La vita di Gesù si rivela una vera e propria vita di carta: il suo corpo è fatto più di parole e verbo che di carne e ossa; il suo sangue non è liquido, ma è Logos; non è composto da scheletro, muscoli e nervi, ma da parabole, allegorie e simboli; non vive una vita corporea ma un’esistenza concettuale; non ha un’anima separata dal corpo, perché è un’anima senza corpo, uno spirito costituito unicamente di discorsi. Questo corpo di carta richiama una vita testuale priva di reale vita.
martedì 29 aprile 2014
Un Cantico per Paolo
Un Cantico per Paolo
All'uomo chiamato Paolo,
Un nemico che la chiesa ha reso un amico,
Un uomo giusto che merita Rispetto,
Un umile custode del Mistero e arrogante predicatore del Nulla,
Ultimo ad aver visto per i creatori e primo ad aver udito, visto e sentito per Dio,
Ultimo ad aver visto tra gli apostoli e primo ad esser inviato da Dio,
a predicare un Figlio senza Volto,
un Salvatore invisibile,
un Messia Celeste,
evocando dall'ombra un arcangelo
nel depresso silenzio di un'ancestrale, mitica dimensione,
trovato, ghermito e inchiodato da ignari arconti celesti,
con una pallida Luna spettrale a guardare
un angelo che muore e risorge,
per destarsi come il Signore della Gloria,
ricevendo il Nome di Gesù, che è al di sopra di ogni altro nome.
Gettato per terra e risollevato nel contempo,
innalzato da Dio fino al terzo cielo per poter vedere
e precipitato dagli uomini nella polvere per non dover vedere.
Per non dover vedere come coloravano il suo angelo privo di colori.
Un prigioniero che liberò i suoi carcerieri,
dando loro l'assoluta libertà nel suo Nome,
di poter creare e sciogliere sulla terra come in cielo,
ma non permettendo mai loro di inquinare il suo più antico vangelo
e di dare un volto al suo angelo privo di volto,
e di dare una sagoma al suo angelo privo di sagoma.
Un uomo nudo con il silenzio dell'amore come suo unico mantello,
Un uomo che non ha avuto abbastanza,
ma che ha avuto più del necessario che uno ha.
Un uomo che vedeva che aiutò i ciechi a vedere,
un ebreo che era stato zelante nella Legge,
maledì sulla croce la più eterea delle carni,
e aiutò i ciechi a vedere quello che anch'egli vedeva.
La gloria del Signore nell'angelo senza Volto.
Colossale nella sua debolezza, gioioso nelle sue pene,
perchè così lo vollero gli altri,
gli altri che non poterono fare a meno di lui,
e legato dalla sua Visione,
una Visione nell’ombra,
uno scandalo invisibile per molti,
liberò noi dalla nostra cecità,
al risveglio drammatico della coscienza.
Aiutandoci a rivedere nell'Allegoria
l'inconfondibile figlio del demiurgo.
Pallida goccia di acqua
come ogni altra nell'oceano infinito delle immagini
e nel crepuscolo delle forme,
tra la crocifissione di Israele e le fiamme di un Tempio raso al suolo,
preziosa come fonte di potere,
illuminante per altri,
ma sempre goccia.
Una Non Vita per l'angelo
necessaria per superare l'uomo che riusciva a vederlo,
e nascondere la propria cecità,
una Non Vita pretesa vera
ancor prima di mentire,
ancor prima di scoprire,
ancor prima di imparare,
ancor prima di credere,
ancor prima di persuadere a credere,
ancor prima di cadere.
Prima della fine di ogni cosa.
Prima di conoscere l’opposto di tutto.
Prima che la menzogna diventi verità.
E la verità, menzogna.
E la Fine sta arrivando,
il cambiamento è vicino.
Cancella questa memoria.
Un nuovo giorno sta sorgendo.
Se ha qualcosa del passato, si annullerà.
Nella guerra perenne di Cristi rivali, gruppi, chiese,
che lottano per crescere, espandersi, continuare ad esistere,
per terminare con altri mezzi ciò che lui aveva invano iniziato,
e a tener duro quando in loro non resta altro
che contendersi l'eredità dell'uomo chiamato Paolo,
forgiando false lettere nel suo nome,
e inventando biografie per l'angelo che egli solo vedeva,
e Non Prove a conferma della sua Non Vita
per poter dire di vedere ciò che egli non vedeva,
e di pretendere ciò che egli mai pretese,
e pur così, imbarazzandosi di lui e ancor più di sé stessi,
scatenando diverbi, scismi e separazioni per autenticare la propria firma,
nel passare dei tempi,
nel mutare delle teologie,
nell'attribuire ciò che suona bene, al variare dei contesti,
a seconda di quello che è stato recepito,
a seconda di quello che è stato vissuto,
a seconda di quello che è stato combattuto,
a seconda del tempo e del fato.
E dietro l'umanità, dietro il divenire, dietro l'esistere,
scendendo dai monti e riempiendo le valli l'inesorabile Mito di Cristo,
frastagliarsi all'orizzonte, sempre e soltanto...
...la gigantesca, colossale Eredità
dell'uomo chiamato Paolo.