venerdì 30 marzo 2018

Gesù Cristo È Vissuto sulla Terra? (6)

(proviene da qui)

La Conclusione a cui siamo condotti è (a) che non ci fu nessun uomo Gesù. La parola significa “Salvatore”, ed è presa da Giosuè (in greco “Gesù”, nella versione della Septuaginta). Giosuè (nel Libro di Zaccaria) fu chiamato il “Ramo”, il titolo messianico: e conosciamo che esistevano dei settari, davvero antichi, probabilmente pre-cristiani, chiamati Iessaioi (si veda Ippolito), il cui oggetto di culto era un dio o signore “Gesù”, così chiamato per via della discendenza del Messia da Iesse (Isaia 11:1), oppure per via di Giosuè (forse l'eroe del Libro di Giosuè). Poi non sappiamo di nessun villaggio “Cafarnao”. Era una fontana (dice Flavio Giuseppe), non un villaggio. Se Gesù (il principio incarnato del Mondo, Colossesi 1:15) visse e insegnò là vi sarebbe stato sicuramente un gruppo dei suoi discepoli, ma le epistole non lo menzionano per nulla affatto. La consuetudine di scrivere storie e discorsi, e d'inventare i personaggi, o di utilizzare personaggi del passato come figure fantoccio, era abituale tra gli ebrei: confronta i Libri di Rut, Giona, Tobia, Ester, Daniele e Giobbe, e Deuteronomio (scritto come se proviene da Mosè); si veda anche “Pistis Sophia” (un'opera gnostica del secondo secolo circa un Gesù che insegna dopo la sua resurrezione). C'erano parecchi dèi o esseri divini immaginati dagli uomini. Quei dèi venivano sulla terra, morivano e ascendevano, come abbiamo visto. Era il metodo corrente dei culti la scrittura dei loro miti — ad esempio Dioniso e Osiride avevano lunghe storie inventate delle loro azioni, tuttavia mai vissero. Gli dèi erano personificazioni di forze reali, e Cristo era la Legge Spirituale del morire per vivere (chiamata Amore e Logos) personificata e proiettata, come se fosse un secondo essere divino al fianco del Padre Supremo. Dato che il Padre era inteso in maniera deistica (distante) dagli ebrei, venne immaginata l'esistenza di un Essere intermediario come una persona distinta. Così, sebbene “Cristo” mai visse come un uomo, egli è un aspetto eterno di Dio, cioè il Suo cuore, carattere, scopo, ideale d'Amore tramite cui Dio creò i mondi, e per esprimere che tutte le cose stanno operando naturalmente assieme. Cristo è la grande realtà, sebbene non una “persona” che visse come un uomo sulla terra.
Nella storia di Guglielmo Tell otteniamo un aiuto nel constatare quanto per lungo tempo si possa credere che una figura ideale fosse stato una volta un uomo. La storia fu raccontata intorno al 1476 in nove strofe. Riferiva come Tell fosse stato un abile tiratore, e colpì a morte un crudele ufficiale austriaco. La storia si sviluppò e giunse a includere altre imprese (ad esempio circa il ragazzo e la mela). Intorno al 1746 fu pubblicato un pamphlet che dimostrava che Tell mai visse. Egli fu un ideale tiratore, un personaggio come se ne parla anche in Danimarca, Svezia e Irlanda. Il pamphlet fu all'inizio bruciato pubblicamente con rabbia, ma oggi constatiamo che era vero (si veda “Ency. Brit.” — articolo “William Tell”).
(b) L'essenza del cristianesimo non è, comunque, l'esistenza di un uomo Gesù sulla terra, ma il principio di Vita (morire per vivere) che è espresso nella storia della sua croce, e questo rimarrà e salverà il mondo.
Il principio di vita è amore. Noi viviamo nel momento in cui offriamo. Ci ritroviamo nel momento in cui perdiamo noi stessi. Perfino il corpo esiste estinguendosi giorno per giorno. La mente ricava la verità morendo ai suoi pregiudizi. Così la vita dell'anima può solo essere per amore, che significa servizio, perdono delle offese, ricavare solo il meglio da offrire, e “Cristo” è definito come lo Spirito divino datore di Vita (1 Corinzi 15:45).
Ciò che la storia di Cristo introduce è la maniera mediante cui Dio vive e l'uomo dovrebbe vivere. Dio muore per vivere. Dio, dissero gli gnostici, è tutto amore, e così ebbe bisogno di oggetti d'amore, e che è la ragione per cui discese nella creazione. La creazione è una perpetua auto-crocifissione di Dio. Egli lascia l'eterna beatitudine di isolamento per entrare in una lotta nel tempo. Perché Dio ha limitato Sé stesso, Egli non può rendere buono tutto di colpo. Egli deve prendere tempo perché Egli è entrato nel tempo. L'evoluzione è il Suo metodo; ma Egli non è fuori a guardarvi. La lotta è Sua. Ora si conosce che la “Materia” è in realtà energia, e dal momento che influenza l'esistenza mentale (in noi) potremo dire che sia energia spirituale diventata automatica. È come un iceberg nell'oceano della Vita; dalla Vita proviene, ed è energia vitale cristallizzata oppure diventata automatica, così da essere utilizzata dalla Vita (o Dio) che tutto pervade per lo sviluppo degli organismi (piante, animali, uomini) e per la crescita delle anime degli uomini. Dio ha tradotto Sé stesso in un Universo di Vita nel tempo. La materia (tutte le stelle) nuota in questa Vita, è ed utilizzata dalla stessa per la creazione degli organismi viventi sulla terra. La vita (Dio) ha uno scopo o obiettivo o ideale di Amore sacro, e ora sta lavorando (nel tempo) tutte le cose assieme per esprimere questo nelle anime. Quest'Amore, o Cristo, è la natura definitiva di Dio, ma nel tempo appare molto male, non perché Dio lo voglia, ma perché Egli è sotto limiti, e non può tutto di colpo sviluppare anime di Amore nel tempo. Esse sono ancora ostacolate dalla natura “animalesca”. Da qui vengono guerre e crudeltà, ed errori e accidenti, perché Dio nell'uomo è limitato al presente.
Nondimeno, Dio ha già fatto vaste meraviglie nell'organizzare cellule e corpi, e nell'introdurre la razza umana alla scienza e alla simpatia già in suo possesso.
Il senso dell'Universo è così un senso buono. Dio cerca sempre di riversare nelle anime la Sua Vita che circonda tutto nella misura in cui esse possono riceverla.
Il vangelo, mediante la storia di Cristo, ci racconta ciò.   
E di più, ci racconta che Dio vuole che le nostre vite diventino più complete tramite la stessa legge della croce. L'uomo è un microcosmo, e deve morire per vivere.
(c) Solo nella misura in cui l'inferiore natura animale è controllata dalla più elevata natura spirituale, il problema sociale si può risolvere. Così, ad esempio, il desiderio di alcool può essere frenato (si veda Efesini 5:18) nella misura in cui non è un vizio. Anche così il dominio dell'appetito sessuale (distinguibile dal vero affetto e le sue dolci carezze)  dev'essere controllato (non ucciso, come cercava di fare l'ascetismo) da ragione, prudenza e un ideale sociale; così che la paternità negligente (sia fuori che dentro il matrimonio) giunga ad una fine, e non arrivi nessun figlio che sia indesiderato, o per cui non si faccia nessuna previsione salutare. Così anche la guerra può finire solamente tramite l'adozione di questo principio di vita. Dire semplicemente “la guerra non paga” non terminerà la guerra, per quanto sia vero il detto; poiché gli uomini combatteranno per la possibilità di possedere, oppure perché essi sono strumenti di mercanti e finanzieri che profitteranno certamente da una guerra, oppure per “onore”, oppure a causa di vecchi antagonismi razziali (la Guerra dei Balcani). Per terminare la guerra, gli uomini devono rinunciare ad un sentimento semplicemente “patriottico”, ed elevarsi a vivere da cittadini della razza umana.   
Così con l'alzare i salari ad un minimo, e poi la trasformazione del sistema salariale in compagnie di lavoratori e organizzatori in Gilde Industriali — tali fini possono solamente sopraggiungere da una simpatia più profonda in tutti coloro coinvolti.
L'emancipazione delle donne può solo essere fatta dalle donne stesse che rinunciano all'antico desiderio di essere (praticamente) possedute e usate dagli uomini, e che si elevano alla loro eredità spirituale come esseri umani ragionevoli e amorevoli, che perseguono a questo fine la loro libertà economica e personale.  
Così solo “Cristo” — la legge divina della vita mediante la morte — può risolvere i problemi sociali che tormentano oggi il mondo; poiché essi sono risolti da anime che sono educate nella loro vera vita come figli spirituali di un Dio, che perdono sé stessi e così trovano e realizzano sé stessi.
Le anime devono essere indotte a percepire intuitivamente (per sentimento diretto) lo Stimolo nei loro cuori dell'Infinita Vita Ideale, capace di formarle in gruppi ecclesiastici sociali, che siano indipendenti dal sesso e dalla razza, e che realizzino la Repubblica Mondiale di un'Umanità redenta. 
(d) E il significato della morte è illuminato dalla profonda verità cristiana che “Cristo in voi è la speranza della gloria” (Colossesi 1:27). In ogni esistenza è illustrato il principio del morire per vivere, perfino nella vita di piante e animali. Il movimento è in tutte quelle forme. Ma nell'uomo questo principio può giungere ad un'auto-coscienza. La morte di ciascun organismo significa che “la vita si disfà” (frase di Bergson). Il corpo torna alla polvere (inerte energia automatica). Il principio organizzatore “ritorna a Dio che lo offrì”, cioè rimane nella Vita sovrapersonale (Dio) che tutto penetra. E' come se l'ingresso nell'iceberg della materia si chiudesse e l'acqua si ritirasse nell'oceano circostante.
Questa è la morte di ciascun organismo — sia esso protozoo, moscerino o cane o uomo. Ma nell'uomo il principio potrebbe diventare forte abbastanza da dargli un'individualità in Dio. Allora alla morte è come se l'acqua del fiume non solo si ritira nell'oceano, ma vi diventa una corrente. Il Cristo nell'uomo è la sua unicità con Dio. L'Eterno Spirito di Cristo dice: “Tu, Padre, sei in me e io in loro” (Giovanni 17:23, 26). Anime che hanno raggiunto la vita di Cristo (“accettato Cristo”, se lo chiamino o meno così) sono, alla morte, come correnti viventi nell'oceano della Vita di Dio, pronte per qualche altro “corpo” qui o altrove, e benedette da Dio come Suoi “figli” per sempre. 

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