domenica 23 aprile 2023

Origini Sociali del CristianesimoComunità paoline

 (segue da qui)


Comunità paoline.

Queste lotte cominciano già ad affermarsi nelle Chiese che si appellano a Paolo, secondo le informazioni fornite sul loro conto dalla corrispondenza autentica dell'apostolo, i cui destinatari sono pochissimo aperti alla cultura greca. L'apostolo combatte con vigore contro coloro che, abusando del loro candore, vorrebbero riportarli sotto il giogo della Legge e costringerli alla circoncisione. Possano questi adepti del taglio rituale, è detto loro brutalmente, essere essi stessi tagliati fuori dalla comunità! [27] Nella prima Epistola ai Corinzi la situazione appare più complessa. Vi sono qui cristiani di cultura ellenica e giudaizzanti di stretta osservanza che si scontrano e ad ogni occasione litigano. I primi concepiscono il Vangelo alla maniera greca, come una sapienza superiore. Hanno per capo un certo Apollo, che gli Atti degli Apostoli ci presentano come «un uomo eloquente e versato nelle Scritture, originario di Alessandria». [28] Gli altri si appellano a Cefa, all'apostolo Pietro, l'associato di Giacomo e di Giovanni, che personifica con loro l'attaccamento ostinato alla Legge mosaica. Paolo rappresenta come una via di mezzo tra questi due estremi. Egli intende, invece, appellarsi solo al Cristo [29] che non è diviso. Ma ognuno dei partiti contrapposti doveva fare altrettanto, e per questo fatto il cristianesimo recava già in sé gravi divisioni. Le due Epistole ai Corinzi offrono a loro volta tracce molteplici. Accanto a testi autenticamente paolini, se ne trovano altri visibilmente apocrifi, che procedono da un altro spirito e di cui certi professano quell'alta sapienza alla quale Paolo era e voleva rimanere estraneo. [30]

I rappresentanti del giudeo-cristianesimo, strettamente legati all'osservanza della legge mosaica, che si erano visti insorgere in seno alla comunità di Antiochia contro le libertà di Paolo e del suo gruppo, dovevano continuare la lotta su tutti i terreni dove si sarebbe svolta la sua azione. Seguendo dappertutto le sue tracce si recarono attraverso i paesi evangelizzati per denunciare i misfatti del suo insegnamento. A sentirli, era un falso apostolo che non aveva ricevuto alcuna missione dalle autorità ufficiali, un ingannatore i cui successi erano dovuti solo all'astuzia, un parassita abituato a farsi mantenere dai fedeli, un ignorante poco versato nelle Scritture, che parlava peraltro malissimo, un folle pretenzioso che, da lontano, si mostrava arrogante ed era, visto da vicino, solo un pover'uomo. [31] Il Cristo non era venuto per distruggere la Legge né a indebolirla, ma per raccomandarne piuttosto la stretta osservanza, sola condizione della salvezza. I Pagani convertiti dovevano quindi farsi circoncidere, osservare strettamente il sabato e le feste legali, astenersi dai cibi proibiti, fuggire la società degli impuri, comportarsi in tutto come buoni israeliti.

Quella contro-propaganda ebbe lo stesso successo presso i neofiti d'Asia di quello dell'ebreo ortodosso Eleazaro che criticava presso il proselita Izate, re di Adiabene, la dottrina troppo liberale del suo precursore Anania. Questi cristiani di fresca data furono pure loro scossi. Molti, prendendo la posizione più sicura, si sottomisero alle esigenze dei nuovi missionari. Paolo si vide abbandonato da queste comunità del sud della Galazia che erano state le sue prime conquiste. Anche a Corinto, che rappresentava il punto più avanzato della sua avanzata apostolica verso l'ovest, dovette fare i conti con un partito ostile che si appellava a Cefa. [32] Per garantire la sua opera, dovette difendersi. Il tono della sua risposta attesta la vivacità del dibattito. Scrivendo ai Galati, ricorda la cordialità della loro prima accoglienza, si lamenta del loro voltafaccia e se la prende con gli apostoli giudaizzanti che si sono sforzati di distruggere la sua opera. «Voi sapete», dice loro, «che fu a causa di una infermità della carne che vi annunciai il Vangelo il primo giorno. Voi mi avete ricevuto come un angelo di Dio, come un Cristo Gesù... Vi testimonio che, se fosse stato possibile, vi sareste strappati gli occhi per darmeli. Sono dunque diventato vostro nemico per aver detto la verità? Lo zelo che essi hanno per voi non è puro, ma vogliono staccarvi da noi affinché voi siate zelanti per loro... Correvate bene, chi vi ha fermato per impedirvi di obbedire alla Verità? La persuasione non viene da colui che vi ha chiamati... Ma colui che vi turba, quale che sia, ne porterà la punizione....». [33]

In una lettera che si legge ora alla fine della seconda Epistola ai Corinzi, l'opposizione tra il cristianesimo dell'apostolo dei Gentili e quello dei suoi avversari giudaizzanti appare ancora più marcata. Il tono è qui di un'asprezza incisiva che si accompagna ad un'ironia tagliente. «Io temo che, come il serpente ha sedotto Eva con la sua astuzia, i vostri pensieri siano alterati nella loro semplicità verso il Cristo. Infatti, se qualcuno viene a predicarvi un altro Gesù rispetto a quello che noi abbiamo predicato, o se ricevete un altro Spirito rispetto a quello che avete ricevuto, o un altro Vangelo rispetto a quello che avete abbracciato, voi lo sopporterete benissimo. Ma io ritengo che io non sia inferiore in nulla a questi Superapostoli... Queste persone sono falsi apostoli, operai fraudolenti, travestiti da apostoli del Cristo. E non c'è da stupirsi. Satana stesso si traveste da Angelo di luce. Non è quindi strano che anche i suoi ministri si travestano da ministri della giustizia. La loro fine sarà secondo le loro opere... Sono Ebrei? Lo sono anch'io. Sono Israeliti? Anch'io. Sono della discendenza di Abramo? Lo sono anch'io. Sono servi del Cristo? Parlo come uno fuori di sé, io lo sono ancora di più: per le fatiche, ben di più; per le percosse, ben di più; per le carcerazioni, ben di più; per i pericoli di morte, spesso. Cinque volte ho ricevuto dai Giudei quaranta colpi meno uno; tre volte sono stato percosso con le verghe; una volta sono stato lapidato, tre volte ho fatto naufragio; ho passato un giorno e una notte nell'abisso. Spesso in viaggio, in pericolo dai fiumi, in pericolo dai briganti, in pericolo dal mio popolo, in pericolo dai gentili, in pericolo in città, in pericolo nel deserto, in pericolo in mare, in pericolo tra i falsi fratelli. Lavori e fatiche, spesso in veglia, nella fame e nella sete, spesso in digiuno, in freddo e nudità. Oltre a ciò, i miei affari quotidiani, la cura di tutte le Chiese... Sono stato folle, siete voi che mi avete costretto. È da voi che avrei dovuto essere raccomandato, perché io non sono inferiore in nulla ai Superapostoli». [34

Da queste parole febbrili e affannose, da quella passione che esplode, si vede quanto viva fosse la discordia che era appena scoppiata in seno al cristianesimo. Conservatori e liberali, appellandosi similmente al Cristo, si scagliavano a vicenda le peggiori accuse, si denunciavano reciprocamente come servi di Satana. Lo spirito di intolleranza insito nel monoteismo, che si era già manifestato con tanta forza in seno al giudaismo, cominciò così a scatenarsi, sin dall'apparizione del Vangelo, in questo mondo asiatico dove avrebbe imperversato per secoli. 


NOTE DEL CAPITOLO 7

[27] Epistola ai Galati 5:12.

[28] Atti 18:24.

[29] 1 Corinzi 1:12-13.

[30] Si veda H. DELAFOSSE (J. Turmel), les Ecrits de saint Paul, 4 vol. (Rieder).

[31] 2 Corinzi 10:7; 11:21.

[32] 1 Corinzi 1:12.

[33] Galati 4:13; 5:7-10.

[34] 2 Corinzi 11:3-5, 13-15, 22-26; 12:11.

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