V
LA CORRENTE GNOSTICA
La natura davvero diversa della dottrina cristiana dai suoi giorni più antichi in poi non si può riconciliare con l'opinione tradizionale che derivò da un singolo uomo. Alcuni teologi moderni in effetti hanno concluso che per quanto riguarda la formazione dottrinale, il solo fatto importante in relazione a Gesù è il fatto della sua morte e che il cristianesimo dogmatico fu elaborato in seguito. Ma se l'impulso primario si originò in una morte, appare da quel che si è già scritto che la morte non ha bisogno di essere stata quella di un personaggio storico, dato in particolare che il dogma fondamentale, quello di un sacrificio redentivo e di una resurrezione, non fu in alcun modo peculiare al cristianesimo.
Naturalmente, dai teologi riferiti si dà tanta importanza alla presunta influenza della natura straordinaria di Gesù sui suoi discepoli. È già stato illustrato, comunque, che non c'è per nulla una prova che sia stata fatta una qualche impressione del genere. E dal momento che i discepoli immediati di Gesù sono rappresentati come uomini illetterati e gretti, e perciò incapaci di elaborare la teologia, mentre Paolo (a cui è attribuita gran parte di essa) non era mai venuto sotto l'influenza della presunta personalità, Gesù come un uomo rimane una figura completamente superflua.
La prevalenza di eresia e un conflitto di sette divergenti è proprio una caratteristica del cristianesimo fin dal principio. Sono stati menzionati precedentemente detti contradditori nei vangeli. Nelle epistole paoline si possono scoprire almeno tre dottrine incompatibili. Dalla prima epistola ai Corinzi apprendiamo che si insegnavano forme distinte di dottrina cristiana, collegate rispettivamente ai nomi di Apollo, Cefa, e Paolo. L'epistola agli Ebrei, le epistole paoline, e le epistole di Giacomo e di Giovanni differiscono considerevolmente l'una dall'altra nel contesto dogmatico. Potremmo supporre che esse erano rivolte a varie comunità, o a gruppi di comunità, che tenevano dottrine differenti e non ancora legate assieme da un'organizzazione comune. Venendo ad un tempo alquanto successivo, esiste un contrasto davvero marcato tra la cristologia di Origene e quella di Ignazio.
Le differenze dottrinali che esistettero non si possono spiegare in alcun modo dalle dispute tra giudeo-cristiani e cristiani gentili in merito all'osservanza della legge ebraica. Loro vanno molto più in profondità di ciò. Ed è un fatto estremamente significativo che queste differenze ruotano quasi tutte su concezioni diverse di Gesù come essere divino e sul modo in cui la redenzione è assicurata attraverso la sua morte. Opinioni che potrebbero essere state espresse da Gesù come un uomo non sono mai citate. Logia Jesou, detti di Gesù, oppure “del Signore”, a volte sono indicati in effetti; ma quelli appartengono ad una categoria del tutto diversa. Essi saranno considerati in seguito.
Un altro punto davvero importante da notare è che le differenze principali si possono far risalire a origini pre-cristiane. È stato già sottolineato che le concezioni di Gesù come Messia, come Figlio di Dio, e come redentore del mondo per mezzo di una morte espiatoria furono pre-cristiane. Senza dubbio all'inizio il sacrificio era concepito esclusivamente per il beneficio di credenti ebrei; ma perfino negli scritti apocalittici ebraici pre-cristiani troviamo una prova di una prospettiva più ampia.
Ora dobbiamo considerare un'altra corrente davvero importante di pensiero pre-cristiano che influenzò profondamente lo sviluppo della dottrina teologica cristiana, precisamente, la corrente gnostica. È ammesso da teologi relativamente conservatori — ad esempio Bousset, Pfleiderer, e Harnack — che ci furono gnostici prima del primo secolo della nostra era. In un articolo che apparve nel 1925, [Zeitschr. f. d. neutestamentl. Wiss. (Giessen), 1925, Heft 1-2.] Rudolf Bultmann derivò una relazione tra lo gnosticismo del quarto vangelo e i dogmi della setta gnostica pre-cristiana dei Mandei, e scrisse: “Non possiamo trascurare la possibilità che il cristianesimo giovanneo rappresenta un tipo più antico del cristianesimo sinottico”. Lo gnosticismo cristiano non venne rapidamente in esistenza; esso ebbe un lungo periodo di sviluppo e i suoi inizi si trovano in ciò che è stata chiamata la letteratura sapienziale, i libri dei Proverbi, e i testi apocrifi ebraici, La Sapienza di Salomone ed Ecclesiastico. Quei testi furono scritti da ebrei di lingua greca la cui dottrina teologia era stata grandemente modificata dalla loro familiarità con la filosofia greca. In particolare, la loro conoscenza delle concezioni platoniche e stoiche di Dio avevano reso impossibile per loro ammirare ancora per molto l'antica divinità antropomorfica degli ebrei. E quando, sotto l'influenza del pensiero greco, essi avevano raggiunto un'idea metafisica della divinità, cominciarono a sentire il bisogno di interporre qualche agente intermediario tra l'ineffabile Essere divino e il mondo materiale.
La prima conseguenza di quest'attitudine di pensiero fu la personificazione della Sapienza divina sotto il nome greco di Sofia. A molti di noi sono familiari passi nei libri dei Proverbi dove occorre questa personificazione. Nel libro della “Sapienza di Gesù figlio di Sirach” (Ecclesiastico), la Sapienza ha cessato praticamente di venire considerata come una qualità astratta ed è diventata un'entità divina che è detta creata prima di tutte le cose e lo strumento nella creazione del mondo. Il suo trono “è su una colonna di nubi”.
Tra il periodo in cui i testi appena menzionati furono scritti e la data della composizione della Sapienza di Salomone [Scritta ad Alessandria, probabilmente agli inizi del primo secolo A.E.C., sebbene alcune autorità la collocano nel secondo.] è accaduto un netto progresso. Il pensiero dello scrittore di questo libro raffinato è stato influenzato sensibilmente da idee speculative greche riguardo all'uomo e al cosmo; come per esempio l'idea platonica dell'anima del mondo e della Ragione (Logos) divina. Viene insegnata ora la dottrina della vita eterna dello spirito, senza nessuna resurrezione del corpo — che persisteva sempre come dottrina gnostica — così che gli gnostici successivi negarono una resurrezione materiale di Gesù. Fu per combattere quest'opinione degli gnostici che è stato inserito nel quarto vangelo il passo dove Gesù esorta Tommaso a mettere la sua mano nel suo fianco. Il passo è un'interpolazione, poiché nella sua origine il quarto vangelo è gnostico. [I versi 22 e 23 del capitolo 20 sono ovviamente la terminazione originale del vangelo; essi ricordano le parole di congedo di Gesù ai suoi discepoli. I versi 20 e 21 sono un'interpolazione; essi sono stati importati da Luca 24:39 e 37. Le parole “Pace a voi” sono state ripetute così da restaurare la connessione che era stata spezzata.]
Nella Sapienza di Salomone, Sofia, la Sapienza divina, è identificata con lo Spirito Santo, lo Spirito di Dio che aleggiava sulle acque alla creazione del mondo, ma lei è ancora decisamente personificata. Anche la Parola di Dio, il Logos, è stato personificato, ed è lo strumento principale nella creazione, sebbene si considera che la Sapienza vi abbia partecipato. E il Logos non è semplicemente personificato, ma appare sulla terra per eseguire la volontà di Dio:
Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, guerriero implacabile, si lanciò in mezzo a quella terra di sterminio, portando, come spada affilata, il tuo ordine inesorabile. [18:14-16.]
Più tardi, le concezioni di Sofia e del Logos tendevano a fondersi così che quello che era stato detto dell'una a volte venne a dirsi dell'altra. Nell'Ecclesiastico dice la Sapienza:
Attraverserò tutte le parti più basse della terra: guarderò tutti quelli che sono addormentati e illuminerò tutti coloro che confidano nel Signore.
Questo verso contiene il germe dell'idea che la Sapienza discese nell'inferno al fine di risvegliare i giusti morti. L'idea si poteva trasferire al Logos. I primi cristiani, in realtà, tenevano questo credo circa Gesù.
Lo scrittore della Sapienza di Salomone fu evidentemente familiare con l'immagine di Platone del Giusto personificato che fu “impalato”. [La parola greca tradotta “impalato” poteva significare anche crocifisso.] E quell'immagine originò nella sua mente un passo importante che deve aver avuto qualche influenza, forse un'influenza davvero importante, sullo sviluppo della concezione cristiana di Gesù:
Lo scrittore della Sapienza di Salomone fu evidentemente familiare con l'immagine di Platone del Giusto personificato che fu “impalato”. [La parola greca tradotta “impalato” poteva significare anche crocifisso.] E quell'immagine originò nella sua mente un passo importante che deve aver avuto qualche influenza, forse un'influenza davvero importante, sullo sviluppo della concezione cristiana di Gesù:
Dicono fra loro sragionando: « . . . Tendiamo insidie al retto, perché ci è di imbarazzo ed è contrario alle nostre azioni; . . . Proclama di possedere la conoscenza (gnosi) di Dio e si dichiara figlio del Signore. . . . Vediamo se le sue parole sono vere; proviamo ciò che gli accadrà alla fine. Se il retto è figlio di Dio, egli l'assisterà, e lo libererà dalle mani dei suoi avversari. Mettiamolo alla prova con insulti e tormenti, per conoscere la mitezza del suo carattere e saggiare la sua rassegnazione. Condanniamolo a una morte infame, perché secondo le sue parole il soccorso gli verrà». [La parola greca tradotta qui “retto” (dikaios) significa anche “giusto”.]
“Una morte infame” suggerisce una crocifissione, e nella storia della crocifissione c'è un eco di una frase in questo passo. Così ci vengono date, qualche tempo prima dell'era cristiana, le idee di Sofia, dello Spirito Santo, e del Logos di Dio — in seguito nominato da Filone, che fu nella stessa linea di pensiero, Figlio di Dio e Cristo. Abbiamo anche l'idea di un figlio di Dio perseguitato e condannato ad una morte infame. Gli stoici si presero gran pena di elaborare la concezione del Sapiente — ossia l'uomo perfettamente virtuoso; e conclusero che nessun uomo reale aveva raggiunto o poteva mai raggiungere il loro ideale. Pensatori religiosi, perciò, che fossero interessati alla filosofia greca sarebbero stati inclini a identificare il giusto figlio di Dio, che possedeva la conoscenza di Dio, col Logos.
Nel periodo precedente l'era cristiana ci fu un'intensa speculazione teosofica. Gli dèi nazionali sembravano remoti. Le menti degli uomini divennero impressionati dall'idea della giustizia divina e furono quindi molto interessati alla domanda: Come potevano sperare di salvarsi gli uomini, ognuno dei quali è peccatore e detestabile al giudizio di Dio? La disperazione che risultò dalla convinzione che nessun uomo per i suoi propri sforzi senza alcun aiuto potesse assicurarsi una salvezza risultò in una grande diffusione dell'adorazione di dèi salvatori e nell'istituzione di “misteri”, nei quali, mediante l'esecuzione di certi riti, in aggiunta al suo tentativo personale di condurre un'esistenza morale, il settario avrebbe potuto ottenere l'assicurazione di una salvezza tramite un redentore divino. Le menti degli ebrei forse erano esercitate perfino più di quelle dei pagani con interrogativi simili. Ad ogni caso un numero di sette ebraiche, di natura gnostica, vennero in esistenza, guardando al Logos come al divino redentore.
I membri di quelle sette perlopiù rigettarono l'antico dio ebraico e avevano cessato di credere alla verità letterale di gran parte dell'Antico Testamento, che interpretarono allegoricamente. Essi fondarono i loro sistemi religiosi su quest'interpretazione allegorica e svilupparono anche le idee della letteratura sapienziale. Quelle prime sette gnostiche ebraiche, formate da ebrei della Diaspora, furono a stretto contatto con i culti misterici pagani, e non c'è nessun dubbio che lo sviluppo della loro dottrina e rituale fosse influenzato dalla loro conoscenza di quelli. I Naasseni, come sappiamo da Ippolito, furono molto interessati ai miti pagani, che essi interpretarono simbolicamente in accordo alle loro personali idee teosofiche; e pretesero di comprendere il significato dei miti di Attis e di Osiride meglio degli stessi frigi ed egiziani. Alcuni gnostici identificarono Ermes col Logos. [Persone di questo tipo, le quali, avendo “conoscenza”, possono prendere parte a cerimonie religiose pagane senza esserne contaminate, sono confrontate in 1 Corinzi 8:1-10.] Che gli scritti dei Naasseni ed altri in cui furono esposte quelle idee sono davvero antichi è provato dal fatto che le loro interpretazioni sono incoerenti con il credo successivo che Attis e Osiride fossero erano nomi di demoni. Come il fine principale dei misteri pagani fu di assicurarsi salvezza tramite un'unione simbolica col dio salvatore, così gli gnostici ebrei svilupparono un rituale che simboleggiava un'unione col Logos, il quale diventò così il loro dio del culto. Il significato della “gnosi” si espanse così da racchiudere l'interpretazione simbolica di ciò che fecero nei loro misteri.
I Perati credevano che il Logos fosse apparso come Caino e come Esaù, probabilmente anche come Mosè. Dal momento che questa setta si era già stabilita al tempo di Filone essa fu senza dubbio pre-cristiana. Un'altra setta riveriva Set; un'altra Sansone. Altre, si potrebbe supporre, credevano che il Logos fosse apparso come Giosuè. L'ipotesi è confermata fortemente da alcune osservazioni fatte da Origene nel suo commentario sul vangelo di Giovanni, dove Gesù e Giosuè sono fusi in un modo che non è suscettibile di nessun'altra spiegazione. Gesù, egli osserva,
Disse al popolo: “Santificatevi, perché domani il Signore farà meraviglie in mezzo a voi”. E ai sacerdoti ordinò di passare con l'arca del patto davanti al popolo, quando il mistero della dispensazione del Padre riguardo al Figlio fu reso manifesto; il Figlio che fu esaltato per la grazia che il Padre conferì su di lui, cosicché al nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi. . . . Perché la stessa cosa è dichiarata chiaramente attraverso queste parole scritte nel libro di Giosuè: E il Signore disse a Gesù: “Questo giorno io comincerò a magnificare te al cospetto di tutto Israele”. Dobbiamo anche ascoltare il nostro Signore Gesù che parla ai figli d'Israele: “Venite qui e ascoltate le parole del Signore vostro Dio [pronunciate da Giosuè sulla riva del Giordano]. Conoscerete in questo modo che il Dio vivente è in mezzo a voi.” Poiché nell'essere battezzati in Gesù, noi sapremo che il Dio vivente è in noi.
L'uso della parola “mistero” in questo passo suggerisce che nei misteri di qualche setta gnostica cristiana, o sette, Gesù e Giosuè erano stati identificati; ed è certo che la dottrina di Origene venne a lui, con qualche modifica, da una fonte gnostica. Il suo Cristo era il Logos, prodotto da Sofia, entro cui, in qualche maniera metafisica, egli era stato da sempre. [Commentario a Giovanni 1, 39.]
Gli gnostici trasferirono il loro credo nella trascendenza e natura spirituale di Dio a tale altezza ed erano così persuasi dalla certezza della peccaminosità essenziale degli uomini da non poter credere o che Dio avesse creato il mondo oppure che l'uomo potesse avere qualche conoscenza diretta di lui. Quella conoscenza, essi supponevano, era stata recata dal Logos; ed essi ridussero il dio degli ebrei ad una divinità o angelo inferiore come il dio di questo mondo, o Arconte di questo eone; e a lui attribuirono la creazione. All'inizio egli fu considerato buono, ma severamente giusto e non compassionevole, laddove il Dio supremo fu un Dio di compassione ed amore. Più tardi fu pensato da alcuni che un dio buono non può aver creato un mondo peccatore e corruttibile. Il Creatore, o Arconte principale, fu identificato allora col principale dei sette angeli o spiriti malvagi situati tra la terra e il cielo. Il nome greco applicato al Creatore fu Demiourgos, che significa operaio o artigiano. Perciò esso poteva significare un falegname. Ora va osservato che quelle persone che, secondo Matteo, posero la domanda, “Non è costui il figlio del falegname?” furono persone che non credettero in Gesù, ma furono “scandalizzati per causa sua”. Una possibile spiegazione di questo episodio è che alcuni gnostici che non accettarono Gesù come il Logos o Cristo asserirono che egli fu il figlio, non del Dio supremo, ma del dio ebraico, il Creatore o Demiourgos.
Oppure essi potrebbero aver tratto una distinzione tra il Gesù Logos e il Messia Gesù di una comunità giudeo-cristiana; [Più di un Gesù fu “predicato” secondo 2 Corinzi 11:4.] poichè nell'opinione di alcuni gnostici il Logos fu il figlio di Sofia; e le persone riferite domandarono, “Sua madre non si chiama Maria?”. Alcuni altri, comunque, considerarono probabilmente Maria la controparte terrena della celeste Sofia, in coerenza coll'opinione platonica che ogni oggetto materiale possiede la sua immagine perfetta nel mondo delle “idee”. [nel vangelo in uso tra i Nazareni lo Spirito Santo (=Sofia) era la madre di Cristo, e Maria fu la madre di Gesù. Cristo e Gesù erano uniti in un'unica persona.] I Naasseni, una setta pre-cristiana, insegnarono che lo Spirito Santo fu la madre di Cristo. Successivamente si elaborò il mito, o allegoria, di Sofia. Da alcuni gnostici Sofia e lo Spirito Santo furono divisi in due entità separate. Sofia, fu detto, cadde giù dal cielo (il Pleroma) e da lei fu creato il mondo materiale. [Dal momento che anche Filone insegnò che il mondo fu prodotto da Sofia, il credo esisteva già all'inizio del primo secolo.] Poi lei cadde sotto il potere di sette angeli malvagi (gli Arconti); ma Cristo discese e la liberò. Da questa allegoria si derivò probabilmente la dichiarazione in Marco e Luca che da Maria Maddalena Gesù aveva cacciato sette demoni; e il parallelismo permette una conferma dell'ipotesi che le Marie dei vangeli sono varianti della stessa. Maria la madre = Sofia la madre di Cristo; Maria Maddalena rappresenta Sofia nel potere dei sette demoni dai quali Cristo la liberò.
C'è in esistenza un'antica opera gnostica ebraica intitolata le Odi di Salomone in cui le idee della letteratura sapienziale sono state sviluppate lungo linee piuttosto diverse da quelle che abbiamo appena prese in considerazione. Il libro è senza dubbio pre-cristiano, dal momento che, secondo Lattanzio, esso formava un tempo parte del canone dell'Antico Testamento. La dottrina delle Odi non è specificamente cristiana; essa esibisce una fase di sviluppo intermedia tra la letteratura sapienziale e la cristologia dogmatica, e il pensiero si tinge dappertutto di idee ebraiche. [La natura delle Odi è stata discussa pienamente da Drews, Die Entstehung des Christentums, pag. 134-161.] Quelle Odi ci raccontano di una setta gnostica che riveriva un redentore divino, un “Giusto”, il Figlio di Dio, nato da una vergine i cui attributi sono simili a quelli della Sapienza nell'Ecclesiastico e nella Sapienza di Salomone. Questo Figlio di Dio è nominato Cristo, ma non decisamente Logos, sebbene in alcune delle Odi la Parola è personificata in qualche misura. Egli venne sulla terra per salvare gli uomini recando loro la conoscenza di Dio (gnosi); ed essendo morto e risorto egli aveva sconfitto la morte e resa possibile la resurrezione per tutti coloro che lo amano. Quelle dichiarazioni sono illustrate nei seguenti estratti:
Ad ognuno faccio del bene; per questo fui odiato! . . . . Divisero il mio bottino, benché io non fossi loro debitore. Io però pazientai, tacqui e rimasi tranquillo . . . . La loro amarezza con umiltà sopportai, volendo il mio popolo redimere e farlo erede.
E mi cercarono quelli che su me ponevano la loro speranza perché sono vivo. . . . Ed io ho posto su loro il giogo del mio amore. Come il braccio dello sposo sulla sposa, così è posto il mio giogo su chi mi conosce. . . . L’ade mi vide e fu prostrato; la morte mi vomitò fuori e con me molti.
Stesi le mie mani e mi accostai al mio Signore. Lo spiegamento delle mie mani è il segno di lui. Ed il mio stare eretto, il legno steso che fu levato sul sentiero del retto.
Poiché da lui (il figlio) era servito, anch’egli (Dio) nel figlio si compiacque.
E madre divenne la Vergine per grande favore; divenne gravida, generò un figlio, ma non sentì dolore, Ché ciò accadde non senza motivo. Ella levatrice non ha voluto, perché lui la vita le diede. Come uomo ella generò, col volere;
Padre della gnosi è la Parola della gnosi.
Dimora del verbo è il figlio dell’uomo e la sua verità è amore. Felici quelli che per mezzo di esso tutto hanno compreso ed il Signore nella sua verità hanno conosciuto.
Una setta gnostica la cui grande importanza per lo studio delle origini cristiane è stata riconosciuta da alcuni degli studiosi più abili è quella dei Mandei. La setta esiste ancora in Mesopotamia, presso l'Eufrate, da dove fuggì ad un'antica data per sfuggire alla persecuzione ebraica. La principale autorità sulla letteratura dei Mandei, Marc Lidzbarski, giunse alla conclusione che la setta fu in esistenza prima dell'era cristiana. [Anche Bultmann e Lohmeyer sono di quest'opinione.] La parola manda significa gnosi.
Nonostante la letteratura dei Mandei fosse stata prodotta su un periodo di tempo considerevole e sia impossibile fissare con accuratezza la data di produzione della sua maggior parte, sembra essere stato stabilito che parte di essa sia pre-cristiana, e, in particolare, che la parte del vangelo di Luca che riferisce le circostanze che precedevano la nascita di Giovanni il Battista fosse stata presa da un inno mandeo che è ancora in esistenza. I passi che si riferiscono alla nascita di Gesù sono stati sovrapposti dall'autore di Luca al racconto mandeo, che essi duplicano ad una misura davvero notevole, dato che la maggior parte dei dettagli associati alla nascita di Gesù erano stati collegati nella narrazione originale alla nascita di Giovanni. [Rob. Stahl, Les Mandéens et les Origines Chrétiennes, pag. 91 et seq.]
Comunque si trovano paralleli alle storie della nascita di Matteo e Luca dall'antichità molta più grande di quella. Sulle mura del tempio di Luxor la nascita di Amenofi III fu raffigurata 1400 anni A.E.C. [Lublinski, loc. cit., pag. 73.] Il dio egiziano Tot appare alla regina, sua madre, e le annuncia che lei è stata trovata degna di recare un figlio divino. Dopo la sua nascita giunsero ad adorare il figlioletto divino sovrani con croci nelle loro mani. Sì; nei tempi antichi re, imperatori, e alcuni altri uomini venivano deificati. Quello è vero. Ma quelli sono ciò che Dujardin definisce falsi dèi. Nessuno di loro diventò mai il dio di una religione. Gesù, al pari di Adone e Mitra, fu un vero dio.
L'influenza degli scritti mandei è osservabile specialmente nel quarto vangelo. Il capitolo 17 si basa su una preghiera di Anosch Uthra, [Il significato di questo nome potrebbe essere “Uomo che è supplicato” = Mediatore.] il dio-uomo mandeo. Non ci può essere alcun dubbio che lo scritto cristiano sia posteriore. [Stahl, loc. cit., pag. 12] La priorità del mandeismo rispetto al cristianesimo è indicata anche dalla polemica contro Giovanni il Battista con cui si apre il quarto vangelo. I mandei credevano che Giovanni fosse disceso dal cielo; che egli fosse diventato uomo mediante una nascita soprannaturale e apparso tra loro stessi come il “grande Rivelatore”. Egli corrisponde così al Logos cristiano. La sua storicità è altrettanto dubbia come quella di Gesù. [Drews, Das Markusevangelium, pag. 197.] La sua descrizione in Matteo è fabbricata a partire dall'Antico Testamento, 2 Re 1:8; Isaia 40:3. Se un uomo avesse voluto esortare gli ebrei alla conversione egli non si sarebbe recato a dimorare in un luogo desolato a cinque ore di viaggio da Gerusalemme. E battezzare in un fiume non era una pratica ebraica. [Rabbini ebrei dissero che l'acqua del Giordano non era appropriata per il battesimo, poichè è impura.] La storia della morte di Giovanni (Marco 6:14-29) è certamente non storica. I babilonesi collegarono il loro dio Ea al segno dell'Acquario, il trasportatore d'acqua. Il suo tempio era chiamato la “Dimora di Purificazione”. Egli veniva rappresentato mentre trasporta un recipiente contenente l'acqua di vita; e fu raffigurato anche come parzialmente pesce, parzialmente uomo. Associati a questo culto c'erano bagni di purificazione presso la riva del fiume. Ora Berosso, il sacerdote babilonese, racconta di un essere per metà pesce, per metà uomo, che sorgeva all'alba dal Golfo Persico e insegnava agli uomini la coltura e le arti. Al tramonto egli affondava di nuovo nel mare. Quei dettagli lo collegano con Acquario e il Pesce meridionale (Piscis Australis), costellazioni adiacenti, e con Ea. [Drews, loc. cit., pag. 97.] Berosso nomina questo essere Oannes o Jannes. E la forma greca di Giovanni è Johannes (in ebraico Jochanan). [Nel medioevo Giovanni era connesso col segno dell'Acquario. “Sole in Acquario, perchè Giovanni il Battista battezza il Salvatore nel Giordano”. (Da un calendario del dodicesimo secolo).] Il mandeismo si sviluppò probabilmente sotto l'influenza babilonese, a cui si possono far risalire numerose idee ebraiche. Si potrebbe ipotizzare che il fiume in cui Giovanni (=Ea) battezzava sia stato originariamente l'Eufrate.
L'enfasi con cui si asserisce l'inferiorità di Giovanni a Gesù nel prologo al quarto vangelo, dove si dichiara due volte che egli non era la Luce ma venne a portare testimonianza alla Luce, è spiegabile difficilmente se non sull'ipotesi che qualche dottrina contraria sta per essere negata.
I cristiani nella loro campagna contro i mandei adottarono una tattica davvero astuta quando, non negando il valore di Giovanni, lo ridussero alla posizione di precursore e preparatore della via, valorizzando così il prestigio di Gesù a spese di Giovanni. E il posto per un precursore era aperto. Gli ebrei credevano che il Messia sarebbe stato un precursore. La storia del battesimo, in cui si fa dichiarare a Giovanni che Gesù fu più grande di lui, fu una mossa efficace. Ma se Giovanni, al battesimo nel Giordano, avesse realmente riconosciuto Gesù come il Messia, come si sarebbe potuto scrivere in seguito che egli inviò alcuni dei suoi discepoli da Gesù a domandare: “Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?”. Matteo dà mostra di imbarazzo che se le posizioni relative di Gesù e Giovanni fossero state come furono rappresentate, il battesimo di Gesù da parte di Giovanni avrebbe richiesto qualche spiegazione.
Anche i mandei si chiamavano Nazorei; e dal momento che “mandeo” significa semplicemente “gnostico”, Nazoreo sarebbe un titolo più specifico. In un inno mandeo è scritto: “Noi abbiamo Nazorei e Mandei che sono caduti in prigionia dello Spirito. Ur, il Signore delle tenebre, li divora”. Nella letteratura mandea lo Spirito Santo, definito di solito semplicemente “lo Spirito”, è un'entità cattiva. Nel mandeo Libro di Giovanni è scritto che Adonaï (Jahvè) chiamò lo Spirito e gli disse, “Scriviamo un libro di abominio e imposture” (il Pentateuco). Allora lo Spirito emise un comando e Mercurio e i Sette (Pianeti) composero e scrissero la Legge.
Da qui la frase “caduti in prigionia dello Spirito” in un testo mandeo può significare soltanto che i mandei intesi erano diventati cristiani oppure ebrei. Ora la designazione “di Nazaret” applicata al Gesù dei vangeli è una traduzione scorretta; la parola greca tradotta così è solitamente “Nazoreo”, ma a volte “Nazareno”. Fissare Nazaret come il villaggio natale di Gesù fu un tentativo per spiegare quei termini. È riconosciuto piuttosto generalmente dagli studiosi, comunque, che la spiegazione è errata, e alcune delle autorità migliori riconoscono che è davvero dubbio se ci fosse un villaggio con quel nome in Palestina al principio dell'era cristiana. [W. B. Smith, Ecce Deus, pag. 291 e 31. L'articolo “Nazaret” nell'Encyclopaedia Biblica termina colle parole: “Forse non possiamo permetterci di asserire positivamente che ci fu un `villaggio di nome Nazaret´ al tempo di Gesù”.] W. B. Smith spiega il termine Nasareo sottolineando che contiene la radice ebraica N-S-R, che significa “custodire”. Gesù il Nasareo significherebbe perciò Gesù il Salvatore. Il prof. Smith pensa che “Nazoreo” e “Nazareno” siano varianti di “Nasareo”. È evidente dal loro uso nel Nuovo Testamento che venivano impiegati indiscriminatamente.
I fatti sembrano indicare piuttosto la conclusione che i Nazorei mandei che erano caduti preda dello Spirito fossero persone che avevano sostituito Gesù al posto di Anosch Uthra come il nome del dio-uomo, e accettavano la dottrina cristiana dello Spirito Santo. Dal momento che i mandei adorarono un dio-uomo, Anosch Uthra, che nessuno ritiene che sia stato un personaggio storico, perchè i cristiani non potrebbero aver potuto adorare un Giosuè o Gesù che non fu storico? La fede nella pura umanità di Geù riposa in definitiva sui vangeli; ma la sua pura umanità non è provata veramente da loro, dal momento che il Gesù evangelico è chiaramente un essere divino. Il punto di vista dei teologi liberali sembra essere che siccome egli non può essere stato veramente divino egli dev'essere stato umano — che è abbastanza illogico.
Nel mandeo Libro di Giovanni figura un dialogo tra Cristo e Anosch Uthra che indica una rivalità tra i due; la pretesa di Cristo di essere il dio-uomo è implicata, ma al cospetto del dio-uomo Anoschu Uthra egli è sconvolto e alla fine confuso. Gesù Cristo è stigmatizzato nei testi mandei come un impostore; [Probabilmente i Mandei avrebbero considerato Giosuè un figlio di Jahvè (Demiourgos o “falegname”).] ma il suo pensiero non evoca l'odio intenso che divampa contro gli ebrei. Questo fatto conferma piuttosto il sospetto che i mandei che erano caduti preda dello Spirito fossero divenuti adoratori di Gesù e non puri ebrei. E quelli apostati dal mandeismo sono condannati solo tiepidamente; è predetta la loro salvezza finale. Nei Riconoscimenti Clementini, [1:55.] nel corso di una discussione tra i discepoli, un discepolo di Giovanni afferma che Giovanni, e non Gesù, fu il Cristo. Simone il Cananeo replica che Giovanni fu in effetti il più grande di tutti i nati da donna, ma non più grande del Figlio di Dio. È chiaro che questo discepolo di Giovanni fu un mandeo; ed è interessante notare che egli viene rappresentato mentre conversa familiarmente coi discepoli di Gesù.
Nel quarto vangelo è detto che i primi due discepoli di Gesù erano stati discepoli di Giovanni. Si potrebbe ritenere che la dichiarazione indichi qualche antica stretta relazione tra il mandeismo e il cristianesimo. Il mandeismo potrebbe in realtà aver contribuito a preparare la via al cristianesimo; sarebbe uno sbaglio, comunque, concludere che il cristianesimo fosse semplicemente un derivazione del mandeismo. Le sue origini devono essere state davvero molto più complesse di quelle.
Epifanio dichiara [Haer. 29.] che esisteva una setta pre-cristiana di Nazarei che avevano rinnegato la legge ebraica. Potremo concludere che essi erano gnostici, e, forse, mandei. Naturalmente Epifanio li distingue dai Nazorei, dal momento che egli presumeva che quest'ultima setta fosse di origine post-cristiana. Egli dice anche che i Nazorei erano chiamati allo stesso tempo Iesseni, e specula se essi presero quel nome da Iesse il padre di Davide oppure da Gesù (Jeschua o Giosuè). Come un argomento a favore della seconda alternativa egli sottolinea che Jeschua significa guaritore o salvatore. Egli implica che la setta esisteva prima della distruzione di Gerusalemme.
Da ciò che è stato scritto fin qui, dovrà diventare chiaro che tutti gli elementi essenziali del dogma cristiano sono di origine pre-cristiana. Abbiamo il Logos Cristo, [Un altro nome per il Logos e forse un nome gnostico più consueto fu Chrestos (utile, buono, gentile).] il figlio di Dio, che discese sulla terra per recare agli uomini la conoscenza del vero Dio, fu ucciso e si recò nell'inferno per risvegliare i giusti morti e poi riascese al cielo. Il Logos sotto vari nomi, Caino, Set, Giosuè e altri, fu adorato da numerose sette, i cui membri credevano che nei loro “misteri”, tramite l'esecuzione di riti appropriati, essi potessero assicurarsi un'unione col loro dio del culto e così guadagnarsi una vita eterna. Abbiamo anche il culto del dio-salvatore Gesù, e la fede nel sangue redentore di una vittima divina.
È facile comprendere perchè il nome Gesù dovesse aver rimpiazzato alla fine tutti gli altri nomi sotto i quali gli gnostici adoravano il Logos, dato che Gesù significa soccorritore, guaritore, o salvatore. Questo nome avrebbe suggerito la parola greca “Iesis” = guarire. Iaso (genitivo Iasous) era dèa della salute e figlia di Asclepio. Giasone, di nuovo, fu riverito come un essere divino in Tessaglia e ai confini dell'Asia, e fu considerato un guaritore o salvatore. Il nome Giasone fu preso, in realtà, per l'equivalente greco di Giosuè. [Flavio Giuseppe, Antichità, 12, 5, 1.]
Alquanto più tardi le Apocalissi cominciarono a influenzare il corso dello sviluppo del dogma.
Quelle sono scritti ebraici in cui venivano esposte varie concezioni del Messia. La loro influenza comincia a vedersi piuttosto tardi nel primo secolo. Gesù allora venne ad essere considerato Messia. Poichè siccome la parola greca per Messia è Christos, l'idea messianica si fuse facilmente con quella del Logos e Figlio di Dio, Chrestos. La fusione di idee sarebbe aiutata dal cinquantatreesimo capitolo di Isaia, che offriva un ritratto di un Messia sofferente. Aspetti messianici furono attinti dalle Apocalissi, applicati a Gesù e assorbiti nel corpo generale del credo cristiano. Da loro si derivarono i discorsi escatologici attribuiti a Gesù nei vangeli. Probabilmente la fusione cominciò difficilmente, se non del tutto, prima della caduta di Gerusalemme nell'anno 70. Prima di allora ci furono un numero di sette che si consideravano ancora ebraiche e tenevano varie dottrine. Alcune di loro non vennero mai assorbite, ma divennero sette eretiche gnostiche. Nel vangelo di Marco il solo discorso escatologico è un'interpolazione; e in Giovanni non ce ne sono affatto. I vari vangeli, di cui vi furono in una sola volta un buon numero, furono scritti per comunità che tenevano diverse opinioni cristologiche.
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