domenica 19 aprile 2015

Edwin Johnson sul dilemma posto dal Più Antico Vangelo

CONTROVERSIE:  Importanti dispute su oggetti che i teologi di sette diverse si contendono. Agli occhi degli uomini carnali, si tratta di sciocchezze indegne di preoccupare animali ragionevoli. In fondo, però, tali dispute sono utilissime alla Chiesa militante che in questo modo si tiene in esercizio e alimenta negli animi santi ostilità vantaggiosissime al clero.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Edwin Johnson, l'autore di Antiqua Mater, è quello, tra i Critici Radicali, che più di tutti gli altri ha scoperto la natura del vero problema in ogni scientifica ricerca delle vere origini cristiane.

 Si tratta del medesimo problema che ero arrivato a toccare qui, sia pure indipendentemente con i miei logori strumenti ermeneutici. Ma ora lo ripropongo usando le stesse parole di Johnson.
Rimane fino a questo giorno un problema se quel che Tertulliano chiama 'mio Vangelo', 'mio Cristo', 'mio Gesù', oppure il Vangelo secondo i Marcioniti, che negavano il profetico adombramento del loro Gesù, fosse la più antica concezione nel mondo. Il soggetto sembra senza speranza oscuro; e forse nient'altra conclusione può essere raggiunta, salvo quella generale, che cioè il cristianesimo ecclesiastico dal tempo di Tertulliano prese la forma di un compromesso tra lo spassionato ideale di innovazione gnostica, il quale incontrò le aspirazioni dei mistici ellenici e romani, e le positive intuizioni dello spirito ebraico.
(Antiqua Mater, pag. 112, mia libera traduzione e mia enfasi)

Ogni cristiano interessato alle Scritture ebraiche, al di là se con legittimo diritto oppure senza alcun diritto nel fare ciò (perchè non veramente ebreo), ha sempre fatto una storica necessità ciò che era solo letto, per di più assai goffamente, nella letteratura sacra precedente. «È scritto. È rivelato. Perciò è accaduto.» Questo sembra essere stato il loro folle tentativo di fabbricare iterativamente un'intera Non-Vita per il loro chimerico Gesù, attingendola a ritroso dalla Septuaginta.

Ne deriva che la più antica ''biografia'' di Gesù, in realtà un sacro dramma liturgico, se togliamo tutto ciò che è copiato dai testi sacri ebraici, prevedeva soltanto, più che una biografia, una mera missione in incognito del Figlio sulla Terra. Ma qual era questa missione? E per conto di chi? Di quale Dio? Del Dio ebraico o di un altro Dio?

Io ritengo più probabile, forte dei sorprendenti risultati della ricerca scientifica più recente, che il più antico dramma liturgico a proposito di Gesù, il più antico protovangelo, al di là se comparso assieme al mito vero o proprio oppure tardivamente solo per istanziarlo sulla Terra a mero scopo didattico degli outsiders, sia frutto di coloro che saranno poi chiamati ''eretici''. O tra gli gnostici oppure tra i marcioniti. Non tra i valentiniani. Non tra i cattolici. Non tra i ''giudeocristiani''.

Il mito più embrionale poteva e doveva essere interamente ebraico. Ma il processo in cui fu istanziato e antropomorfizzato sulla Terra fu inaugurato dagli eretici.

Il geniale Roger Parvus, al di là dei dettagli di mero intrattenimento con cui colora la sua sorprendente ed audace tesi di un'origine simoniana del cristianesimo, ha catturato un punto fondamentale. E cioè che i primi a scrivere una Non-Vita sulla Terra per l'entità Gesù, al di là di cosa fosse o a cosa rimandasse tale misteriosa entità, furono gli «eretici», al di là di chi fossero realmente nelle opinioni specifiche di Parvus (lui pensa simoniani, io penso proto-marcioniti, ovvero i più immediati precursori di Marcione).

L'intenzione, o meglio una delle intenzioni principali, dietro il Più Antico Vangelo sospetto che era la seguente: deridere l'ebraismo.

Quella risata era causticamente aggressiva per i simoniani di Parvus, rivolta com'era nella sua concezione a deridere quegli idioti dei Pilastri.
Ma esistono anche risate amare, ironie intese a mostrare il lato purtroppo drammatico del reale, in quanto inteso a criticarlo radicalmente, a mostrarne per converso l'irrealtà, la tragica inconsistenza. Non è forse tragicamente ironico che gli ebrei nel Più Antico Vangelo, anzi perfino gli stessi discepoli di Gesù, perfino Pietro, non capiscano un tubo di quale Dio fosse in realtà Figlio il Messia che avevano di fronte e dal quale si attendevano così ciecamente il puntuale compimento di una qualunque antica profezia ebraica?

È proprio questo il punto. Perchè inventarsi un sacro dramma liturgico dove la figura degli idioti, degli ottusi, dei ciechi, delle marionette, è recitata fino alla fine proprio dai 12 compagni ebrei di un Messia solo apparentemente umano? Perchè scomodare gli ebrei? Perchè, se gli eretici non avevano vere origini ebraiche, non antropomorfizzavano il loro eroe rivelatore del Vero Dio in tutt'altro contesto, magari in Grecia, in Galazia o nello stesso Ponto da dove proveniva Marcione, così da lasciare in pace gli ebrei?
Chiaramente la risposta è una sola:
quelli eretici stavano reagendo ad un preesistente culto ebraico o tradizione ebraica già infiltratosi nel variegato mondo ellenistico. Desideravano fargli concorrenza sul suo stesso terreno, inglobando, fagocitando e cooptando nel proprio mito i suoi stessi credi, per ribadire la superiorità e il naturale imperio della spiritualità ellenistica (che evidentemente vendeva e attirava di più) rispetto a quella ebraica e/o semiebraica. Per sconfessare una volta per tutte l'odiosa Torah degli ebrei. Sbarazzarsene per sempre. Del dio degli ebrei e perciò pure dell'identità ebraica.

Ne deriva con matematica necessità che, se è vero che le origini del cristianesimo devono essere ebraiche, e se è altrettanto vero che il Più Antico Vangelo, ovvero l'idea stessa introdotta la prima volta di una ''biografia'' per Gesù, fu scritto da marcioniti, allora il più antico culto ebraico di Gesù, per poter essere intravisto nella sua reale ebraicità, dev'essere obbligatoriamente spogliato, volente o nolente, di tutto ciò che fu introdotto sull'onda eretica del Più Antico Vangelo (Mcn).

Il sillogismo andrebbe come segue:

1. Le origini del mito di Gesù sono ebraiche.
2. Ma il Più Antico Vangelo (alla base di tutti gli altri) è Mcn.
3. Perciò l'originario mito ebraico di Gesù prevedeva un Gesù del tutto non-evangelico.

In altre parole, per avere evidenza di un vero antico culto ebraico di Gesù delle origini, l'unica mossa consentita per farlo è spogliare da tutta l'evidenza disponibile ogni dettaglio, credo o ideologia su Gesù nato sulla scorta del Più Antico Vangelo.

Parvus è andato molto vicino a realizzare questo, perchè nelle vicissitudini che opposero ''Simon Mago'' ai ''Pilastri'', per quanto ricostruite all'insegna della fiction e del romanzesco, è riuscito a scorgere la reale drammaticità dell'incontro/scontro tra i primi predicatori ebrei di Gesù (chiunque sia stata tale entità) e gli incombenti cooptatori protognostici dell'idea. L'importante che occorre sapere qui è che della gente arrivò a odiarsi, a scomunicarsi e a maledirsi di puro odio tra loro in nome delle loro idee. Lo ribadisco con caratteri maiuscoli: PURO ODIO.

Se il culto di Gesù serviva a cementificare il senso di appartenenza ad una embrionale comunità di profeti/predicatori/posseduti dallo Spirito, se quindi serviva essenzialmente ad UNIRE in vista della sopravvivenza in un mondo sempre più ostile - e ostile perchè PAGANO - è altrettanto vero che l'incipiente mito gnostico e il suo mettere le mani sul mito originario per cooptarlo serviva essenzialmente a DIVIDERE in vista della spaccatura definitiva con un mondo (semi)ebraico considerato ancora gelosamente ''succube'' della propria Legge.

Paradossalmente, l'enfasi sull'ODIO qui, specie se rivolto contro l'idolatria pagana e un ordine mondiale prossimo alla fine, serviva a UNIRE.
Mentre l'enfasi marcionita sull'AMORE, specie se emanato da un dio straniero, serviva a DIVIDERE.
Tutto il contrario quindi di quel che siamo di solito abituati a pensare, ovvero che l'AMORE UNISCE, mentre l'ODIO DIVIDE. Ma quando ci sono troppo interessi di mezzo, come fu nel Grande Gioco tra le molteplici sette cristiane, le parole perdono il loro apparente significato. Per divenire della stessa materia di cui sono fatti i sogni. E i peggiori incubi.

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