domenica 9 giugno 2019

Gesù è vissuto? — Controversia religiosa su “IL MITO DI CRISTO” (Berlino, 31/01/1910 e 1/02/1910)



Il Dio di Coincidenza

Può qualcuno negare che

Una cosa dopo l'altra

In sequenza e logica

Mai vista prima

Non può essere che la

Interferenza di un Dio

Determinata a provare che

Ognuno che pretende

Di conoscere ora

Una cospirazione è

Demente?
(Kent Murphy)

Qualcuno si lamenta di quanto sia difficile trovare un nucleo storico negli scritti di propaganda religiosa che passano per vangeli, così ricolmi di miracoli favolosi quanto impossibili. Ogni episodio, ogni pericope che contengono, perfino il più inoffensivo nei confronti delle leggi della fisica, sembra impossibile che sia accaduto, come se fosse impregnato dell'impronta inequivocabile della intrinseca divinità del loro eroe. 

Non meraviglia che vi siano così tanti atei in giro, al giorno d'oggi.

Io non sono un Dottore in Teologia tantomeno un mistico giudaizzante alla Mike Plato (grazie a dio, non ci tengo ad essere un esperto... ...del nulla). Io sono solo un tizio che... ...constata i fatti. E quando si tratta di sapere la verità dei fatti sul conto di Gesù Cristo, io seguo il Rasoio di Occam.
«frustra fit per plura quod potest fieri per pauciora»

«è futile fare con più mezzi ciò che si può fare con meno».
Tradotto nel caso delle Origini cristiane: se si possono ricostruire a tavolino tali suddette Origini facendo del tutto a meno di un “Gesù storico”, allora tanti saluti all'ipotesi di un “Gesù storico”. 

Ebbene, così funziona il Rasoio di Occam applicato al caso Gesù.

E il modo in cui verifico tutto ciò è piuttosto radicale. Invece di consultare “oracoli” di sorta, specie se accademici (specie quando dietro di essi si celano cripto-cristiani come costui), tantomeno ricorrendo all'imbonitore di turno, mistico o illuminato che si pretenda, io semplicemente leggo il testo stesso e cerco di pervenire ad un'ipotesi di lavoro che faccia uso del minor numero di mezzi possibile. 

Andando direttamente al testo, infatti, affiora da subito il problema di cui soffrono in massa i folli apologeti cristiani — per la verità, tutti gli storicisti, anche quelli atei. Ciò che loro puntualmente non vedono nel testo evangelico è che il testo stesso non risponde alla domanda: Gesù è esistito? Semplicemente, si limita a scaricare sulle spalle del lettore (o della lettrice) l'onere della risposta. Si badi bene: non lo scarica su altri. Lo scarica sui lettori. L'immane responsabilità della soluzione a tale enigmatico quesito di fatto scompare del tutto una volta che i lettori stessi accettano che Gesù non è mai esistito fisicamente.

Che non ci fu mai una persona fisica chiamata Gesù di Nazaret.

Si guardi bene nel vangelo di Marco. Lo si legga con sguardo critico, onesto, senza pregiudizi. Constata la magia, i miracoli, tutto il mistero che il suo eroe racchiude, e domandati: vi è mai stato nel passato reale, un personaggio fisico e storico dietro quel Gesù?

Tanto per cominciare, nessun contemporaneo ne ha mai sentito parlare, tantomeno ne fa menzione. Questo silentium saeculi non deve significare per forza qualcosa, salvo servire a rammentarci che altri contemporanei pazzi profeti, ribelli crocifissi e sedicenti maestri — tutti potenziali “Gesù” col solo torto di non essere quel Gesù — sono  stati segnalati, a differenza del Gesù dei vangeli. 

Il punto interrogativo rimane: se non ci sono altri a prendere la decisione per noi, se neppure i vangeli intendono assicurarci in modo chiaro e tondo che il loro eroe sia esistito per davvero, la decisione finale spetta, da ultimo, a chi legge i vangeli.   

Non che questi vangeli siano coerenti tra loro, visto che un sacco delle loro storielle sono riscritture di testi precedenti, soltanto con nuovi attori al posto dei vecchi. 

Ora, quando si tratta di prendere una decisione di questo tipo, il lettore dei vangeli dovrebbe affidarsi al giudizio dei cosiddetti “esperti”? Sfortunatamente, non può. Perché i summenzionati “esperti del Gesù storico”, per una fin troppo divina “coincidenza”, hanno frequentato seminari e corsi di teologia (puah). Soltanto, chiedilo all'Adinolfi di turno. Ma senza scomodare un così evidente folle apologeta cristiano simile, chiedilo a Pesce, e domandagli perché mai ci tenesse così tanto a specializzarsi anche in teologia cristiana. Non c'è da stupirsi se del “Gesù storico” questi sedicenti “esperti” vivono e campano: anche le industrie del tabacco insistono che le sigarette non sono affatto cancerogene. 

E non credere che, se l'accademia attuale risulta ineluttabilmente compromessa con malcelati interessi ecclesiastici nella sua risposta al noto quesito, allora, ipso facto, siano meglio candidati a rispondervi personaggi quanto mai discutibili come il Mike Plato o il David Icke di turno. Nota la differenza, qui: Mike Plato e David Icke credono di portare “prove inconfutabili” dell'esistenza di “arconti” ultraterreni — esistenza debitamente negata dalla “maggioranza degli accademici” — laddove un Richard Carrier porta prove schiaccianti contro l'esistenza di un personaggio che la “maggioranza degli accademici” giura e spergiura essere esistito.  

C'è poco da fare: Gesù esemplifica al meglio uno di quelli strani casi dove l'inerzia di malcelati interessi ecclesiastici unita al peso non indifferente della creduloneria popolare ha impedito una comprensione sobria e razionale del caso in questione. Questo per dire che è perfettamente ragionevole, per un ateo, pronunciarsi contro, in definitiva, l'esistenza fisica di Gesù di Nazaret nel passato reale.

È ragionevole anche per un altro motivo: per purificare il vangelo più antico, quello di proto-Marco, dalle stronzate aggiunte in seguito nel contenuto e/o nell'interpretazione. Ma dato che non vi è testo senza interpretazione, quantomeno è ragionevole relativizzare tutte le sue interpretazioni, invece di prediligere quella “dominante” a scapito delle altre, cosiddette “eretiche”. Sto parlando, per gli scemi che non l'avessero capito, della gnosi e dello gnosticismo

 I grandi eresiarchi gnostici erano disgustati dalla semplicioneria riduzionista (degna d'un Mike Plato) della incipiente “Grande Chiesa”. Così un testo gnostico elabora sulla vera missione del Cristo nel mondo materiale: 
Per questa ragione mandami, Padre.
Portando i sigilli io discenderò;
Passerò attraverso gli Eoni;
Rivelerò tutti i misteri
e mostrerò la forma degli dèi;
Trasmetterò i segreti della santa via,
che chiamerò Gnosi.

(Ippolito, Haer. 5.10,2)
Il ruolo di questo Gesù nella teologia gnostica è alquanto diverso da quello della teologia cattolica. Gesù non viene per redimere, ma per rivelare. Si tratta di una visione del Cristo puramente spirituale, laddove la visione cattolica si preoccupa soprattutto di istillare obbedienza (altrimenti chiamata “fede” nella loro terminologia) nonché speranza di schivare le fiamme dell'inferno. Obbedienza e pedofilia, pomposa ostentazione di grottesche reliquie e ridicolo abbigliamento: ecco cosa accade quando un culto misterico viene trasformato in una religione di massa per gli ottusi hoi polloi
 
Ma chi contribuì al processo? In larga misura il cacciatore di eretici Ireneo e compagnia brutta, che nel secondo secolo dell'Era Comune respinsero dozzine di antichi testi cristiani autentici e trattennero solo quelli più permeabili alle loro idee preferite.  

Con l'invenzione dell'“eresia”, il cristianesimo si ridusse e si standardizzò, e molto fu perduto nel processo. Il ruolo del cane isterico Ireneo consistette principalmente nel modellare una categoria ideologica in cui inserirvi tutte le idee col solo torto di non andargli a genio. Egli tentò di ridefinire la narrazione di quel che “doveva” essere “vero” e di quel che “doveva” essere “falso”, ed è fin troppo evidente il suo uso enfatico e polemico della retorica, qui, specie laddove l'intento era una falsa rappresentazione degli avversari.
 
Quella cagna isterica di Ireneo non fu al servizio della verità, al pari di ogni altro folle apologeta cristiano antico e moderno che si rispetti. Egli fu un architetto di un tipo di cristianesimo che avrebbe costretto i fedeli a partecipare alla divinità (leggi: allucinazioni) senza più fare a meno di un intermediario concreto: la Santa Chiesa, solo tramite la quale si sarebbe potuto trovare, d'ora in poi, la “Verità”. Ireneo creò una specie di setaccio ideologico per filtrare, rendendole politicamente inoffensive, le altrimenti esagerate e potenzialmente sovversive allucinazioni altrui. 

Chiunque, perfino certi folli apologeti cristiani infiltratisi nell'accademia di mia conoscenza, ha raggiunto la conclusione che il Gesù di cui parlano i vangeli è stato in qualche modo nascosto dai medesimi, ergo occorrerebbe riportarlo alla luce. Si sente di fare così qualcosa di doveroso, di giusto e perfino di moralmente legittimo.  Perfino un fervente cattolico ritiene di doversi accingere a tale ricerca. Va da sé che, come secondo passo, si tolgono dai vangeli le parti ritenute accettabili, ovvero quelle di proprio gradimento, e si fa a meno del resto. Tutti i lettori dei vangeli hanno fatto questo, almeno una volta nella loro vita. Perfino io. A me piaceva in particolare, l'ipotesi di un Gesù sedizioso e finito edulcorato nei vangeli. Solo in questa misura sarei potuto venire ad un compromesso con l'accettazione delle parti più improbabili e impossibili dei vangeli: vedendo nel Gesù storico un sedizioso anti-romano. Ma i miticisti hanno sottolineato invece che letteralmente ogni minimo aspetto della vita di Gesù si può rintracciare a miti precedenti. Così le presunte tracce di sedizione sparse nei vangeli non sono attaccate a qualche riottoso ebreo, no...  ...ma ad un Mito.
 
Chi sapeva la verità su questo altro Gesù, il Gesù stavolta mai fisicamente esistito, prima dell'era moderna? Alcune scuole gnostiche, di sicuro. I Templari? Forse. Qualche bastardo pontefice pedofila a cui pur conveniva la Nobile Menzogna? Un sacco di gente ci può giurare. 

 Chi altri? Bene, non posso far a meno di pensare ad alcune sette esoteriche catare, specie quando di loro si riporta, nelle parole di un cronista cattolico contemporaneo, quanto segue:  
Anzi, dicono, il Cristo Buono né mangiò né bevve e né assunse la vera carne, e neppure fu mai in questo mondo tranne che spiritualmente nel corpo di Paolo. Ma proprio per questa ragione noi diciamo “nella terrena e visibile Betlemme”: infatti gli eretici credono che ci sarà un'altra terra, nuova e invisibile, e in questa seconda terra, alcuni di loro credono che il Cristo Buono fu crocifisso.
(Pietro di Vaux de Cernay, Storia della Crociata Albigese)
Sembra che perfino qualche satanista di età moderna sia stato capace, pur con i suoi folli strumenti ermeneutici, di subodorare la verità, se non addirittura di preservarla. Ad esempio, così Aradia, alias Vangelo delle Streghe:  
Quando i nobili e i preti vi diranno,
Dovete credere nel Padre, Figlio
E Maria, rispondetegli sempre,
Il vostro dio, Gesù e Maria
sono tre diavoli...
Loro sono diavoli! Sono delle chimere, sono trappole collocate sulla via che distoglie, paradossalmente, dalla loro stessa origine. 

Ma senza andare troppo lontano dall'inizio dell'Età Comune, già il folle apologeta proto-cattolico Giustino riporta suo malgrado un'accusa “miticista” ante litteram
Quanto al Cristo, se egli è nato, e se è nato in qualche luogo, egli è completamente sconosciuto, a sé stesso del pari che a chiunque altro, e non avrà nessuna potenza fino a quando non sarà venuto Elia ad ungerlo e a renderlo manifesto a tutti: voi invece, raccogliendo una vuota diceria, vi siete creati un vostro Cristo, e a causa sua ora state andando ciecamente alla rovina.  
(Dialogo con Trifone Giudeo 8)
Sempre Giustino ci consegna, o meglio tradisce!, una preziosa informazione:
E quel che Platone afferma nel Timeo a proposito del Figlio di Dio, relativamente alla filosofia della natura, quando dice: “Lo ha impresso nell'universo a forma di X”, è stato desunto, in modo analogo, da Mosè. ... Platone, poiché era venuto a conoscenza di questo, ma non lo aveva compreso fino in fondo, dato che non aveva pensato al segno della croce, ma ad una X, ha affermato che la Potenza, che viene subito dopo il Primo Dio, è impressa a forma di X nell'universo.
(Apologia Prima, 60:1, 4) 
In Platone era il demiurgo ad aver “impresso” cosmicamente l'“Anima del mondo” fatta coincidere da Giustino, con buona pace del filosofo greco, con Gesù Cristo. L'esatta identità di colui che, per Platone, “lo ha impresso nell'universo a forma di X”, l'apologeta proto-cattolico non volle esplicitarlo, dato che avrebbe ricordato fin troppo da vicino il mito gnostico dove il demiurgo figurava anche tra gli “arconti di questo eone” di cui parlava Paolo in 1 Corinzi 2:8:
...[gnosi] che nessuno degli arconti di questo eone ha conosciuta. Perché, se l'avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria.
 Allora, se si porta fino alle estreme conseguenze l'analogia sollevata da Giustino (l'Anima del mondo impressa “nell'universo a forma di X” = Cristo) compensandola con l'ovvio corollario gnostico (il demiurgo = chi crocifigge), la croce dove fu inchiodato il Cristo per opera del Demiurgo-Arconte è data dall'intersezione tra il piano equatoriale e l'eclittica, che forma una «X». Questa crocifissione è cosmica, non sulla terra.

L'intera cosa, per quanto assurda possa sembrare, sembra possedere un senso, francamente. E in tale misura, trovo di gran lunga meglio penetrare i fatti reali delle Origini cristiane per poi sedermi ad osservare le opinioni sostenute della “maggioranza degli accademici” mentre si squagliano, a poco a poco, sotto la dura luce dell'evidenza, oppure — il che è perfino più divertente — mentre suonano sempre più simili non ad opinioni, ma a schifosi dogmi quali in fondo sono (per la fede cristiana o cripto-tale di suddetti “accademici”).  Purtroppo per i folli apologeti cristiani, non ci sono fatti a sostegno dell'esistenza fisica di Gesù.

In compenso, ci sono i fatti che riguardano Paolo l'apostolo, le sue informazioni su Gesù. Leggile dalla prospettiva dell'inesistenza fisica di Gesù e le troverai decisamente più comprensibili e aspettate: 
...Cristo Gesù,
il quale, pur essendo in una condizione divina
non ritenne un privilegio geloso l'essere come Dio,
ma spogliò se stesso
assumendo una condizione di schiavo,
diventando partecipe degli uomini,
e, trovato all'apparenza come uomo,
umiliò se stesso,
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Perciò Dio lo sovraesaltò
e gli donò il
nome che è superiore a ogni altro nome,
perché nel
nome di Gesù si pieghi ogni ginocchio
di ciò che è nei cieli e sulla terra e sottoterra
e ogni lingua confessi che Signore è Gesù Cristo
a gloria di Dio Padre.
Bene. Cosa ti rammentano, prima et secunda facie, quelle parole? Non ci sono dubbi. Il Gesù di Paolo è mitico. Ogni tentativo di interpolare, all'insaputa dello stesso Paolo!, un Gesù storico dietro il suo Gesù rimbalza contro quel ritratto mitologico come contro un impenetrabile muro di gomma. Semplicemente, quel ritratto non ha bisogno di presupporre un Gesù storico. Paolo stesso ne ha fatto a meno: perché noi non dovremmo farne a meno ? Solo perché vorrebbero vietarcelo delle storielle successive? Ma fino a che punto ce lo vieterebbero davvero, visto come quelle medesime storielle sono così elusive e riluttanti nel fornirci maggiori assicurazioni, perfino semplicemente in merito al noto quesito sull'esistenza o meno del loro eroe?

Ok, le informazioni di Paolo senza la possibilità di ulteriori scambi con l'apostolo (per ovvi motivi) non sono una prova, ma ad esserlo sono le informazioni che Paolo puntualmente non dice. 

Ciò che sto cercando di dirti è questo, in sintesi: non affrettarti irrazionalmente a concludere che Gesù è un personaggio storico se prima non verifichi tu stesso che un'entità fisicamente inesistente spiega sicuramente meglio il Gesù di Paolo. 

Nessun commento: