martedì 9 aprile 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AI FILIPPESI (I nemici della croce)

 (segue da qui)

4. I nemici della croce. 

In 3:17-4:1 Paolo, dopo essersi offerto all'imitazione dei Filippesi, li prega di non prendere come modello certi uomini che, con la loro condotta, «sono i nemici della croce», che hanno per Dio il loro ventre, che pensano solo alle cose terrene, mentre la dimora del cristiano è nei cieli. In passato egli ha denunciato «spesso» questi uomini; lui li denuncia qui, di nuovo, «piangendo», per avvertire i Filippesi di non lasciarsi trascinare da loro.

I «nemici della croce» di cui si parla qui sono chiaramente cristiani e non pagani o ebrei non convertiti. Questi cristiani sono nemici della croce, non perché neghino la morte del Cristo sulla croce, ma perché la loro condotta non corrisponde al mistero della redenzione. In altri termini, i nemici della croce segnalati qui sono i cristiani che vivono nei piaceri, vale a dire cattivi cristiani. D'altra parte, questi cattivi cristiani dimorano a Filippi, poiché Paolo chiede ai Filippesi di non imitare la loro condotta. Ma fanno banda a parte, poiché la lettera di Paolo non è rivolta loro. Vi sono quindi a Filippi due gruppi di cristiani che vivono separati l'uno dall'altro. In uno si trovano i buoni cristiani che sono gli amici di Paolo e a cui Paolo scrive; nell'altro ci sono i cattivi cristiani di cui Paolo parla piangendo, ma a cui non scrive. E quella situazione è antica perché «spesso» già nel passato, Paolo ha messo i buoni cristiani in guardia contro i cattivi. 

Trasportiamoci ora con il pensiero a Corinto. Anche lì ci sono cristiani che vivono da nemici della croce, come prova il testo seguente (2 Corinzi 12:21): «Temo che, quando verrò di nuovo da voi... debba gemere nel vedere che molti di coloro che hanno peccato non si saranno convertiti rinunciando all'impurità, alla fornicazione, alla dissolutezza». Quindi certi cristiani di Corinto passano la loro vita nella dissolutezza e nella malvivenza. Quale è la situazione di questi cristiani indegni? Uno di essi, l'incestuoso, la cui colpa scandalizzava gli stessi pagani (1 Corinzi 5:1), è stato colpito da una esclusione temporanea, poi è stato reintegrato per ordine stesso di Paolo, che temeva che una severità troppo grande avrebbe avuto conseguenze funeste (2 Corinzi 2:5-11). Quanto agli altri, siamo informati sul loro conto dal testo 2 Corinzi 13:1-2, dove Paolo minaccia di agire al momento del suo prossimo viaggio. Questi dissoluti, che continuano a languire nel vizio, saranno forse colpiti da esclusione quando l'apostolo andrà a Corinto. In ogni caso, nessuna sanzione è ancora stata presa contro di loro, e quella che potrà eventualmente colpirli sarà, se si correggono, temporanea poiché lo stesso incestuoso è stato accolto al ravvedimento. D'altronde questo ripugnante personaggio non sarebbe mai stato colpito senza l'intervento energico di Paolo, a cui i Corinzi hanno obbedito, ma a malincuore e brontolando. 

Insomma, la situazione giuridica dei cristiani dissoluti di Filippi non ha nulla in comune con quella dei cristiani dissoluti di Corinto. Questo contrasto, che non ha potuto esistere realmente, è il risultato di una finzione. I «nemici della croce» che il nostro testo denuncia sono da cercare nel 140 circa: sono i cattolici. I buoni cristiani, che sono esortati a non lasciarsi sedurre dai cattivi esempi che hanno sotto gli occhi, sono i membri della setta di Marcione. Il Paolo fittizio che li mette in guardia contro le seduzioni del vizio, appartiene alla stessa famiglia. E, se ricorda ai suoi fratelli che la dimora del cristiano è in cielo, è perché da Marcione l'ingresso in cielo era posto immediatamente dopo la morte. 

Si troveranno nel commentario le osservazioni che comportano i brani 1:1b, 3-11 e 1:19-24. 

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