gesù. Il creatore non ha diritto al titolo di Buono. [69] Solo tra i due, il Dio Buono è perfettamente buono, poiché egli è la bontà stessa e non è altro che bontà, e il male non può in alcun modo esistere in lui. [70] È rivelato direttamente in Gesù. [71]

A Gerico un cieco chiedeva a Gesù di guarirlo, chiamandolo per sbaglio il Figlio di Davide. [72] Gesù non lo rimprovera, ma tenendo conto della sua fede, lo guarisce dalla sua cecità, simbolo della sua ignoranza. [73]

Il pubblicano Zaccheo, che riceve Gesù con gioia, che dà metà della sua fortuna ai poveri e che ripaga di quattro volte tutte le sue estorsioni, è il simbolo dell'uomo ricco che può essere salvato.

Quando i farisei gli chiedono con quale autorità agisce, Gesù risponde con la domanda: “Il battesimo, quello di Giovanni, proveniva dal cielo oppure da uomini?”. Giovanni fu il più grande profeta del Dio ebraico. Quando non riuscirono a riconoscerlo, i farisei si mostrarono incapaci di riconoscere un messaggero della loro divinità. Avevano ancor meno probabilità di riconoscere il messaggero di un'altra divinità, il Dio Buono. Gesù agì per sua stessa autorità; non aveva bisogno del sostegno di alcun testimone, né di alcuna profezia. [74]

Quando gli viene chiesto: “È lecito che noi diamo il tributo a Cesare oppure no?”, gli si mostra un denarius, uno con l'effigie e l'epigrafe di Cesare su di esso, e risponde: “Rendete dunque le cose di Cesare a Cesare e le cose di Dio a Dio”. Lo Spirito Santo che Dio dà e che dovrebbe essere impiegato per lui è di Dio, e il tributo è di Cesare, poiché è pagato con monete che provenivano da Cesare. Gesù rimprovera i ribelli ebrei che rifiutano di pagare il tributo romano ed emettono monete senza l'effige di Cesare, tuttavia non prendono l'effige di Dio. Conferma la pratica di Paolo: “Rendete a ciascuno ciò che gli è dovuto: a chi il tributo, il tributo, ecc.” (Romani 13:7).

“La donna allora nella resurrezione di quale di loro sarà moglie, visto che i sette l’hanno avuta in moglie?”, chiedevano i sadducei, intendendo la resurrezione della carne. [75] Gesù risponde, riferendosi ad un'altra resurrezione:
I figli di questo mondo
vengono generati e generano.
Ma coloro che il Dio di un altro mondo ha reso degni
della resurrezione dai morti
non prendono moglie e non danno in moglie.

Perché non devono neppure continuare a morire;
sono infatti simili agli angeli di Dio
essendo stati fatti figli della resurrezione.
Il Dio di questo mondo è il creatore e consente ai suoi figli di generare. [76]  Il Dio di un altro mondo, che è il Dio Buono, promette ai suoi seguaci la sostanza degli angeli. Metteranno da parte la carne per assumere i corpi degli esseri celesti e spirituali, secondo la dottrina di san Paolo. [77] Gli angeli non hanno corpi, non mangiano e non hanno commercio sessuale, così che non c'è resurrezione della carne, disse Pseudo-Giustino (De Resurr., 2). “Il corpo, ricavato dalla terra, non può avere salvezza; non c'è resurrezione, né vita, né salvezza dell'anima”. [78] Già in questa vita i marcioniti si astenevano dal matrimonio perché sono coloro che il Dio dell'altro mondo ha giudicato degni della resurrezione, e non i figli di questo mondo. [79

Cristo è il figlio di Davide? Contro coloro che credono che sia così per motivi biblici, Gesù fa notare che nella stessa Bibbia Davide, in uno dei Salmi, chiama il Cristo “mio Signore”; [80] “e allora come può essere suo figlio?”. Il Cristo viene dal cielo; non è il Messia, il Figlio di Davide, atteso dagli ebrei.

L'ultima domanda risolta è: “Quando verrà il Signore? Quale sarà il segno della sua venuta?”. La risposta tradisce l'epoca di Marcione. “Badate di non venire deviati; molti infatti verranno nel mio nome dicendo: ‘Sono io il Cristo’. Non andate dietro a loro!”.

Nel 132 Bar-Kochba fu accettato da una fazione degli ebrei come il Messia, come la stella che avrebbe dovuto sorgere in Giuda. Sulle prime monete emesse nel suo regno lui e il sommo sacerdote Eleazaro appaiono assieme, come erano associati in precedenza i due Unti, Zorobabele e Giosuè. Il Cristo ebraico era destinato dal Dio ebraico a restaurare l'Impero degli ebrei. Ma non era in grado di dare alcun messaggio sul regno celeste di cui non era a conoscenza. [81]
Qualora poi udiate guerre e rivoluzioni,
non lasciatevi intimorire;
prima infatti bisogna che accadano queste cose
ma non sarà subito la fine.

Verrà fatto insorgere anche regno contro regno
e nazione contro nazione
e ci saranno anche pestilenze e carestie e grandi terremoti in vari luoghi
e poi orrori e grandi segni anche dal cielo appariranno e vi saranno tempeste.
Accettato come Cristo, Bar-Kochba dichiarò la Giudea indipendente ed entrò in guerra con i romani. Battaglie e rivoluzioni sono appropriate al Cristo di un dio duro e odioso, il Messia guerriero bellicoso che secondo Isaia deve ottenere il controllo di Damasco e le spoglie della Samaria. [82]
Ma prima di tutte queste cose getteranno le loro mani su di voi
e vi perseguiteranno,
consegnandovi alle sinagoghe e alle prigioni.
Ne risulterà per voi un’occasione di testimonianza come anche di salvezza.
Bar-Kochba gettò in prigione e condannò a morte quei cristiani che non lo avrebbero riconosciuto come il Cristo. “Nella guerra giudaica che si è svolta di recente”, scrisse Giustino, “Bar Kokhba, capo della rivolta giudaica, comandò di condurre ad atroci tormenti solo i cristiani a meno che non avessero rinnegato Cristo e non lo avessero bestemmiato” (Apologia, 31:6).
Quando poi vedrete Gerusalemme accerchiata da eserciti,
allora conoscerete che è ormai vicina la sua devastazione.
I romani dovettero espugnare cinquanta fortezze (Dion., 69:12-14). Gerusalemme fu assediata e presa dai generali di Adriano (Appiano, Syr., 50), e il Cristo ebraico fece la sua ultima disperata battaglia a Bether. Gerusalemme è la città del Grande Re — ossia, del Grande Dio, del Dio degli ebrei. Se fosse stato davvero così, non sarebbe stata abbandonata. [83] Dal momento che il vangelo non sembra essere al corrente degli ultimi eventi della guerra, la sua data sembrerebbe essere il 133-134.
E vi saranno segni nel sole e nella luna e negli astri
e sulla terra angoscia di nazioni
e ansia per il rumoreggiare e l’agitarsi del mare,
mentre gli uomini resteranno tramortiti per la paura
e l’attesa delle cose che staranno per abbattersi sul mondo abitato,
perché persino le potenze che sono nel cielo verranno scosse.
Quei colpi verranno dal Dio Creatore, il cui crudele dominio sta per finire. Allora si compiranno le promesse fatte dal Dio che è estraneo al mondo. [84]
E allora vedranno il Figlio dell’Uomo
che viene dal Cielo con Potenza e molta gloria.
quando queste cose vengono ad accadere,
riprendete animo e alzate le vostre teste,
perché si è già avvicinata la vostra liberazione.
Il Figlio dell'Uomo, Gesù, che porterà la salvezza a tutte le nazioni, si oppone così al Messia ebraico, il restauratore del regno ebraico, così come il Buono si oppone al Giusto, il Vangelo alla Legge e il cristianesimo all'ebraismo.  [85]
In verità vi dico
che non passerà questo cielo e la terra,
se tutte queste cose non verranno portate a compimento.
Il cielo e la terra passeranno
ma la mia Parola non passerà.
Con il cielo e la terra scomparirà il dio che li creò. [86]

Proprio come altri autori di apocalissi, Marcione fissa la data della fine del mondo nel suo stesso tempo. Questo discorso sobrio, apocalittico in uno spirito nuovo, è tutto ciò che conserva dalla grande Apocalisse di san Giovanni.

Dopo i lunghi insegnamenti di Gesù arriva una descrizione alquanto breve della sua morte e resurrezione.

È tradito da uno dei suoi primi apostoli, Giuda, che personifica il cristiano che rimane ancora un ebreo, che è capace di tradire il fratello a cui aveva appena dato un santo bacio.

Nel giorno in cui gli ebrei sacrificano l'Agnello pasquale, il quattordicesimo di Nisan, Gesù prepara i preparativi per un pasto rituale. Ma istituisce una nuova cerimonia, che introduce al posto della Pasqua. Invece dell'Agnello pasquale, dà ai suoi discepoli il pane che simboleggia il suo corpo, mentre sta per essere consegnato per amor loro. (Poiché questo corpo non è materiale, può quindi essere simboleggiato).
E prendendo un pane,
facendo la preghiera di benedizione, lo spezzò
e ne diede ai suoi discepoli,
Questo è il mio corpo,
quello donato per voi.

 Così pure la coppa, dicendo:
Questa coppa è il nuovo patto
nel mio sangue, che viene versato per voi.
[87]
Il calice di vino che dovrebbe essere bevuto quattro volte in occasione della Pasqua ebraica è sostituito da un calice di cui il contenuto non è menzionato, ma nella liturgia marcionita conteneva solo acqua. [88] Il calice rappresenta il testamento che lo spargimento di sangue santifica, [89] mediante cui Gesù trasmette ai suoi discepoli ciò che suo Padre gli ha dato — cioè, il Regno dei Cieli. [90] Così nel nuovo rito il pane rappresenta Cristo e il calice il Regno dei Cieli, i due grandi obiettivi, identici nella sostanza, [91] della fede cristiana.

Per assumere, come disse Paolo, la forma di uno schiavo, Gesù si cinge di un asciugamano e lava i piedi ai suoi discepoli. [92] Dovrebbero, seguendo il suo esempio, essere schiavi — schiavi di Cristo —, al fine di ottenere il Regno.

Inoltre, dà loro l'esempio a non cercare tribolazioni, ma a pregare per essere risparmiati. I discepoli presuntuosi che trascurano questa preghiera saranno i primi a soccombere.

Giuda lo tradisce con un bacio. Pietro lo rinnega tre volte davanti agli uomini, e sarà quindi rinnegato davanti a Dio. [93]

Come disse Paolo, egli “non si comportava rettamente secondo la verità del vangelo” (Galati 2:14).

Dopo il suo tradimento, Gesù, come predisse, deve soffrire molto, essere respinto dai capi degli ebrei, essere crocifisso e risorgere il terzo giorno.

Le sue guardie lo insultano tirando a sorte e dandogli percosse, dicendo: “Indovina: chi è che ti ha percosso?” Lo scambiano per un profeta ebreo e lo maltrattano, come i loro antenati avevano maltrattato i profeti dell'antichità.

Il Sinedrio gli chiede se sia lui il Cristo, cioè il Cristo ebraico, e risponde:
Se ve lo dicessi, non mi credereste.
Da adesso però il Figlio dell’Uomo starà seduto alla destra della Potenza di
Dio.

Poi tutti dissero:
Tu allora sei il figlio di Dio?
Ed egli rispose ad essi:
Voi lo dite che io lo sono.
Voi lo dite, ma non io. [94] Anche il titolo di Figlio di Dio è equivoco, poiché il Sinedrio lo usa nel significato di Figlio del Dio d'Israele. Gesù non rivela agli ebrei chi è, perché egli doveva soffrire la Passione. [95]
E alzatisi, tutta la loro moltitudine, lo condussero da Pilato.
Iniziarono poi ad accusarlo, dicendo:
Abbiamo trovato costui che fa deviare la nostra nazione
e distrugge la Legge e i Profeti

e comanda di non dare le tasse a Cesare
 e aliena le donne e i figli da noi, perché non praticano i lavacri come anche noi e non si purificano,
e dice di essere un re Messia
che siederà alla destra di Dio.

Allora Pilato lo interrogò dicendo:
Tu sei il Messia?
Ed egli rispose dicendogli:
Lo dici tu.
Pietro lo invia da Erode, che è interessato a vedere Gesù; egli simboleggia i curiosi in maniera frivola che non meritano di sapere la verità. Gesù perciò non gli risponde, perciò Erode lo rimanda da Pilato, addobbandolo in una “veste splendida”, forse come un complimento. [96]

Pilato riunisce i “sommi sacerdoti e i governanti e il popolo”. I governanti (ἄρχοντες) sono introdotti perché Paolo dice che i Principi (ἄρχοντες) di questo mondo crocifissero il Signore della Gloria. Gli invisibili Arconti sono sostituiti da visibili Arconti ebrei, strumenti di Jahvè. [97] Pilato comunica loro che Gesù non ha fatto nulla per meritare la morte.
Ma gridarono tutti insieme dicendo:
Porta via costui,
liberaci invece Barabba!
Uno che era stato buttato nella prigione
a causa di una ribellione avvenuta nella città e di un omicidio.
Il nome Barabba è un nome strano; significa il figlio del padre o il figlio di suo padre. Sembra essere stato inventato in allusione a Bar-Kochba, il Cristo ebreo che sollevò una ribellione contro i romani, le cui mani erano macchiate del sangue di suo zio, e che era preferito dagli ebrei a Cristo Gesù.

Pilato libera Barabba e consegna Gesù alla volontà degli Arconti degli ebrei.

Gesù è crocifisso da loro tra due criminali, nel luogo del Teschio, che non è altro che la tomba di Adamo, in modo che illustri le parole di Paolo: “Come tutti muoiono in Adamo, così tutti riceveranno la vita in Cristo”. [98] Gesù disse: “Padre, perdona a loro, perché non sanno quello che fanno”. Secondo Paolo, se gli Arconti avessero soltanto conosciuto “la sapienza di Dio” (1 Corinzi 2:7-8), cioè il piano divino, non avrebbero mai crocifisso Gesù. Quindi non sapevano quello che facevano. [99

Quando il Dio ebraico comprese il suo errore, “lacerò nella sua ira la sua veste e il velo del suo tempio; oscurò il sole e avvolse il suo mondo nell'oscurità” (Esnik, a cura di Schmid, pag. 172). Gesù consegna a suo Padre lo Spirito che il Padre gli aveva dato:
Ci fu tenebra sulla terra intera
fino all’ora nona
e il sole venne ottenebrato,
poi il velo del Tempio venne lacerato nel mezzo.

E Gesù, gridando a gran voce, disse:
Padre, nelle tue mani ripongo il mio spirito.
[100]

E dopo aver detto questo, spirò.
Un ebreo di una certa posizione, che non ha i pregiudizi del suo popolo, intraprende la sepoltura di Gesù. Le generose donne, che avevano aiutato Gesù, preparavano spezie per imbalsamarlo.

Due giorni dopo la crocifissione, il primo giorno della settimana, la prima domenica di Pasqua, vanno al sepolcro e non trovano alcun corpo. Due angeli dicono loro: “Perché cercate tra i morti colui che è vivente? Non è qui ma è stato fatto risorgere”. Allora ricordano le sue parole e vanno agli apostoli con le loro notizie, ma gli apostoli non crederanno loro.

Due discepoli, tuttavia, si stanno recando nello stesso giorno al paese. Gesù si avvicina a loro e li accompagna, ma ai loro occhi è impedito di riconoscerlo; perché pensano ancora che Gesù sia il Redentore di Israele, il Cristo ebraico, proprio come vi credevano i primi apostoli e il cieco di Gerico. Gesù li corregge e ricorda loro le sue predizioni che mostravano che non era niente del genere: [101]
O insensati e ottusi di cuore
per credere a tutte le cose che dissi a voi:
che bisognava che il Messia patisse queste cose
ed entrasse nella sua gloria.
Si siede a tavola con loro, benedice il pane, lo spezza, e lo offre a loro. Poi i loro occhi si aprono e loro lo riconoscono. Rappresentano quei cristiani che hanno ricevuto durante i riti liturgici la vera dottrina sul Cristo, l'insegnamento di san Paolo.

Finalmente Gesù fa la sua apparizione agli apostoli, che, nella loro paura, pensano di vedere un fantasma:
Perché siete rimasti così sconvolti
e perché salgono perplessità nel vostro cuore?
Guardate le mie mani e i miei piedi,
perché sono proprio io;
toccatemi e vedete che uno spirito non ha carne ed ossa,
come vedete che io ho.
Il corpo di Gesù risorto è com'era prima della resurrezione. Non ha carne, perché la carne è malvagia. [102] Ma lui non è un fantasma; ha ossa, ossa dei piedi, delle mani e dei denti. Questo è il corpo dell'asceta divino.
E mentre essi erano ancora increduli per la gioia e rimanevano stupiti,
disse loro: Avete qualcosa da mangiare qui?
Ed essi gli porsero una porzione di pesce arrostito.
E lo prese e lo mangiò dinanzi a loro.
Il corpo di Gesù è simile a quello degli angeli del Creatore che mangiarono nella casa di Abramo. [103] I marcioniti basarono su questo passo la loro astinenza dalla carne e il loro consumo di pesce. [104] Il pasto di Gesù segna la fine del digiuno pasquale infatti:
Allora aprì loro la mente.
E disse: Così il Cristo dovrà patire
così che gli potesse risorgere dai morti il terzo giorno
e che il pentimento per la remissione dei peccati
venisse predicato in suo nome
a tutte le genti.
In questo modo il Cristo crocifisso e risorto, assolvendo tutti gli uomini dei loro peccati, il Cristo di Paolo, è chiaramente separato dal Cristo ebraico.

In questo modo anche la serie delle apparizioni di Gesù in un solo giorno è stabilita saldamente come nella domenica della Pasqua cristiana.

Ora che siamo giunti alla fine di questo riassunto del Vangelo di Marcione, cosa dobbiamo dire riguardo alla natura di questo libro originale eppure ambiguo? È chiaro che non ha alcun elemento storico. Questa stupefacente storia del Figlio di Dio, che scese sulla terra nel quindicesimo anno del regno di  Tiberio Cesare, non si basa su prove documentarie o su prove tradizionali. È più simile ad un inno liturgico con un tema narrativo, ancora più della natura di una parabola. Fu prodotto tra persone abituate a percepire e capire le parabole, abituate all'espressione di idee sotto le spoglie di una storia concreta. Non importa quale pagina di questo vangelo sia esaminata, si troverà che l'idea è il fine, che ha dato forma al tutto. Non c'è alcuna differenza essenziale tra parabole definite — aneddoti che incorporano una massima, miracoli pieni di significato, storie ricolme di significato spirituale — e il quadro della Passione che riscatta l'umanità. Attraverso tutto notiamo, nelle parole di Goethe “la più grande quantità di verità senza l'ombra di realtà”.

Al di là dei dettagli concreti della storia a noi dispiegata, si sviluppa un'altra realtà, quella dell'esperienza cristiana. Tutta questa apparenza di fatto storico non è altro che una lunga parabola, un'allegoria vivida e sostenuta.

Cos'è questa realtà di cui è il simbolo? Una realtà spirituale. È il Regno di Gesù come lo era stato per un secolo sulla terra, sviluppandosi fino alla sua realizzazione, che dovrebbe essere imminente e improvvisa. È l'entità che Marcione vorrebbe che gli uomini amassero, l'Essere misterioso che si fa conoscere agli uomini salvandoli. È anche il conflitto religioso tra due tipi di cristiani — quelli che rimangono metà ebrei nel cuore e quelli che abiurano completamente l'ebraismo, quelli che si aspettano ferocemente un dio vendicatore, e quelli che crocifiggono sé stessi a immagine di un Cristo crocifisso. La storia lunga e agitata del culto di Gesù viene trasformata nella storia di Gesù. Si scoprì che molto materiale veniva raccontato prima della narrazione della Passione, del poema della Divinità. Ciò che l'autore dell'Inno omerico fece per Demetra, ciò che il Nonno autore delle Dionisiache fece per Dioniso, Marcione nella sua maniera più sobria lo fece per Gesù. Il vero soggetto del Vangelo non è Gesù, ma il culto cristiano.

La leggenda non è semplicemente allegorica; è anche didattica. Una teologia audace e coerente ispira tutto ciò. Le parole e gli atti di un dio hanno servito come regola per la vita cristiana. Nell'antica letteratura apocalittica la voce di Gesù poteva farsi sentire solo in rare occasioni, e poi in toni solidi e solenni, mentre nella forma evangelica assumeva un'abbondanza semplice, umana e colloquiale. Gesù, si potrebbe dire, subisce un cambio di voce, e parla in una voce più bassa che piace, anche se non è meno autorevole. Abbandona la fazione degli antichi apostoli e non mostra nessun odio per i Nicolaiti. Di fatto, egli cambia schieramento e si pronuncia a favore della dottrina e della condotta di Paolo rivedute da Marcione. I primi apostoli, per metà ebrei, sono non più che per metà cristiani.

Questo libro ha determinato il destino del cristianesimo. Nel vortice delle correnti in conflitto, il timoniere Marcione diede al timone una direzione decisiva verso il paolinismo che avrebbe avuto un tale effetto nel futuro. E il suo vangelo fornì il modello su cui dovevano essere costruiti gli altri vangeli, ciascuno da una chiesa rivale a Marcione, ciascuno da correttivo della dottrina marcionita.

NOTE

[1] Romani 2:16; 16:25; Galati 1:7. Dichiarazioni del marcionita Megezio (il Cristo, poi Paolo) e del marcionita Marco (il Cristo) nei Dialoghi di Adamanzio, ed.  Van den Sande-Bakhuyzen, 1:6 e 8; 2:13.

[2] La ricostruzione più recente è stata quella di A. Harnack in Marcione, Das Evangelium vom fremden Gott; seconda edizione, Leipzig, 1924, Beilagen, pag. 177-255. Si veda Appendice.

[3] Tertulliano ed Epifanio pretendevano, al contrario, che Marcione prese il suo vangelo da quello di san Luca. L'esame critico a cui io ho sottoposto i due vangeli dimostra che le parti peculiari a san Luca possiedono tutta l'apparenza di aggiunte e correzioni, in particolare i primi due capitoli.

[4] L'evidenza testuale di quelle parole si deve trovare nei Dialoghi di Adamanzio 2:15, e in Isidoro di Pelusio, Epist. 1:37 (Migne, T. 28, col. 393). Sono confermate nella loro posizione da Tertulliano, Adv. Marc., 4:7: “Stupebant ... non quoniam adversus legum et propretas docebat...”. Matteo 5:17 le riporta confusamente.

[5] Giovanni Crisostomo, Hom., 23, 6 in Ephesios; Tertulliano, Adv. Marcionem, 3:11 (turpissimum dei nativitas).

[6] Filippesi 2:7, passo citato da Marcione in Crisostomo, Ad. Phil. 2:7.

[7] “Si Christus natus fuisset et hominem vere induisset, deus esse desisset, amittens quod erat, dum fit quod non erat... Ideo, inquis, nego deum in hominem vere conversum” (Tertulliano, De Carne Christi, 3).

[8] Isaia 8:22-9:1. Interpretazione in Matteo 4:13-16.

[9] “Novus deus . . . quem quidem Iesus Christus et ille in veteribus nominibus novus revelavit” (Tertulliano, 1:8).

[10] Epifanio, Hær., 42:4; si veda Tertulliano, 3:6 — Christus alienus et extraneus Indaeis.

[11] Isaia 64:6; Osea 4:12; 5:4, ecc.

[12] Per caliginem elusus quae nullo omnino tactui succidisset (Tertulliano, 4:21).

[13] Quasi Iudaicus quidem Christus populo soli ex dispersione redigendo a creatore, (noster) vero omni humano generi liberando collatus (est) (Tertulliano, 4:21).

[14] Ut armulus legis tetigit leprosam (Tertulliano, 4:9). Quis fantasmatis habuit corpus ideo inquinari non potuit (anonimo siriano, citato da Zahn, Neue Kirchl. Zeitsch., 1910, pag. 512).

[15] Hominem quandum peccatorem, verbo mox Dei immaculatum, offerre debet manus Deo apud templum . . . scilicet apud Ecclesiam (Tertulliano, 4:9).

[16] Dimittit non vindicando et absolvit non puniendo (Tertulliano 1:27). Nova ista Christi benignitas (ibid., 4:10).

[17] In sabbato etiam portare praecepit a securato (Egemonio, Acta Archelai, ed. Beeson, pag. 64). Il vangelo di san Giovanni nota che la guarigione del paralitico veniva fatta di sabato (5:9).

[18] Paolo, prima dei giorni di Marcione, sollevò aperti inviti ai pagani (1 Corinzi 14:23). L'insegnamento attribuito a Pietro era l'opposto, poichè egli proibì “che un Giudeo abbia relazioni con uno straniero, e che entri in casa sua” (Atti 10:28). Nelle Omelie Clementine Pietro comunica a Clemente di prendere i pasti a parte poichè non era battezzato (Hom., 1:22).

[19] Celso, in Origene, Contra Celsum, 6:53; Si veda Filippesi 3:8 “li considero merda” (σκύβαλα).

[20] [I marcioniti] “definiscono la Chiesa la Sposa e nostro Signore il vero Sposo” (Efrem, Inno, 47:2). I marcioniti digiunavano il sabato di ogni settimana “così da trasgredire ai riti del Dio degli ebrei” (Epifanio, Hær., 42:3).

[21] Apostolos admiscuisse ea quae sunt legalia salvatoris verbis (Ireneo, Hær., 4:5, 5). Pervertentes evangelium ... retentione veteris disciplinae (Tertulliano, 5:3).

[22] Questa espressione “i loro padri” mostra che Gesù non stava parlando agli ebrei, e che gli “uomini” che perseguiteranno i cristiani saranno gli ebrei. Gesù non intraprende la difesa dei profeti, ma semplicemente sottolinea che gli ebrei si comportarono empiamente verso i loro stessi profeti (si veda Tertulliano, 4:15).

[23] Queste tre righe sono attestate dai Dialoghi di Adamanzio, l. 12, 15; sono omesse da Luca e preservate da Matteo.

[24] χρηστός, una parola davvero simile a χριστός, e spesso ad esso sostituita dai marcioniti.

[25] Dialoghi di Adamanzio, 1:3; si veda Tertulliano 1:14: Deus melior adamavit hominem opus creatoris.

[26] Non minatur mitissimus deus quia nec judicat nec irascetur (Tertulliano, 4:19). Tranquillitas et mansuetudo (ibid., 4:29).

[27] Adamanzio 2:4.

[28] Isaia 45:7: Ego sum qui condominio mala. Geremia 18:11: Ecce ego emitto in vos mala. Secondo Tertulliano (1:2, si veda 2:14 e 24), Marcione, reputando queste parole del Dio Creatore, gli applicava il paragone dell'albero cattivo che produce frutti cattivi — cioè il male. Suppone che un altro Dio sia l'albero buono che produce solo buoni frutti.

[29] “Due Signori sono qui indicati. Tu vedi due nature” (Adamanzio, 1:28).

[30] Nel quarto libro di Esdra, che Marcione avrebbe potuto leggere, Sion è rappresentata come una donna desolata che ha perso il suo unico figlio, a cui è stato promesso che suo figlio sarà restaurato (4 Esdra 9:38-10:16).

[31] Scandalizatur Iohannes auditis virtutibus Christi, ut alterius (dei) (Tertulliano, 4:8).

[32] “Giovanni non riconosce Gesù, mentre era impossibile per il profeta del Creatore non conoscere il proprio Cristo” (Adamanzio 1:26).

[33] Alterius dei (est) regnum in quo modicus quis major erit Iohanne, alterios Iohannes (Tertulliano, 4:18). Marcion . . . melioris se decit naturae esse quam conditor est (Girolamo, Comm. in Eccles., pag. 450). Il Padre di Gesù e il Dio Creatore sono separati da una distanza infinita; infinita distantia separati ab invicem (Origene, Hær., 4:33, 2).

[34] (Tentaverunt) per mentionem matris et fratrum ut scirent natusne esset, an non? (Tertulliano, 4:197). Tentandi gratia nuntiaverunt et matrem et fratres quos non habebat (Apelle in Tertulliano, De Carne, 7).

[35] Ipse contestatur se non esse natum ... Constantissimum argumentum omnium qui domini nativitatem in controversiam deferunt (Tertulliano, 4:19).

[36] Novus dominator atque possessor elementorum, subjecti jam et exclusi creatoris (Tertulliano 4:20).

[37] Hanc mulieris fidem ... qua contempserat legem. (Tertulliano 4:20).

[38] Quid inhonestius quam carnis jam erubescentis alia dedecoratio (Tertulliano 5:5). Lex a contacta sanguinentis feminae summovet, Christus vero idcirco gestivit non tantum contactum eius admittere sed etiam sanitatem donare (Tertulliano 4:20).

[39] Adamanzio 1:10 ; Tertulliano 4:24.

[40] Quia non recte (Petrus) senserat, noluit (Jesus) mendacium disseminari (Tertulliano, 4:21).

[41] (Negant Marcionitae) passionem crucis in Christum Creatoris predicatem et (argumentant) insuper non esse credendum ut in id genus, mortis exposuerit creator filium suum quod ipse maledixerat (Tertulliano, 3:18).

[42] Nescit quasi errans eo quod putaret illorum (scil. Moysis et Heliae) esse Christum (Tertulliano, 4:22).

[43] Petrus legis homo (Tertulliano 4:11). Petrum ceterosque apostolis vultis Iudaismi magis adfines subintelligi (ibid., 5:3).

[44] Tramite quella separazione (διαχωρίζεσθαι) Gesù dimostra che la Legge e i Profeti devono essere separati dal Vangelo: Voces et litteras ipsas (Moysis et Heliae) ab evangelio suo (Christus) erat separaturus (Tertulliano, 4:22) Gesù solo ha la aureola divina (δόξα).

[45] (Moysis et Heliae) destructor advenerat (Tertulliano, 4:22).

[46] Quelle parole sono rivolte ai discepoli, come attesta Epifanio (Hær., 42. sch. 19). In (discipulos) insiliit (Tertulliano 4:23).

[47] Iesus de caelo (descendit) spiritus salutaris (Tertulliano 1:19). Humana salus urgentior causa ante omnia requirenda (ibid., De Resurrect., 2).

[48] 1 Corinzi 10:27.

[49] Magnum argumentum Dei alterius, permissio omnium obsoniorum, adversus legem (Tertulliano 5:7).

[50] 1 Corinzi 3:1: Galati 4:3; Efesini 4:14.

[51] Galati 1:15-16: “Ma quando piacque a Dio ... di rivelare in me suo Figlio ...” Solus Paulus veritatem cognovits cui per revelationem manifestatum est mysterium (Ireneo, Hær., 3:13, 1).

[52] Doctor de ea vita videtur consuluisse quae in lege promittitur longaeva et Dominus ideo secundum legem responsum dedit (Tertulliano, 4:25).

[53] Levitico 18:5, citato in Galati 3:12.

[54] Luca alterò questa richiesta in “Sia santificato il tuo nome.” Che l'espressione di Marcione fosse la più antica è dimostrata dal contesto (Luca 11:13, “Quanto più il Padre vostro celeste darà lo Spirito Santo a coloro che glielo chiedono?”).

[55] Militarem et armatum bellatorem praedicari putas, non figurate, non allegorice ... Creator ab alio deo subactus (Tertulliano 4:26).

[56] Severitatem creatoris infuscat . . . occisuri in gehennam (Tertulliano, 4:28).

[57] Deuteronomio 32:39. “Questo passo ci viene continuamente mostrato e si dice: vedete com'è selvaggio e inumano il Dio della Legge” (Origene, Hom. in Jerem., 1:16).

[58] Deus ut dicitis saevit (Tertulliano, 2:13). Deus judex. timeri vult, apud quem sunt materiae timoris: ira, saevitia, judicia, vindicta, damnatio ... Deus, bonus timendus non est (ibid., 4:8). Prae se ferunt Marcionitae quod Deum suum omnino non timeant; malus enim, inquiunt, timebitur, bonus autem diligetur.

[59] Una massima marcionita da Clemente Alessandrino, Strom., 3:10, 69.

[60] (Ille abjectus) ab igne inquiunt, creatoris deprehendetur (Tertulliano, 1:28). (Segregat) solummodo et partem ejus cum infidelibus ponit acsi, non sit vocatus, ut statui suo redditus (ibid., 4:29).

[61] Iudicem qui mittit in carcerem . . . in persona creatoris disserunt (Tertulliano, 4:29).

[62] Non omnes salvi fiunt, sed pauciores omnibus et Iudaeis et christianis creatoris (Tertulliano, 1:24).

[63] Limitem quemdam Iohannem. constitutum inter vetera et nova ad quem desineret iudaismus et a quo inciperet christianismus (Tertulliano, 4:33).

[64] Iohannes nihil administravit . . . Christus rejecit Iohannis disciplinam, ut dei alterius et discipulos defendit, ul merito aliter incidentes, aliam scilicet et contrariam initiatos divinitatem (Tertulliano, 4:11).

[65] Marcion ... utramque mercedem creatoris, sive tormenti, sive refrigerii, apud inferos determinat eis positam qui legi et prophetis abaudierint Christi vero et dei sui caelestem sinum et portum (Tertulliano, 4:34).

[66] Praevenientem solemnia legis etiam in curatione decem leprosorum quos . . . in itinere purgavit sine tactu jam et sine verbo, tacita potestate et sola voluntate (Tertulliano, 4:35).

[67] (Christus) Samaritatem miratus non mandat offerre manus ex lege quia satis jam obtulerat gloriam deo reddens (Tertulliano, 4:35).

[68] Christus de alterius regno respondit quam de cujus consulebatur (Tertulliano, 4:35).

[69] (Marcionitae) velut proprie sibi datum scutum putant, quod dixit dominus in evangelio: Nemo bonus nisi unus, deus pater, dicentes hoc esse proprium vocabulum patris Christi . . . Creatori bonitatis nullam Marcion dedit appellationem (Origene, De Princ., 2:5, 1).

[70] Ex duobus deis unum optimum (Tertulliano, 4:36). Deus tantummodo et perfecte bonus (ibid., 1:24). Deus optimus et simplex et bonus tantum (ibid., De Carne, 5). “Il Buono, come lo chiamano, perché egli è, come dicono, buono per natura, e il cattivo non può in alcun modo esistere in lui” (Esnik, Contre les Sectes, ed. Schmid, pag. 181).

[71] Deus noster inquiunt Marcionitae . . . per semetipsum. revelatus est in Christo Iesu (Tertulliano, 1:19). I marcioniti chiamavano anche Gesù il Buono: “La morte del Buono è diventata la salvezza dell'umanità” (Adamanzio, 2:9).

[72] De David filio mentiebatur ... Sed patiens dominus (Tertulliano, 4:36).

[73] Hanc caecitatem hominis illius (enubilavit) ne ultra Iesum filium David existimaret.

[74] “Marcione per primo infatti si rifiutò di credere alle testimonianze dell’Antico e del Nuovo Testamento, osando espungere testi molto autorevoli: abbandonato Dio, negò ogni garanzia (ἀμάρτυρον) alla parola della fede” (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi battesimali, 6:16) “Colui che è superiore a Mosè e ai Profeti può rendere noto, senza la testimonianza dei profeti, ciò che vuole e può servire alla razza umana” (frase marcionita in Origene, Comm. in Joh., 2:199).

[75] Ad ea (respondet Christus) de quibus non est consultus.

[76] Filii hujus aevi de hominibus dictum est creatoris nuptias permittentis (Tertulliano, 4:38).

[77] 1 Corinzi 15:35-50. Deus tuus veram ... substantiam angelorum hominibus pollicetur (Tertulliano, 3:9). Substantiam carnis jubemur exponere (ibid., 5:10).

[78] Marcione in Epifanio, Hær., 42:3. Salutem solum animarum esse futuram. . . . corpus autem quoniam a terra sit sumptum impossibile esse participare salutem (Ireneo, Hær., 1:27, 3). (Deus Marcionis) ipsis quos salvos fecit, imperfectum salutem (praebet) scilicet animam salvis, carne deperditis, quae apud illum non resurgit (Tertulliano, 1:24).

[79] Se autem (dicunt Marcionitae) quos deus illius aevi, alter scilicet dignatus est resurrectione, jam et hic non nubere, quia non sint filii ejus aevi (Tertulliano, 4:38).

[80] Salmo 110:1, chiamato il Salmo di Davide. L'argomento è se “mio signore” significa il Cristo. I farisei lo intesero a significare Abramo (Strack and Billerbeck, Komm., 3, N.T. 4; Excursus, 18). I cristiani ritenevano che si riferisse a Cristo (1 Corinzi 15:25; Atti 2:34). L'argomento è poi rivolto ai cristiani, ed era noto all'autore dell'Epistola di Barnaba.

[81] Christus (creatoris) pristinum statum Iudaeis pollicetur ex restitutione terrae . . . Caeleste regnum non praedicatum apud creatorem (Tertulliano, 4:24).

[82] Isaia 7:14; 8:4. Si veda Tertulliano, 3:12. Christus bellipotens (ibid., 3:21). Militaris et armatus bellator (ibid., 4:20). Quae omnia severo et atroci Deo congruunt (ibid., 4:39).

[83] Adhuc et de Hierusalem et de domino audent dicere quoniam si esset magni regis civitas (Salmo 48:3. Si veda Matteo 5:35) non derelinqueretur (Ireneo, Hær., 4:4, 1).

[84] Concussiones quidem (refert Marcion) ad creator, saevitiae scilicet deum ... promissiones vero deo optimo (deputat) quas creator ignorans illum non prophetasset. (Tertulliano, 4:39).

[85] Constituit Marcion alium esse Christum qui Tiberianis temporibus a deo quodam ignoto revelatus sit in salutem omnium gentium, alium qui a deo creatore in restitutionem Iudaici status sit destinatus, quandoque venturus inter hos magnam et omnem differentiam scindit, quantam inter justum et bonum, inter legem et evangelium, quandam inter Iudaismum et Christianismum (Tertulliano, 4:6).

[86] Dictum est praeterire caelum et terram, his praetereuntibus oportet etiam hunc deum (scil. creatorem) qui supersedeat praeterire. (Ireneo, Hær., 4:3, 1).

[87] Hoc est corpus meum, id est figura corporis mei ... Propterea Christus panem sibi corpus finxit, quia corporis carebat veritate (Tertulliano, 3:40).

[88] Epifanio, Hær., 42:3.

[89] Testamentum sanguine suo obsignatum (Tertulliano, 4:40).

[90] La parola “testamento” (διαθήκη) è spiegata ulteriormente dalle parole, “Lascio (costituisco A.V.) per voi un regno, come mio padre…” (διατίθεμαι)

[91] In evangelio est dei regnum Christus ipse (Tertulliano, 4:33).

[92] “E prese su di sé la forma di un servo” (Filippesi 2:7) dicono (i marcioniti) “quando, munitosi di un asciugamano, lavò i piedi ai suoi discepoli” (Crisostomo, Hom.in Phil., 7). Questa storia è omessa da san Luca, sebbene le parole che vi si riferiscono, 22:27, sono state trattenute. Compare in san Giovanni.

[93] Omnis qui negavit me coram hominibus, denegabitur coram deo (Tertulliano, 4:28; si veda Luca 12:9).

[94] Vos dicitis, non ego (Tertulliano, 4:41; si veda Eschilo, 719).

[95] De quo Christo Iudaei quaesissent, nisi de suo? Cur ergo non vel tunc alium eis prodidit? Ut pati possit, inquis. (Tertulliano, 4:41).

[96] A. W. Verrall in Journal of Theological Studies, Vol. 10, pag. 321.

[97] “Il Creatore, vedendo che il Dio Buono stava distruggendo la sua legge, ordì un complotto contro di lui, non sapendo che la morte del Buono sarebbe stata la salvezza degli uomini” (Adamanzio, 2:9).

[98] 1 Corinzi 15:22; si veda Origene, Comm. in Matth., 126. “Il teschio di Adamo, capo della razza umana, sarà resuscitato con tutta la sua razza per mezzo della resurrezione del Salvatore che soffrì e resuscitò proprio in quel luogo”.

[99] “Il Creatore uccise Gesù senza sapere che era Dio” (Esnik, ed. Schmid, pag. 172). Si veda l'Ascensione di Isaia, 9:14 “Gli agenti del dio di questo mondo alzeranno le loro mani contro di lui e lo appenderanno al legno senza sapere chi egli è”.

[100] Espressione copiata da Stefano, vide supra, pag. 44.

[101] Quae locutus alterius se dei esse probat (Tertulliano, 4:43).

[102] Marcione dichiarava che la carne era malvagia secondo il passo di Paolo (Romani 7:18): “Io so infatti che in me, cioè nella mia carne, non abita il bene” (Clemente Alessandrino, Strom., 3:2, 76.)

[103] Dicunt (Marcionitae) corpus salvatoris nostri speciem quamdam fuisse ut corpus angelorum qui in domo Abrahae ederunt (Efrem, Evangelii concordantis espositio; ed. Moesinger, pag. 255).

[104] “(I marcioniti) dicono: il Cristo dopo la resurrezione mangiò pesce e non carne. Ecco perché anche noi mangiamo pesce e niente carne” [Esnik, ed. Schmid, pag. 195).

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