venerdì 30 marzo 2018

Gesù Cristo È Vissuto sulla Terra? (5)

(proviene da qui)

(5) Il Quarto Vangelo ha rappresentato una grande difficoltà per i critici moderni. Si era soliti ritenere che le sue storie fossero vere storicamente; poi si disse che erano leggenda; ora si possono vedere come allegoria. Esse hanno tutte qualche significato spirituale.
L'autore (120 E.C. circa) è ignoto, ma egli fu probabilmente un mistico che viveva ad Alessandria, poiché egli utilizzò diffusamente il linguaggio di Filone (30 A.E.C. — 20 E.C.), come per esempio Logos (parola), Paraclito, Luce e Oscurità, l'unigenito Figlio di Dio, Acqua di Vita.
Il vangelo contiene storie simboliche, discorsi dottrinali, e una crocifissione messianica:
(a) Tra le storie simboliche leggiamo della trasformazione dell'acqua in vino. Filone aveva un linguaggio simile, e la storia è un'allegoria per indicare come l'acqua dell'ebraismo si cambiò nel vino del cristianesimo. Nicodemo (capitolo 3) è una figura fantoccio per introdurre il bisogno della nuova nascita dall'alto.
La donna di Samaria rappresenta i samaritani. I suoi cinque mariti erano le false deità che i samaritani avevano adorato. La storia insegna che il Cristo era per quella gente come pure per gli ebrei.
L'uomo impotente presso la piscina di Bethesda rappresenta Israele che era stato trentotto anni nel deserto (Deuteronomio 2:14), e i cinque portici rappresentano i cinque Libri di Mosè. Cristo poteva guarire Israele.
L'uomo cieco dalla sua nascita rappresenta i gentili, che sempre erano stati ciechi spiritualmente. Anch'essi hanno bisogno del Cristo. La storia di Lazzaro deve mostrare che Cristo è “la Resurrezione e la Vita” (si veda 11:25), e può offrire una vita spirituale a tutti.
La storia bellissima della pulitura dei piedi dei discepoli è un'altra allegoria per comunicare che un umile servizio è incluso nell'Ideale d'Amore (che è “Cristo”). Fu detto che il titolo sulla croce fosse scritto in ebraico, greco e latino, a rappresentare che il Cristo è per tutti gli uomini. È detto che il sangue e l'acqua fluiscono dal Cristo a causa dell'“eresia” gnostica che Cristo non venne da acqua (battesimo) (si veda 1 Giovanni 5:6).
La pesca di 153 pesci (21:11) è un riferimento probabilmente a 2 Cronache 2:17, dove è detto che il numero di gentili nella terra di Israele è 153000 (e 600). Gli apostoli credevano che sarebbero stati “pescatori di uomini”, e che avrebbero fatto proseliti tra i gentili. In effetti, la storia dei discepoli che sono pescatori fu del tutto un'idea allegorica, poiché così essi furono detti “pescatori di uomini”. Non è un fatto storico che i primi discepoli fossero stati semplici pescatori (Matteo 4:19; 13:47-48).
(b) I discorsi dottrinali nel vangelo di Giovanni sono attribuiti a Gesù oppure ai suoi discepoli, ma sono nello stile di 1 Giovanni, e provengono perciò in realtà dall'autore di 1 Giovanni. Uno scritto gnostico chiamato “Pistis Sophia” assegna lunghi discorsi a Gesù e discorsi più brevi ai suoi discepoli, composti liberamente e abbastanza non-storici. Era la maniera di scrivere in quell'epoca. Quei discorsi provengono dal “Cristo” Eterno che viveva nella mente e nel cuore dello scrittore nella misura in cui danno una verità eterna. Essi sono realmente filosofici, dualistici — separando aspramente Dio e l'uomo, nascita naturale e nascita spirituale, cristiani ed ebrei (che erano “figli del diavolo”).
Ma gemme di verità eterna si trovano in questo vangelo, per esempio: “Tu, Padre, sei in me e io in loro”. L'idea di Cristo che è un essere eterno (Giovanni 1:1-18; 17:24; 8:58), realmente come natura di Dio oppure Logos, dà la profonda verità che Dio non è semplice Potere, ma che il potere ultimo è diretto da Amore. Anch'egli è in noi (“Io in loro”). Non c'è nessuna distinzione nel Quarto Vangelo, non più che in Paolo, tra Cristo e lo Spirito Santo. Essi sono uno. “Il Signore è lo Spirito” (2 Corinzi 3:17). La Parusia di Cristo è già presente, secondo il Quarto Vangelo (14:18). Questo Cristo (o Ideale d'Amore di Dio) è in effetti la Via a Dio, la Vita più profonda per e dentro gli uomini, il Pane della Vita, il Consolatore (Paraclito = sostenitore, avvocato) di anime. Egli sta venendo perpetuamente nel mondo mediante il corso naturale degli eventi nella Storia — poiché la Storia è la graduale manifestazione di sé della Vita Eterna nelle condizioni temporali. Le condizioni ostacolano l'Amore, e causano ignoranza e male negli uomini, ma l'Amore vincerà nel lungo corso, e già ha realizzato parecchio. Così possiamo vedere che né le storie e neppure i discorsi nel Quarto Vangelo ci danno un uomo storico Gesù. Essi furono composti liberamente da una profonda natura filosofica.
(c) La crocifissione è riferita secondo una profezia dell'Antico Testamento, come in Marco e Matteo, ma ancor più così, poiché vi si insiste in dettaglio che tutto fu realizzato, in quanto così “dev'essere stato” si veda Giovanni 19:23-24, 32-37.
Caifa è una figura fantoccio, e non il Caifa della Storia, poiché è detto che fu sommo sacerdote “per quell'anno”, un errore, dal momento che i sommi sacerdoti non venivano costituiti semplicemente per un anno.
Il significato interiore del vangelo (come del cristianesimo) è dato in Giovanni 12:24-25 — Morire per Vivere. Questa è la Legge di Dio, dell'Universo, e Cristo è realmente questo principio d'Amore (realizzazione di sé mediante sacrificio di sé) personificato e proiettato dai suoi adoratori. La storia di Cristo è uno sforzo per rappresentare questa profonda verità di vita mediante la morte. È la legge di Dio, e dovrebbe essere riconosciuta come la legge di ogni anima. Questo “Cristo” “venne” nella Chiesa antica, ossia era il principio di Vita, evoluto dal pensiero umano, finché scaturì esplicitamente allora sebbene la Chiesa antica non vide pienamente la sua applicazione allo status di donne e schiavi, che essi tenevano ancora in subordinazione (Efesini 5:22-24; 6:5-8). Sebbene Paolo disse a Filemone di ricevere Onesimo come un fratello prediletto, egli non gli comunicò di liberarlo.
Ma nella Chiesa antica c'era una rivelazione speciale di Dio, oppure una crisi in quella perpetua rivelazione di sé. Altre crisi nella Storia sono associate a Socrate, Platone, Aristotele, e a Lutero, Calvino, Erasmo, gruppi di uomini in cui e da cui il divino emerge da ultimo in una maniera particolare.    

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