venerdì 16 dicembre 2022

L'INVENZIONE DI GESÙGlossario e riferimenti

 


GLOSSARIO E RIFERIMENTI

Abot de-Rabbi Natan: trattato talmudico considerato marginale e apocrifo, sebbene molti dei suoi passi siano molto antichi (la migliore edizione di quest'opera ebraica è quella di Schechter, Vienna, 1887).

perfetto: i verbi ebraici non si coniugano al presente, al passato o al futuro (come è il caso nelle lingue indoeuropee), ma al perfetto o all'imperfetto. Esempio: il perfetto del verbo «dire» è, in ebraico, ʼMR, e ʼMR significa «dice/ha detto/dirà completamente, totalmente, assolutamente»; il suo imperfetto è YʼMR, e YʼMR significa «è/era/sarà». Incapaci di rendere queste sfumature nel greco (lingua che funziona come il francese, sul tempo lineare), i traduttori antichi dell'Antico Testamento e del testo primitivo ebraico del Nuovo hanno reso, il più delle volte, l'imperfetto con un futuro e il perfetto con un passato o un presente — manovra certamente inevitabile, ma ha lo svantaggio, quando gli esegeti non ricorrono alla considerazione del semitico originale, di indurli a produrre false teorie sulla temporalità biblica e neotestamentaria.

accusativo: forma che riveste un sostantivo, per esempio in latino o in greco, quando segue certe preposizioni oppure è complemento oggetto diretto. Non esiste accusativo nelle lingue semitiche.

Achamoth: «Sapienza» in aramaico; nozione fondamentale nella letteratura gnostica (si veda Sophia).

acrostico(i): vedi notarica.

Atti di Pilato: compilazione apocrifa, del I° o II° secolo, appartenente a tutto un ciclo di testi nei quali il procuratore romano è riverito come testimone della morte e della resurrezione del Cristo — e quindi come figura storica testimone di eventi storici. Gli Atti di Pilato ora esistono solo in greco e in traduzioni prodotte dal greco (cfr. J. Quasten, Initiation aux Péres de l'Eglise, Parigi, Cerf, 1955, volume 1, pag. 133-141, e, per la versione copta del libro, Patrologia Orientalis, volume 9, fascicolo 2, II, Parigi, Firmin-Didot, 1957).

Agrippa I°: 14 A.E.C. — 44 E.C. Nipote di Erode il Grande.

alabarca: magistrato supremo in una città ellenistica.

Aland Kurt, Synopsis of the Four Gospels [Sinopsi dei Quattro Vangeli], 3° edizione, Stoccarda, 1979.

Alessandria: Sebbene situata in Egitto, Alessandria nel I° secolo era popolata quasi esclusivamente da greci (in maggioranza), ebrei (in minoranza) e da qualche decina di samaritani. Alessandria contava probabilmente, a quell'epoca, più abitanti ebrei di Gerusalemme.

ambulans in horto: espressione latina (che significa «chi cammina nel giardino») che un tempo era una delle preferite nelle grammatiche.

Ammiano Marcellino: storico latino (320-390).

anagramma: se l'ebraico, al contrario delle lingue indoeuropee, contiene nel suo vocabolario un gran numero di termini che producono anagrammi efficaci (cioè aventi un significato), è perché il suo alfabeto contiene solo consonanti.

antistorico: che non appartiene alla Storia, nel senso occidentale del termine. Nel corso di quest'opera, mostro che i personaggi più importanti del Nuovo Testamento sono in realtà solo nomi (nomi ottenuti per via di codifica aritmetica, in ebraico) e sono quindi antistorici.

apocrifo: una comunità, una setta o una chiesa dichiara apocrifo ogni testo che non riconosce degno di far parte dei suoi libri sacri, essendo questi libri sacri, invece, ritenuti canonici.

Apologeti: autori cristiani dei primi secoli che si sforzavano di difendere la loro ortodossia contro gli attacchi ebrei e pagani (sugli Apologeti greci, cfr. Quasten, Initiation, I, capitolo 6).

apparato critico: insieme di note in fondo alle pagine di un testo edito, che tiene conto delle diverse varianti di questo testo.

Aquila: autore, nel II° secolo (?), di una traduzione greca vertiginosamente letterale della Bibbia ebraica. (Aquila = Onkelos ?).

aramaico: lingua appartenente al gruppo semitico. Al tempo della presunta scrittura del Nuovo Testamento, l'aramaico era, da diversi secoli, la lingua transnazionale del Vicino Oriente (Palestina, Siria, Babilonia, ecc.; tra gli ebrei di Palestina, era la lingua vernacolare, la lingua sacra rimanendo l'ebraico.

Areta: re arabo di Petra, capitale di un territorio tra il Mar Rosso e il Mar Morto.

Arimatea: pseudo-città evangelica da cui sarebbe originario un certo Giuseppe: l'intervento di questo Giuseppe dopo la morte di Gesù è alla base del mito del Graal. «Arimatea» è, in realtà, il duplicato dell'espressione ebraica ʼḤRY MWṬ, «dopo la morte (di)». Altri luoghi posticci dei Vangeli: Dalmanuta, Nazaret, ecc.

Arkevolti Samuel: studioso ebreo italiano, autore di un trattato di grammatica ebraica (1515-1611).

Augusto: 63 A.E.C.- 14 E.C. Primo imperatore romano.

Babilonia: designazione codificata di Gerusalemme nell'Apocalisse di Giovanni.

Bar-Kocheba Simeone: capo della rivolta ebraica del 132-135 contro Roma, sconfitto e ucciso dall'esercito di Adriano nella sua fortezza di Betar. A partire dal 135, e dopo aver già subito il disastro del 70, Gerusalemme divenne città pagana interdetta agli ebrei. Una buona documentazione su quest'ultima sollevazione e sul suo eroe è fornita in Yigael Yadin, Bar-Kokhba, Londra-Gerusalemme, 1971 (in inglese).

Bibbia: compilazione chiamata «Antico Testamento» dai cristiani.

Black Marthew, An Aramaic approach to the Gospels and Acts [Approccio aramaico dei vangeli e degli Atti], 3° edizione, Oxford University Press, 1971.

Boismard M. E., Synopse des Quatre Evangiles, 3 volumi, Parigi, Cerf, 1977-1981.

Bultmann Rudolf, La Storia della tradizione sinottica, trad. A. Malet, Parigi, Seuil, 1973.

giochi di parole: tutta la letteratura ebraica, la biblica come la non-biblica, brulica di giochi di parole; anche il nucleo ebraico-primitivo dei Vangeli canonici (e del Nuovo Testamento nel suo insieme) ne brulicava: il passaggio al greco — e ad altre lingue indoeuropee — non ci permette più di apprezzare la potenza narrativa di tutti questi giochi di parole.

Caligola: terzo imperatore romano (12-41 E.C.), figlio di Germanico e di Agrippina e pronipote di Tiberio (al quale succedette nel 37 o 38).

canonico: è ritenuto canonico dai capi di una comunità religiosa l'insieme dei testi ritenuti sacri da essa.

camitico-semitico: famiglia di lingue che comprende, tra le altre, l'egiziano antico e il copto.

Charlesworth James (ed.), The Old Testament Pseudepigrapha [I Pseudepigrafi dell'Antico Testamento], 2 volumi, Londra, 1983-1985.

Cherubini: nella Bibbia ebraica, sembra che i Cherubini siano due (?) esseri dalla forma semi-animale, a due o quattro facce, aventi per funzione di proteggere l'Arca dell'Alleanza poi il luogo più sacro del Tempio di Gerusalemme contro ogni attacco profano.

Chou King: uno dei tre più antichi libri cinesi.

Cristo: dal greco khristos, «unto», equivalente all'ebraico MŜYḤ (pronunciato messia nel primo secolo), stesso significato. Cristo = Messia. Come tutte le nozioni fondamentali del Nuovo Testamento (e le correlate), quella di Cristo — o di Messia — è ebraica da cima a fondo.

cronologia: i verbi greci che figurano nel Nuovo Testamento vi sono coniugati al presente, al passato e al futuro; i verbi ebraici del testo primitivo non erano coniugati in quella maniera (si veda perfetto): come quello della Bibbia, l'ebraico del primo secolo è indifferente alla nostra concezione indoeuropea della cronologia (della temporalità). Conviene dunque ritenere inammissibili le traduzioni francesi (inglesi, tedesche, ecc.) di tutti i verbi che occorrono nei testi fondatori del cristianesimo e le esegesi che ne derivano.

codex: antenato del libro (in opposizione al «volumen» che era, invece, un rotolo).

Coleridge Samuel: poeta inglese (1772-1834).

compilazione: libro al cui contenuto, fatto da pezzi e da frammenti di testi scritti in precedenza, si dà l'aspetto di un insieme coerente.

concordanza: indice alfabetico di un testo o di un corpus che fornisce, per ciascun termine, un elenco di tutti i passi — frasi o membri di frasi — dove esso ricorre.

consonanti: l'alfabeto ebraico, al contrario degli alfabeti indoeuropei, contiene solo consonanti; le parole ebraiche sono quindi graficamente brevi e ammettono quindi, il più delle volte, una maggioranza di anagrammi efficaci (cioè aventi un significato). A causa di quella assenza di vocali, i termini ebraici più comuni implicano una grande, o estrema, varietà di significati (il che non è nemmeno il caso dei termini indoeuropei). 

Costantino: imperatore romano (274-337); nel 330 spostò la sede dell'impero a Bisanzio. Primo Cesare cristiano, a dispetto di una vita poco angelica e di un battesimo, all'approssimarsi della sua morte, molto discutibile.

copto: lingua ereditata dall'egiziano antico e modellata graficamente, bene o male, nell'alfabeto greco.

corpus: aggregato di testi che tende ad assumere l'aspetto di un insieme coerente.

Cullmann Oscar, Le Nouveau Testament, 3° edizione, Parigi, PUF, 1976.

Dalmanuta: pseudo-villaggio dei Vangeli (come Arimatea, Nazaret, ecc.).

demiurgo: nella Gnosi, il demiurgo è il dio creatore del mondo, e quindi un dio inferiore.

diaspora: popolazione ebraica che non risiede, o non risiede più, in Palestina. Esiste anche, nel primo secolo, e da moltissimo tempo, una diaspora samaritana.

doceta: i doceti dei primi secoli della nostra era sono i cristiani che non riconoscono come effettiva la crocifissione di Gesù; questa forte corrente, che i sostenitori dell'«ortodossia» ebbero grandi difficoltà a combattere ed eliminare, testimonia le resistenze che incontrarono i Vangeli quando furono costretti (dalla Chiesa, diventata greca poi latina) a lasciare il loro ebraico primitivo e, con questo ebraico (e i suoi codici, e le sue cifrature), la loro qualità primaria di racconti anti-storici.

Domiziano: imperatore romano, successore di Tito e presunto persecutore dei cristiani. Il suo regno durò dal 51 al 96 E.C.; la maggior parte degli esegeti situano alla fine di questo regno la scrittura dell'Apocalisse di Giovanni (un altro errore da parte loro).

Ecce homo: espressione latina che significa «ecco l'uomo»; è così che la Vulgata rende la frase pronunciata da Pilato in Giovanni 19:5.

eloì, eloì, lemà sabactàni: espressione aramaica che significa «dio mio, dio mio, perché mi hai abbandonato/mi abbandoni/mi abbandonerai?».

eoni: termine greco che figura nella letteratura gnostica di origine ebraica, samaritana e cristiana-primitiva come equivalente talvolta dell'ebraico ʼWLMYM («i mondi», «i tempi illimitati») talvolta, ma più raramente, dell'ebraico ʼLHYM (Elohìm, «il dio creatore», «il demiurgo», «gli dèi-forze»).

Epistola di Barnaba: testo apocrifo, ma inizialmente ritenuto canonico, nel quale Gesù è ancora considerato il Giosuè biblico, successore di Mosè. All'epoca della stesura di quella epistola, i cristiani, ancora giudei-ebrei, identificavano antistoricamente il Cristo-Messia e Giosuè, essendo quest'ultimo, per loro, in Canaan-Palestina e nel libro biblico successivo alla Torà, il detentore della nuova alleanza. (Si veda Gesù).

esoterico: che possiede o riveste la forma della segretezza. Una dottrina esoterica è una dottrina i cui temi e tesi sono, anche nella loro presentazione (codificata, per esempio) inaccessibili ai non iniziati. Il contrario di «esoterico» è «essoterico». Una stessa dottrina può contenere sia aspetti esoterici che aspetti esoterici.

spirito: quando una parola greca comincia con una vocale, quella vocale è sormontata da uno spirito: spirito dolce quando la vocale non è aspirata, spirito aspro quando lo è.

Esseni: setta giudeo-palestinese della fine del cosiddetto periodo del Secondo Tempio (periodo che termina con il disastro del 70).

Eusebio di Cesarea: vescovo palestinese (270-338), autore di una Storia ecclesiastica, di una Preparazione evangelica e di una Vita di Costantino, nonché di un Panegirico di questo imperatore.

Vangelo di Pietro: vangelo apocrifo (di cui rimangono solo frammenti greci) che racconta, alla sua maniera, non la Passione, la morte e la resurrezione di Gesù, ma quelle del «Signore» (vale a dire di Adonai, vale a dire di YHWH). Cfr. l'edizione, la traduzione e il commentario di questo vangelo (commentario, traduzione ed edizione che non tengono — ovviamente! — alcun conto della sua origine ebraica) di M. G. Mara, Parigi, Cerf, 1973.

Vangelo di Tommaso: raccolta apocrifa delle «parole» di Gesù presunte trascritte dal suo gemello Tommaso. Questo cosiddetto vangelo fa parte dei testi scoperti a Nag Hammadi; ci è noto solo in copto e, molto frammentariamente, in greco. Edizione della versione copta, con traduzione inglese (approssimativa) a fronte, in The Gospel according to Thomas, Leyde, Brill, 1976.

Vangelo della Verità: testo gnostico prodotto dalla scuola di Valentino e facente parte delle raccolte scoperte a Nag Hammadi (si veda Menard). Il Vangelo della Verità ci è noto solo nella sua versione copta.

esegesi: commentario e spiegazione di un testo (in generale sacro). I Vangeli primitivi, ebraici, sono basati, in quanto narrazioni, su un'esegesi della Bibbia ebraica — esegesi chiamata, nel Nuovo Testamento, «adempimento delle Scritture».

esegeta: chi pratica un'esegesi. La maggior parte dei Padri della Chiesa dei primi secoli non conosceva l'ebraico e, in quanto esegeti sia dell'Antico che del Nuovo Testamento, svilupparono tesi, dogmi, teologie che avevano poco a che fare con la produzione originale-originaria dei testi in questione.

essoterico: vedi esoterico.

fest-noz: termine bretone che significa «festa (popolare) che si tiene la sera».

Feuillet A., Le Prologue du quatriéme évangile, Parigi, Desclée de Brouwer, 1968.

Flaubert Gustave: Erodiade fa parte, con La leggenda di san Giuliano Ospitaliere e Un cuore semplice, dei Tre racconti di Flaubert (pubblicati nel 1877).

Flavio Giuseppe: politico, militare e scrittore giudeo-palestinese di ascendenza sacerdotale (38-100 E.C.). Tradì, dopo aver combattuto alla loro testa, i resistenti galilei durante la rivolta del 66-70. Partecipò, al fianco dell'esercito romano, all'assedio e alla presa di Gerusalemme da parte di Tito nel 70. Finì la sua vita, nell'agiatezza, a Roma. Le sue opere sono: La Guerra Giudaica, Le Antichità Giudaiche, Autobiografia e Contro Apione. Una bella, e spesso anacronistica, traduzione delle prime due opere di Giuseppe, sotto il titolo comune Histoire ancienne des Juifs, è quella di Arnauld d'Andilly, Parigi, Lidis, 1973; l'edizione originale risale al 1667-1668. (Si veda Pelletier).

Frazer James G., Le Bouc émissaire, trad. P. Sayn, Parigi, Geuthner, 1925.

Gabbatà: luogo presunto essere quello dove Pilato sedette al momento della messa in stato d'accusa di Gesù. Termine aramaico.

Gaffiot Félix, Dictionnaire illustré latin-français, Parigi, Hachette, 1934.

Gaio: si veda Caligola.

Gamala: città o villaggio dell'Alta Galilea. (Si veda Giuda).

gemara: parte dei Talmud, scritta per lo più in aramaico e molto raramente in ebraico; la gemara è un libero ed enorme commentario della Misnà. Quella del Talmud di Babilonia arriva a circa due milioni e mezzo di parole. È una compilazione farisaico-rabbinica che rende conto di quasi dieci secoli di storia ebraica.

gematria: uno dei codici esegetici della Cabala che consiste nel lavorare sulle cifrature dell'ebraico.

genitivo: forma che riveste, per esempio, un sostantivo in greco o in latino, quando segue certe preposizioni oppure è complemento di nome. Non esiste genitivo nelle lingue semitiche.

Gentili: insieme dei non ebrei. La gentilità è per i Gentili ciò che la cristianità è per i cristiani. 

Girard René, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, Parigi, Grasset, 1978, e Le Bouc émissaire, Parigi, Grasset, 1982.

glossa: nota ritenuta, riguardo ad un testo, chiarirne tal o tale termine o passo difficile o oscuro. A causa dei copisti, tutti i testi antichi, manoscritti, hanno finito per assorbire varie glosse inizialmente marginali. Il Nuovo Testamento non sfugge a quella regola: per esempio, tutte le osservazioni riguardanti gli usi ebraici e che li spiegano sono glosse, glosse che ovviamente non figuravano nella versione primitiva-ebraica destinata ai lettori giudei-ebrei. Gli antichi traduttori dei Vangeli, facendoli passare dal semitico al greco, sono stati obbligati a fornire ai loro lettori — greci e, pertanto, ritenuti ignorare  le pratiche e le idee ebraiche — ogni sorta di osservazioni documentarie riguardanti queste pratiche e queste idee (così come il significato di vari termini ebraici o aramaici). In seguito, i copisti dei manoscritti greci del Nuovo Testamento hanno integrato nel corpo stesso del testo queste glosse dapprima marginali. — Incapaci di discernere questo processo (per quanto semplice), gli esegeti moderni — maledettamente grecisti — credono che i passi in questione siano stati scritti dagli evangelisti primitivi!

gnostici: intendo con ciò gli gnostici dei primi secoli della nostra era, quelli che cita e critica Ireneo, quelli i cui testi formano le raccolte di Nag-Hammadi, ecc.

Golgota: il luogo presunto essere quello di Gerusalemme, dove ebbe luogo la crocifissione (detta altrimenti, la sospensione al legno) di Gesù. Termine aramaico.

gong-tchan-dang: termine cinese che significa «partito comunista».

Grand Atlas de l'Hisloire mondiale, Parigi, Encyclopaedia Universalis-Albin Michel, 1979.

greco: lingua indoeuropea. Le versioni più antiche del Nuovo Testamento che possediamo sono greche, e tutte le altre versioni, qualunque sia la loro lingua, sono traduzioni che rinviano, direttamente o indirettamente, alle versioni greche. (Si veda grecisti).

grecisti: esegeti che credono che i Vangeli (e il Nuovo Testamento nel suo insieme) siano stati originariamente scritti in greco. La maggior parte degli esegeti dei testi neotestamentari (dai primi Padri della Chiesa in poi) sono grecisti; e la maggior parte dei grecisti si immagina che i Vangeli risultano, per il ricorso ad una trasmissione dapprima orale, di racconti inizialmente prodotti dagli apostoli-testimoni oculari.

Grimm: i fratelli Grimm, Jakob (1785-1863) e Wilhelm (1786-1859), filologi e grammatici tedeschi, celebri autori e compilatori di Fiabe dei bambini e della casa. Da non confondere con il conte di Grimm (1723-1807), amico di Rousseau e di Diderot.

Grousset René, L'Empire des steppes, Parigi, Payot, 1969.

Guignebert Charles, Jésus, Parigi, Albin Michel, 1969 (ristampa dell'edizione originale del 1933).

Hadas-Lebel Mireille, Histoire de la langue hébraïque des origines à l'époque de la Mishna, 3° edizione, Parigi, Publications Orientalistes de France, 1981.

Ade: termine greco che indica la dimora dei morti.

hapax: termine o espressione che ricorre una sola volta in una lingua o in una letteratura. La natura stessa dell'hapax rende difficile — se non impossibile — scoprirne direttamente il senso; ora esiste un numero (relativamente) grande di hapax nel Nuovo Testamento greco. Finché si resterà alla teoria grecista, detto altrimenti finché non ci si interrogherà sulla produzione ebraica primitiva del testo, si ignorerà il significato esatto degli hapax del Nuovo Testamento (o — caso attuale, da secoli — si attribuirà loro un significato fantasioso).

Hatch e Redpath, Concordance to the LXX [Concordanza della Septuaginta], Graz, 1975. Quella concordanza di una delle versioni greche della Bibbia ha il vantaggio di fornire, per ciascuna voce, e quando è possibile, il termine originale ebraico sottostante. Ora, per retrovertere un passo del Nuovo Testamento, bisogna conoscere precisamente le corrispondenze termine (ebraico) a termine (greco) messe all'opera dai traduttori antichi della Bibbia: i Settanta fanno parte di questi traduttori (con Aquila, Simmaco, Teodozione, ecc.).

ebraico: lingua semitica. (ho insistito abbastanza, nelle mie analisi, sulle caratteristiche dell'ebraico, sul suo alfabeto, la sua sintassi, i suoi giochi di parole, le sue cifrature, ecc., per non doverci tornare qui: gli specialisti si orienteranno facilmente, e i non specialisti hanno ormai in mano tutti gli elementi principali che permettono loro di decidere nel dibattito che oppone la mia tesi a quella, stramaggioritaria, degli esegeti grecisti e di farsi un'idea della gravità e della posta in gioco di questo dibattito. Sarà necessario cominciare — finalmente! — a lavorare seriamente sull'ebraico neotestamentario).

ebraico tardo: l'ebraico post-biblico, quello dei Talmud e, in particolare, della loro Misnà, quello della letteratura farisaica antica, quello dei Manoscritti del Mar Morto.

Heidegger Martin: filosofo tedesco (1889-1976).

Heissig W. e Tucci G., Les Religions du Tibet et de la Mongolie, Parigi, Payot, 1973.

ellenismo: espressione propria al greco; idiotismo greco presente in un testo tradotto dal greco.

Erma: l'autore, probabilmente fittizio, di una compilazione originariamente giudea-cristiana-ebraica intitolata Il Pastore, compilazione che fu ritenuta canonica dai primi cristiani (giudei-ebrei). Il testo ci è noto solo nella sua traduzione greca, ma questa (a parte  interpolazioni tardive) è decisamente letterale abbastanza da contenere un gran numero di semitismi. È interessante constatare che Il Pastore ignora il Verbo e Gesù Cristo, e impiega ancora solo i termini «Salvatore», «Figlio di Dio» e «Signore»; l'opera, senza che si possa tuttavia datarla con certezza, rinvia quindi agli strati più antichi del cristianesimo e al momento in cui il cristianesimo non aveva ancora fabbricato i racconti evangelici. (Edizione e traduzione di questo capolavoro a cura di Robert Joly, Parigi, Cerf, 2° edizione 1968).

Erode Antipa: uno dei figli di Erode il Grande. Tetrarca di Galilea e di Perea, secondo marito di Erodiade, sua nipote (precedentemente moglie di suo fratello Filippo). È lui che i Vangeli, ricalcando di fatto — antistoricamente — il libro biblico di Ester, fanno presiedere alla morte di Giovanni Battista.

Erode il Grande: Re dei Giudei (72-4 A.E.C.), di origine idumea. Egli regnò su Gerusalemme solo dopo aver preso d'assalto la città, nel 37. Vi fece ricostruire il tempio (a partire, probabilmente, dall'anno 19 A.E.C.). I Vangeli suppongono che fosse vivo al momento della nascita di Gesù.

Erodiade: nipote di Erode il Grande; sposò successivamente i suoi due zii, Erode Filippo ed Erode Antipa.

geroglifico: carattere grafico figurativo. Tutte le lettere dell'alfabeto ebraico (detto «alfabeto ebraico quadrato», che è in realtà l'alfabeto aramaico) sono geroglifici di origine egiziana. Si noti che l'alfabeto ebraico originale è quello che hanno preservato i Samaritani e che gli ebrei hanno abbandonato durante la riforma di Esdra (nel V° o nel IV° secolo A.E.C.).

Hillel: erudito fariseo, nato a Babilonia e fondatore, in Palestina, di una scuola di pensiero nota sotto il nome di «Casa di Hillel» (I° secolo A.E.C.). L'opposizione tra Hillel e Shammai, altro importante rabbino, e tra i loro rispettivi discepoli, attraversa molte pagine del Talmud.

hobby: si veda week-end.

idiotismo: espressione propria ad una lingua. Il Nuovo Testamento è ricolmo di idiotismi ebraici.

Idumea: territorio arabo corrispondente grosso modo all'Edom biblico (a sud e a sud-est del Mar Morto). Patria della famiglia di Erode il Grande.

Imperfetto: vedi perfetto.

Indoeuropeo: famiglia di lingue di cui fanno parte, tra le altre, il greco, il latino, il francese, l'inglese, il tedesco, ecc. Gli alfabeti indoeuropei, a differenza di quelli semitici, includono le consonanti e le vocali.

In Flaccum: opera di Filone di Alessandria che racconta la lotta tra greci ed ebrei all'interno della città intorno all'anno 38 e critica la passività del potere romano (incarnato da Flacco), passività che favorisce il partito greco, più numeroso.

interpolazione: passo introdotto surrettiziamente in un testo. Certe interpolazioni, nel Nuovo Testamento, sono esplicative e dovute alla benevolenza dei traduttori primitivi per i loro lettori non ebrei (si veda glossa); altre sono opera dei compilatori greci (ad esempio, l'esordio del Secondo Luca). A parte questi casi, manifesti e normali — ma la cui genesi sfugge, naturalmente, ai grecisti — bisogna notare che gli esegeti sia del Nuovo che dell'Antico Testamento hanno la spiacevole abitudine di dichiarare interpolati vari frammenti di questi corpi che resistono alle loro tesi preconcette.

Ireneo: teologo del II° secolo, originario di Asia Minore; vescovo di Lione. Autore di una confutazione degli gnostici conosciuta sotto il titolo di Contro le eresie (edizione, traduzione e commentario di quest'opera, Parigi, Cerf, nella collezione delle «Fonti Cristiane»).

Iscariota: attributo evangelico di Giuda; termine che ricalca probabilmente un'espressione ebraica che significa «egli lo ha consegnato/lo consegna/lo consegnerà»

Jastrow Marcus, A Dictionary of the Targumim, the Talmud Babli and Yerushalmi, and the Midrashic Literature [Dizionario dei Targum, dei Talmud di Babilonia e di Gerusalemme, e della letteratura midrashica], Brooklyn, n.d.

Jdanov: potentato dell'epoca stalinista che, a partire dal 1946, aveva imposto i canoni del «realismo socialista» alla pittura, al teatro e alla letteratura russi.

Geova: Una delle maniere di pronunciare YHWH vocalizzandolo.

Girolamo: Padre della Chiesa (331 o 346-420). Autore di numerosi commentari sulle Scritture e di una copiosa corrispondenza. Durante la seconda parte della sua vita, si ritirò a Betlemme per comporvi una traduzione latina della Bibbia che divenne canonica, sotto il nome di Vulgata, a partire dal Concilio di Trento. Per elaborare la sua traduzione, Girolamo si è di certo appoggiato sulle versioni greche e latine esistenti, ma non ha esitato — fatto rarissimo in un Padre — ad affrontare l'ebraico avvalendosi dei consigli più o meno saggi di alcuni ebrei incontrati da lui in Palestina.

Gerusalemme: nessun testo del Nuovo Testamento risale (nella sua scrittura primitiva) a dopo il 70, anno della presa della città e della distruzione del Tempio da parte di Tito, figlio di Vespasiano.

Gesù: «Gesù» e «Giosuè» sono forme estranee, e fraudolentemente distinte, di un solo e stesso nome proprio ebraico (nome che si esprime sotto diverse grafie) che significa «Dio (YHWH) salva/ha salvato/salverà». Alcune manovre esegetiche, mirando all'ebraico e alla Bibbia, hanno condotto cabalisticamente alla creazione del Gesù dei Vangeli. Da una parte il passaggio di MŜYḤ, «messia-cristo», al suo anagramma ŜM ḤY, «il Nome (= YHWH) vivente-risorto» — da cui l'idea della resurrezione del «Signore» (= YHWH), da cui, reciprocamente, l'idea del Messia come YHWH vivente e risorto (YHWH che muore, quindi che si incarna dapprima, poi che rinasce). D'altra parte, la confusione, in spregio alla Storia poiché la Bibbia è intesa come l'eterna parola-scrittura eterna di Dio, del Giosuè successore di Mosè e del Giosuè unto (= messia-cristo) che aveva esercitato il potere sacerdotale, a Gerusalemme, dopo il ritorno dall'esilio a Babilonia. Infine, la presa in considerazione che Giosuè interviene nel primo libro che segue la Torà, e che vi interviene come garante di una alleanza (BRYṬ, in ebraico, «alleanza, testamento») nuova (nuova rispetto a quella che aveva concluso YHWH con Mosè sul Sinai) — da cui il tema della nuova alleanza o, termini identici in ebraico, del nuovo testamento (in opposizione all'antico, definito d'ora in poi come sia caduco che adempiuto). Mescolando i risultati di queste tre manovre, si ottiene il fondamento dei testi cristiani primitivi: Gesù (= Giosuè) come Messia-Cristo; il Messia-Cristo come YHWH vivente-risorto (il che necessita la sua incarnazione precedente); Gesù-Giosuè come vivente-risorto, ecc. Il tutto sulla base di un'esegesi biblica; il tutto in ebraico (non in greco!); il tutto al di fuori della Storia. — Ed è quella esegesi forzata che spiega: 1) il fatto che alcuni dei primi testi cristiani, respinti in seguito come apocrifi, parlano del Signore risorto e non di Gesù, o confondono ancora Gesù risorto con il Giosuè biblico, ecc. (tutti i cristiani non si sono messi d'accordo da subito sulla configurazione delle manovre di cui ho appena parlato e delle loro conseguenze: ciò ha richiesto del tempo); 2) e il fatto che i cristiani giudei-ebrei — primitivi —   si siano immediatamente scontrati, una volta ben collaudata questa configurazione, con i Sadducei (il partito religioso-sacerdotale) e con i Farisei (il partito religioso-laico), questi ultimi non spingendo i loro metodi esegetici, seppure identici a quelli dei nuovi venuti (e identici a quelli degli gnostici), verso teorie teologiche così aberranti ai loro occhi. (Svilupperò tutti questi punti, molto in dettaglio, in un libro futuro).

Giona: in ebraico YWNH, «la colomba».

Jonathan ben Uzziel: erudito palestinese, discepolo di Hillel (I° secolo). Presunto autore di un Targum della Torà e dei Profeti. Alcuni lo identificano con Teodozione.

Giuseppe: si veda Flavio.

Giosuè: si veda Gesù.

Giuda di Gamala: chiamato anche Giuda il Galileo. Capo zelota; morto nel corso della rivolta che condusse, nel 6 E.C. contro il censimento della Giudea da parte di Quirinio. I suoi figli, Giacobbe (= Giacomo) e Simone, furono crocifissi, nel 48, dal governatore romano della Giudea; il suo terzo figlio, o nipote, Menahem (= Paraclito, «il consolatore»), fu ucciso dagli ebrei anti-zeloti all'inizio della guerra del 66-70.

Giudei: abitanti (giudei) della Giudea, di Giuda. Nelle versioni indoeuropee del Nuovo Testamento, si legge troppo spesso «ebrei» al posto di «giudei», il che porta a delle assurdità. Gli abitanti semiti della Palestina nel I° secolo, erano, e da nord a sud, i galilei, i samaritani e i giudei. Il Gesù-Giosuè evangelico è detto, senza dubbio per ragioni cabalistiche, «galileo», e muore e resuscita (per ragioni altrettanto cabalistiche) a Gerusalemme, in Giudea; e la sua esecuzione non è richiesta dagli ebrei ma — sfumatura restrittiva cruciale tenuto conto della storia di Giuda in relazione alle altre undici tribù — dai giudei.

Cabala: Gnosi degli ebrei; la loro Tradizione. I metodi cabalistici (gematria, notarica e temura) essendo in vigore sia tra i samaritani che tra gli ebrei, la cabala risale ad una data precedente alla divisione tra queste due comunità (diversi secoli A.E.C.); questi metodi popolano d'altronde la stessa Bibbia ebraica. Nel I° secolo, le procedure della Cabala sono presenti nei testi ebraici (farisei, esseni, sadducei, ecc.), nei testi samaritani e nei testi gnostici (di origine ebraica o samaritana, e quale che sia la lingua nella quale sono finite per via di traduzione), ma sono anche alla base — come ho mostrato a lungo nel mio libro — dei racconti evangelici primitivi, delle costruzioni paoline e degli affreschi dell'Apocalisse di Giovanni, così come delle affermazioni degli apocrifi cristiani più antichi.

Knorr von Rosenroth C. F., Kabbala Denudata [La Kabbalah svelata], ristampato da Olms Verlag, Hildesheim, 1974 (l'edizione originale risale al 1677).

koiné: stato della lingua greca popolare, comune (senso della parola koiné) all'epoca ellenistica, lingua parlata in tutto il mondo mediterraneo. Il tema dei Vangeli scritti originariamente in quella lingua è, compresi i primi Padri della Chiesa, il postulato essenziale degli esegeti grecisti.

Cordovero Moses: cabalista ebreo (1522-1570) della scuola mistica di Safed, autore del famoso trattato Pardès Rimonim [Il giardino dei melograni].

Krauss Samuel, Griechische und lateinische Lehnwörter im Talmud, Midrash und Targum [Dizionario dei prestiti dal greco e dal latino nella letteratura talmudica, midrashica e targumica], ristampato da Olms Verlag, Hildesheim, 1964 (edizione originale 1898-1899).

Lao-tsu: filosofo cinese (570-490), autore del Libro della Via e fondatore del taoismo.

latino: lingua indoeuropea.

latinismo: espressione propria alla lingua latina presente in un testo non latino.

lezione: variante testuale. Le varie lezioni, o varianti, che adornano quasi ciascun verso (greco) del Nuovo Testamento sono un aiuto prezioso per chi intende retrovertere il testo verso il suo ebraico originale.

Legatio ad Gaium: resoconto, da parte di Filone di Alessandria, della sua ambasciata presso l'imperatore Gaio Caligola.

lemà sabactàni: vedi eloì.

Lettera di Aristeo a Filocrate: libro ebraico (probabilmente del II° secolo A.E.C.) che afferma la cosiddetta origine alessandrina e miracolosa della Septuaginta (edizione e traduzione di quest'opera di A. Pelletier, Parigi, Cerf, 1962).

Li T'ai-po: poeta cinese (699-762).

logia: parola greca che significa «parole». I grecisti si immaginano che gli apostoli, e al loro seguito gli evangelisti, fossero cronisti e stenografi che avevano raccolto i logia di un Gesù storico.

logos: parola greca che significa «parola-discorso-ragione», utilizzata nella letteratura cristiana e gnostica per designare il Verbo divino. Sotto il logos di quella letteratura, va ristabilita, per retroversione, la parola ebraica DBR, di valore 26 (= YHWH).

Luciano di Samosata: satirico siriano di lingua greca (125-192), autore di un gran numero di racconti, di dialoghi e di opuscoli (Oeuvres complètes, trad. E. Talbot, Parigi, Hachette, 1912).

Mallarmé Stéphane: poeta francese (1842-1898). Il suo poema Erodiade fu composto tra il 1864 e il 1867; cfr. anche la sua Toilette d'Hérodiade e il suo Cantico di san Giovanni.

Manoscritti del Mar Morto: insieme di testi, presunti di origine essena, scoperti a Qumran e attorno a Qumran a partire dal 1947. Tra i testi non biblici (e cosiddetti «settari») facenti parte in questi manoscritti, molti, e non dei meno importanti, sono scritti in ebraico; la loro probabile datazione (I° secolo A.E.C. — I° secolo E.C.) mostra, contrariamente agli assiomi tradizionali dei grecisti, che l'ebraico era una lingua scritta attivamente al tempo presunto della scrittura del Nuovo Testamento

Marco il Mago: gnostico maltrattato da Ireneo nel suo Contro le eresie. I calcoli ai quali sembra essersi abbandonato, in ebraico, Marco il Mago dipendono tutti dalla Cabala; ma Ireneo li trasmette in greco, come se potessero essere a lungo efficaci in quella lingua.

Marcione: prete cristiano del II° secolo che, trovando i Vangeli — seppure già tradotti in greco — ancora troppo ebraici per i suoi gusti, si impegnò ad amputarli. Sembra che fosse stato dichiarato eretico soprattutto a causa delle sue tendenze gnostiche (basate su opere di seconda mano) e manichee.

Marshall John-Tumer: studioso inglese (1850-1923) autore di The Aramaic Gospel [L'Evangelo aramaico], studio che non fu mai pubblicato in volume ma apparve nella rivista The Expositor, a partire dal 1891. Devo alla cortesia del mio amico J. H. Prynne di aver potuto leggere questi articoli; l'autore vi espone tutte le prove (a parte quella cabalistica) di un'origine semitica e non greca dei Vangeli, ma, al posto di scegliere l'ebraico come lingua primitiva del corpus, opta erroneamente per l'aramaico:  Bisogna dire che all'epoca i Manoscritti del Mar Morto non erano ancora stati scoperti: Marshall, come i grecisti che combatte, credeva l'ebraico una lingua estinta nel I° secolo della nostra era. Ma il suo approccio era interessante e fruttuoso non appena pose, in termini chiari e urgenti, il problema della retroversione dei Vangeli. Ma questo appello di Marshall non solo non fu ascoltato e onorato, ma gli attirò anche, nella stessa rivista in cui lo lanciò, varie critiche relative più (avendole anche lette, posso testimoniarlo) all'insulto che al ragionamento.

Martin Raymond: domenicano spagnolo (morto nel 1282), autore del Pugio Fidei [Pugnale della Fede], opera che fu stampata solo nel 1651 dopo aver conosciuto una vasta diffusione in forma manoscritta; vi sono esposti, a fini apologetici cristiani, alcuni dei rudimenti della Cabala.

masoretico: La Bibbia masoretica è la Bibbia ebraica punteggiata (cioè decorata con segni vocalici in vista della sua possibile pronuncia). Il testo masoretico è tardo e risale al Medioevo (tra il V° e il IX° secolo). La Bibbia che conoscevano e sulla quale lavoravano esegeticamente gli evangelisti giudei-ebrei primitivi (che «adempivano») non era la Bibbia Masoretica.

Ménard Jacques, L'Evangile de Vérité (retroversione greca e commentario), Parigi, Letouzey & Ané, 1962.

messia: traslitterazione dell'ebraico MŜYḤ, parola (biblica) che significa «chi ha ricevuto l'unzione»; equivalente a «cristo» (greco khristos).

midrash: l'esegesi ebraica (o samaritana). Termine derivato dall'ebraico DRŜ, «cercare, ricercare». Tra tutti i midrashim rabbinici, commentari della Torà poi della Bibbia nel suo insieme, conviene citare il Midrash Rabbah [Grande Midrash], compilazione ebraica di cui alcune porzioni risalgono a un'epoca molto anteriore al I° secolo.

Midrash Rabbah: si veda midrash.

Misnà: parte del Talmud, scritta in ebraico, contenente, in forma condensata, l'insieme della legislazione ebraica-farisaica; la Misnà fu compilata, si dice, da Giuda il Principe, rabbino e capo della comunità ebraica di Palestina (135-220).

Mitsein: termine tedesco artificiale impiegato da vari filosofi moderni che significa «essere-con».

monogene: termine greco che significa «generato solo». Nei testi cristiani e gnostici, esso rinvia, come nella Bibbia greca, all'ebraico YḤYD, «unico».

Moreau Gustave: pittore francese (1826-1898). Il suo quadro intitolato L'Apparizione (1876) si riferisce al racconto evangelico della morte del Battista.

morfologia: studio della forma delle parole in una lingua e delle variazioni eventuali di quella forma.

Nag-Hammadi: sito dell'Alto Egitto dove furono scoperti, nel dicembre 1945, un gran numero di raccolte, in lingua copta, relative alla antica letteratura gnostica e apocrifa.

Nazaret: città fantasma dei Vangeli (la parola risulta da un lavoro esegetico su vari passi della Bibbia ebraica: è una parola fabbricata). Nessuna menzione di Nazaret nell'immensa letteratura biblica e post-biblica ebraica.

nazorei: soprannome dato ai cristiani dalla letteratura farisaico-rabbinica (Talmud, midrashim, ecc.).

nifal: stato passivo semplice di un verbo ebraico.

Ninive: raffigurazione codificata, nel libro biblico di Giona, sia di Gerusalemme sia, più probabilmente, di Sichem, sede dei Samaritani ritenuti infedeli dagli ebrei. (Si veda Babilonia.)

notarica: procedura cabalistica mediante la quale, raccogliendo le lettere iniziali, mediali o finali di diversi termini di un verso biblico ebraico, si ottengono parole (queste parole possono essere nomi propri), espressioni o frasi intere. Questa procedura, che si basa quindi sulla considerazione degli acrostici, funziona sia nella Bibbia ebraica che nell'ebraico (una volta retrovertito) del Nuovo Testamento; la si riscontra nella letteratura farisaico-rabbinica, nella letteratura samaritana, nella letteratura gnostica.

Onkelos: autore (nel I° secolo?) di un Targum della Torà. (Onkelos = Aquila ?)

orale (letteratura): l'idea secondo la quale i Vangeli sono, in quanto testi scritti, il risultato di una lunga elaborazione orale è una delle idee principali dei grecisti. Questa è un'idea sbagliata, infatti i processi cabalistici che attraversano l'insieme del Nuovo Testamento (e i Vangeli in particolare), a condizione che si risalga dal greco all'ebraico, sono impensabili in una letteratura orale: le codifiche, le cifrature, i calcoli, gli enormi lavori esegetici sulla Bibbia che presuppongono e che implicano tali processi, possono essersi sviluppati solo per iscritto.

Origene: teologo cristiano di lingua greca (185-254).

Origene, Commentario a Giovanni, edizione e traduzione Cécile Blanc, 3 volumi, Parigi, Cerf, 1966-1970-1975.

parabola: parola greca equivalente, nelle versioni greche della Bibbia e del Nuovo Testamento, all'ebraico MŜL (parola che figura nel titolo del libro biblico dei «Proverbi»). La parabola è un genere tipicamente giudaico-ebraico, dalla forma fissata all'inizio della nostra era, e non ha alcun corrispondente stilistico nella letteratura e nella mentalità greca. Le parabole evangeliche, precisamente nella loro forma, sono identiche a quelle che si trovano nei Talmud, nei midrashim, ecc: un racconto figurativo, edificante ed esplicativo che fa seguito alla domanda «A chi (o: A cosa) è simile... ?»

Paraclito: termine greco che figura nel Nuovo Testamento come traduzione dell'ebraico MNḤM (Menahem), «consolatore».

Pastore: si veda Erma.

Pelletier A. (ed. e trad.), Flavio Giuseppe, Guerre des Juifs, volume 3, Parigi, Les Belles Lettres, 1982, pag. 205-206.

pennti: parola bretone che significa «(piccola) casa».

Pentateuco: termine greco che indica i primi cinque libri della Bibbia. (Si veda Torà.)

Padri apostolici: nome dato agli scrittori cristiani del I° e II° secolo ritenuti aver sentito direttamente o indirettamente la predicazione degli apostoli (cfr. Quasten, Initiation, vol. 1, cap. 2).

Petronio: scrittore latino e uomo politico romano, originario di Marsiglia (I° secolo), autore di un lungo opuscolo (anticristiano?) intitolato Il Satiricon, opera di cui ci restano poco più che frammenti. 

Farisei: partito religioso-laico (ebreo) opposto, dal suo inizio (nel II° secolo A.E.C.) al potere dei Sadducei. I farisei vinsero definitivamente su questi ultimi nel 70, al momento della presa di Gerusalemme e della distruzione del Tempio da parte di Tito. Grazie alla loro azione sulle scuole ebraiche, i rabbini farisei si impadronirono allora delle redini del giudaismo (che si confonde ormai con il fariseismo). I Talmud, i Midrashim, i Targum, ecc. sono documenti farisaici.

Filone: filosofo ebreo alessandrino di lingua greca (13 A.E.C.- 54 E.C.), autore di immensi commentari sulla Bibbia che non ebbero alcuna influenza sul giudaismo successivo. Egli combinò, sulla base di un riferimento alle versioni greche delle Scritture, e non ebraiche, tesi neoplatoniche e tradizioni ebraiche più o meno antiche acquisite da opere di seconda mano; quella combinazione di elementi ortodossi e di elementi pagani non poteva, ovviamente, convenire ai rigoristi farisei. Per contro, Filone è (quantunque diversamente) letto e apprezzato da molti Padri della Chiesa.

Pilato: procuratore romano, prefetto della Giudea (tra il 26 e il 36 ?).

Pirke d-Rabbi Eliezer: compilazione ebraica che risale probabilmente al IX° secolo E.C., ma di cui molti passi e informazioni essenziali risalgono all'inizio della nostra era (almeno). Il suo titolo significa «Capitoli di rabbi Eliezer», Eliezer essendo uno dei rabbini più frequentemente citati nel Talmud (visse intorno al 100 E.C. e fu scomunicato dalla sua comunità per aver presumibilmente divulgato porzioni esoteriche della tradizione ebraica).

Piano dei Carpini: francescano italiano inviato da Papa Innocenzo IV in missione diplomatica presso il successore di Gengis Khan. Dal suo viaggio (1245-1247), Giovanni dal Piano dei Carpini riportò un'immensa fatica e una Storia dei Mongoli.

pleroma: termine greco (che rinvia, per retroversione, alla radice ebraica MLʼ, «riempire») che designa, nella letteratura gnostica, ebraica, samaritana e cristiana-primitiva, lo sviluppo delle lettere dell'alfabeto ebraico: ʼLP per ʼ, BYṬ per B, GML per G, ecc. La messa in pleroma (in pienezza) delle lettere costitutive di una parola aumenta, ovviamente, il valore gematrico di questa parola.

Plotino: filosofo neoplatonico greco (205-270), autore delle Enneadi.

Polibio: storico greco (206-124), autore di una Storia contemporanea.

poligrafo: autore che eccelle, o crede di eccellere, trattando di vari argomenti.

Prynne J. H., «Es lebe der Konig», in Brass, Londra, Ferry Press, 1971 (la traduzione di questa raccolta, sotto il titolo Oripeau Clinquaille, è apparsa nella rivista PO&SIE n°3, Parigi, Belin, 1977).

Pozzuoli: porto romano situato presso Capua. Nel I° secolo, ci volevano dai dieci ai venti giorni di mare, passando per lo stretto di Messina, per andare da Pozzuoli ad Alessandria.

qal: stato attivo semplice di un verbo ebraico.

Qumran: si veda Manoscritti del Mar Morto.

rabbino: maestro fariseo.

rabbunì: termine semitico che significa «mio maestro».

radice: ogni parola ebraica, qualunque sia la sua natura e il suo impiego nella frase, rinvia ad una radice; quella radice è di solito formata da tre lettere (quindi, lo ricordo, da tre consonanti). La maggior parte delle radici ebraiche, proprio perché sono brevi, possiedono una grande diversità di significati. Accade così frequentemente che diversi termini greci presenti nel Nuovo Testamento, e non sinonimi, corrispondano, una volta retrovertiti, ad una sola e stessa radice semitica.

Rashi: rabbino e studioso francese (1040-1105), originario di Troyes, autore, tra le altre opere, di un commentario sulla Torà.

Renan: scrittore francese (1823-l892) le cui tesi incredibili sugli inizi del cristianesimo in generale e sul Nuovo Testamento in particolare persistono, non si sa perché, a solleticare il cervello degli esegeti. Cfr. soprattutto la sua Vita di Gesù (1873).

retroversione: arte che consiste, tramite metodi appropriati, nel far ritornare un testo tradotto alla sua lingua d'origine.

Reuchlin, De arte cabalistica [Sull'arte cabalistica], 1517.

Via della Seta: via commerciale che collegava, fin dall'Antichità, la Cina e l'Occidente passando per il bacino del Tarim (ad ovest del deserto del Gobi), Samarcanda e l'Asia Minore. Fu lungo questa via che alcune forme del primo cristianesimo penetrarono in Estremo Oriente.

saecula saeculorum: espressione latina che occorre nella Vulgata e che significa, in barba all'ebraico che è ritenuto tradurre, «(nei) secoli dei secoli».

Sagnard François, La gnose valentinienne et le témoignage de saint Irénée, Parigi, Vrin, 1947; e la sua edizione-traduzione degli Estratti da Teodoto, 2° edizione, Parigi, Cerf, 1970.

sahidico: dialetto copto.

Salomè: 1. Moglie (evangelica) di Zebedeo e  madre di Giacomo (detto il Maggiore) e di Giovanni. 2. Figlia di Erode Filippo e di Erodiade.

Samaritani: gruppo etnico erede dell'antico regno israelita nel nord e che aveva mantenuto il santuario di Sichem sul monte Gerizim, al momento in cui Davide lo trasferì a Gerusalemme. I Samaritani testimoniano così l'antica religione di Israele. Hanno per lingua sacra ebraico primitivo, e per alfabeto l'alfabeto ebraico primitivo (mentre gli ebrei hanno adottato, invece, al tempo di Esdra, l'alfabeto aramaico «quadrato»). Riconoscevano per testo biblico solo la Torà (il Pentateuco). Nel I° secolo, il loro territorio, la cui capitale è Samaria-Sebasta (= Sichem, l'attuale Nablus?), era incuneato tra la Galilea e la Giudea. Cf. M. Gaster, Les Samaritains, Parigi, O.E.I.L., 1984, e J. A. Montgomery, Les Hommes du Garizim, Parigi, O.E.I.L., 1985.

Sinedrio: assemblea ebraica di 71 membri che funzionava, prima del disastro del 70, come un Tribunale supremo e sedeva nel tempio di Gerusalemme.

Scholem Gershom, Les Grands Courants de la mystique Juive, trad. M. M. Davy, Parigi, Payot, 1977.

semantica: stato di una lingua dal punto di vista del significato delle sue parole.

semiotica: scienza (?) generale dei segni.

semita, semitico: l'ebraico (come l'aramaico, il siriaco, l'arabo, ecc.) è una lingua semitica. Porre il problema della lingua originale dei Vangeli primitivi (e del Nuovo Testamento nel suo insieme) obbliga a prendere in considerazione l'estrema differenza esistente, morfologicamente, semanticamente e sintatticamente, tra le lingue semitiche e le lingue indoeuropee, e ad esaurire l'esame di quella differenza fino alle sue estreme conseguenze. (Si veda retroversione).

Sefer Yetzirah: opera cabalistica (del III secolo E.C.?), in ebraico. Il suo titolo significa «Il libro dell'opera». Cfr. la mia traduzione di questo testo nella rivista Tel Quel n°91, Parigi, Seuil, 1982.

Septuaginta: versione greca della Bibbia ebraica (III° o II° secolo E.C.), presumibilmente stabilita da settanta o settantadue traduttori (da cui il suo nome). Contrariamente alle asserzioni della Lettera di Aristeo, credute ciecamente dalla maggioranza degli studiosi moderni, la Septuaginta non è di origine alessandrina ma palestinese. Riflette, con le sue divergenze (spesso considerevoli) dal testo ebraico masoretico, lo stato della Bibbia al tempo considerato.

Sevenster J. N., Do You Know Greek ? How Much Greek Could the First Jewish Christians Have Known ? [Conosci il greco? Quanto greco potevano conoscere i primi cristiani ebrei?] 1968, Leiden, Brill.

Scèol: termine ebraico per indicare la dimora dei morti.

613: numero di comandamenti, negativi o positivi, contenuti nella Torà e accuratamente registrati dalla tradizione ebraica (e samaritana).

Sophia: parola greca che significa «Sapienza» e che rinvia, per semplice retroversione, all'ebraico ḤKMH, stesso significato. Sophia è una nozione centrale nella Gnosi. (Si veda Achamoth).

Soriano Marc, Les Contes de Perrault, culture savante et tradition populaire, Parigi, Gallimard, 1968.

Simmaco: autore di una delle versioni greche della Bibbia ebraica (I° secolo E.C.?).

sincretismo: mescolanza, all'interno di un sistema (religioso, filosofico, ecc.) che si dà aspetto di coerenza, di temi e di dottrine attinti da fonti culturalmente diverse e spesso, di per sé, inconciliabili. L'idea secondo la quale il Nuovo Testamento è un corpus sincretico (risultante dall'aggiunta, su un nucleo ebreo, di elementi ellenistici) si annovera tra gli assiomi ai quali tengono più accanitamente i grecisti. 

sinottico: parola greca che significa «che abbraccia con un sol colpo d'occhio». I primi tre Vangeli (secondo Matteo, Marco e Luca) sono chiamati sinottici perché un gran numero di passi sono loro, sebbene con alcune differenze, comuni e si possono dunque leggere, e studiare, assieme.

sintassi: la sintassi greca e la sintassi dell'ebraico presentano profonde differenze che testimonia — o dovrebbe, fin dall'inizio, testimoniare — il greco del Nuovo Testamento. Quest'ultimo, risultato di una traduzione letterale dell'originale semitico, segue, talvolta fino all'assurdo — fino aa parole senza senso — i normali stampi della normale sintassi ebraica. Semanticamente greco, la lingua del Nuovo Testamento è, con rare eccezioni, sintatticamente ebraica.

siriaco: lingua semitica (vicina all'aramaico).

sizigia: parola greca che significa «messo sotto lo stesso giogo» (sostantivo). Nei testi gnostici, la sizigia è un'operazione cabalistica mediante la quale due o più nozioni (o realtà) generano una o più altre. L'operazione in questione verte in realtà sui termini (ebraici) che designano queste nozioni. «Sizigia» è un duplicato della radice semitica ZWG, «accoppiare». (Le relazioni esistenti in seno alla «Sacra Famiglia» evangelica risultano, l'ho mostrato, da metodi di calcolo relativi alla sizigia).

Tacito: storico latino (55-120).

talento: misura di peso equivalente, nel I° secolo, a circa 35 chili.

talità kum: trascrizione approssimativa di un'espressione aramaica che significa «figlia, alzati (= resuscita)

Talmud: enormi compilazioni che coprono almeno una dozzina di secoli di storia e di pensiero ebraico. Si distingue il cosiddetto Talmud di Gerusalemme da quello detto di Babilonia. I Talmud sono monumenti farisaici.

Tardieu Michel, Le Codex de Berlin, Parigi, Cerf, 1984.

Targum: traduzioni aramaiche (complete o parziali) della Bibbia ebraica. Non più delle versioni greche, queste traduzioni non sono considerate sacre dagli ebrei. Esistono anche i Targum samaritani.

Tempio: L'anno 70, data della distruzione del tempio di Gerusalemme, è anche la data oltre la quale è impossibile collocare la scrittura originale (in ebraico) del Nuovo Testamento o di una qualunque delle sue parti. 

tempo: si veda cronologia e perfetto.

Tertulliano, De carne Christi [A proposito della carne del Cristo], edizione e traduzione J.-P. Mahé, Parigi, Cerf, 1975.

Tetragramma: parola greca che significa «che consiste di quattro lettere» e che designa il nome più sacro della lingua sacra, YHWH.

tetrarca: re o governatore del quarto (geograficamente approssimativo) di un territorio.

Textual Commentary on the Greek New Testament, ed. B. Metzger, 3° ed. Londra, United Bible Societies, 1975.

temura: procedura cabalistica tramite la quale, sulla base di una tabella logica di permutazioni, si sostituisce una lettera ebraica con un'altra. Queste sostituzioni, applicate al testo biblico, permettono di moltiplicarne i significati nascosti (o ritenuti tali). Ogni parola ebraica sottoposta alla temura cambia gematria (o meglio: ha tutte le possibilità di cambiarla).

Teodoto: Gnostico del II° secolo, discepolo di Valentino e autore di opere di cui alcuni frammenti sono stati raccolti, in greco sebbene la loro lingua originale fosse semitica, da Clemente di Alessandria. (Si veda Sagnard).

Teodozione: autore (nel II° secolo E.C.?) di una delle traduzioni greche della Bibbia ebraica. (Si veda Jonathan ben Uzziel).

Torà: I primi cinque libri della Bibbia ebraica (che si chiama, a torto e a causa dell'uso greco, la Legge): Genesi, Esodo, Levitico, Numeri e Deuteronomio. Nel I° secolo — e da moltissimo tempo -, questo insieme di testi fu tenuto per riferimento divino-sacro dagli ebrei e dai samaritani, e lo fu, questo è importante, solo in ebraico (e non nelle sue versioni aramaiche o greche). Sadducei, Farisei, Esseni, Zeloti, Samaritani, cristiani primitivi e Gnostici (di origine ebraica o samaritana) concordano tutti, più o meno, su un punto: la sacralità della Torà ebraica; e i conflitti (talvolta violenti) tra questi vari partiti derivano dalla maniera, e soltanto dalla maniera, divergente in cui concepiscono e trattano, ciascuno, quella sacralità.

Tiberio: secondo imperatore romano, successore di Augusto, che aveva regnato dal 14 al 38 E.C.

Tiberiade: porto sul mare di Galilea fondato da Erode Antipa, intorno al 18 E.C., e dedicato all'imperatore Tiberio.

Tito: imperatore romano (40-81), figlio di Vespasiano al quale succedette nel 79. Fu sotto la sua guida che l'esercito romano terminò vittoriosamente la guerra di Giudea (66-70) con la presa di Gerusalemme e la distruzione del Tempio.

topologia: la topologia dei Vangeli, detta altrimenti la distribuzione geografica di città, villaggi e vari luoghi che vi sono nominati, a volte si adatta alla nostra conoscenza del Vicino Oriente nel I° secolo e a volte la contraddice. Quella topologia è, infatti, parzialmente reale (serve da scenario reale ad una narrazione antistorica) e parzialmente dedotta da un lavoro esegetico sull'ebraico della Bibbia, lavoro che mette all'opera le procedure della Cabala. In entrambi i casi, essa è trattata nel modo in cui sono trattati i nomi propri di persone in questi stessi Vangeli e nella letteratura gnostica.

Tosefta Avoda Zara: supplemento (significato di «tosefta») ad uno dei trattati del Talmud intitolato Idolatria (significato di «avoda zara»).

trascrizione: vedi traslitterazione.

traslitterazione: trasferimento di una parola, di una parte di frase, di una frase o di un intero testo, lettera per lettera, da un alfabeto in un altro.

Tresmontant Claude, Le Christ hébreu, Parigi, O.E.I.L., 1983; Evangile de Jean, Parigi, O.E.I.L., 1984; Apocalypse de Jean, Parigi, O.E.I.L., 1985. Questi lavori spiegano e avvalorano la stessa mia tesi sull'ebraico come lingua originale del Nuovo Testamento (o, almeno, dei Vangeli e dell'Apocalisse canonici) così come la data limite di scrittura del corpus (70); sono contento di essere stato seguito su questi punti (di cui avevo suggerito l'importanza in un articolo pubblicato su Tel Quel nel 1982 e ripreso qui) — ma il mio piacere è di breve durata: Il mio confratello provvisorio, infatti, ignorante com'è e rimane della Cabala e della sua presenza massiccia e produttiva nei testi in questione, continua a credere alla storicità di Gesù e allo status di giornalisti-cronisti dei discepoli. Peccato... Una così buona partenza, e... un arrivo a forma di ritorno fra le braccia dei grecisti. 

Ts'in Che-houang-ti: imperatore cinese (tra il 220 e il 210 A.E.C.) famoso per aver fatto costruire, o ingrandire, la Grande Muraglia e ordinato la distruzione sistematica di tutte le opere filosofiche precedenti al suo regno.

urbs: parola latina che significa «città»; in maiuscolo, designa, presso i Romani, la città per eccellenza, Roma.

Valentino: gnostico di cui Ireneo situa la carriera nella seconda metà del II° secolo E.C. e che un altro cacciatore di eretici, Epifanio, fa nascere in Egitto. In realtà, i testi di Valentino e quelli dei suoi numerosi allievi mostrano che era di origine palestinese e che il suo sistema di pensiero derivava, sulla base di una lettura erudita e produttiva della Bibbia ebraica, da metodi tradizionali della Cabala e dall'esegesi ebraica (e samaritana), metodi che egli sfruttava e combinava con logica e virtuosismo (e non in maniera fantasiosa, come pretendono Ireneo e, al suo seguito, tanti studiosi moderni). Tutto ciò che rimane delle opere valentiniane sono versioni in copto, in greco, ecc., detto altrimenti, seconde versioni di cui non si può apprezzare il significato esatto e l'intelligenza se non retrovertendole verso il loro originale semitico. Inutile dire che questo lavoro di retroversione non è mai stato intrapreso, né globalmente né sporadicamente.

varianti: si veda lezioni.

Veda: libri sacri degli indù.

vernacolare: una lingua è detta vernacolare quando è comunemente parlata all'interno di una comunità.

vocali: si veda consonanti.

Vulgata: si veda Girolamo.

Vulliaud Paul, La Kabbale juive, Parigi, Nourry, 1923; La Clé traditionnelle des Evangiles, Parigi, Nourry, 1936.

week-end: prestito. Prestito diretto e non cacofonico dovuto all'identità degli alfabeti inglese e francese. Lo stesso non vale per i prestiti dal tardo ebraico, proprio a causa della distanza che separa il suo alfabeto dagli alfabeti indoeuropei (greco e latino in particolare).

wolof: lingua del Senegal.

YHWH: il Tetragramma, il nome più sacro nella lingua ebraica e nella Torà, il nome che, salvo una volta il loro sommo sacerdote, gli ebrei non pronunciano mai. L'indoeuropeo ne ha fatto, per via di traduzione, un dio. È il «Dio Padre» dei catechismi... In ebraico, questa parola contiene tutte le forme del verbo HYH, «essere», cosicché YHWH potrebbe rendersi in francese come «è-essendo-sarà-stato-fu». Nella Bibbia e nella letteratura peri-biblica e post-biblica, così come nel Nuovo Testamento e in molti testi gnostici, YHWH è sostituito, a causa della riverenza di cui lo si circonda, da ogni sorta di soprannomi. In tutti questi testi (senza, ripeto, escludere il Nuovo Testamento originale), YHWH è oggetto di tutti i trattamenti cabalistici possibili e immaginabili: messa in pleroma, gematria semplice, gematria del pleroma, ecc. E nessuno se ne accorge.

Zeloti: partito politico-religioso ebraico, fondato nell'anno 6 E.C. (da Giuda il Galileo e da un sacerdote di nome Sadoc) al fine di opporsi al censimento di Quirinio. Fino alla presa di Masada, nel 73, gli Zeloti (in ebraico «i Gelosi», vale a dire «i Rigoristi») si resero i difensori nel contempo della lotta contro l'occupazione romana e dell'odio contro i collaboratori ebrei dell'impero, lotta e odio che si manifestarono in aperta violenza. Si trattò di un partito popolare, ma diretto, il più delle volte, da rabbini farisaici; era, in ogni caso, un partito composito. Dopo il 73, gli Zeloti scomparvero si esiliarono fondendosi nella Diaspora. 

Zohar: «il libro dello Splendore». Voluminosa compilazione aramaica la cui improvvisa apparizione, in Spagna, alla fine del XIII° secolo non deve oscurarci il fatto che contiene vaste porzioni autenticamente antiche. Lo Zohar costituisce, sotto la forma di un libro commentario della Torà, del Cantico dei Cantici, del libro di Rut e del libro delle Lamentazioni, una formidabile variazione sulla Cabala e sulla mistica ebraiche.

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