giovedì 2 maggio 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AGLI EBREI (L'epistola agli Ebrei e Clemente Romano)

 (segue da qui)

6. L'epistola gli Ebrei e Clemente Romano.

Scritta presso la scuola di Apelle, l'epistola agli Ebrei non può essere anteriore al 145 circa. Ma qui ci viene sbarrata la strada in nome di Clemente Romano che, ci viene detto, ha scritto la sua lettera ai Corinzi intorno al 96, e che ha attinto dall'epistola agli Ebrei. Vediamo se questa barriera è solida. 

Il problema dei rapporti tra Clemente Romano e l'epistola agli Ebrei comporta una questione di fatto e una questione di date.

Questione di fatto: Clemente Romano ha attinto dall'epistola agli Ebrei? Questione di date: Clemente Romano ha scritto la sua lettera intorno al 96? Cominciamo prima con quella seconda questione.

La data della lettera di Clemente è correlata alla data della lettera scritta da Policarpo, che la utilizza ampiamente. Fintantoché quest'ultima era collocata intorno all'anno 112, si era obbligati a porre quella di Clemente intorno al 96. Ma è dimostrato oggi che Policarpo non ha potuto scrivere la sua lettera prima del 150, che ha potuto scriverla in compenso nel 166, poiché ha subìto il martirio in quella data, come voleva l'antica cronologia. [1] Allo stato attuale delle cose non abbiamo più alcun motivo di mantenere la data del 96, mentre alcune considerazioni, sulle quali non devo soffermarmi qui, ci invitano a scendere verso la metà del secondo secolo.

Arrivo ora alla questione di fatto. Ma comincio col notare che essa non ha più alcuna portata. Non avremo evidentemente nessun diritto di concludere che l'epistola agli Ebrei sia del primo secolo, o che sia in ogni caso anteriore all'anno 130, perfino se constatassimo che essa sia stata utilizzata da Clemente la cui lettera non è probabilmente anteriore al 150. Vediamo, però, se essa sia stata utilizzata. 

Tra Clemente ed Ebrei esistono coincidenze numerose che non possono essere fortuite; che, di conseguenza, sono l'effetto e l'indice di una dipendenza. Si possono raggrupparle in due gruppi. In uno si collocano quelle che si constatano, senza che sia possibile intravvedere da quale lato sia la dipendenza.  L'altro comprende le coincidenze che permettono di discernere, con più o meno probabilità, il modello dalla copia. Solo il secondo gruppo deve fissare la nostra attenzione. [2]

Clemente 17:1: Imitiamo anche coloro che, in pelli di capra e in pelli di di pecora, èn dermasin aïgheïoïs kaï mèlotaïs,  hanno circolato annunciando la venuta del Cristo, vogliamo dire i profeti Elia, Eliseo ed Ezechiele, e con loro coloro che hanno ricevuto una testimonianza.

Ebrei 11:37: Essi sono andati qua e là, in pelli di pecora e in pelli di capra, èn mélotaïs, èn aïgheïoïs dermasin, denudati di tutto, perseguitati, maltrattati.

I due autori parlano di uomini vestiti di pelli di capra e di pelli di pecora. Ma solo Clemente dice che questi uomini erano i profeti Elia, Eliseo ed Ezechiele. Si comprende facilmente come Ebrei, trascrivendo il suo testo, abbia soppresso i nomi propri per abbreviare; ma non si vede minimamente come mai Clemente, trascrivendo il testo di Ebrei, vi avrebbe inserito tre nomi propri. A tener conto solo delle verosimiglianze, si dirà che Ebrei ha utilizzato Clemente.

 

Clemente 36:2: Il Maestro ha voluto che gustassimo la conoscenza immortale per mezzo di lui [Gesù] che, essendo il riflesso della sua grandezza, os ôn apôgasma tès megalôsunès autou, è tanto più grande degli angeli, che ha ereditato un nome più eccellente.

Ebrei, 1:5: Lui che, essendo il riflesso della sua gloria, os ôn apôgasma tès doxès, e l'impronta della sua sostanza, e portando tutti gli esseri con una parola della sua potenza... diventato tanto superiore agli angeli che ha ereditato un nome più eccellente del loro.

 

 

3. Infatti è scritto così: I venti fa suoi angeli e la fiamma del fuoco suo ministro.

 

 

5. Infatti a quale degli angeli ha detto: Tu sei mio Figlio, io ti ho generato oggi? 

 

 

4. Ma al Figlio il Signore ha detto così: Tu sei mio Figlio, io ti ho generato oggi...

33:4: (Dio ha formato l'uomo per essere) l'impronta, karactèra, della sua immagine.

27:4: (Dioha fatto sussistere tutte le cose nella parola della sua grandezza, èn logô tès megalôsunès autou.

7. Agli angeli dice: I venti egli fa suoi angeli e la fiamma del fuoco fa suo ministro...

Anche qui, qui soprattutto la dipendenza è chiara. Si dirà che essa sia dal lato di Clemente? Rileggiamo 7 di Ebrei. Vi apprendiamo che l'oracolo del salmo 103, relativo ai venti che Dio fa suoi angeli, è una parola rivolta agli angeli stessi da Dio: «Agli angeli dice». Ma nel salmo non si parla di una parola rivolta agli angeli. L'asserzione di Ebrei contiene quindi un'inesattezza che i commentatori — quelli almeno che non hanno schivato il problema — hanno tentato invano di sopprimere (si veda il tentativo maldestro di Estio). Ma l'inesattezza è stata evitata da Clemente. E la spiegazione di questo contrasto è probabilmente questa: Clemente, che è l'autore della citazione, ha ben visto che, nel salmo, Dio non rivolge la parola agli angeli; l'autore di Ebrei, che si è limitato a trascrivere l'estratto di Clemente, non ha fatto attenzione a questo dettaglio.

Riassumiamo. L'epistola agli Ebrei potrebbe essere stata utilizzata da Clemente senza che ciò ci obblighi a collocarla prima del 145. In effetti, lungi dall'essere stata utilizzata da Clemente, è essa che sembra aver utilizzato Clemente.

NOTE

[1] Delafosse, Lettres d'Ignace d'Antioche, pag. 25-26.

[2] Mi limito a menzionare qui le coincidenze del primo gruppo: Storia di Abele e di Caino (Ebrei 11:4; Clemente 4:1-6); Enoc (Ebrei 11:5; Clemente 9:3); Noé (Ebrei 11:7; Clemente 9:4); Abramo (Ebrei 11:7-8; Clemente 10:1 e 7); Raab (Ebrei 11:31; Clemente 12:1); Gesù sommo sacerdote (Ebrei 3:1; Clemente 36:1; 61:3; 64).  

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