Il paganesimo e il cristianesimo sono entrambi imputabili dei loro sacrifici umani, con questa differenza però, che quelli del primo erano più carnali, visibili, sanguinari; mentre gli altri sono spirituali, invisibili, ma non cessano perciò di essere sacrifici della natura umana.
(Luigi Feuerbach, Trenta Lezioni sulla Essenza della Religione, Lezione IX)
Ho trovato nella blogosfera la testimonianza di un altro ateo (Derreck Bennett, autore di Addictus: A Nonbeliever's Path to Recovery) che si è da ultimo convinto che Gesù è una figura completamente non storica. Di seguito la mia libera traduzione:
Gesù: Uomo oppure Mito?
Per molti anni, ho mantenuto la posizione di default che Gesù di Nazareth fosse un personaggio storico, la cui storia venne semplicemente abbellita sulla falsariga degli archetipi religiosi popolari dell'epoca. Tuttavia, mentre i miei studi sono proseguiti nel corso degli anni, sono arrivato, abbastanza sorprendentemente, a rinunciare a questa visione, abbracciando invece la posizione mitica – che Gesù Cristo è una figura mitologica, dall'inizio alla fine. C'è una grande quantità di ricerca scientifica e materiale che è necessario digerire prima di comprendere appieno questa posizione, in gran parte molto complicata e intrecciata in modi non meno complessi. Per parte mia, ho pensato che fosse meglio semplificare qualsiasi spiegazione del genere per il lettore laico mediante l'uso di una cronologia storica – che si spera possa chiarire il processo mediante il quale Gesù Cristo si materializzò lungo diversi millenni.
Tammuz, Ishtar e Baal (dal 3° millennio AEC al 6° secolo AEC)
I babilonesi adoravano Tammuz e Ishtar (Dumuzi e Inanna in sumero), entrambi resuscitati dai morti. Tammuz si sottopose ad un ritorno ciclico, o annuale, dagli inferi. Ishtar, d'altra parte, fu uccisa mentre tentava di salvare Tammuz dagli inferi. lei venne spogliata prima di tutti i suoi abiti e appesa a un chiodo (crocifissa), dopo di che resuscitò dai morti tre giorni dopo. [1]
Baal era la controparte cananea del Tammuz babilonese. Era uno dei tanti figli di El (“Dio” in ebraico). Testi antichi di Ras Shamra raffigurano la resurrezione dell'ucciso Baal Aleyan, come trasmesso tramite una visione di suo padre El. [2] Da allora in poi, è assiso in trono come il re degli dei e degli uomini, regnando su un'epoca nuova e pacifica.
Baal era la controparte cananea del Tammuz babilonese. Era uno dei tanti figli di El (“Dio” in ebraico). Testi antichi di Ras Shamra raffigurano la resurrezione dell'ucciso Baal Aleyan, come trasmesso tramite una visione di suo padre El. [2] Da allora in poi, è assiso in trono come il re degli dei e degli uomini, regnando su un'epoca nuova e pacifica.
Il dio cananeo Baal. |
Iside e Osiride (dal 3° millennio AEC al 4° secolo EC)
Come riportato nei geroglifici dell'antico Egitto, Osiride subì una morte violenta per mano del fratello Set. Iside ricostruì il suo corpo smembrato e lo resuscitò dai morti, dopodiché egli ascese su una scala al cielo. [3][4] Nella morte e resurrezione di Osiride, gli antichi egizi videro la promessa della propria vittoria sulla morte, credendo di poter essere misticamente uniti a Osiride dopo la morte e resuscitati, come lui, alla vita eterna. [5] Osiride in persona regnava da allora in avanti nell'aldilà egiziano, come governatore e giudice dei morti. La sua adorazione persistette per diversi millenni, diffondendosi nel mondo greco–romano fino a quando fu repressa con la forza dalla Chiesa nel 4° secolo EC.
La resurrezione di Osiride. |
Dioniso e Attis (dal 2° millennio AEC al 4° secolo EC)
Per i greci, in particolare una setta nota come gli Orfici, Dioniso Zagreo fu fatto a pezzi e divorato dai malvagi Titani (Giganti), dopo di che rinacque, o risorse, in base a vari miti che coinvolgono le fatiche di Zeus, Rea o Demetra (Sulla Pietà 44; Biblioteca Storica 3.62.6). Secondo Filodemo e Diodoro Siculo, Dioniso fu ricomposto alla stessa maniera di Osiride, indicando sincretismo religioso con, oppure un'influenza da, il culto di Osiride. Sembra aver giocato un ruolo lo stesso tipo di schema salvifico, mediante cui il devoto partecipa al destino del dio risorto. Foglie d'oro trovate in tombe risalenti al 4° secolo AEC dichiarano, “Ora sei morto e ora sei venuto in essere, o tre volte felice, in questo stesso giorno. Riferisci a Persefone che [Dioniso] stesso ti ha rilasciato.” [6]
Originariamente un dio della Frigia (odierna Turchia), Attis morì evirandosi sotto un albero dopo essere stato fatto impazzire dalla sua consorte. Cibele invocò Zeus perché il suo corpo venisse conservato, così da mai marcire o decomporsi. Ad un certo punto dell'eredità del mito di Attis, la semplice conservazione del suo corpo si trasformò in una resurrezione in piena regola, portando a una “settimana della Passione” per il I secolo EC sotto il regno di Cesare Claudio. [7] [8] La resurrezione di Attis sembra aver avuto gli stessi benefici salvifici per i membri del suo culto così come le resurrezioni sia di Osiride che di Dioniso. [9]
Originariamente un dio della Frigia (odierna Turchia), Attis morì evirandosi sotto un albero dopo essere stato fatto impazzire dalla sua consorte. Cibele invocò Zeus perché il suo corpo venisse conservato, così da mai marcire o decomporsi. Ad un certo punto dell'eredità del mito di Attis, la semplice conservazione del suo corpo si trasformò in una resurrezione in piena regola, portando a una “settimana della Passione” per il I secolo EC sotto il regno di Cesare Claudio. [7] [8] La resurrezione di Attis sembra aver avuto gli stessi benefici salvifici per i membri del suo culto così come le resurrezioni sia di Osiride che di Dioniso. [9]
Il Risorto Attis. |
Asclepio, Eracle e Romolo (dal 6° secolo AEC fino al 5° secolo EC)
Il medico greco Asclepio guarì gli zoppi, i ciechi e i paralitici e resuscitò i morti (Prima Apologia 22:6). Zeus colpì Asclepio per aver resuscitato fin troppa gente, ma in seguito lo resuscitò dai morti perché divenisse un dio immortale (Autolico 1.13; Dialoghi dei morti 13.1).
Eracle (diversamente noto come Ercole) soffrì e morì su una pira funeraria, dopo di che fu elevato in cielo senza lasciare traccia delle sue spoglie mortali (Bibl. Hist., 4.38.5). Nel dramma del 1° secolo Hercules Oetaeus, Ercole appare a sua madre in lacrime Alcmena dopo la sua morte e resurrezione. Le dice di astenersi dal lutto, che gli è stato “concesso il [suo] posto in paradiso” tra gli dèi (1940–43, si veda Giovanni 20:11–15).
Romolo, primo re di Roma, fu generato dal dio Ares e da una Vergine Vestale, Rea Silvia. Secondo Livio e Plutarco, il corpo di Romolo scomparve, tra le voci che il Senato aveva cospirato contro di lui, anche se venne dichiarato che fosse asceso al cielo per diventare il dio Quirino. In seguito, apparve davanti a Proculo per consegnare una Grande Commissione: “Và e dichiara ai Romani la volontà del cielo che la mia Roma sarà la capitale del mondo” (Livio, Hist. 1.16.2–8; si veda Matteo 28:16–20).
Eracle (diversamente noto come Ercole) soffrì e morì su una pira funeraria, dopo di che fu elevato in cielo senza lasciare traccia delle sue spoglie mortali (Bibl. Hist., 4.38.5). Nel dramma del 1° secolo Hercules Oetaeus, Ercole appare a sua madre in lacrime Alcmena dopo la sua morte e resurrezione. Le dice di astenersi dal lutto, che gli è stato “concesso il [suo] posto in paradiso” tra gli dèi (1940–43, si veda Giovanni 20:11–15).
Romolo, primo re di Roma, fu generato dal dio Ares e da una Vergine Vestale, Rea Silvia. Secondo Livio e Plutarco, il corpo di Romolo scomparve, tra le voci che il Senato aveva cospirato contro di lui, anche se venne dichiarato che fosse asceso al cielo per diventare il dio Quirino. In seguito, apparve davanti a Proculo per consegnare una Grande Commissione: “Và e dichiara ai Romani la volontà del cielo che la mia Roma sarà la capitale del mondo” (Livio, Hist. 1.16.2–8; si veda Matteo 28:16–20).
Romolo, Leggendario Fondatore di Roma. |
Il Messia ebraico e il persiano Saoshyant (VI secolo AEC)
Dopo la distruzione della monarchia davidica e l'esilio degli ebrei da parte dei loro conquistatori babilonesi, sorse una speranza per la restaurazione dell'indipendenza e della sovranità degli ebrei sotto un nuovo re della stirpe di Davide (Isaia 10:33–12: 6; Michea 5:2–4; Zaccaria 9:9–10; Ezechiele 34:22–24, 37:24). Sebbene ci siano versi che sembrerebbero suggerire che questo re, o messia, sarebbe un essere soprannaturale, ad esempio, i titoli di divinità conferitogli in Isaia 9:6–7, questi sono meglio compresi come espressioni iperboliche e cerimoniali di regalità, da prendere non più alla lettera di quando 1 Re 1:31 dichiara: “Possa il mio signore Re Davide, vivere per sempre!”
I cristiani avrebbero poi interpretato tali passi in maniera letterale, così come applicato in maniera errata quelli come Isaia 53, che, nel suo contesto originale, non ha nulla a che fare con il messia, ma esprime la quintessenza delle difficoltà dell'esilio israelitico in Babilonia, così come la sua rivendicazione finale da parte degli intercessori persiani. Anche all'interno del giudaismo rabbinico, alcuni ebrei sarebbero venuti a vedere nel 53° capitolo di Isaia una profezia del sacrificio espiatorio del Messia, estendendo la nozione di espiazione sacrificale per il peccato da semplici animali a uomini reali, come era stato fatto nel caso di Eleazaro (4 Maccabei 6:29–30), anche se quest'idea non persiste nell'ebraismo moderno.
È interessante notare, tuttavia, che molti ebrei sarebbero arrivati ad abbracciare le idee religiose dei loro liberatori persiani, ad esempio la venuta di un salvatore nato da una vergine, Saoshyant, che avrebbe inaugurato un giudizio finale e la resurrezione dei morti (Yašt 19.11, 13.129). Questi erano elementi fondamentali dello zoroastrismo persiano, che entrò nella corrente biblica nelle opere del 6° secolo AEC di Ezechiele, Daniele, Isaia e dei loro redattori successivi. Gli ebrei che abbracciarono tali punti di vista furono chiamati “Farisei” (da Farsi / Parsi), a denotare i “Persiani”. Questo è precisamente il motivo per cui i Farisei sostenevano la fede nella resurrezione dei morti, mentre i Sadducei non lo facevano.
I cristiani avrebbero poi interpretato tali passi in maniera letterale, così come applicato in maniera errata quelli come Isaia 53, che, nel suo contesto originale, non ha nulla a che fare con il messia, ma esprime la quintessenza delle difficoltà dell'esilio israelitico in Babilonia, così come la sua rivendicazione finale da parte degli intercessori persiani. Anche all'interno del giudaismo rabbinico, alcuni ebrei sarebbero venuti a vedere nel 53° capitolo di Isaia una profezia del sacrificio espiatorio del Messia, estendendo la nozione di espiazione sacrificale per il peccato da semplici animali a uomini reali, come era stato fatto nel caso di Eleazaro (4 Maccabei 6:29–30), anche se quest'idea non persiste nell'ebraismo moderno.
È interessante notare, tuttavia, che molti ebrei sarebbero arrivati ad abbracciare le idee religiose dei loro liberatori persiani, ad esempio la venuta di un salvatore nato da una vergine, Saoshyant, che avrebbe inaugurato un giudizio finale e la resurrezione dei morti (Yašt 19.11, 13.129). Questi erano elementi fondamentali dello zoroastrismo persiano, che entrò nella corrente biblica nelle opere del 6° secolo AEC di Ezechiele, Daniele, Isaia e dei loro redattori successivi. Gli ebrei che abbracciarono tali punti di vista furono chiamati “Farisei” (da Farsi / Parsi), a denotare i “Persiani”. Questo è precisamente il motivo per cui i Farisei sostenevano la fede nella resurrezione dei morti, mentre i Sadducei non lo facevano.
Il Primogenito Figlio di Dio di Filone (anni 20 EC)
Contemporaneo dell'apostolo Paolo, Filone d'Alessandria era un filosofo ebreo che fondeva idee greche ed ebraiche per formare la propria sintesi greco–giudaica. Le idee di Filone nacquero dal clima ellenistico del suo tempo e della sua epoca, quando ebrei, greci, romani, ecc. furono esposti gli uni agli altri come mai prima, in gran parte a causa delle conquiste di Alessandro Magno. Nelle sue opere, Filone parlava di un essere celeste, o arcangelo ebreo, che chiamava il “primogenito figlio di Dio”, la stessa “immagine di Dio” e “l'agente della creazione” di Dio (Sulla confusione delle lingue 62–63, 146–47). Lo descrive come l'“essere più perfetto in ogni virtù”, che era capace di “procurare il perdono dei peccati” (Vita di Mosè 2.134). Tuttavia, Filone non menzionò mai alcun personaggio storico nella vicina Palestina che avrebbe dovuto incarnare queste idee. Queste erano, per lui, solo un'astrazione filosofica e religiosa, cioè “non un uomo, ma una parola divina” (De fuga et invenzione 108).
Filone di Alessandria |
Il Cristo Gesù di Paolo (anni 50 EC)
Delle tredici epistole attribuite a Paolo, solo sette di loro sono autenticamente scritte da lui. [10] Queste sono 1 e 2 Corinzi, Galati, Romani, Filippesi, 1 Tessalonicesi e Filemone. E rappresentano la prima forma conosciuta di cristianesimo, scritta decenni prima dei vangeli e Atti. In queste autentiche lettere di Paolo, Cristo è preminentemente un dio salvatore che muore e risorge del tipo di Osiride, Dioniso e Attis. La resurrezione di Cristo dai morti è estesa ai suoi devoti (1 Corinzi 15:20–22). Il rito del battesimo unisce misticamente il credente con la morte e la resurrezione di Cristo, affinché anche loro possano vivere in eterno (Romani 6:3–5). Dopo la sua resurrezione, egli è esaltato alle sfere celesti (Filippesi 2: 8–9), al pari di Romolo ed Eracle. La sua morte è un sacrificio espiatorio (Romani 4:25), in linea con il culto sacrificale dell'Antico Testamento e la sofferenza espiatoria di Eleazaro, ecc. Al pari del Saoshyant zoroastriano, inaugurerà la resurrezione dei morti (1 Corinzi 15:23). E, proprio come in Filone, Cristo è il Figlio di Dio primogenito (Romani 8:29), l'immagine celeste di Dio (2 Corinzi 4:4) e l'agente della creazione di Dio (1 Corinzi 8:6), in grado di procurare perdono dei peccati (Romani 3:23–24).
Il Cristo Gesù di Paolo non è altro che una fusione di idee religiose che permeavano l'antico mondo mediterraneo. Non esiste alcun riferimento mondano ad alcuna persona storica, niente di niente. Nessun dettaglio biografico come quelli trovati nei vangeli successivi. Paolo non menziona mai Maria o Giuseppe, un ministero o i miracoli, un processo di Ponzio Pilato, il massacro degli innocenti da parte di re Erode, ogni associazione con Giovanni il Battista, ecc. In realtà, Paolo non fornisce alcun contesto storico per la crocifissione di Cristo, ma attribuisce la colpa agli arconti e agli eoni, i demoniaci dominatori di questa epoca (1 Corinzi 2:8), molto simile all'apocrifa Ascensione di Isaia, dove Satana e i suoi angeli lo crocifiggono prima della sua resurrezione celeste (9.14). La conoscenza di Cristo autoproclamata da Paolo proviene da scrittura e rivelazione (1 Corinzi 15:3–4; Galati 1:11–12), non da alcuna fonte storica recente. Anche dove Paolo afferma che egli fu “nato da donna” (Galati 4:4) e disceso da Davide (Romani 1:3), si affida a dati scritturali, non a dati storici. E, mentre Galati 1:19 menziona un Giacomo, “il fratello del Signore”, Paolo sta utilizzando un epiteto che veniva conferito a tutti i battezzati cristiani (1 Corinzi 15:1, Filippesi 1:14), non una descrizione di un fratello terreno.
Tutto sommato, non c'è nulla di valore biografico nelle lettere di Paolo. Non c'è nulla che mostri un uomo storico recente, ma, piuttosto, una confluenza sincretistica tra divinità che muoiono e risorgono, eroi ellenistici, escatologia zoroastriana e prototipi filosofici greco–giudaici. La nostra più antica testimonianza cristiana suggerisce che Gesù Cristo fu una figura nata dal mito antico.
Tutto sommato, non c'è nulla di valore biografico nelle lettere di Paolo. Non c'è nulla che mostri un uomo storico recente, ma, piuttosto, una confluenza sincretistica tra divinità che muoiono e risorgono, eroi ellenistici, escatologia zoroastriana e prototipi filosofici greco–giudaici. La nostra più antica testimonianza cristiana suggerisce che Gesù Cristo fu una figura nata dal mito antico.
Gesù il Cristo |
Note:
[1] Diane Wolkstein & Samuel Noah Kramer, Inanna, Queen of Heaven and Earth: Her Stories and Hymns from Sumer (Harper Perennial, 1983), 64.
[2] George Al Barton, Archaeology and the Bible (American Sunday School Union, 1946), 535–539.
[3] Samuel A. B. Mercer, The Pyramid Texts. “Resurrection, Transfiguration, and Life of the King in Heaven, Utterance 676.” Internet Sacred Text Archive. http://www.sacred–texts.com/egy/pyt/pyt56.htm (2010).
[4] E.A. Wallis Budge, Osiris and the Egyptian Resurrection: Volume 1 (Mineola: Dover Publications, 2011), 75–77.
[5] S.G.F. Brandon and E.O. James, ed., “The Ritual Technique of Salvation in the ancient Near East.” The Saviour God: Comparative Studies in the Concept of Salvation (Manchester University Press, 1963), 17–33.
[6] Sarah Iles Johnston and Fritz Graf, Ritual Texts for the Afterlife: Orpheus and the Bacchic Gold Tablets (New York: Routledge, 2007), 36–37.
[7] G.A. Wells, Did Jesus Exist? (Amherst: Prometheus Books, 1992), 202.
[8] Gary Forsythe, Time in Roman Religion: One Thousand Years of Religious History (New York: Routledge, 2012), 89.
[9] Ibid.
[10] Bart Ehrman, Forged (New York: HarperOne, 2011).
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