giovedì 13 agosto 2015

Chi ha paura del Gesù mitico?



VISIBILITÀ: Caratteristica della vera Chiesa che deve essere visibile e che spesso si rende palpabile, soprattutto quando va su tutte le furie. A quel punto tutte le altre Chiese si nascondono e si rendono invisibili.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Ed Emmer (il 22 LUGLIO alle 7,20): Perdonami se sono un pò dietro la curva su questo punto, ma devono ancora essere pubblicate risposte del mondo accademico al tuo libro sulla tesi miticista? (Mi rendo conto che potrebbe richiedere un pò prima che gli studiosi abbiano avuto il tempo di leggere, reagire, scrivere e vedere la pubblicazione delle loro risposte.)

Richard Carrier
(il 22 LUGLIO alle 19,21): Non che io sappia. Può richiedere un paio di anni. Ma ho anche il sospetto che l'accademia non può onestamente occuparsi di esso (se potevano fare un'onesta takedown in una rivista peer reviewed, sicuramente l'avrebbero potuta fare;  laddove essi non possono essere neutrali o positivi in quanto ciò rischierebbe una diffamazione e punizione da parte dei loro pari, come suggerito da Ehrman e McGrath), così potrebbero scegliere di ignorarlo e sperare che se ne va.

(liberamente tradotto dalla pagina facebook di Richard Carrier)
Essi, vedendolo camminare sul mare, pensarono: «È un fantasma», e cominciarono a gridare, perché tutti lo avevano visto ed erano rimasti turbati.
(Marco 6:49)
L'assunzione che Gesù fu una reale figura storica è fondamentale per tutte le forme del cristianesimo esistenti. Nonostante il cristianesimo cosiddetto liberale è pronto a negare la divinità di Gesù, è ancora vittima di un'irrazionale fiducia nella sua storicità, all'idea cioè che Gesù fu un essere umano vissuto attorno al tempo di Ponzio Pilato.

Il cristianesimo ortodosso, oltre ad assumere la storicità di Gesù, si concede gratis parecchie assunzioni che presuppongono tutte, dalla prima all'ultima, la suddetta storicità e che senza di essa non potrebbero affatto reggersi in piedi. Che Gesù nacque da una vergine all'inizio del primo secolo, che Gesù fu crocifisso per ordine di Ponzio Pilato, che risorse dai morti, che ritornerà di nuovo nella gloria per giudicare i vivi e i morti sono tutti dogmi della Chiesa che danno per scontata la storicità di Gesù.

A dire il vero la storicità di Gesù non è presa per garantita solamente dai cristiani ma anche dalla vasta maggioranza di non-cristiani e anti-cristiani. I musulmani, per esempio, anche se negano l'equazione cristiana Gesù=il Figlio di Dio, mantengono che si trattò del più grande di tutti i profeti (al secondo posto, ovviamente dopo il loro ridicolo Maometto, e senza neppure sapere, nella totale ignoranza in cui sono immersi a proposito dei loro intoccabili testi sacri, che l'
ʿĪsā del Corano non si riferiva affatto a Gesù [1]). Assumendo senza dubitarla la storicità di Gesù, famosi critici del cristianesimo come ad esempio Russell e Nietzsche valutarono il suo esempio morale e i suoi insegnamenti. La stessa idea che Gesù è un mito è raramente intrattenuta, tantomeno seriamente considerata, almeno fino a 10-15 anni fa. Fino alla pubblicazione nel 1999 di The Jesus Puzzle di Early Doherty, l'idea che Gesù non fosse mai vissuto sembrava strana e scioccante al pubblico medio.   
Ma la storicità di Gesù può essere messa in discussione? In realtà, è legittimo chiedersi se una persona fosse storica o mitica. In passato, quando si mettevano in dubbio le stesse genuine epistole di Paolo, la questione della storicità di Gesù era assai più popolare di quanto lo sia mai stato da allora, eppure la questione è lontana dall'essere risolta definitivamente.

 Ma perchè non si dovrebbe credere all'esistenza di un uomo di nome Gesù vissuto attorno al tempo di Ponzio Pilato? I vangeli certamente insegnano che Gesù visse a quel tempo. Com'è possibile dubitarne? Il credo che Gesù fosse una reale figura storica è basata di solito sull'assunzione che i vangeli sono storicamente accurati e credibili. Ma lo sono davvero? Se l'accuratezza e la credibilità storiche dei vangeli venissero messe in discussione, allora la stessa storicità di Gesù dev'essere parimenti messa in discussione. E se quest'ipotesi è messa in discussione, allora così pure lo sono le altre posizioni del cristianesimo ortodosso che naturalmente la presuppongono.
È importante realizzare che la storicità di Gesù non appare affatto evidente ad un crescente numero di storici e studiosi della Bibbia. Già in passato, per esempio nel lontano 1850, Bruno Bauer, un teologo e storico tedesco, negò la storicità di Gesù. Al volgere del secolo esisteva un fiero dibattito sul soggetto.  Arthur Drews, il più abile critico della storicità di Gesù che scriveva all'epoca, lasciò numerosi libri sul soggetto. Poi si sono succeduti altri miticisti di fama minore come Guy Fau, Prosper Alfaric,W. B. Smith, John Allegro,  G. A. Wells, tutti negatori della storicità di Gesù. Dopo l'irruzione sulla scena di Earl Doherty, col suo The Jesus Puzzle (1999) seguito dall'edizione espansa Jesus: Neither God Nor Man (2009), c'è stato un autentico revival del miticismo che ha attirato perfino l'attenzione di accademici atei o agnostici, per lo più positivamente se si pensa al biblista Thomas L. Thompson (Jesus Agnostic), al teologo miticista Robert M. Price, al prof Kurt L. Noll (Jesus Agnostic), al prof Arthur Droge (Jesus Agnostic), al prof Hector Avalos (Jesus Agnostic [2]), al prof J. R. Hoffmann (ex Jesus Agnostic), allo storico e PhD miticista Richard Carrier, all'accademico miticista (nonchè frate cattolico) Thomas L. Brodie. E molti altri ancora sono già potenziali candidati a fare coming out "scettico gesuano" dichiarando pubblicamente il proprio agnosticismo gesuano o comunque rivedendo in senso strettamente scettico-minimalista le loro precedenti assunzioni sul Gesù storico (così ad esempio gli accademici Burton Mack, Gerd Lüdemann e Philip Davies).

Nonostante la storicità di Gesù sia stata presa finora così tanto per garantita al punto che chi si preoccupava di mettere in discussione quest'ipotesi veniva preso per pazzo o eccentrico, è possibile ormai, grazie al classico On the Historicity of Jesus di Richard Carrier (2014), sollevare un caso prima facie forte contro quell'ipotesi, denunciandone le fragili fondamenta.
I moderni metodi critici della ricerca biblica ha da tempo messo in discussione l'accuratezza storica della Bibbia e, in particolare, del Nuovo Testamento. Alla luce di questo approccio critico al Nuovo Testamento numerosi teologi hanno sostenuto che non  molto è noto di Gesù. Addirittura, neppure una singola data della sua vita la si può affermare con certezza. Addirittura, la sola cosa che sarebbe nota di lui è che esistette ad una data e ad un luogo che possono essere stabiliti solo approssimativamente. Altri studiosi, un'agguerrita e crescente minoranza, sostengono che la stessa ricerca di un Gesù storico è senza speranza.
Che ammissioni del genere vengano date non è affatto banale, ma al contrario permette di sollevare a maggior ragione e con sempre più maggiori insistenza e serietà il pressante interrogativo se ci fosse almeno un singolo episodio della sua vita che possa essere stabilito con probabilità. È oramai troppo tardi per tornare indietro: lo scetticismo sui dettagli della vita di Gesù, anzi sugli stessi episodi salienti della sua esistenza (come il dubbio ''fatto'' che conobbe personalmente Giovanni il Battista [3]) può generare legittimo scetticismo intorno alla sua stessa esistenza. 
Un Gesù del tutto mitico, un Gesù dalla dubbia esistenza, o un Gesù irrimediabilmente perduto alla memoria storica sono tutte posizioni, forse tranne l'ultima, che mettono in seria discussione le varie teologie cristiane che si sono edificate finora sull'articolo di fede della "assoluta" storicità di Gesù, "Vero dio e vero uomo".
Il fatto curioso è che perfino quei biblisti storicisti che in passato attiravano curiosità al limite del sensazionalismo - e mi riferisco ai teorici del Gesù zelota antiromano -  sono passati (giustamente) in secondo piano quanto al loro venir giudicati portatori di un'immeritata aureola di imparzialità scientifica: il loro Gesù sedizioso essendo rivelatosi nient'altro, sotto i colpi impietosi della critica (e del peso soverchiante assunto dall'analisi) letteraria dei vangeli, che l'ennesima versione forzatamente storicizzata (e a dir poco romanzata) del Gesù leggendario di cui parlano i vangeli.
Paradossalmente, nell'Anno del Signore 2015, un biblista di fede cristiana che in veste di accademico si mantiene rigorosamente sulla posizione che Gesù è sì esistito ma di lui non è più possibile recuperare nulla di nulla (al di là del tempo e del luogo in cui è vissuto), è legittimamente da considerarsi meno folle apologeta cristiano rispetto a chi, accademico anch'egli, si dice ateo e convinto di saperla così lunga su Gesù da ritenerlo "senz'ombra di dubbio" un sedizioso antiromano di cui sono ''recuperabili storicamente'' interi discorsi, atti e misfatti.
Quanto alle continue lamentazioni (causa il dilagante scetticismo su Gesù) sollevate con voce unanime dai folli apologeti cristiani e criptocristiani infiltratisi in accademia (e qui io ho in mente il folle apologeta cristiano Bart Errorman, battuto per irrazionale livore anti-miticista solo dal demente apologeta cristiano Jim West), il loro lungo canto del cigno, il loro delirante ululare alla luna, lungi dallo spegnersi, non farà che cristallizzarli definitivamente in un'apparente torre d'avorio che rischia di rivelarsi per quella che veramente è: il vertiginoso campanile di una vetusta cattedrale gotica... ...deserta di fedeli. Con tanto di monotono rintocco funebre al crepuscolo degli stessi studi biblici (perchè irrimediabilmente affetti da fin troppo malcelati e mascherati evidenti interessi teologici), come pronosticato con estrema lungimiranza dal prof Hector Avalos già nel 2007.

[1]
La maggior parte degli studiosi moderni, scrivendo sulla figura coranica ʿĪsā, la identificano col Gesù del NT. È ovvio, comunque, per quelli studiosi che i discorsi coranici e neotestamentari circa ʿĪsā/Gesù rispettivamente sono in via di collisione l'un con l'altro su parecchi punti fondamentali. La ricerca occidentale nel campo della religione comparativa, compresi gli studi coranici, allora insiste che le narrazioni coraniche di ʿĪsā/Gesù e altre figure bibliche rappresentino semplicemente l'emulazione di cattivo gusto da parte di Maometto della [e il suo debito alla] tradizione biblica. La ricerca medievale e moderna cristiana ed ebraica ha sempre avanzato l'idea dell'origine cristiana e/o ebraica dell'islam e del suo testo fondativo, il Corano. La ricerca lungo quelle linee è in accordo una semplice dimostrazione di dove, come e perchè l'Islam dovrebbe essere una setta cristiana oppure ebraica.
Questo saggio postula, d'altra parte, che l'Isa coranico non è identico col Gesù del NT. L'Isa della tradizione islamica coranica - cioè l'esegesi coranica, hadith, il sufismo, il racconto popolare - comunque, è identico.

(pag. 218-219, The ʿĪsā Narrative in the Qur'an, Joshua Sabin, in 'Is this Not the Carpenter?', edito da T. Thompson e T. Verenna, Equinox 2012, mia libera traduzione)

[2] Ad esempio, così è l'opinione espressa dal prof Hector Avalos sul Gesù storico:
I cristiani di tutto il mondo celebreranno la risurrezione di Gesù la Domenica di Pasqua. Ciò significa che vedrai storie sul "Gesù storico" questo mese in media.

A differenza del Gesù teologicamente costruito della maggior parte dei credenti, "il Gesù storico" si riferisce all'essere umano di carne e ossa che possiamo ricostruire sulla base dell'evidenza storica empirica.

Così, per gli storici del mondo accademico laico, di Gesù non è possibile dimostrare che è il figlio di Dio o che fu resuscitato dai morti, sulla base dell'evidenza storica. Queste sono affermazioni di fede.

Gli storici secolari di Gesù di solito si dividono in due campi che possiamo chiamare "storicisti gesuani" e "miticisti gesuani."

Gli storicisti gesuani, che costituiscono la stragrande maggioranza degli studiosi accademici, ritengono che ci fosse una persona reale dietro le storie del Nuovo Testamento, anche se non credono in alcuna affermazione soprannaturale su di lui.

Un esponente dello storicismo gesuano è Bart Ehrman, professore presso la University of North Carolina a Chapel Hill e l'autore di "Did Jesus Exist? The Historical Argument for Jesus of Nazareth" (2012).

I miticisti gesuani, al contrario, credono che Gesù era una figura mitica o un personaggio letterario di fantasia. I miticisti sono un minuscolo ma crescente gruppo, e includono Robert Price, autore di "The Christ-Myth Theory and Its Problems" (2011).

La mia opinione, come un biblista accademico, è che non ci sono prove sufficienti per risolvere la questione in un modo o l'altro. Io sono un agnostico circa l'esistenza del Gesù storico.

Un problema principale continua ad essere la mancanza di documentazione del tempo di Gesù per stabilire la sua esistenza in via definitiva. Gesù si suppone sia vissuto intorno all'anno 30. Ma non vi è alcuna menzione di lui da nessuna parte in qualsiasi documento reale del suo tempo o per tutto il primo secolo.

Le storie più conosciute su Gesù sono i vangeli biblici. Nonostante recenti affermazioni del contrario, la maggior parte dei biblisti riconoscono che nessuno dei reali manoscritti  di questi vangeli si originarono prima del secondo secolo.

I migliori sforzi degli studiosi testuali non sono riusciti a recuperare i cosiddetti "originali" di ogni testo biblico. Pertanto, è difficile sapere cosa è stato aggiunto o sottratto dai racconti originali.

Gli storicisti spesso faranno riferimento ai famose Annali di Tacito, lo storico romano, per la prova dell'esistenza di Gesù. Tuttavia, anche John P. Meier, autore di "A Marginal Jew: Rethinking the Historical Jesus" e uno storicista, ammette: "Come per Giuseppe, così con Tacito le nostre osservazioni deve essere temperate dal fatto che il primo manoscritto degli Annali risale all'11° secolo."

Molto è stato fatto di un ossario (''un contenitore di resti umani"), dapprima pubblicizzato nel 2002, che menziona di un "Giacomo ... fratello di Gesù". Ma l'accusa di contraffazione e di un successivo processo non hanno eliminato questioni di autenticità.

Vero abbastanza, non siamo in grado di documentare l'esistenza della maggior parte delle persone che hanno vissuto nel primo secolo. Allora perché dovremmo aspettarci una documentazione per Gesù?

Ma quell'assenza di prove è ancora curiosa perché, quando si parla del cristianesimo, la Bibbia dice che "dappertutto ne parlano male" (Atti 28:22, RSV). Più tracce dovrebbero rimanere nel primo secolo di un gruppo di cui ognuno stava parlando contro.

A favore degli storicisti sono le frequenti allusioni del Nuovo Testamento (ad esempio, Galati 2:1-10) a "Giacomo, il fratello di Gesù", che sembra indicare una persona in particolare, e non solo un seguace di Gesù. Sarebbe strano per un personaggio mitico avere un fratello che sembra genuinamente umano.

D'altro canto, 1 Giovanni 4:3 afferma: "Ogni spirito che non riconosce che Gesú Cristo è venuto nella carne, non è da Dio". Il resto di questa epistola biblica suggerisce che esistevano altri auto-proclamatisi cristiani che non credevano che Gesù fosse venuto nella carne.

Se l'esistenza di un reale Gesù in carne e ossa era così ben stabilita, perché esistevano cristiani che non credevano in questo Gesù in carne e ossa, in primo luogo?

Sì, a meno che non si sollevi qualche nuova drammatica evidenza, noi siamo in un vicolo cieco, storicamente.

Così, chi era il Gesù storico? La mia onesta risposta è che non lo so.

(pubblicato in lingua originale il 2 Marzo 2013)

[3]  Così, ad esempio, il prof e prete polacco Adamczewski:
 A volte, gli studiosi cercano addirittura  di ricostruire la proporzione delle tradizioni orali che erano apparentemente usate da Marco, e che dovrebbero essere considerate storicamente affidabili. Per esempio, Adela Yarbro Collins ha fatto recentemente una lista di sei eventi che erano apparentemente contenuti in tale ipotetica cronaca pre-marciana. Una metà di quelli eventi si riferisce alla relazione tra Gesù e Giovanni il Battista. Comunque, nella ricostruzione della presupposta ''cronaca'' pre-marciana, che in apparenza rifletteva tradizioni orali palestinesi riguardanti Gesù, Yarbro Collins, come parecchi altri studiosi, ha acriticamente assunto che Giovanni il Battista battezzò Gesù, e che Giovanni fu ucciso prima della morte di Gesù. La studiosa americana ha basato le sue affermazioni sulla data presunta della morte di Giovanni il Battista 'nel 28 o 29 E.C.'', supportando la sua opinione in una nota a piè di pagina: 'Sulla data della morte di Giovanni, si veda P. W. Hollenbach, “John the Baptist,” in The Anchor Bible Dictionary (ed. D. N. Freedman; 6 vols.; New York: Doubleday, 1992), 3:887’. Quando un lettore curioso segue il riferimento alla presunta discussione dettagliata di Hollenbach sul soggetto, lui o lei trova meramente la seguente affermazione generale riguardante Giovanni il Battista:  ‘La sua popolarità e le possibilità rivoluzionarie del suo messaggio di giustizia sociale condussero al suo arresto, prigionia e condanna a morte da Erode Antipa, probabilmente nell'a.d. 28 o 29.’ In realtà, la condanna a morte di Giovanni il Battista nella fortezza transgiordana di Macheronte avvenne circa nel 36 (Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe 18.116-119), così più probabilmente quasi un decennio dopo la morte di Gesù a Gerusalemme  (c. ad 26-27; si veda Antichità Giudaiche di Flavio Giuseppe 18.63-64 [nella sua forma originale]), e di conseguenza è piuttosto possibile che essi mai si incontrarono l'un con l'altro. 
Simili riserve dovrebbero essere sollevate nella misura in cui riguarda l'affidabilità storica delle tradizioni apparentemente pre-marciane relative alla proclamazione di Gesù del regno di Dio, come pure dell'esecuzione di Gesù di atti irrequieti nel tempio di Gerusalemme, infatti entrambi quelle idee non sono attestate al di fuori dei vangeli.
Di conseguenza, il solo elemento storicamente affidabile della tradizione orale che fu apparentemente usato da Marco, come è ipotizzato da Yarbro Collins, è la crocifissione e resurrezione di Gesù. Comunque, è evidente che Marco poteva aver copiato i dati essenziali riguardanti la crocifissione e resurrezione di Gesù dalle lettere di Paolo l'Apostolo. Coerentemente, l'ipotesi dell'utilizzo di Marco di antiche tradizioni orali riguardanti Gesù è in realtà inverificabile, se non totalmente implausibile.

( B. Adamczewski, The Gospel of Mark — A Hypertextual Commentary, 2014, pag. 15-16, mia libera traduzione e mia enfasi)

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