domenica 1 marzo 2015

Del Cattolicesimo come Eresia di un'Eresia

FULMINI DELLA CHIESA: Artiglieria spirituale; è composta di mortai e cannoni intellettuali che i capi della Chiesa hanno il diritto di puntare contro le anime di chi è tanto temerario da dispiacer loro. Questa artiglieria metafisica non si astiene dal ferire i corpi quando sostenuta da artiglieria fisica, custodita negli arsenali dei principi secolari.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

 “Prophetic religion becomes apocalyptic when prophecy fails, and apocalyptic religion becomes Gnosticism when apocalypse fails, as fortunately it always has and, as we must hope, will fail again. Gnosticism does not fail; it cannot fail, because its God is at once deep within the self and also estranged, infinitely far off, beyond the cosmos.”
(Harold Bloom, Omens of Millennium, pag. 30)

Traduzione:
 “La religione profetica diventa apocalittica quando la profezia fallisce, e la religione apocalittica diventa gnosticismo quando l'apocalisse fallisce, come fortunatamente essa ha sempre fatto e, come noi dobbiamo sperare, fallirà di nuovo. Lo gnosticismo non fallisce; non può fallire, perchè il suo Dio è allo stesso tempo nel profondo sé e anche estraneo, infinitamente lontano, al di là del cosmo.
Il critico letterario Harold Bloom ci vede fin troppo giusto quando dice che lo gnosticismo sorse come una "protesta" contro l'apocalitticismo fallito, come conseguenza del vano attrito opposto alla ruota sempre girevole del tumultuoso divenire storico.

Secondo me quella frase di Bloom è particolarmente efficace quando applicata alla genesi delle origini cristiane. Perchè cattura l'essenza di quelle origini: gnosticismo storicizzato. Nient'altro.

Il cattolicesimo attuale è l'erede moderno di un'eresia di un'eresia ebraica. Se i messianisti e apocalittici ebrei del I secolo erano già ''eretici'' per loro conto nella loro dissennata resistenza contro la direzione stessa della Storia e del mondo, allora lo gnosticismo cristiano (''Paolo'') completò il quadro, costituendosi come rimedio ellenistico di quel loro prevedibile fallimento. E poi il protocattolicesimo sarebbe infine sorto come ulteriore rimedio di compromesso per mettere tutti quanti d'accordo (Reductio ad Unum).


Roger Parvus, con la sua consueta genialità, riassume in poche righe lo stesso concetto espresso così ottimamente da Bloom:
...Vale a dire, la comunità apocalittica di Giovanni potrebbe essersi praticamente estinta entro la fine del primo secolo. Era la versione di Paolo del cristianesimo che si provò praticabile per il lungo termine. Ciò non poteva essere stato facile da accettare per eventuali ammiratori superstiti di Giovanni, soprattutto quando considerarono difettosa la versione di Paolo su alcuni punti.
Quei punti a cui si riferisce Parvus suonano in effetti davvero blasfemi tanto per un ebreo quanto per un cattolico: rifiutarsi di adorare il dio degli ebrei, perchè il vero dio era il Serpente della genesi, il vero Prometeo ebraico.

Il termine ''cristo'', se togliamo tutte le riconosciute interpolazioni e le occorrenze del termine nella Septuaginta, fu usato solo per indicare Bar Kokhba esplicitamente come ''messia''. Non c'è evidenza che Giuda il Galileo o l'Egiziano o Teuda o Giovanni di Gamala si facessero chiamare a turno ''cristo'', nonostante volessero figurare la parte dei liberatori messianici del momento.  Secondo me, prima del 70, il popolo ebraico, per quanto esausto della dominazione romana, non aveva creato in sè una così forte e radicale speranza DEL Cristo se non quando il Tempio era già stato distrutto, proprio perchè QUEL Tempio era stato distrutto. Se prima del 70 bastava un novello Giosuè o un novello Mosè (vedi l'Egiziano) per galvanizzare qualche animo, dopo il 70 fino al 135 EC gli ebrei riuscirono nella gran parte a concentrare tutte le loro speranze nell'ardente attesa del ''Cristo'' finale e risolutivo.

Tacito dà evidenza di questa ubriacatura collettiva religiosa del popolo ebraico. E per attirare l'attenzione di Tacito, nella lontana Roma, i fanatici apocalittici ebrei non dovevano essere quattro gatti, o come si suol dire, ''marginali'' o ''insignificanti''. No. Dovevano essere davvero balzati agli onori delle cronache e al centro dei riflettori, vere e proprie star del momento. O almeno, nella misura necessaria per far scrivere a Tacito queste parole piene di realistico disincanto misto a punte di autentico, cinico disprezzo, oltre che di profonda inquietudine:
Si erano verificati dei prodigi che quella gente, fanatica ma non autenticamente religiosa, giudica illecito scongiurare con preghiere e sacrifici. Si videro scontri di eserciti nel cielo, lampeggiare di armi e il tempio illuminato da un improvviso fuoco venuto dal cielo. Di colpo si spalancarono le porte del santuario e si udì una voce sovrumana che annunciava che gli dèi se ne stavano andando. Contemporaneamente vi fu un grande strepito, come di gente che si stava allontanando.
I prodigi spaventarono poche persone perchè in molti erano convinti che fosse vero quanto era scritto negli antichi libri sacerdotali: era quello il tempo in cui l'Oriente si sarebbe imposto sul resto del mondo e uomin partiti dalla Giudea avrebbero conquistato il potere. In questa oscura indicazione erano da ravvisare Vespasiano e Tito; ma il popolo (e questo è tipico dell'umana cupidigia) aveva interpretato in senso a sé favorevole questo destino di grandezza e neppure nelle avversità si lasciava convertire alla verità.

(Tacito, Storie, V, 13)
Sembra di udire, proprio in questo momento storico, le parole forsennate di quel pazzo stralunato dell'autore dell'Apocalisse di San Giovanni, o almeno della sua forma embrionale poi ampliata e cristianizzata in seguito dalla Grande Chiesa, per farne una sorta di ante-litteram malleus maleficarum con cui martellare gli eretici e gli infedeli a propria discrezione.
Ecco perchè ho il forte sospetto che i ''giudeocristiani'' non furono mai esistiti. Esistevano solo ebrei ''normali'' ed ebrei fanaticamente apocalittici, almeno uniti, dopo il 70, nel riconoscere all'unisono la persona di cui avevano veramente urgente bisogno: DEL CRISTO.

Le loro più genuine speranze apocalittiche si concretizzarono nella figura di Bar Kokbha e solo lui. Dai più esagitati ai più moderati tra i veri ebrei, il vero ebreo Bar Kokhba fu la persona che attirò a sé, e per via legittima (cioè con il contemporaneo consenso di veri ebrei), il titolo ebraico di CRISTO.

 È solo una lurida sfacciata apologetica cristiana quella che vuole un Flavio Giuseppe estremamente riluttante ad assegnare titoli messianici originali a questo o quel sedicente messianista di turno per timore di fare fin troppa pubblicità all'ISIS del suo tempo (ovvero i vari sediziosi Giuda, Simone, Giacomo, Teuda, il Samaritano, l'Egiziano, ecc.). Se Flavio Giuseppe avesse saputo dell'estrema facilità con cui veniva dispensato a basso prezzo il sacro titolo messianico di ''Cristo'', l'avrebbe di certo usato per dimostrare quanto folli e sacrileghi fossero i leaders zeloti indegni usurpatori del concetto e nel contempo l'avrebbe assegnato esplicitamente a Tito Flavio Vespasiano, non limitandosi a dire che realizzò ridicole profezie orientali di qualche sorta. Se il nome ''Mashiach'' fu usato dagli zeloti, allora Flavio Giuseppe ce lo avrebbe riferito con tanto di significato corretto (da lui) e di significato storpiato (dai ribelli). Punto. Stop.

La conclusione è inevitabile: il termine greco 'Cristo' fu usato come designazione di qualcuno (Bar Kokhba, oppure il ''Cristo Gesù'') da ebrei e cristiani e perfino pagani solo nel II secolo.

E parimenti solo nel II secolo nasce lo gnosticismo (dunque sbaglia chi vede elementi gnostici nelle epistole di Paolo e tuttavia colloca le epistole nel I secolo, come pure sbaglia chi vede gli elementi gnostici nelle epistole di Paolo e tuttavia le considera interpolazioni aggiunte nel II secolo).
La più antica espressione letteraria del cristianesimo, sebbene non il più antico tipo di dottrina, fu il paolinismo. Coloro che cominciarono a porre avanti un cristianesimo speculativo nel nome di ''Paolo'' erano i primi cristiani a scrivere, precisamente perchè erano essi gli innovatori.
(Thomas Whittaker, The origins of Christianity, mia libera traduzione)


Lo sviluppo mitico fu accompagnato o seguito da speculazioni di un genere più intellettuale. In circa una generazione dalla caduta del Tempio, la via era stata preparata per il nuovo movimento chiamato Paolinismo.
(Thomas Whittaker, The origins of Christianity, mia libera traduzione)

Perciò il riferimento all'entità ''Gesù Cristo'', se si esclude la menzione di Filone nel I secolo di ''Gesù'', fa la sua prima apparizione solo nel II secolo. In un contesto proto-gnostico entrato a contatto (per prenderne da subito poi le distanze) col febbrile messianismo ebraico. 

A dire il vero, le distanze prese, appena in tempo per permettere almeno la cooptazione del nome ''Cristo'' e del nome ''Gesù'' dall'ambiente ebraico apocalittico-messianico prima di lasciarlo andare alla sua apparente triste deriva politica e culturale (la repressione della rivolta di Bar Kokbha con le sue conseguenze antisemite - la proibizione della circoncisione, tanto per cominciare - dovette sembrare ai più la fine stessa dell'ebraismo e non solo dei suoi aspetti più radicali e oltranzisti), inorridirono di parecchio quelli che giustamente Roger Parvus chiama nella citazione di cui sopra ''eventuali ammiratori superstiti di Giovanni'', vale a dire coloro che si rifiutavano di gettare via ''il bambino'' (la morale ebraica espressa nella Septuaginta e l'amore per la creazione e per il Dio creatore) assieme all'''acqua sporca'' (il messianismo apocalittico e la circoncisione, due aspetti resi terribilmente sospetti dopo Adriano): i proto-cattolici.

Ma la loro fu una mera soluzione politica di compromesso (anche se dopo Costantino si trasformò in una tragica Soluzione Finale). E come tutte le soluzioni di compromesso, macchiate alla radice da una profonda ipocrisia verso tutto e tutti, fino al limite dell'inganno e dell'autoinganno. Oltre che della più totale inconsistenza logica.

Un dipinto di Hyeronimus Bosch vale più di mille parole per dare una breve ma vivida rappresentazione di quei bastardi falsari ''Padri della Chiesa'' come Tertulliano:


E così il geniale Richard Carrier ha sintetizzato magnificamente l'azione di tutt'altri Padri, ovvero quei Massoni che redassero la Costituzione Americana con tanto del principio di separazione tra Stato e Chiesa:
"Christianity inspired the Constitution in only one terrible sense: by being so horrific something had to be done to stop it."

Trad.:
Il cristianesimo ispirò la Costituzione in un solo terribile senso: essendo così orrificante qualcosa doveva essere fatto per fermarlo.

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