lunedì 26 marzo 2018

Gesù Cristo È Vissuto sulla Terra? (1)

(proviene da qui)


Gesù Cristo È Vissuto sulla Terra?

Sta diventando sempre più difficile credere che visse un uomo Gesù. Sempre più delle storie nei vangeli sono trovate allegoriche oppure composte semplicemente per esaltare il Signore Gesù Cristo. La posizione ortodossa era che tutto nei vangeli fosse vero storicamente. Poi un dubbio fu gettato sulla nascita verginale, sulla trasfigurazione, sul camminare sulle acque, e sulla resurrezione fisica di Gesù. Ma il processo è proseguito. Il cristianesimo liberale è passato nel cristianesimo radicale, se ci è possibile utilizzare la frase. La figura di un uomo Gesù diventa sempre meno apparente.
Un rifugio è preso da molti negli scritti dell'Apostolo Paolo, ma, come spero di illustrare brevemente, il suo ritratto di Gesù fu dettato dalle Religioni Misteriche del suo giorno. Da ultimo, si dice che ci dev'essere stata una grande personalità a iniziare il cristianesimo, ma altre religioni sono venute senza una grande personalità, e possiamo discernere numerose anime orientate spiritualmente nelle quali iniziò il cristianesimo, se si possa dire che abbia avuto un inizio — vale a dire, Pietro, Giovanni, Paolo.
È lo scopo di questo breve saggio presentare, in una maniera sommaria, le considerazioni che conducono alla tesi che Gesù Cristo non fu mai un uomo, ma era l'Ideale Divino esperito (negli uomini), personificato, proiettato, e drammatizzato dalla Chiesa antica.
Al fine di fare questo passiamo in rassegna i cinque diversi strati, o livelli, della letteratura del Nuovo Testamento che sono di speciale valore su questo soggetto.

(1) Per prima cosa si potrebbero prendere i “Logia”, o collezione di detti attribuiti a Gesù. Troviamo che nel vangelo di Matteo una gran parte è attinta utilizzando il vangelo di Marco — la maggior parte di Marco è in Matteo. Ma ci sono larghe parti di Matteo oltre e sopra quelle che contengono Marco. Ci sono i primi due capitoli, di cui tratteremo in seguito. Poi ci sono parecchi discorsi, come per esempio quelli in Matteo 5, 6, 7, 10, 18, 25. Quei sei capitoli sono anche (in parti) in Luca.
(a) Possiamo rintracciare l'origine di alcuni dei “Logia” come forniti in Matteo e Luca.
Beati i miti perché erediteranno la terra” proviene dal salmo 37:11.
L'idea di interiorità in Matteo 5 è data in Geremia 31:31-34 (“Metterò la mia legge nella loro mente e la scriverò sul loro cuore”).
Osea 6:6 è citato due volte in Matteo: “Misericordia io voglio e non sacrifici”, così che l'etica cristiana costituiva il meglio dell'Antico Testamento, selezionata di là da uomini in cui uno spirito ideale (o Cristo — infatti, “il Signore è lo Spirito”, 2 Corinzi 3:17) era stato evoluto in Storia.
I grandi comandamenti di amare Dio e il proprio vicino provengono da Deuteronomio 6:4 e Levitico 19:18, e l'idea di “perdonare per essere perdonati da Dio” figura nel “Testamento dei Dodici Patriarchi”. Esortazioni a dare elemosina si trovano nel Libro di Tobia, mentre in Proverbi leggiamo che dobbiamo sfamare i nostri nemici (citato in Romani 12). Così perfino il comandamento di amare i propri nemici non è un'idea originale nel cristianesimo. Figura, naturalmente, anche nel buddismo (500 A.E.C.).
Le parabole del Regno sono proprio com'erano dette dai rabbini (si veda Edersheim: “Life and Times of Jesus Messiah” — per paralleli). Il Libro di Enoc parla del Cristo assiso sul trono del suo giudizio (Matteo 25:31).
Nessun uomo avrebbe potuto pronunciare tutte le parole dei “Logia”, come per esempio “Ogni volta che avete fatto queste cose a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l'avete fatto a me” (Matteo 25:40), “Chi accoglie voi accoglie me” (Matteo 10:40). Chi parla è uno spirito che può vivere e vive in molti cuori.
Il passo “Venite a me” di Matteo 11:28-30 è teologia, non Storia. È attinto da Siracide 51:23-27 (“Avvicinatevi, sottoponete il collo al suo giogo”, ecc.). La dottrina della chiesa in realtà è implicata nei detti “Su questa pietra edificherò la mia chiesa”, “Dillo alla chiesa” (Matteo 16:18; 18:17).
Il ricco epulone (nella parabola lucana) rappresenta l'ebraismo incurante del mondo gentile (Lazzaro), mentre Zaccheo (Luca 19) è una figura allegorica intesa a rappresentare i “pubblicani” (collettori di tasse), dalla cui classe provenivano alcuni cristiani.
La parabola del Figliol Prodigo ha le sue radici in Filone di Alessandria (20 A.E.C. — 30 E.C. circa), che scrisse di figli scialacquatori e di come i loro padri li amassero e prestassero loro un'attenzione speciale. La “Preghiera del Padre Nostro” è una compilazione di alcune preghiere ebraiche utilizzate dagli ebrei, e qui selezionate per dare l'idea di brevità nella preghiera (si veda Matteo 6:7-13).
Così noi non possiamo trovare nessun originale Maestro divino nella collezione di “Logia”. Essa è una produzione della Chiesa, e parla di discussioni nella Chiesa quanto alla venuta del Messia, ai perdoni (Matteo 18:21-22), alla preghiera, e ad altre materie; dato che la voce della Chiesa era messa per iscritto come la voce di “Cristo” (l'Ideale d'Amore nella Chiesa, sebbene, naturalmente, ivi appreso in maniera imperfetta).
(b) Da dove provenne quest'idea di Cristo? Il Libro di Enoc è una collezione di trattati sul Messia, e nella parte chiamata “Le Similitudini”, scritta intorno al 70 A.E.C., ci viene detto che il Cristo era con Dio quando egli creò il mondo, ed egli è l'eletto di Dio, il Figlio dell'Uomo, e verrà a giudicare tutti gli uomini. Così in tempi anteriori alla nostra era Cristo fu pensato come già esistente, come una vita ideale in cielo, con Dio, presto a venire come Giudice e “assiso sul trono” (si veda Matteo 25).
Non è necessario risalire dietro il Libro di Enoc, se non per dire che prima di quel tempo il Messia veniva pensato soltanto come un Sovrano Ideale, un uomo, che avrebbe dovuto liberare Israele dai suoi nemici e introdurre il regno di giustizia (si veda Isaia 11:1-10; 9:1-6; Michea 5:1-3). Il titolo Messia non si presenta se non parecchio tempo dopo di Isaia, ma l'idea si può far risalire a Isaia.
Nel Libro di Enoc ricaviamo la concezione che il Messia fosse un sovrumano essere divino, già esistente. Egli venne immaginato come una persona.
Questo fu il punto di inizio per la Chiesa, che consisteva di pii ebrei di Antiochia (in Siria) e Gerusalemme attorno al principio della nostra era, uomini che si incontravano per discutere del Messia, e che credevano in lui e guardavano alla sua venuta.
Ma quando essi composero i “Logia” non avevano pensato al Messia come di uno che fosse nato, come di uno che fosse morto e risorto. Essi pensavano di lui solo come a un maestro celeste che doveva presto venire come giudice. Realmente vi era arrivata, naturalmente, nella Storia, uno stravolgimento spirituale in quelli uomini; e quest'auto-rivelazione di Dio come l'Ideale d'Amore (che terminava la Legge) venne chiamata “Cristo”. La pienezza del tempo era giunta, poiché tre movimenti si erano poi concentrati assieme — lo stoicismo, il messianismo, e le Religioni Misteriche.
Lo stoicismo in Posidonio (maestro di Atene nel primo secolo A.E.C.) fu una fede celeste. Esso insegnava un Dio interiore, tutto-penetrante, e il potere dell'uomo di raggiungere la vita immortale. Il messianismo nei Libri di “Daniele” e di “Enoc” aveva dato da credere agli ebrei ad un Messia vissuto in cielo e che sarebbe giunto come giudice. Le Religioni Misteriche insegnavano un Salvatore del Mondo (chiamato in vari modi) che era stato in cielo, era venuto sulla terra, aveva sofferto la morte, era disceso agli inferi, ed era risorto o asceso.
Lo scontro di quelle tre fedi l'una con l'altra dette origine ad una nuova religione, il cristianesimo, che sopraggiunse naturalmente nella Storia; poiché il divino è visto nel modo in cui gli eventi naturali si svolgono. La più antica Chiesa cristiana non aveva questa nuova religione in pienezza. Ciò sopraggiunse soltanto con Paolo.
La Chiesa più antica teneva ad un Cristo che era presente dovunque due o tre si fossero incontrati nel suo nome. Questa Chiesa era realmente l'Interiore Ideale d'Amore, partorito dai pensieri dello stoicismo, del messianismo, e delle Religioni Misteriche. Quest'ultime insegnavano che l'anima doveva morire per vivere. Il messianismo è un termine che indica le speranze religiose degli ebrei nei due secoli A.E.C., ed è associato all'ideale di vita data in un libro come “Il Testamento dei Dodici Patriarchi” (scritto in tempi A.E.C.).
I più antichi cristiani, allora, non possedevano nessun'idea del Messia che era nato e che era morto e risorto. I loro pensieri erano solo una continuazione del Libro di Enoc. Essi dissero, in effetti: “Noi percepiamo un Ideale d'Amore: esso termina e realizza per noi le leggi cerimoniali e morali degli ebrei; è tutto ciò di cui noi abbiamo bisogno: è il Messia che ci parla,  il rappresentante di Dio in mezzo a noi: ci lega assieme: è Cristo Gesù, Messia Salvatore che noi adoriamo”.
Questa era la loro fede e il loro amore. Alcuni del loro numero cominciarono a “vedere” Gesù Cristo in visioni. Essi impartirono le loro idee agli ebrei ma furono respinti. La vita in Cristo di cui parlarono, dal momento che resero inutili le regole sulla pulizia e le osservanze sui cibi impuri, che gli ebrei ingiungevano, fu respinta dagli ebrei. La libertà, tra cristiani, di guarire di Sabato, di trascurare il digiuno, e di mangiare ciò che desideravano, fu aborrita dai farisei, parecchi dei quali erano di un tipo limitato e severo. La nuova religione fu ritenuta eretica. Costituiva un passo al di sopra dell'ebraismo nel Regno dello Spirito. 

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