lunedì 8 aprile 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AI FILIPPESI (I circoncisi siamo noi)

 (segue da qui)

3. I circoncisi siamo noi.

In 3:1b-11 leggiamo una violenta diatriba contro gli ebrei. Sono trattati da cani, da malvagi operai. La circoncisione di cui si inorgogliscono è solo un'amputazione (katatomé), diremmo oggi un tatuaggio. La vera circoncisione è tra i cristiani che adorano Dio in spirito, che ripongono la loro gloria in Gesù e non nella carne: in altri termini la vera circoncisione è spirituale. 

Tenendo questo linguaggio Paolo non può essere sospettato di obbedire a un sentimento di gelosia, poiché ha ricevuto la circoncisione giudaica, è ebreo della tribù di Beniamino. E una volta egli era fiero della sua origine. Ma oggi sa che i cosiddetti vantaggi da cui traeva gloria erano in realtà delle perdite. Conoscere il Cristo, sapere che la sua resurrezione si comunica a noi, unirsi alla sua passione, conformarsi alla sua morte, tentare di arrivare alla resurrezione dei morti: tutto è lì. 

Ecco ciò che ci insegna l'oracolo 3:1b-11. Ma nelle epistole ai Galati e ai Romani, Paolo non conosce affatto due circoncisioni; ne conosce solo una, che è la circoncisione giudaica. E, se egli fa il processo di quella circoncisione, non è per opporla ad una circoncisione spirituale di cui essa non sarebbe che una caricatura, ma è per dire che la circoncisione non ha affatto abolito la promessa alla quale è posteriore, e che la speranza del cristiano poggia interamente sulla promessa di cui Abramo è stato beneficiato in passato. La nostra dissertazione è estranea all'orizzonte di Paolo. In compenso, considerata nella sua seconda parte, essa ha un'aria familiare molto pronunciata con il capitolo 6 dell'epistola ai Romani, che ci insegna che il cristiano partecipa alla morte del Cristo e partecipa anche alla sua resurrezione. Ma quella lezione di teologia è stata scritta, lo sappiamo, da un apostolo del Cristo spirituale. Il nostro oracolo ha la stessa origine. Il Cristo di cui celebra la conoscenza è il Cristo spirituale. E «la resurrezione dei morti» che menziona è quella che ha luogo in questa vita, quando il cristiano trasformato dalla fede partecipa alla vita celeste del Cristo. 

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