martedì 1 maggio 2018

Sulla sintesi di Richard Carrier circa «Come il Cristianesimo Passò ad un Gesù storico»

Pittura onesta. — Raffaello, al quale importava molto della Chiesa (sinché poteva pagare), ma poco, come ai migliori del suo tempo, degli oggetti della fede ecclesiastica, non ha seguito d'un passo l'esigente religiosità estatica di alcuni suoi committenti: ha conservato la sua onestà, persino in quel quadro d'eccezione, originariamente destinato a stendardo da processione, nella Madonna Sistina. Qui egli volle per una volta dipingere una visione: ma una visione come possono anche averla e l'avranno nobili giovani senza “fede”, la visione della futura sposa, di una donna saggia, di animo nobile, silenziosa e molto bella, che porta in braccio il suo primo nato. Qui venerino pure i vecchi, avvezzi a pregare e ad adorare, come il venerando vegliardo sulla sinistra, qualcosa di sovrumano: noi giovani, sembra gridarci Raffaello, vogliamo stare dalla parte della bella fanciulla sulla destra, che con sguardo provocante, assolutamente non devoto, dice a chi osserva il quadro: “Non è vero che questa madre e suo figlio sono una vista piacevole e invitante?”. Quel viso e quello sguardo riluce della gioia nei volti degli spettatori; l'artista che inventò tutto questo gode di se stesso allo stesso modo e aggiunge la sua gioia a quella dei destinatari dell'arte. — Riguardo all'espressione “redentrice” sul volto di un bambino, Raffaello, l'onesto che non volle dipingere stato d'animo alla cui esistenza non credesse, ha garbatamente raggirato i suoi spettatori credenti; dipinge quel gioco naturale che si osserva non di rado, l'occhio dell'uomo nel viso di un fanciullo, ossia l'occhio dell'uomo valoroso e soccorrevole che vede una situazione di bisogno. A quell'occhio si addice una barba; che essa manchi, e che da uno stesso volto parlino due diverse età, è il piacevole paradosso che i credenti hanno interpretato secondo la loro fede nei miracoli: come l'artista doveva aspettarsi dalla loro arte di interpretazione e di interpolazione.
(Friedrich Nietzsche, Il viandante e la sua ombra, aforisma 73)


Si erano imbattuti in una storia.

Cosa raccontava quella storia?

Grossomodo, “Tutto ciò che riguarda Gesù Nazareno, che fu profeta potente in opere e in parole, davanti a Dio e a tutto il popolo; come i sommi sacerdoti e i nostri capi lo hanno consegnato per farlo condannare a morte e poi l’hanno crocifisso. Noi speravamo che fosse lui a liberare Israele; con tutto ciò son passati tre giorni da quando queste cose sono accadute. Ma alcune donne, delle nostre, ci hanno sconvolti; recatesi al mattino al sepolcro e non avendo trovato il suo corpo, sono venute a dirci di aver avuto anche una visione di angeli, i quali affermano che egli è vivo. Alcuni dei nostri sono andati al sepolcro e hanno trovato come avevano detto le donne, ma lui non l’hanno visto”.

Riconobbero a stento quel personaggio. Ma non era più un affascinante arcangelo rivelatore. Il suo avatar terrestre l'aveva dotato di un volto e di una intera Non-Vita sulla Terra, così come gli avatar terrestri dei suoi demoniaci torturatori arcontici erano ora il procuratore romano Ponzio Pilato e i sinedriti ebrei.

Ma non c'era avatar terrestre che potesse riflettere la visione dell'arcangelo IN SÈ, né la sua natura invisibile. Quelle speciali visioni continuavano ad essere prerogative dei soli originari apostoli.

Ma nonostante questi “ritrovamenti” di carta non dimostrassero razionalmente nulla, suggestionavano molto la loro immaginazione, specialmente quando fantasticavano, a loro volta con altrettante storie, sul contenuto di quella enigmatica storia dedicata al loro adorato arcangelo celeste. Ora quella particolare prima storia li ammaliava: le sue parole entravano silenziose nella memoria di quei cristiani che curiosavano dentro di essa. Nel profondo dei riflessi istituiti da quella storia, si rifletté un altro avatar, dalla natura del tutto imprevista: questa volta esso non rifletteva alcunché di quanto sapevano agisse nelle sfere celesti.

Perché erano i lettori di quella storia gli stessi riflessi in quel terzo avatar, con gli altri avatar di quella storia.

“Dura enigmatica storia”, pensarono senza poter neppure esplicitare il pensiero. “Dov'era ora l'originale crocifissione di Gesù, e dov'era il suo mero riflesso? In cielo la prima, sulla terra il secondo, o viceversa?

Non più alcuna realtà, alcuna risposta, a quel terribile quesito, ci sarebbe stato soltanto quel terzo avatar — loro stessi, gli stessi cristiani venuti a contatto per la prima volta con quella storia — con i suoi due altri inseparabili avatar. Nient'altro che questo sarebbe esistito d'ora in avanti per loro, né sarebbe potuto esistere o, a conti fatti, era mai esistito. Essendo avatar di sé stessi, nel cuore stesso del loro mito mascherato da realtà tramite la più chimerica e innocua delle forme — UNA STORIA! — il loro mito i cristiani l'avevano infine trovato, travestito da Più Antico Vangelo.

Ma non c'era nulla che potessero dimostrare, e lo sapevano.


“Roxi” dixit:

Nei commenti al suo articolo pubblicato il 9 Novembre scorso, Come il Cristianesimo passò a un Gesù storico?, Richard Carrier ne ha pubblicato uno suo in cui riassume in maniera stringatissima le cose salienti dell’articolo di cui sopra, e che penso possa essere molto utile:

Per tutti quelli che non hanno capito ciò che quest’articolo ha appena spiegato loro:

1. FATTO.
Molte sètte ebraiche contro-culturali stavano cercando messaggi nascosti nelle scritture.

2. FATTO. Cefa (Pietro), un membro o leader di una di queste sètte, ebbe delle “visioni” in cui gli veniva detto che uno di quei messaggi ora si era realizzato.

3. FATTO. Il tizio influenzò o ispirò altri ad avere, o a pretendere di avere, visioni a supporto della faccenda.

4. FATTO. Tutte queste persone morirono.

5. FATTO. Poi, successive persone fecero quello che veniva fatto per tutti gli dèi salvatori: inventarono delle storie sul loro dio salvatore per promuovere quello che, oramai, erano gli insegnamenti, i dogmi e i credi accumulati nell’arco di una vita dai leader dei vari movimenti.

6. FATTO. Tutte queste persone morirono.

7. FATTO. Poi, successive persone cominciarono a promuovere quei miti come storicamente veri.

8. FATTO. Quelli che protestarono contro queste cose, furono denunciati come eretici e agenti di Satana.

9. FATTO. Tutte queste persone morirono.

10. FATTO. Quelli a cui piacque la nuova e inventata versione della storia, conquistarono il completo potere politico e lo usarono per distruggere tutta la letteratura di quelli che avevano protestato [contro questa nuova e inventata versione].

Tutti e dieci i punti sono fatti indisputabili. Non teorie. Fatti. Documentati. Innegabili. Fatti.

Al massimo, si potrebbe manifestare incertezza su quando, esattamente, i leader di ciascuna generazione morirono tutti. Ma abbiamo zero evidenza, assolutamente zero evidenza, che qualcuno di loro sopravvisse da una fase alla fase successiva (per esempio, non sappiamo di nessuno del punto 4 che fosse ancora vivo al punto 5, e non sappiamo di nessuno del punto 6 che fosse ancora vivo al punto 7, e, con certezza matematica, nessuno del punto 9 era ancora vivo al punto 10). Così non possiamo fare appello alla loro sopravvivenza come argomento contro le sequenza di cui sopra (non che questo avrebbe comunque impedito qualcosa). E tutto il resto, tutti i rimanenti sette punti, è un fatto su cui sono d’accordo tutti gli esperti viventi del mainstream (dove mainstream significa: cristiani non-fondamentalisti).

E non dobbiamo essere più specifici. Questi dieci punti sono compatibili con centinaia di scenari diversi, nessuno dei quali è contraddetto da alcuna evidenza sopravvissuta. Ad esempio, la fase 7 potrebbe essere iniziata con il vangelo di Matteo, di Luca o di Giovanni; e potrebbe essersi verificata una sovrapposizione da fase a fase (ad esempio, alcuni di coloro che affermavano pubblicamente la storicità, la negavano in segreto come un mistero rivelato, proprio come il culto di Osiride aveva fatto per secoli, e proprio come Platone aveva raccomandato di fare a tutti i leader religiosi, nella Repubblica). Non dobbiamo affermare che è quello che è successo. O negare che è quello che è successo. Nessuna evidenza ce lo dice in entrambi i casi. Ed entrambi sono verosimili.

E tuttavia…

Nota che in nessun punto la storicità di Gesù è stata negata in questi dieci fatti, individualmente o congiuntamente. Perché tutti e dieci possono semplicemente essere una descrizione dell'invenzione della storicità della sola resurrezione, non dell'uomo.

Eppure, questi stessi dieci fatti spiegano completamente la storicizzazione sia della resurrezione che dell’uomo. Se l'una poteva accadere (e accadde), così poteva accadere l’altra. E possiamo affermarlo senza postulare un singolo altro fatto su qualsiasi altra cosa.

Ed è per questo che tutte queste assurdità sul fatto che non siano fatti verosimili, è di per sé inverosimile. Anzi, selvaggiamente inverosimile. Inverosimile, come l'insistenza dei fondamentalisti sulla storicità dei racconti della resurrezione nei vangeli.

Nessun commento: