giovedì 15 dicembre 2022

L'INVENZIONE DI GESÙFiglio dell'uomo: un calcolo

 


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Figlio dell'uomo: un calcolo

Non basta farsi beffe dei grecisti e delle chiese restituendo il Nuovo Testamento alle prerogative della sua lingua originale: bisogna anche mostrare in cosa questa restituzione cambi, adesso, il nostro approccio al corpus.

Primo esempio:

Il Nuovo Testamento chiama Gesù «figlio dell'uomo» e «figlio di Dio». I grecisti e le Chiese sono incapaci di spiegarci il significato di questi soprannomi e di giustificare la loro presenza nel corpus. Il ricorso all'ebraico ci fornisce senza difficoltà quella spiegazione e quella giustificazione.

Secondo esempio:

I genitori del Cristo-Messia evangelico si chiamano Giuseppe e Maria. I grecisti e le Chiese ci dicono: Giuseppe e Maria erano, storicamente, i genitori storici del Cristo Gesù storico. L'ebraico, invece, ci obbliga a concepire tutto altrimenti il triangolo della Sacra Famiglia — e a sbarazzarci dagli aneddoti dei messali.

Constatazione:

La rivelazione greca del Nuovo Testamento greco non oltrepassa, in qualità, la routine degli spettacoli teatrali. 



Almeno dall'epoca della Septuaginta, 

Septuaginta: traduzione greca della Bibbia ebraica (III° o II° secolo A.E.C.). 

e senza dubbio ben prima di essa, YHWH è il nome divino più sacro nel giudaismo: né vocali né consonanti, e nel contempo vocali e consonanti, le lettere del Tetragramma costituiscono un nome al quale nessun altro nome è paragonabile.

Dire che YHWH è «Dio» risulta da un tradimento indoeuropeo: da un tradimento dei traduttori; infatti, il nostro cosiddetto Jahvé/Signore/Geova/Dio-Padre è, in ebraico, nella sua lingua originale quindi, una grafia raccolta di tutte le forme modali attive del verbo HYH, «essere»; ed è proprio così che lo intendono e lo presentano gli autori primitivi, ebrei, dei documenti primitivi del cristianesimo (cfr. Apocalisse 1:4, 8, ecc., dove è fornita, in chiaro, la spiegazione di YHWH — «è, era e viene» — spiegazione che ha senso in effetti solo in ebraico, e che è comprensibile solo da chi parla ebraico). 

Tra i Farisei, questo nome divino è un nome impronunciabile: tra tutte le parole della lingua sacra (l'ebraico è LŜWN HQDŜ, «la lingua del sacro»), il Tetragrammaton è la parola sacra per eccellenza. — Tutto questo è, credo, ben noto, e non insisto.

Non insisto nemmeno sui rispettivi atteggiamenti dei Sadducei e dei Farisei nei confronti di questo nome, né su quello, ben distinto, dei Samaritani. Si veda anche i testi di Qumran su questo argomento. 


I soprannomi divini

Di fronte al tabù del Tetragramma, la letteratura ebraica opta molto presto per l'uso di pseudonimi, di sostituti reverenziali. Si evita sotto YHWH la vocalizzazione di ʼDNY (letteralmente «mio signore»); 

La sequenza di vocali di YHWH così maltrattata è quella stessa, in realtà, di YŜWᶜ, «Gesù-Giosuè».

si sostituisce YHWH, graficamente, con HŜM, «il nome», con ʼLHYM, «Elohìm», con ʼDNYNW, «nostro signore», ecc.

Questa procedura di sostituzione si presta peraltro a confusione: nella letteratura ebraica antica, se si crede agli studiosi moderni, esisteva una differenza radicale tra ʼLHYM e YHWH, essendo il primo il dio del Nord e il secondo il dio del Sud; ed è quindi solo tardivamente — e in barba a quella cesura — che ʼLHYM è diventato un termine di sostituzione per YHWH 
Altro rischio di confusione (sul quale giocano immensamente i Midrashim e i Talmud...): tutti i termini sostitutivi del nome sacro divino sono anche termini semanticamente autonomi; nella letteratura ebraica funzionano pertanto sia come sostituti che secondo il loro significato proprio: per esempio, ŜM è talvolta uno pseudonimo di YHWH (sotto di esso è YHWH che si deve leggere) e talvolta una parola comune che significa «nome».

Il giudaismo si caratterizza, e non solo da Esdra, per il suo culto dell'unico Dio e per il suo rifiuto — il suo orrore — delle immagini. Ora, tra i sostituti da esso impiegati per designare YHWH (o, se si preferisce, per non designarlo), ve ne sono alcuni che appartengono all'immaginario più crudo: per esprimere il loro massimo disgusto dell'antropomorfismo, del tempo e dello spazio, nella loro designazione (o loro non designazione) di Dio, i giudei ebrei fanno massicciamente appello a parole volgarmente umane, spaziali e temporali.

Tutta la letteratura profetica e tutti i Salmi manifestano questo ricorso al banale.

YHWH è chiamato così ṢWR, «la roccia, la pietra», o ancora ḤTN, «lo sposo»

KLH, «la sposa», essendo allora Israele, il popolo eletto. (Nelle nostre traduzioni del Nuovo Testamento, si legge spesso «sposo» al posto di «sposa», ma è ḤṬN che si deve retrovertere). 

o ŜMYM, «i cieli», ecc. Il nome più sacro, in quanto impronunciabile e tabù, passa allora per i soprannomi più comici.

Cfr., ben più tardi (?), le audacie, in questo campo, dello Zohar

E nessuno ne è ingannato:

Nessuno... se non i cristiani nel loro consumo in greco, o a partire dal greco, dei testi neotestamentari scritti originariamente in ebraico e recanti con sé tali usi sostitutivi!

sotto ṢWR, sotto ḤTN, sotto ŜMYM — per prendere solo questi esempi — non è né «roccia», né «sposo», né «cielo» che leggono (a tempo opportuno) gli ebrei, ma YHWH: è YHWH che, sotto queste parole e nei punti adeguati, essi vedono scritto. 

Si scusi la rapidità di questo preliminare: il mio scopo non è di passare in rassegna i perché e i percome delle sostituzioni dei termini nella mistica ebraica, ma di arrivare alla loro esecuzione cristiana. 


Uso (ebraico) dei soprannomi divini

nel Nuovo Testamento

Nei Vangeli e, più generalmente, nei monumenti cristiani ebraici primitivi, il ricorso ai soprannomi divini regna sovrano. YHWH, in questi testi, è chiamato «padre» (ebraico ʼB), «cielo» (da cui l'espressione «regno dei cieli», MLKWṬ ŜMYM, messa lì per «regno di YHWH»), «colomba» (lo spirito di YHWH che discende come una colomba, YWNH, «colomba-Giona», avente, sempre in ebraico e nell'ordine, le stesse vocali del Tetragramma — e  spirito di YHWH che discende come una colomba su Gesù perché, sempre in ebraico e sempre nell'ordine, YHWH, YWNH/«colomba» e YŜWᶜ/«Gesù-Giosuè» possiedono queste stesse vocali), 

Lavoro sulle vocali, lavoro che non riguarda più allora la carne della parola ebraica, la sua grafia, la sua lettera, ma il suo spirito, il suo soffio. 

Gli effetti della vocalizzazione sono innumerevoli nel Nuovo Testamento, e i grecisti ovviamente non li rilevano. 

Prendete, per esempio, Apocalisse 11:8 (verso unanimemente crocifisso dai commentatori... fin da Ireneo di Lione!) — L'Apocalisse di Giovanni castiga una «grande città»; l'autore chiama quella città «Babilonia» e le predice, perché ha tradito la sua fedeltà originale (essa si è «prostituita»), le peggiori catastrofi. Lettura unanime, in effetti, dei commentatori: sotto «Babilonia» è qui «Roma» che si deve leggere — e scorrono i controsensi: su una scrittura di quella Apocalisse al tempo di Domiziano (96 E.C.!); sui martiri dell'Apocalisse come martiri dei Romani; sull'autore dell'Apocalisse come se fosse il nemico giurato dell'Impero romano. Invece... 

Invece il nostro autore ha preso cura di rivelare la chiave di quella «Babilonia»; ma l'ha rivelata in ebraico (sotto il greco, si vede — dovrebbe vedersi).

Apocalisse 11:8, dunque: «...della grande città, che spiritualmente si chiama Sodoma ed Egitto, dove anche (il) loro Signore è stato sospeso». Da una parte, il passo indica proprio che il Signore è stato sospeso in quella città: la Babilonia intravista non può quindi essere Roma, ma proprio Gerusalemme. Ma soprattutto (infatti i nostri dotti esegeti non esitano a considerare una glossa la clausola «dove il loro Signore è stato sospeso» — li disturba così tanto!) — ma soprattutto: 

Sodoma ed Egitto presentano, in ebraico, le stesse vocali, nell'ordine, di Gerusalemme: e Sodoma + Egitto = Gerusalemme, effettivamente, «spiritualmente». (YeRoŜaLaYiM, tenuto conto delle trascrizioni, per «Gerusalemme»; SeDoM per «Sodoma»; e MaṢRaYiM — e non, come nel Testo Masoretico, MiṢRaYiM — per «Egitto»). 

E non si venga a dire che quella chiave sia dovuta a un editore o ad glossatore greco: Gerusalemme e Sodoma-Egitto sono identici in spirito, vocalmente, solo in ebraico. La chiave in questione è stata prodotta da un giudeo ebreo ad uso esclusivo dei giudei ebrei soli in grado di comprenderla (in greco, poi nelle lingue moderne, non ha più alcun senso). 

Di conseguenza — conseguenze maggoiri: 1) L'Apocalisse non è diretta contro Roma ma contro Gerusalemme, e la città «prostituta» che sostituirà la Gerusalemme celeste non è altra — simmetria finalmente ovvia! — che la Gerusalemme terrena; 2) i martiri dell'Apocalisse sono perseguitati, come Stefano, in quanto vittime del primo Paolo, Saulo, dai giudei; 3) l'autore dell'Apocalisse non scrive affatto il suo testo (in greco scadente) al tempo di Domiziano, ma ben prima del 70, data della presa di Gerusalemme da parte di Tito, data oltre la quale profetizzare la rovina della «grande città» non avrebbe più avuto il minimo senso: ed egli scrive in ebraico.

Conseguenza di queste conseguenze: l'intera comprensione dell'Apocalisse è da rivedere, e, da rivedere con essa, l'intera genesi del testo, la sua efficacia, le sue immagini...

ecc. Basti dire che, dal punto di vista dell'uso dei sostituti reverenziali di YHWH, la letteratura cristiana primitiva, in quanto ebraica e perché è ebraica, funziona secondo gli stessi principi della letteratura giudaica ebraica contemporanea: essa non ha nulla da invidiarle.


Il soprannome divino «luogo»

Ma c'è un altro sostituto del nome divino che bisogna ora esaminare: MQWM, «il luogo», infatti questo esame ci mostra subito che le immagini scelte per sostituire YHWH non siano scelte proprio a caso. In breve, la loro scelta dipende da metodi classici della scienza e della mistica degli ebrei.

«Luogo» è un termine sostitutivo comune nella letteratura giudaica ebraica (biblica e post-biblica) e comune nella Gnosi (cfr. Estratti da Teodoto e altri). Notiamo fin da subito che MQWM/«luogo» viene dalla radice QWM, «levarsi, risorgere»

Perché e come MQWM, «luogo», è equivalente a YHWH?

Per capirlo, è sufficiente ricordarsi delle regole di base della cifratura ebraica.

Semplice promemoria: 

1) Gematria per ranghi: le 22 lettere dell'alfabeto hanno, nell'ordine, valori che vanno da 1 (per aleph) a 22 (per ṭaw). 

2) Gematria classica: valori da 1 a 10 tra aleph e yod; valori da 10 a 100, in passi di 10, da yod a qof; e valori da 100 a 400, in passi di 100, da qof a ṭaw; K, M, N, P e  posti in finale, sono predisposti allora a prendere, rispettivamente, i valori 500, 600, 700, 800 e 900

In gematria classica, MQWM, «luogo», è 40 + 100 + 6 + 40 = 186. Il rapporto con YHWH è, pertanto, ovvio, infatti Y² + H² + W² + H² = 102 + 52 + 62 + 52 = 186. I giudei ebrei sostituiscono reverenzialmente YHWH con MQWM nella loro letteratura (o, se si vuole, «Dio» con «Luogo») perché esiste un legame aritmetico indiretto tra i due termini per mezzo di un'elevazione 

MQWM, «luogo», dalla radice QWM, «levarsi»!

al quadrato delle lettere del tetragramma tabù. Al posto di YHWH, sacro, si scrive MQWM, banale; e sotto MQWM, in seguito, si legge YHWH.

Con il rischio di confusione di cui ho parlato poc'anzi, infatti, in quella letteratura «luogo» significa talvolta YHWH e talvolta «luogo»... 


Codifiche sul «figlio dell'uomo»?

Perché, nei Vangeli, Gesù  si nomina così spesso «figlio dell'uomo»? A quella domanda nessuno, finora, ha risposto — 

Per una volta mi vedo d'accordo con Guignebert che dice che il titolo di «figlio dell'uomo» applicato a Gesù «ci mette in presenza del più confuso, del più ingarbugliato di tutti i problemi neotestamentari» (Jésus, edizione del 1969, pag. 278). Ma questo problema, lo si vedrà, è imbrogliato solo per i grecisti; se gli esegeti praticassero un po' di letteratura ebraica e se, allo stesso tempo, retrovertessero il Nuovo Testamento, avrebbero la gioia di cambiare l'intricato in luminoso. 

ed è facile comprendere le ragioni di tale non-risposta: gli esegeti cristiani, da secoli, non vedono (o si rifiutano di vedere?) che i testi cristiani primitivi — quelli stessi che fondano la loro religione! — sono stati originariamente scritti in ebraico (e che funzionano solo in quella lingua, ad esclusione definitiva di ogni altra!)...

Figlio dell'Uomo... L'espressione è biblica: BN per «figlio», ʼDM (Adamo) per «uomo»«Figlio dell'Uomo»: BN ʼDM.

Cfr. la resa di quella espressione in Ezechiele... Le gematrie sono essenziali qui. Gesù-Giosué è chiamato «figlio», ebraico BN, gematria classica 2 + 50 = 52. È chiamato «messia» (Gesù-Cristo = Gesù-Messia), ebraico MŜYḤ, gematria per ranghi: 13 + 21 + 10 + 8 = 52. Per via aritmetica (in ebraico, quindi, e in nessun'altra lingua — compreso l'aramaico), Messia e Figlio sono termini equivalenti. Nessun bisogno di sottolineare la fecondità di quella equivalenza nei testi neotestamentari; nessun bisogno di insistere sul fatto che i nostri grecisti (in servizio per saecula saeculorum!) non ne dicono nulla. 

E il figlio-messia è anche chiamato «uomo» (cfr. il famoso Ecce Homo...); l'equivalenza, ancora ebraica, tra figlio-messia = 52 e «uomo» (ʼDM) è fornita per mezzo di moltiplicazione, poiché ʼ × D × M = 1 × 4 × 13 = 52. 

Gesù è, sempre in ebraico, come Giosuè, YHWŜᶜ 

Il legame tra quella grafia e YHWH è il seguente: le prime tre lettere dell'una sono, nell'ordine, anche quelle dell'altra (Y, H e W); e l'ultima lettera di YHWH, H, ha lo stesso valore, 5, della differenza tra le ultime due lettere di YHWŜᶜ: Ŝ = 21, ᶜ = 16, differenza: 5. 

Da cui le elaborazioni cristiane sull'incarnazione di Dio in Gesù, elaborazioni inefficaci fuori dall'ebraico. E il legame tra «figlio» e YHWH si comprende solo in ebraico; YHWH è infatti, nell'ordine, composto dalle lettere YWD (yod), HH (hé), WW (waw) e HH (hé): la somma di queste lettere è uguale a 52, valore di BN, «figlio», di MŜYḤ, «messia-cristo-unto», e, per moltiplicazione delle sue proprie lettere, di ʼDM, «uomo».

o YHWŜᶜ (letteralmente «dio salva»). La grafia YŜWᶜ è quella sulla quale va concentrata l'analisi, infatti, si scoprirà, è quella che si trovava adottata nell'ebraico originale dei Vangeli (e del Nuovo Testamento nel suo insieme).

Quanto vale, in gematria classica, YŜWᶜ («Gesù-Giosuè»)? 10 per Y, + 300 per Ŝ, + 6 per W, + 70 per , ossia in totale 386.

Questo 386 fa irruzione, nei Vangeli, in punti dove i grecisti, beninteso, non lo sospettano — non possono sospettarlo. 

Così, per esempio, nella famosa citazione di Isaia di Giovanni Battista, citazione che figura in Giovanni 1:23: «Sono la voce di uno che grida nel deserto: Raddrizzate la via del Signore». In Isaia 40:3, la frase è: QWL QWRʼ BMDBR («voce che grida nel deserto») PNW DRK YHWH («ritornate alla via, all'osservanza della legge, di YHWH»). La prima parte del brano vale 124, valore stesso di YWḤNN, «Giovanni»; e la seconda 386, valore di YŜWᶜ, «Gesù». (Calcolo:

1) QWL QWRʼ BMDBR = 19 + 6 + 12 + 19 + 6 + 20 + 1 + 2 + 13 + 4 + 2 + 20 = 124 = YWḤNNN = 10 + 6 + 8 + 50 + 50 = 124. 

2) PNW DRK YHWH = 80 + 50 + 6 + 4 + 200 + 20 + 10 + 5 + 6 + 5 = 386 = YŜWᶜ = 10 + 300 + 6 + 70 = 386.) 

Si apprezza pertanto perché Giovanni dice «Io sono la voce che grida nel deserto»; ma lo si apprezza solo in ebraico. 

E si apprezza anche nella sua giusta misura il significato esoterico del riferimento a Isaia: in quella citazione, sotto di essa, aritmeticamente, sono messi lato a lato i nomi YWḤNN/«Giovanni» e YŜWᶜ/«Gesù». Nella traduzione greca, e per via di conseguenza, nelle nostre versioni francesi, quel doppio riferimento è perduto.

Quanto vale ora «figlio dell'uomo»/BN ʼDM, sempre in gematria classica? 2 per B, + 50 per N, + 1 per ʼ, + 4 per D, + 40 per M, ossia in totale 97. Nessuna relazione tra Gesù = 386 e Figlio dell'Uomo = 97. Da gematria classica a gematria classica, «figlio dell'uomo» e «Gesù-Giosuè» non hanno alcuna specie di rapporto. 

Quanto vale «figlio dell'uomo»/BN ʼDM in gematria per ranghi? 2 per B, + 14 per N, + 1 per ʼ, 4 per D, + 13 per M, ossia in totale 34.

34, il valore stesso di RWḤ, «lo Spirito», da cui la nascita del «figlio dell'uomo» per opera dello Spirito Santo! 

Da gematria classica a gematria per ranghi nessuna relazione, ancora una volta, tra Gesù-Giosuè (= 386) e «figlio dell'uomo» (= 34).

Ma, poiché c'è un'aporia, correggiamo l'affare.


Codifiche sul «figlio di Dio»?

Gesù non è solo chiamato «figlio dell'uomo» nel Nuovo Testamento; è anche chiamato «figlio di Dio».

Guignebert, nel suo libro già citato (pag. 273), dice a questo proposito: «Quelli che hanno detto che il Gesù era il Figlio di Dio non hanno potuto crederlo che in un ambiente greco; è in greco  che l'hanno detto e collocandosi in tutt'altra prospettiva religiosa rispetto a quella della messianologia ebraica»; non tarderemo a sorridere dell'ambiente greco e della tutt'altra prospettiva di Guignebert.

Qualunque sia il sostituto impiegato qui, in questa occasione, nell'originale ebraico (ʼLHYM, «Elohìm», per esempio), è YHWH che andava ovviamente letto sotto di esso; «figlio di Dio» è dunque qui BN YHWH.

Gematria classica di «figlio di Dio»/BN YHWH: 2 + 50 + 10 + 5 + 6 + 5 = 78. Nessuna relazione con «figlio dell'uomo»; nessuna relazione con «Gesù-Giosuè».

Ma un rapporto certo e diretto con, per esempio, LḤM, «il pane» (30 + 8 + 40 = 78): eppure Gesù è detto nato a BYṬ-LḤM, Betlemme, letteralmente «Casa del Pane»; egli si proclama «pane di vita», ecc. 

Una relazione certa, e altrettanto diretta, con RWḤ QDŜ, «Spirito Santo» (20 + 6 + 8 + 19 + 4 + 21 = 78): ora è lo Spirito Santo che presiede alla nascita di Gesù, ed è lui che discende, vocalmente, sul battezzato al Giordano. 

E si potrebbero moltiplicare, fuori dall'ambiente greco, queste connessioni aritmetiche.

Gematria per ranghi di BN YHWH/«figlio di dio»: 2 + 14 + 10 + 5 + 6 + 5 = 42. Nessuna relazione, ancora una volta, con «figlio dell'uomo» e con «Gesù-Giosuè».


«Elevazione» matematica

Impasse? Niente affatto.

Ho mostrato, più sopra, che MQWM, «luogo», è utilizzato dal giudaismo ebraico come sostituto di YHWH, e che quella sostituzione si opera, geometricamente, aritmeticamente, grazie ad una somma dei quadrati delle lettere costitutive del Tetragramma tabù.

MQWM, «luogo», dalla radice QWM, «levarsi»: qui, al quadrato!

Questo uso dei quadrati numerico-alfabetici è comune nell'elaborazione dei testi ebraici. È di quadrati che bisogna occuparsi qui.

ḤṬN, «il promesso sposo» (e, nel Nuovo Testamento, «lo sposo» delle nostre versioni francesi), è un altro sostituto reverenziale di YHWH — perché: 

1) YHWH è composto dalle lettere YWD (yod), HH (hé), WW (waw) e HH (hé) — lettere la cui semplice somma equivale, lo ricordo, a «messia» e a «figlio» ( = 52); 

2) la somma dei quadrati di queste lettere è uguale a (Y + W + D)² + (H + H)² + (W + W)² + (H + H)² = 744; 

3) ḤṬN, «promesso sposo», vale, appena si sommano anche le sue lettere messe al quadrato: Ĥ² + Ţ² + N² = 82 + 222 + 142 = 744, stesso numero di prima. 

La sostituzione, così comune nella Bibbia e nei testi ebraici successivi, tra YHWH e ḤṬN (volgarmente «Dio» e «promesso sposo») si basa dunque, nella lingua sacra, non su elucubrazioni familiari (come si compiacciono di suggerirci i cosiddetti esegeti autorizzati del Cantico dei Cantici), ma su una sequenza di decodifiche cifrate: cabalistiche.

Aggiungo che è il ricorso all'ebraico primitivo dei Vangeli che solo ci permette di apprezzare il paragone Gesù/promesso sposo (o sposo) come funziona nel Nuovo Testamento; perché è in ebraico che ḤṬN, «promesso sposo», produce il valore 744, ed è in ebraico — e non in un ambiente greco — che YŜWᶜ MŜYḤ, detto altrimenti «Gesù Cristo», vale, gematricamente: 10 + 300 + 6 + 70 + 40 + 300 + 10 + 8 = 744. 

E se Gesù Cristo, in questo stesso Nuovo Testamento, è chiamato «figlio di YHWH», è anche perché, valendo 744, è equivalente alla somma dei quadrati delle lettere sviluppate del Tetragramma. 

Elevazione di lettere al quadrato: procedo così con «figlio dell'uomo»/BN ʼDM. B² + N² + ʼ² + D² + M² = 22 + 142 + 12 + 42 + 132 = 386; 386: il valore stesso di YŜWᶜ/«Gesù-Giosuè»!

E io affermo questo:


Ancora e sempre il ricorso all'ebraico

Nei Vangeli, l'espressione «figlio dell'uomo» non era originariamente greca, ma ebraica; senza il minimo significato in greco, essa figurava nell'originale sotto la forma comune BN ʼDM; serviva da sostituto di «Gesù-Giosuè» per via aritmetica.

Per via aritmetica, per elevazione delle sue lettere al quadrato. Elevazione che figura, in chiaro, nel testo neotestamentario: cfr. i passi che vi parlano di un'elevazione del figlio dell'uomo o della sua resurrezione (radice ebraica sottostante QWM, «levarsi, risorgere»!)

Procedo alla stessa maniera con l'espressione «figlio di Dio»/BN YHWH. Stessa elevazione delle sue lettere, stessa somma: B² + N² + Y² + H² + W² + H² = 22 + 142 + 102 + 52 + 62 + 52 = 386; 386: stesso valore di quello di «figlio dell'uomo» (allorché è elevato), stesso valore di quello di «Gesù-Giosuè»

Nei Vangeli, Gesù si chiama o è chiamato per sostituzione «figlio dell'uomo» e «figlio di Dio» perché, in ebraico, nella lingua originale-originaria del testo, 

In ebraico: non in greco! E: nella lingua, non nella Storia!

esisteva un legame numerico tra questa parola e queste due espressioni.

A quella semplicità (e soprattutto: a quella logica assoluta...) della relazione Figlio dell'Uomo/Gesù/Figlio di Dio attraverso un lavoro elementare sulla lingua ebraica e i suoi codici, confrontate l'inammissibile vaghezza dei dizionari ed enciclopedie teologiche agli articoli in questione. Sconcertante!

Non basta peraltro accontentarsi di constatare che tali calcoli non hanno alcun fondamento in greco e che valgono solo in ebraico: bisogna subito ornare questa constatazione col suo corollario: questi calcoli sono comprensibili solo da lettori ebrei; essi sono intraducibili. 

In altre parole, gli scrittori ebrei (primitivi) dei vangeli ebraici (primitivi) non si rivolgevano originariamente ai Gentili: non ai non-ebrei; e non agli ebrei non ebreofoni — ecco una cosa non trascurabile... 
Una volta tradotti letteralmente in greco (con la sola preoccupazione della semantica delle parole, e mai della loro potenza aritmetica), poi in latino, ecc., questi testi hanno perduto l'essenza del loro significato profondo, della loro genesi, dei modi esoterici della loro produzione. Sono stati derubati della loro logica. 

 

Gesù fuori dalla Storia

Se, per mezzo di elevazione (delle loro lettere al quadrato), «figlio dell'uomo» e «figlio di dio» sono dei sostituti di «Gesù», è anche perché esiste, sempre in ebraico, 

Nella lingua, di nuovo: e non nella Storia!

un'uguaglianza aritmetica e cabalistica tra ʼDM/«uomo» e YHWH/«dio»

Mi si perdonino (e principalmente alle Chiese...) queste pietose traduzioni. 

«Uomo» = ʼDM. Elevazione al quadrato poi somma delle sue lettere: ʼ² + D² + M² = 12 + 42 + 132 = 186. 

«Dio» = YHWH. Stesso lavoro: Y² + H² + W² + H² = 102 + 52 + 62 + 52 = 186.

Detto altrimenti, in chiaro e tramite resa numerica dell'ebraico, ʼDM/«uomo», elevandosi e risorgendo (radice ebraica QWM, già vista), diventa l'equivalente di YHWH/«Dio», e viceversa. Tutta la dottrina di ciò che si chiamerà l'Incarnazione, la Crocifissione (di fatto: la sospensione al legno) e la Resurrezione, poggia così, non sulla Storia, ma sulla fecondità linguistico-aritmetica dell'ebraico, dell'idioma sacro.

Massima fecondità, dal momento che in spirito, vale a dire dal punto di vista delle sue vocali non scritte, YŜWᶜ, «Gesù-Giosuè-Salvatore», è identico a YHWH, «Dio»... E massima della massima allorché ci si ricorda che MŜYḤ, «cristo-messia», è identico al suo anagramma ŜM ḤY, «il nome ( = YHWH) vivente-risorto»!

Quella equivalenza aritmetica tra ʼDM e YHWH, «uomo» e «Dio»

Equivalenza che, tra l'altro, giustifica la famosa espressione di Genesi 1:27: «Elohìm (sostituto di YHWH) creò l'uomo (ʼDM) a sua immagine» — versetto sul quale è fiorita la raccolta più terrificante di sciocchezze.

congiunta all'anagramma MŜYḤ/ŜM ḤY («cristo-messia»/«vivente-risorto è Dio»), costituisce il fondamento del fondamento del cristianesimo. In ebraico. In ebraico e non in greco. In lingua e non nella Storia. E nessuno, mai, se ne è reso conto, non è vero? — Nessuno, mai, lo ha detto e mostrato. Nessuno l'ha riconosciuto. 


ALTRE CODIFICHE, ALTRI CALCOLI

(LA SACRA FAMIGLIA)

Maria, Giuseppe, Gesù... Perché questi nomi, perché una tale generazione? Oppure, se si vuole dare una svolta ancora più anti-storica (più linguistica) a quella domanda: perché le parole «Maria» e «Giuseppe» producono la parola «Gesù» (o «Giosuè»)? Il greco del Nuovo Testamento parla di Maria (o Mariam), di Iosēph e di Iēsous; il greco non ci lascia indovinare nulla delle ragioni che hanno spinto gli scrittori originali, ebrei, ad assegnare a Gesù la parentela Giuseppe-Maria; sotto i duplicati greci (approssimativi) che abbiamo sotto gli occhi, è quindi proprio MRYM, YWSP e YŜWᶜ che occorre retrovertere, perché solo una tale retroversione ci permette di cogliere i legami di parentela tra i tre termini — legami che vado ora a dissezionare.


1° codifica:

Quali sono, in gematria classica, i rispettivi valori di Maria e di Giuseppe?

Valore di MRYM: 40 + 200 + 10 + 40 = 290.

Valore di YWSP: 10 + 6 + 60 + 80 = 156.

Quando, nella cabala (o gnosi) ebraica, due termini si accoppiano, i loro valori gematrici si sommano.

Devo quindi scrivere: MRYM + YWSP = 290 + 156 = 446. Tengo a mente questo 446 e rileggo Epistola ai Colossesi 1:18 come pure Apocalisse 1:5: in questi due versi, Gesù Cristo è definito «il primogenito dai morti». Senza interrogarci sul senso esatto di quella espressione, possiamo constatare che il suo originale non si trova né in Platone, né in Filone, né presso gli Stoici, né in Plotino, ma nella Bibbia ebraica; e vi figura una sola volta, in Giobbe 18:13, sotto la forma BKWR MW. Nei due versi del Nuovo Testamento che ho appena sottolineato, si deve dunque leggere, in ebraico e non in greco, che Gesù Cristo si definisce come BKWR MWṬ, infatti è quella espressione che gli scrittori neotestamentari hanno letto e scelto nel Libro di Giobbe — quella e nessun altra; ed è quella l'espressione che hanno ritenuto opportuno applicare a Gesù Cristo (in seguito è venuta la sua traduzione volgare in greco, in latino... poi in francese).

In BKWR MWṬ, BKWR significa «il primogenito» e MWṬ «la morte» (poi, collettivamente, «l'insieme dei morti»). In BKWR MWṬ, BKWR è il generato e MWṬ il generatore. Quando l'Epistola ai Colossesi e l'Apocalisse affermano di Gesù che egli è «primogenito dai morti», stanno affermando che MWṬ, «la morte—i morti», è il suo diretto produttore (il suo generatore).

Ho calcolato poc'anzi il valore di MRYM/«Maria» + YWSP/«Giuseppe», 446; non ho dimenticato questo numero e ho fatto bene, infatti nell'espressione BKWR MWṬ («primogenito dai morti»), MWṬ («la morte—l'insieme dei morti») vale precisamente 40 + 6 + 400 = 446.

Definendo Gesù Cristo il figlio di Giuseppe e di Maria e definendolo il primogenito dai morti, gli scrittori originali del Nuovo Testamento  ben in linea con la Gnosi ebraica, ed ebrei loro stessi — dicevano aritmeticamente la stessa cosa; applicavano alle parole presenti nella lingua biblica sacra, l'ebraico, MRYM, YWSP e MWṬ (Maria, Giuseppe e morte), calcoli gemmatici capaci di generare narrazioni e tesi nuove: narrazioni e tesi destinate ad «adempiere» la Scrittura, vale a dire a continuarla codificandola.

In ebraico — non in greco — Gesù-Messia è considerato nel contempo il figlio di Giuseppe e di Maria e il primogenito dai morti perché Giuseppe + Maria = Morte, semplicemente.


2° codifica:

Giuseppe e Maria sono i genitori del Figlio e del Messia (in greco uios per «figlio» e christos per «messia» — nessuna relazione reciproca): perché ciò? Perché gli scrittori originali, ebrei, dei Vangeli hanno scelto «Maria» e «Giuseppe» per assicurare una tale generazione?

Obiezione: ma la nascita verginale?... ma Matteo 1:18: «Maria... si trovò incinta per opera dello Spirito Santo»?... 

Lo si vedrà più oltre, in quanto BN («figlio»), MŜYḤ («messia-cristo»), BKWR MWṬ («primogenito dai morti») e YŜWᶜ MŜYḤ («Gesù Cristo»), Gesù è effettivamente generato, aritmeticamente, da MYRM/«Maria» e YWSP/«Giuseppe». È in quanto BN YHWH («figlio di Dio») che egli è un prodotto diretto dello Spirito Santo — prodotto diretto e, ancora una volta, aritmetico, poiché BN YHWH = RWḤ QDŜ («spirito santo») = 78. Ed è proprio così che lo intende l'Epistola ai Romani (1:4), proclamando esplicitamente che Gesù è «stabilito Figlio di Dio (= 78) secondo lo Spirito di Santità (= 78)» — ma ancora bisognerebbe assumere questo passo in ebraico, per mezzo di retroversione, e non in greco! 

Ricordo che in ebraico Maria = MRYM, Giuseppe = YWSP, Figlio = BN e Messia-Cristo = MŜYḤ.

E io mi ripeto: nessuna relazione in francese, come in greco, tra queste parole. 

In gematria per ranghi (da 1 a 22 per i 22 segni dell'alfabeto sacro), i valori di MRYM (Maria) e di YWSP (Giuseppe) sono i seguenti:

MRYM = 13 + 20 + 10 + 13 = 56.

YWSP = 10 + 6 + 15 + 17 = 48.

Gli Gnostici impiegano il termine sizigia per designare, tra altre operazioni, quella che consiste nel far accoppiare due nozioni in vista della generazione di una terza. 

Questa è una delle forme di sizigia: ce ne sono molte altre. 

A questo proposito, è curioso notare che la maggior parte dei testi gnostici descrivono sizigie e che nessuno studioso moderno che si occupa di questi testi sa smontarne i meccanismi, meccanismi che dipendono originariamente dall'aritmetica e dalla cabala. Meccanismi che non sono fantasiosi (e soprattutto non deliranti!), ma logici. 

La sizigia in questione qui verte su due termini-genitori che producono un solo termine-figlio; essa opera quindi in due fasi: congiunzione, poi riduzione all'unità (passaggio alla media).

Congiunzione, innanzitutto: Maria + Giuseppe = MRYM + YWSP = 56 + 48 = 104.

Poi riduzione all'unità non appena un solo prodotto è generato: 104/ 2 = 52.

Per sizigia, le parole Maria e Giuseppe generano cabalisticamente una parola di valore 52.

Come per caso (!), «figlio» e «messia» valgono, in ebraico, 52.

BN («figlio») = 2 + 50 = 52, in gematria classica. MŜYḤ («messia-cristo») = 13 + 21 + 10 + 8 = 52, in gematria per ranghi.

Il che vuol dire:

1) Che la teologia del «figlio» è identica a quella del «messia», e viceversa — da cui le elaborazioni neotestamentarie in merito;

2) Che quella identità non si basa sulla Storia ma su una codifica linguistico-aritmetica, codifica risultante da un lavoro sulla lingua ebraica (e su quella lingua sola, ad esclusione di ogni altra);

3) Che la generazione del «figlio» e del «messia» — a scelta — da parte di Giuseppe e Maria risulta a sua volta non da un rapporto preso sul posto, ma da un calcolo — calcolo analogo a quelli che si trovano in massa nei testi gnostici di origine ebraica, nelle opere della Cabala, e nella Bibbia stessa (fuori dal ricorso, naturalmente, alle sue traduzioni!).


3° codifica:

Giuseppe e Maria non fanno generare solo «figlio», «messia» e «primogenito dai morti». Essi servono anche da genitori, diciamo, di Gesù Cristo.

Ancora nessuna traccia delle ragioni di una tale operazione nel greco del Nuovo Testamento: sotto di esso, è ancora all'ebraico che si deve ricorrere.

YWSP (Giuseppe) è composto da 10ᵉ (Y), 6ᵉ (W), 15ᵉ (S) e 17ᵉ (P) lettere dell'alfabeto. La somma dei quadrati di queste lettere è uguale a: 10² + 6² + 15² + 17² = 100 + 36 + 225 + 289 = 650.

La parola MRYM (Maria) è composta da 13ᵉ (M), 20ᵉ (R), 10ᵉ (Y) e 13ᵉ (M) lettere di questo stesso alfabeto. Somma dei quadrati di queste lettere: 13² + 20² + 10² + 13² = 169 + 400 + 100 + 169; totale: 838.

Stesso processo di prima: congiunzione, poi riduzione all'unità.

Congiunzione: somma dei quadrati di MRYM (Maria) + somma dei quadrati di YWSP (Giuseppe) = 650 + 838 = 1488.

Poi riduzione all'unità — o media —, non appena un solo prodotto è generato: 1488/2 = 744.

Tramite sizigia sulla elevazione al quadrato delle loro lettere, Maria e Giuseppe producono il valore 744.

Ebbene, 744 è semplicemente, in ebraico, il valore di Gesù Cristo:

Gesù Cristo = YŜWᶜ MŜYḤ = 10 + 300 + 6 + 70 + 40 + 300 + 10 + 8 = 744.

Nessun'altra coppia di nomi propri (ebraici) se non MRYM (Maria) e YWSP (Giuseppe) poteva così assicurare, aritmeticamente, in tre codifiche diverse, nel contempo la generazione — per riassumermi — di figlio, messia, primogenito dai morti e Gesù Cristo.

Ecco perché, dunque, gli scrittori originali dei Vangeli hanno scelto questa coppia.

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