domenica 7 aprile 2024

Gli scritti di San Paolo — EPISTOLA AI FILIPPESI (Tutti cercano i propri interessi)

 (segue da qui)


2. Tutti cercano i propri interessi

Passiamo ora a 2:19-24 dove Paolo annuncia ai Filippesi che egli conta di inviare prossimamente da loro Timoteo. Egli approfitta di quella occasione per fare del suo discepolo un elogio nel corso del quale dice (21): «Tutti [eccetto Timoteo] cercano i propri interessi e non quelli del Cristo Gesù».

In presenza di questo colpo di mazza formidabile, la prima domanda che ci si pone è sapere a chi è assestato. Si vorrebbe credere che colpisca i non credenti o, tutt'al più, i giudaizzanti. Ma il contesto si oppone a quella interpretazione benevola. Paolo dice in sostanza questo: «Io conto di inviare da voi Timoteo. Io posso solo fidarmi di lui, perché tutti gli altri sono profittatori». Egli oppone Timoteo a tutti gli altri che avrebbe potuto mandare, che non chiederebbero di meglio che partire, ma in cui non ha fiducia. Questi altri sono quelli che lo circondano, che lo hanno accompagnato nei suoi viaggi, che perfino ora, lavorano con lui. Ed ecco tutti i suoi compagni, tutti i suoi collaboratori messi alla berlina! 

Senza dubbio i commentatori ci dicono di non prendere quella sfiducia alla lettera. Ci avvertono che la parola «tutti» voglia dire «diversi» e che il torto dei colpevoli è solo di avere una purezza di intenzione imperfetta. Ma queste interpretazioni caritatevoli suppongono nell'autore una malattia mentale, che gli avrebbe tolto il significato delle parole e lo avrebbe indotto ad esprimere il contrario del suo pensiero. Questo non è il caso. L'accusa formulata qui non è il prodotto di un'infermità mentale. Essa è l'opera dell'odio, di un odio violento ma illuminato. Diciamo innanzitutto che non può derivare da Paolo. I comandanti di uomini sono ottimisti. Lo sono dapprima per circostanza, poi per diplomazia. Loro sono gli ultimi a vedere il proprio fallimento e, quando l'hanno visto, sono gli ultimi ad ammetterlo. 

Paolo aveva la mentalità di un comandante di uomini, la mentalità di un capo. Egli poteva confondersi con uno dei suoi subordinati, poteva constatare una defezione e soffrirne; egli non poteva rinnegare in blocco le sue truppe, avvolgerle in un'avversione totale e far parte di quella avversione tutti i fedeli della città di Filippi. La nota 2:21, alla quale bisogna associare 20 che la prepara, è stata inserita nella lettera di Paolo da una mano estranea. Quale è quella mano, se non quella che ha appena scritto una difesa in favore del Cristo spirituale? Nella scuola di Marcione si esecrava il clero cattolico. È il clero cattolico del 140 circa che è stigmatizzato qui. E i due versetti 2:20-21 hanno lo stesso autore della dissertazione 1:27-2:8. 

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