giovedì 22 settembre 2016

Sul feticismo cristiano intorno al “Gesù storico”


CERTEZZA: In ambito religioso, consiste nell'evidente realtà che gli unti del Signore non possono mai ingannarsi né ingannarci. Appare dunque chiaro che la certezza teologica ha un fondamento migliore di quello della certezza fisica che ha come sola garanzia i sensi, sempre soggetti a trarci in inganno.
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)

Di Prometeo narrano quattro leggende:
Secondo la prima egli, avendo tradito gli dèi in favore degli uomini, venne incatenato al Caucaso e gli dèi mandarono delle aquila a divorargli il fegato che ricresceva continuamente.
La seconda narra che Prometeo, per il dolore causato dai becchi che lo dilaniavano, si serrò sempre più contro la roccia finchè divenne una sola cosa con essa.
Secondo la terza, il suo tradimento venne dimenticato attraverso i millenni; gli dèi, le aquile, egli stesso dimenticarono.
Secondo la quarta, tutti si stancarono di colui che ormai non aveva più senso. Gli dèi si stancarono, le aquile si stancarono, la ferita si richiuse stancamente.
Rimase l'inesplicabile montagna di roccia. La leggenda tenta di spiegare l'inspiegabile. Poiché nasce da un fondo di verità, deve finire nell'inesplicabile.

(Franz Kafka, Prometeo)

I pokémon sono un autentico feticcio per i ragazzini (e anche per certi adulti), eppure andare alla loro ricerca è equivalente alla ricerca del Gesù storico: in entrambi i casi si ricerca qualcosa di totalmente inesistente. Nonostante il paragone possa indurre al sorriso, il fatto è che il ventunenne Ruslan Sokolovsky rischia fino a cinque anni di galera nella Russia cristiana-ortodossa di Putin per il solo torto di aver ricercato un pokémon, con tanto di occhi fissi sul telefonino e Pokemon Go in azione, all'interno di una chiesa ortodossa.
Evidentemente in quel luogo sarebbe stato più opportuno ricercare non i pokémon, ma un personaggio altrettanto inesistente (e altrettanto idolo taroccato): il “Gesù storico”. La sola differenza tra Gesù e i pokémon, a parità di inesistenza, è che i pokémon non dispongono dei mezzi e della propaganda, non da ultimo nella forma di un fittissimo stuolo di teologi sotto mentite spoglie di storici, che ha il primo per essere creduto un uomo veramente esistito (e venduto come tale).

Anche il cristianesimo lo si può definire un culto feticista da quando il primo vangelo inventò una Non-Vita sulla Terra per l'arcangelo celeste Gesù.
Il feticismo nel caso cristiano non consiste nel fatto che un determinato ritratto di Gesù venga venerato — un cristiano che vede Gesù in una rivelazione non è sicuramente un feticista —, ma piuttosto che si creda alla storicità di Gesù senza che sia permessa la domanda sul perchè non possa essere messa in discussione la storicità di Gesù.

Il feticismo cristiano identifica quindi un oggetto nel “Gesù storico” come origine del cristianesimo a cui tutti i cristiani dovrebbero rispettosamente richiamarsi, anche quei cristiani eretici che collocavano la crocifissione di Gesù in un altro mondo, nella regione sublunare:

 Anzi, dicono, il Cristo buono né mangiò né bevve e né assunse la vera carne, e neppure fu mai in questo mondo tranne che spiritualmente nel corpo di Paolo. Ma proprio per questa ragione noi diciamo “nella terrena e visibile Betlemme”: infatti gli eretici credono che ci sarà un'altra terra, nuova e invisibile, e in questa seconda terra, alcuni di loro credono che il Cristo buono fu crocifisso.
(Pietro di Vaux de Cernay, Storia della Crociata Albigese)
Per questo è superficiale la questione se il Gesù storico sia stato un profeta apocalittico oppure un ribelle sedizioso oppure un guru posseduto dallo Spirito e così via (puoi aggiungere qualunque ritratto del Gesù storico di tuo gradimento qui). Il vero problema è la fede, non confermata dai fatti, nell'esistenza storica di un presunto uomo che ha dato origine al cristianesimo finendo al contempo come suo principale oggetto di culto fin dal primo giorno.

Un problema analogo lo ha l'islam che non riesce a provare la storicità di Maometto, a giudicare dal coming out miticista di un esperto nel campo delle origini islamiche come Sven Kalisch (dal quale aspetto con la dovuta pazienza ogni pubblicazione in inglese).
È evidente che il feticismo cristiano si presenta spesso in connessione con una teoria dell'errore, secondo la quale solo il sacerdote o il devoto cristiano ha accesso alla verità su Gesù e tutti gli altri hanno semplicemente torto, se non si rendono conto dell'esistenza storica di Gesù. Quasi che i cristiani possono accettare di dialogare solo con i non-cristiani che hanno accettato la storicità di Gesù: senza saperlo, gli storicisti non-cristiani sono già cristiani a loro insaputa, perchè credono all'esistenza di Gesù “soprannominato Cristo” e così (nota l'ironia di Matteo 27:17) ammettono implicitamente la possibilità, agli occhi dei cristiani feticisti, che “Gesù” sia il “Cristo”, chiudendo il cerchio della (invero fittizia) distinzione tra Gesù storico e Cristo teologico.

A tal proposito, Nietzsche afferma che il feticismo in generale (quindi non solo quello cristiano) —  anche se non utilizza in realtà l'espressione “feticismo” ma il senso è senz'altro lo stesso — presuppone un “mondo dentro il mondo”. In un brillante passo della sua opera Così Parlò Zarathustra, introduce conseguentemente “gli abitanti di un mondo dietro il mondo”, che inventano i “retromondi” (e il “Gesù storico” può essere considerato benissimo tale) per distogliere lo sguardo dalla loro condizione di esseri sofferenti e mortali:
“Un ebbro piacere è per il sofferente distogliere lo sguardo dal proprio soffrire e perdersi. Un ebbro piacere e un voler perdersi mi sembrò una volta il mondo. [...] Così una volta lanciai anch'io la mia illusione al di là dell'uomo, come tutti coloro che abitano un mondo dietro il mondo. Davvero al di là dell'uomo?
Oh, fratelli, questo dio che io creai era opera dell'uomo e della follia dell'uomo, come tutti gli dèi!
Era un uomo e solo un povero frammento di uomo e di 'io': dalla propria cenere e brace venne a me, questo spettro, veramente! Non mi venne dall'al di là!”
In realtà l'uomo vede solo il mondo umano, e tutto ciò che esula da esso è solo un mero gioco di prestigio. L'introduzione di un fittizio “retromondo” come il “Gesù storico” per spiegare le origini cristiane è solitamente accompagnata dall'arrogante pretesa di poterlo testimoniare con tanto di “indiscutibile” (si fa per dire) evidenza, accusando di follia, anzi calunniandolo, lo scettico di turno sull'esistenza storica di Gesù.

Il feticismo cristiano attorno al chimerico Gesù storico, tra tutte le religioni, merita certamente il gradino più basso sul piano morale e perciò merita di essere estirpato con la luce della ragione. Non tutte le regioni sono, però, palesemente feticistiche. Al contrario, c'è in esse una controtendenza che ci vuole appunto liberare dall'assunto secondo cui nella religione cristiana si tratterebbe di accettare in primo luogo la storicità di Gesù “soprannominato Cristo” per potersi ritenere quantomeno degni oggetto di proselitismo: e , perchè se un cristiano volesse convertirmi al cristianesimo e io glielo offrissi la possibilità, quel cristiano dovrebbe innanzitutto convincermi della storicità di Gesù e solo in un secondo momento può procedere a persuadermi che è (il Figlio di) Dio. Come può riuscirvi, se io non posso mettermi d'accordo con lui neppure sulla stessa questione dell'esistenza storica di Gesù?

Se questo è un serio problema per il feticista cristiano, di certo cessa di esserlo per le religioni che non sono feticistiche. Tnato per cominciare, la religione di Paolo l'apostolo non può considerarsi feticistica nel senso di ruotare attorno ad un oggetto preteso esistere nella realtà storica. Per Paolo, l'uomo Gesù esistette veramente, però non sulla Terra, ma tra la Terra e la Luna. Quindi Paolo non si può considerare affatto un feticista cristiano.
Il cristianesimo paolino dei primi apostoli non era una religione feticistica perchè non ruotava ancora attorno alla fede in un uomo vissuto di recente sulla Terra: quella fede di tipo feticista sopraggiunse più tardi, quando il primo vangelo riuscì a far credere all'esistenza dell'uomo Gesù sulla Terra.

Ma anche l'ebraismo non è una religione feticistica. Come afferma già il primo comandamento, obbedito dagli ebrei ma disobbedito per definizione dai cristiani feticisti, non ci è permesso farci alcuna immagine di Dio. Ciò che io, richiamandomi a Nietzche, ho definito feticismo, nella tradizione giudaico-cristiano-islamica è chiamato idolatria. La parola viene dal greco “eidôlon” (=“piccola immagine” o “piccola statuetta della divinità”) e latreia (=“venerazione ossequiosa”). Il divieto d'immagine rappresenta quindi un distacco dal feticismo. Nel caso si dimostrasse l'improbabilità dell'esistenza storica di Maomettoqualcosa che il prof Sven Kalisch si accinge a fare — allora l'islam rivelerebbe di essere una religione feticistica, poichè crederebbe all'esistenza storica di una figura inesistente, una religione che tuttavia, a differenza del cristianesimo, individua almeno nel divieto di raffigurazione del volto del profeta Maometto un parziale antidoto al feticismo. Ma sinceramente mi fanno schifo i milliardi di musulmani che guardano al Maometto storico con lo stesso zelo e profondo amore con cui i dementi apologeti cristiani amano il loro fittizio “Gesù storico” e lo vedono “speciale” non perchè inventato, ma solo perchè lo credono realmente vissuto su questa Terra. In termini di feticismo, non vedo alcuna differenza, quando i folli apologeti cristiani leggono Paolo con le classiche “lenti colorate di vangelo”, intendendo un Gesù storico laddove Paolo parla di un arcangelo celeste mai vissuto di recente sulla Terra, e quando i bastardi terroristi dell'ISIS dicono che Gesù era “schiavo di Allah” mentre Paolo era un “criminale ebreo traditore”: in entrambi i casi si fa severo torto all'apostolo, vissuto prima di qualunque versione evemerizzata di Gesù, imponendogli un concetto di Gesù a lui (e a tutti gli apostoli prima di lui) personalmente sconosciuto. Si tratta chiaramente di feticismo puro. Però almeno il divieto di idolatria (e il feticismo cristiano a ben guardare è pura idolatria) rappresenta un distacco almeno ufficiale dal feticismo. La religione cristiana, se fosse davvero non feticistica, non idolatrica, si discosterebbe allora dall'assunto secondo cui potremmo fabbricarci l'immagine venerabile di un superoggetto, il “Gesù storico”, nascosto dietro le nebbiose origini storiche del cristianesimo, il che sarebbe un primo passo verso la constatazione che tale oggetto non esiste. Una giusta osservazione sollevata perfino da un folle apologeta ortodosso come costui

La religione in senso non feticistico è l'impressione di essere partecipi di un senso, sebbene questo sia al di là di ciò che comprendiamo. Io nego ovviamente l'esistenza di quel senso, però non posso dimostrarlo, mentre al contrario è possibilissimo invece dimostrare che Gesù non è esistito come figura storica: da qui, posso accusare di feticismo solo i cristiani storicisti, i cristiani che sentono il bisogno di credere al dogma della storicità di Gesù, il loro idolo taroccato, appunto, che li rende per implicazione feticisti cristiani.

Espressione di religione cristiana non feticista sono formulazioni come “le vie del Signore sono infinite”. Come per esempio quella di Paolo:
O profondità della ricchezza, della sapienza e della scienza di Dio! Quanto sono imperscrutabili i suoi giudizi e inaccessibili le sue vie!
(Romani 11:13)
Con infinito non si intende qui l'infinito matematico, che in certa misura è sempre calcolabile (eppure di che bel maestoso infinito si tratta!).
E non è nemmeno semplicemente l'incalcolabile capriccio di un qualche dio, al quale ci dovremmo sottomettere, ma è espressione di una ricerca. La religione, intesa in senso non feticistico, cerca tracce di senso nell'infinito. Ma l'infinito naturalmente non restituirà mai tracce visibili, oggettive, evidenti e tuttavia l'arrogante e fin troppo pretenziosa dichiarazione dei cristiani feticisti è che la storicità di Gesù sia un fatto addirittura auto-evidente agli occhi di ogni essere senziente, al di là della religione, della civiltà, della razza: è chiaramente una pretesa assurda, dal momento che il primo a non aver mai visto un Gesù sulla Terra fu proprio Pietro, il vero fondatore del cristianesimo (perchè altrimenti non meriterebbe il titolo di apostolo).

E che sia assurda come pretesa lo dimostra questa risposta del dottor Richard Carrier ad un apologeta cristiano che contestava l'uso della scala Rank-Raglan [1] per determinare la probabilità a priori dell'esistenza di Gesù:
Hendrix impiega una fallacia di credulità quando dice che non riesce a capire il mio argomento che “se avessimo solo i vangeli noi dovremmo concludere che Gesù molto probabilmente non esisteva”, perché i vangeli ritraggono Gesù proprio come quattordici persone, e nessuno di loro esisteva. Dice di se stesso: “Io non sono uno storico, ma semplicemente ho grandi difficoltà ad accettare questa conclusione.” Questo è strano. Perché lui afferma di essere un bayesiano. E non c'è bisogno di essere uno storico, solo un bayesiano, per riconoscere che, quando un cappello contiene quindici fagioli e sappiamo che quattordici di loro sono neri, la probabilità a priori che qualsiasi fagiolo estratto dal cappello non sia nero è estremamente bassa. E la probabilità a priori ci impone di trattare i fagioli tutti allo stesso modo. Tu non puoi privilegiare Gesù. Le probabilità a priori che Ercole o Osiride erano storici devono essere le stesse probabilità a priori che lo fosse Gesù. Perché si trovano nello stesso cappello.

Figurati un Hendrix che sostiene che, se tutto ciò che avessimo fossero le leggende delle dodici fatiche di Ercole, noi dovremmo assumere che Ercole esisteva; che, se tutto ciò che avessimo fossero le leggende di Osiride che percorre l'Egitto, noi dovremmo assumere che Osiride esisteva. Questo non ha senso. Meno di tutto perché abbiamo prove abbondanti che non esistevano; perché noi non abbiamo “solamente” le loro leggende. Abbiamo una più antica documentazione dei loro presunti tempi e regioni. La maggior parte degli dèi ed eroi senza dubbio non esistevano. Tuttavia storie erano raccontate delle loro avventure sulla terra, situate in specifici momenti storici. Ogni bayesiano che si rispetti non dovrebbe avere alcuna difficoltà a vedere il punto: se tutti gli altri dèi ed eroi del genere che hanno queste storie tuttavia non esistevano, allora un altro dio a sua volta in possesso di queste storie non può essere una prova della loro esistenza. Al contrario, dobbiamo attenerci alle probabilità a priori: di solito, dèi con storie del genere, non esistono.

È così che l'evidenza di background condiziona la probabilità a priori. Non puoi negare questo ignorando tutta questa conoscenze di background e quel che comporta. Non importa quanto il tuo intuito si scontra contro l'evidenza, il tuo intuito deve andare a farsi fottere. L'evidenza è re.

Devi dare a Gesù semplicemente la stessa probabilità a priori che daresti a Mosè, a Ercole, a Osiride, o a qualsiasi nuovo dio o eroe da noi coperto che fu dipinto allo stesso modo con leggende di analoga struttura. Naturalmente, ci potrebbe essere la prova che mette Gesù in disparte come speciale. La prova che stabilisce che è esistito, a differenza di tutti quegli altri. Ma assente quella prova, se tutto ciò che hai a disposizione è la stessa prova che hai per Ercole, Mosè, Osiride, ecc, allora tu devi accettare la probabilità a priori come tutto ciò che sai della loro probabilità di esistenza. Quindi, devi andare a guardare e vedere se abbiamo la prova speciale per Gesù che non abbiamo per Mosè, Ercole, Osiride, ecc. Questo è ciò che fai al passo successivo. Ma fino ad allora la probabilità a priori rimane invariata, finchè non trovi quella prova speciale, e la utilizzi per aggiornare la probabilità a priori. La quale prova speciale allora diventa la tua probabilità a posteriori.

Invece di fare questo — la cosa giusta da fare per un bayesiano — Hendrix diventa un bayesiano perfino peggiore quando impiega l'ennesima fallacia del possibiliter (vedi Proving History, indice), affermando che “se” gli autori del vangelo avessero mappato le caratteristiche Rank-Raglan proprio sulla storia di una persona reale, allora avremmo una persona storica con quelle caratteristiche. Dice anche che “Questo mi sembra un argomento perfettamente ragionevole”. E non lo è. Poiché l'interrogativo rimane: quant'è quello probabile, piuttosto del contrario? Poiché è possibile dire esattamente lo stesso di Mosè, Ercole, Osiride, Bacco, di chiunque nell'insieme. Eppure sarebbe illogico dire “poichè potrebbero essere stati storici, e potrebbero soltanto aver avuto quelle caratteristiche mappate su di loro, perciò noi dovremmo assumere che erano storici”. La domanda corretta è: quanto spesso la gente mappò quelle caratteristiche su persone reali rispetto a quelle inesistenti? E l'evidenza illustra qual è la risposta: Quasi mai (se non di fatto mai in realtà). Anche le persone reali che hanno avuto alcune di quelle caratteristiche mappate su di loro (Alessandro Magno, Sargon di Accadia) non ebbero mappate su di loro più della metà di quelle caratteristiche, tanto meno quasi tutte di loro. In ogni caso a priori, quando qualcuno ha avuto più della metà di loro mappate su di loro, essi si sono rivelate persone inesistenti. Questo ci dice che eventuali nuove persone di cui questo è il caso, proprio altrettanto probabilmente risulterà a sua volta una persona inesistente. Perché questo è ciò che è successo più e più e più e più volte. Senza alcuna eccezione nota, in realtà.

Che è ancora possibile che Gesù sia l'eccezione, l'unica persona reale su cui furono mappate così molti attributi, è già rappresentato nella probabilità opposta. Ma non possiamo cambiare quella probabilità da ciò che l'evidenza dimostra essere veramente il caso (nel caso peggiore 1 su 15, anche se io favorisco altamente la stima in direzione della storicità, consentendo che sia 1 su 3) solo perché siamo a disagio con questo fatto. Dobbiamo attenerci a ciò dove l'evidenza dimostra quello essere il caso. Provare Gesù come l'unica eccezione richiede una prova. Non una presunzione. Non intuito di comodo.

Gli argomenti di Hendrix per giudicare Gesù in modo diverso rispetto agli altri membri di quel gruppo non funzionano per Ercole, Osiride, Mosè, o chiunque altro nell'insieme, e non funzionano per Gesù altrimenti. Anche loro hanno tutti caratteristiche diverse tra loro, non tutti, per esempio, cominciarono l'esistenza in un regno soprannaturale — eppure hanno ancora la stessa probabilità a priori di esistenza. L'argomento “erano diversi, quindi non sono la stessa cosa”  è una fallacia, una che distruggerebbe tutte le classi di riferimento dell'universo. Perché ogni oggetto è allo stesso tempo diverso e lo stesso. Letteralmente tutto ciò che esiste. Una volta che vediamo che non più di 1 su 3 membri di questa serie è storicamente esistito, dobbiamo concludere che quella è la probabilità a priori di esistenza di qualsiasi membro di quella serie. Ciò che rimane da chiedersi non è se 2 su 3 non esistevano — ciò segue necessariamente. Ciò che rimane da chiedersi è come. E quello può variare. Non importa se, per esempio, Asclepio non ha cominciato l'esistenza in un regno soprannaturale. La possibilità che anche Gesù non lo fece è già inclusa nei nostri numeri: come ipotesi alternativa con una tale infinitamente piccola probabilità a priori per le divinità più simili a Gesù da non mostrarsi nella nostra matematica alla risoluzione utilizzata in OHJ. Hendrix è quindi in errore nell'affermare che non sto tenendo conto di ciò. Ne sto tenendo conto. E io dico esplicitamente così. E lui non ha alcun argomento contro il punto.

(liberamente estratto e tradotto da qui)

In altre parole, una religione non-feticistica, come l'ebraismo, non pretende di imporre a tutti che le sue figure fondative sono davvero esistite. Non scaturisce improvvisamente dal bisogno fissare nella Storia con la S maiuscola l'esistenza del proprio oggetto di culto. Non pretende di sapere.

Se si crede, nella più totale assenza di evidenza, che sia esistito un uomo all'origine di una setta X avente quell'uomo come oggetto di culto, ci si sbaglia, perchè non si riuscirà mai a eliminare il dubbio sano e legittimo che quell'uomo non possa essere mai esistito al pari dello stesso oggetto di culto della setta X, perchè coincidente e tutt'uno con esso.
Ma ciò non significa che la religione cristiana non possa disinfettarsi dal feticismo che la infetta da quando “Marco” si sedette a tavolino per scrivere un'allegoria. Al contrario, lo stesso dottor Carrier consiglierebbe quel futuro al cristianesimo moderno:
(xi) Ultimo, e certamente ultimo: Doherty dice che “è difficile vedere come il cristianesimo come forza vitale nella società sarà capace di continuare” (pag. 295).. Mi permetto di dissentire: a parte la persistenza di superstizione e ignoranza, i cristiani potrebbero ben ravvivare la loro fede con un nuovo ritorno ad un Cristo spirituale, basato esclusivamente sull'ispirazione dallo Spirito Santo e non più dipendente da eventuali testi o ipotesi sulla Storia.
(mia libera traduzione da qui)
Ogni religione che pone l'esistenza del suo oggetto di culto sulla Terra senza portare prove oggettive della sua storicità, va giustamente liquidata come errore, come una forma di feticismo.

Nella convinzione errata che Gesù è esistito come figura storica si celebra, nell'impossibilità ormai di vederla sradicata almeno tra i cosiddetti “esperti” biblisti, il declino di ogni facile antropocentrismo e, in ultima istanza, dell'Occidente.

NOTE

[1] Bisogna ricordare che nella scala Rank-Raglan, Gesù totalizza ben 20 punti collocandosi al terzo posto dopo Edipo e Mosè:

1. Edipo (21)
2. Mosè (20)
3. Gesù (20)
4. Teseo (19)
5. Dioniso (19)
6. Romolo (18)
7. Perseo (17)
8. Ercole (17)
9. Zeus (15)
10. Bellerofonte (14)
11. Giasone (14)
12. Osiride (14)
13. Pelope (13)
14. Asclepio (12)
15. Giuseppe [cioè il figlio di Giacobbe] (12)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Buonasera,è da tempo.che seguo il suo forum,e mi ha aperto gli occhi e di questo la ringrazio.Cosa ne pensa della teoria di Cristo il romano di di Alessandro de Angelis?

Giuseppe Ferri ha detto...

Personalmente il problema che ho con le opinioni di De Angelis è che, nonostante possa risultare simpatico nelle sue esternazioni apparentemente miticiste (e nei vari mezzi con cui le manifesta, che variano da libri stampati a conferenze pubbliche - alcune addirittura in chiesa! -, passando per la rete), in realtà è totalmente immerso, senza forse neppure saperlo, in un tradizionale paradigma storicista, lo stesso accettato essenzialmente dai folli apologeti cristiani: l'originatore del culto coincide con l'oggetto stesso del culto. De Angelis è certamente libero di immaginarsi il ritratto più bizzarro e più sensazionalistico dell'originatore del culto, ma non gli riesce mai, a quanto pare, nonostante la sua apparente scristianizzazione, di districarsi da quel paradigma. Il paradigma miticista minimale invece richiede che l'originatore del culto, chiunque esso sia, non coincida affatto con l'oggetto del culto, che in definitiva per questo è detto puro mito. Di conseguenza, mentre non vorrei infierire su De Angelis per le sue ripetute fallacie del possibiliter ergo probabiliter, io mi limito a sconfessare il suo paradigma: se soltanto cambiasse paradigma allora forse esisterebbe la possibilità di qualcosa di interessante da parte di De Angelis (e non mero sensazionalismo). Ma fino ad allora confesso di essere piuttosto scettico su una sua possibile svolta in tal senso.
Questo è il mio giudizio più breve e sintetico che mi sento di esprimere circa questo storicista suo malgrado che si spaccia per miticista. Spero che possa essere utile.