domenica 8 gennaio 2023

Origini Sociali del CristianesimoLa Galilea

 (segue da qui)

La Galilea.

La tetrarchia di Antipa comprendeva non solo la Perea, ma anche e soprattutto la Galilea. Quell'ultima provincia aveva meno superficie, ma era molto più fertile e più ricca. Delimitata a est dal Giordano, a ovest dal Mediterraneo, era costituita da due massicci, di cui quello più alto si protendeva a nord verso il Libano, l'altro separato da esso dalla piccola pianura di Asochis o di Zabulon (oggi Sahel-el-Battaouf), scendeva a sud in direzione di Samaria e si perdeva nell'ampia e bella pianura di Esdrelon, irrigata dal Cison. Giuseppe, che conosceva il paese per avervi organizzato la lotta contro i Romani, ne elogia il clima; caldo sulla costa, fresco sulle alture, temperato nelle valli, permette le colture più svariate e assicura agli abitanti un grandissimo agio. Giuseppe presenta quella regione come un vero paradiso. Ma elogia soprattutto la regione di Gennesar o Genesaret, vicino al lago dallo stesso nome, che riunisce i vantaggi e i piaceri dei paesi più diversi; e attribuisce una parte della sua straordinaria ricchezza a una sorgente dal nome Cafarnao. A credergli, l'intera provincia ha 15 città fortificate e fino a 204 villaggi, di cui il più piccolo ha più di 5.000 abitanti.

Quella popolazione era coraggiosa e laboriosa. Estranea al mondo ebraico fino all'inizio del I° secolo prima della nostra era, essa vi era stata incorporata con la forza sotto i regni di Aristobulo e di Alessandro Ianneo. Da allora non se ne era più discostata. Il suo attaccamento alla Legge di Mosè era però meno rigido di quello che si poteva osservare a Gerusalemme. Collocata lontana dalla Giudea, che la dissidenza dei Samaritani rendeva ancora più distante, vivendo al contrario nelle vicinanze dei «Goyim» della Siria, con cui aveva molte affinità, si preoccupava abbastanza poco delle sottigliezze dottrinali e giuridiche che avevano corso nella Città santa.

La politica del tetrarca non poteva che confermarla in queste disposizioni. Antipa professava il giudaismo alla maniera di suo padre Erode e di suo fratello Filippo. Pur ostentando un grande rispetto nei confronti della Torà, era preoccupato soprattutto di compiacere i Romani e intraprese per questo belle costruzioni nello stile del tempo. È così che, per compiacere Tiberio, fece costruire a caro prezzo sulle rive del lago di Genesaret una grande e sontuosa città  alla quale diede il nome di Tiberiade. Per procurarsi il sito necessario, non esitò a spostare una necropoli. Non esitò neppure a farsi costruire un magnifico palazzo decorato con figure animate. Tali opere erano contrarie alla legge. Esse scioccarono più tardi i rigoristi della Giudea. Non si vede che abbiano causato grande scalpore in Galilea. L'ambiente era più aperto, più liberale. Per quella ragione, era più permeabile alla fede cristiana.

È in quella regione che i Vangeli fanno cominciare la predicazione del Regno di Dio. Essi situano la famiglia di Gesù in «una città di Galilea chiamata Nazaret» e fanno risiedere lui stesso in un'altra città dal nome di Cafarnao. Sfortunatamente queste due località non sono menzionate in nessun testo precristiano. Non appaiono né nella Bibbia ebraica, né in alcuno degli scritti di Giuseppe, dove però si cita il nome di una miriade di borghi e persino di villaggi galilei. Esse rischiano di non essere altro che finzioni geografiche, di cui una topografia compiacente ha più tardi assicurato il successo. È nondimeno vero che l'intero paese, soprattutto la regione vicina al lago di Genesaret, offriva un terreno particolarmente favorevole al seme evangelico. 

Insomma, la Galilea, la Transgiordania del nord e la Perea avevano tratti comuni che le predisponevano a una concezione nuova, meno ritualistica, meno strettamente razzista, del giudaismo tradizionale. Troppo lontane dal tempio per potervisi recare abitualmente, si concentravano attorno alle sinagoghe, dove i libri sacri erano letti e spiegati ogni settimana, al sacro giorno del Sabato. Ci si preoccupava abbastanza poco dei sacrifici e dei vari riti che dovevano compiersi a Gerusalemme. Tutta l'attenzione era rivolta alle regole di vita che bisognava seguire per piacere a Dio. Visto sotto questa prospettiva, considerato come una scuola di formazione morale, di disciplina delle anime, il giudaismo non era più un affare puramente ebraico. Non interessava i soli figli di Abramo, ma tutti gli uomini di buona volontà che diventavano loro fratelli adottivi. Tendeva a diventare una religione universale. 

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