giovedì 14 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Il Nome Gesù (V) — Il Nome un Nome Divino prima dell'Era Cristiana

(segue da qui)

CAPITOLO V

IL NOME GESÙ
 

5. IL NOME UN NOME DIVINO PRIMA DELL'ERA CRISTIANA

Esiste una prova del fatto che il nome Gesù fosse un nome divino prima dell'era cristiana. È detto che i discepoli hanno esorcizzato demoni nel nome di Gesù in luoghi dove egli non era mai stato, così che il potere era creduto risiedere nel nome. Gli antichi immaginarono che ci fosse qualche relazione molto intima tra un nome e la persona che lo portava. Di conseguenza si pensava che i nomi divini avessero una grande efficacia in certi casi; e l'efficacia era considerata risiedere così completamente nel nome che un nome tradotto in un'altra lingua era ritenuto perdere ogni potere magico o divino che potesse esservi intrinseco. [14] Inoltre il potere era ritenuto indipendente dal credo della persona che utilizzava il nome. Origene dice che ognuno pronunciando la formula “il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, e il Dio di Giacobbe” poteva ridurre in soggezione i demoni. Giustino presenta come prova della divinità di Gesù il potere irresistibile del suo nome. Giustino senza dubbio credeva che Gesù fosse veramente vissuto; ma egli credeva anche che egli era stato il Figlio di Dio prima di essere apparso sulla terra. E, in effetti, a meno che Gesù non fosse stato divino prima di essere umano, l'attribuzione di un tale potere al suo nome in una data così antica come era il caso risulta molto improbabile. Nessuno avrebbe attribuito un potere del genere al nome di un uomo, a meno che non fosse il nome di qualche essere davvero eccezionale del passato remoto. Salomone, per esempio. Ci viene detto, comunque (Marco 9:38), che persone che non erano seguaci di Gesù furono capaci di cacciare i demoni mediante l'uso del suo nome. È incredibile che il nome di un uomo realmente vissuto avrebbe dovuto essere utilizzato negli esorcismi. Senza dubbio l'episodio nella forma in cui è presentato è non-storico; ma offre una prova ad una data molto antica dell'utilizzo del nome Gesù allo scopo dichiarato. È abbastanza probabile che il nome venisse utilizzato in esorcismi anche all'inizio del primo secolo. In una forma di evocazione preservata in un papiro capita la formula, “Io ti scongiuro per Gesù il dio degli ebrei”. Nessun nome se non quelli di dèi e di personaggi più o meno mitici sono mai trovati in quelle formule. La connessione tra magia e religione fu troppo intima perché qualcos'altro sia possibile.
Una prova ulteriore si trova in Atti 19:13, dove è detto che egli ebrei di Asia Minore solevano pronunciare la formula “vi scongiuro per Gesù” su coloro che erano creduti posseduti dagli spiriti maligni. Le parole immediatamente successive, “che Paolo predica”, furono aggiunte certamente dallo scrittore. È inconcepibile che gli ebrei possano aver associato un'autorità divina al nome di un uomo morto non da tanto tempo, che, nella loro opinione era stato un impostore. Il compilatore di Atti sapeva probabilmente di più circa lo stato del caso di quanto egli si preoccupasse di ammettere. Naturalmente egli credeva che Gesù fosse un essere divino; e gli ebrei che utilizzavano il nome devono aver creduto che sia un nome divino; ma non in conseguenza della predicazione di Paolo. C'è una prova nel Talmud che alcuni ebrei impiegarono il nome Jeschu come un nome magico capace di sanare le malattie; e sarebbe arbitrario assumere che quelli ebrei fossero cristiani. Se il nome era stato continuamente ritenuto divino fin da un periodo antico non è impossibile che la sua origine non fosse nota per nulla a coloro che lo utilizzavano. Ma è certo che da alcuni ebrei e dai samaritani in generale uno status esaltato venne attribuito a Giosuè, e a questo giorno egli figura nel rituale del Nuovo Anno ebraico come il “Principe della Presenza” — un indizio che un tempo egli era il Metatrone, indubbiamente un essere divino.
Di tutti i nomi che si applicarono da alcuni gnostici al Cristo, Gesù (Giosuè oppure Jeschu) fu il più candidato ad assicurarsi un'adozione generale, perché il nome significa un Salvatore. In Matteo troviamo una prova che il nome fu scelto per quella stessa ragione. L'angelo dice a Giuseppe, “Tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati”. La funzione assegnata è quella di un essere divino e non entro la competenza di qualche uomo. Giustino di nuovo nel suo Dialogo con Trifone e altrove enfatizza questo significato del nome. Epifanio offre un'informazione riguardo una setta di Nasarei che, a suo dire, esistevano da molto tempo prima di Cristo. Dal momento che noi sappiamo che ci furono gnostici pre-cristiani che riverivano un Cristo, non c'è nessuna improbabilità nella dichiarazione; ed potrebbe eventualmente gettare qualche luce sulla designazione di Gesù come il Nazareno, il cui termine, come hanno riconosciuto gli studiosi, non può essere stato derivato da Nazaret. Nazareno e Nazareo potrebbero essere semplicemente diverse traduzioni greche dell'aramaico o siriaco. W. B. Smith sottolineò che esiste una radice ebraica nātsar che significa guardare o preservare dal male. Il sostantivo participiale formato da questa radice è notser, che significherebbe un preservatore o salvatore, e di conseguenza è sinonimo di Gesù. Nazareno, di cui l'equivalente greco è notsri, poteva essere formato dalla stessa radice coll'aggiunta di un suffisso aggettivale greco; e ricaviamo così per il significato di Gesù Nazareno il salvatore che preserva. Nazarei sarebbe allora abbastanza naturalmente la designazione di una setta che riveriva un Salvatore. Da persone di lingua greca, come sottolineò W. B. Smith, il nome Gesù sarebbe stato associato facilmente all'idea di Jesis (guarire) e di Jaso (genitivo Jasous), la dèa di benessere e guarigione. Epifanio osserva che “nel dialetto ebraico Gesù (Jesous) è chiamato terapeuta — cioè, medico e salvatore”. È risaputo che il nome greco Giasone era considerato dagli ebrei equivalente a Giosuè o Jeschu; e sappiamo da Strabone e Giustino che il culto di Giasone era ampiamente diffuso non solo in Asia Minore ma anche nell'Occidente. Anch'egli fu un guaritore e un salvatore.
Gesù, come il nome comune per il Cristo, diventò allora il legame principale di unione tra uomini le cui dottrine differivano così tanto l'una dall'altra come quelle esibite nei vangeli di Marco e Giovanni, e nelle epistole di Paolo, Giacomo e Barnaba. E le varietà non si esauriscono nella menzione di quei nomi. Il cristianesimo si può comprendere come una sintesi di dottrine originariamente diverse. Come una dottrina che emana da un singolo uomo e da un singolo luogo o da una singola sfera di pensiero, esso è incomprensibile. Anche all'inizio del primo secolo una grande diversità di speculazioni teosofiche e di idee circa il Cristo stavano agitando le menti degli uomini. La diversità esisteva prima che ci fosse un'unità. Un'unità reale non fu, in realtà, mai raggiunta. Gli elementi ebraici e quelli messianici nel cristianesimo devono avere avuto un'origine del tutto diversa dagli elementi gnostici. Da nessuna parte Gesù appare come l'originatore del dogma; egli è sempre il suo soggetto. Potrebbe aver cominciato molto presto una differenziazione nello gnosticismo ebraico. Se, come sono propensi ora a pensare alcuni studiosi, Filone era venuto in qualche misura sotto l'influenza del misticismo orientale, si potrebbe supporre che alcune delle sette gnostiche stavano anche in procinto di venire influenzate da esso, mentre su altre sembra non aver avuto che un piccolo effetto. [15] Coloro che elaborarono una semplice forma di dottrina relativamente libera da un'allegoria mitica e da una speculazione cosmologica sarebbero stati candidati a realizzare la più ampia attrazione popolare. E così dal mucchio di dogmi in competizione vi emerse gradualmente un sistema di cristologia e soteriologia il quale, sebbene all'inizio appariva in forme alquanto diverse, di cui le più importanti sono quelle note come le forme paolina e giovannea, si potrebbe definire cristianesimo gnostico. Nella sua forma più primitiva come esemplificata nelle Odi e in alcuni altri scritti gnostici antichi, l'enfasi principale era riposta sulla discesa del Cristo e sulla redenzione mediante unione con lui, oppure mediante ricezione dello Spirito divino, e attraverso la conoscenza di Dio che reca il Cristo. Quelle concezioni sono ancora apparenti nella letteratura paolina e giovannea. [16] In questa letteratura la conoscenza di Dio è ancora un prerequisito per la possibilità di salvezza; ma il significato che la maggior parte delle sette gnostiche stavano cominciando ad associare alla “Gnosi” avrebbe reso i cristiani probabilmente riluttanti a continuare l'utilizzo del termine. L'importanza suprema di una “conoscenza” —-vale a dire, di Dio — non può essere stata un'idea cattolica, poiché il Dio del cristianesimo cattolico era Jahvè, che era stato conosciuto da lungo tempo. La differenza più impressionante tra lo gnosticismo paolino e lo gnosticismo primitivo è l'enfasi speciale riposta nel primo sulla morte del Cristo — non, comunque, come un sacrificio espiatorio. L'origine di quella concezione dev'essere considerata in seguito.

NOTE

[14Origene, Contra Celsum, 5:45.

[15Il lavoro di Reitzenstein ha reso probabile il fatto che nel primo secolo ad ogni caso l'influenza all'opera fosse egiziana piuttosto che orientale.

[16Romani 1:28; 8:9, 14; 6:5; 1 Corinzi 1:5, 30; 2:12.

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