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4° Luca
Ammettiamo, conformemente alla tradizione della Chiesa, di mettere il Vangelo di Luca dopo quello di Matteo, anche se è impossibile dire se l'abbia seguito o preceduto.
FORMA — Tutti convengono che questo terzo vangelo è il meglio scritto. Non solo il suo stile è più elegante, più preciso, ma l'autore ha anche evitato errori grossolani come la duplicazione della moltiplicazione dei pani, e ha respinto le improbabilità troppo evidenti come la camminata sull'acqua, l'assurda maledizione del fico, la guardia della tomba.
Il vangelo è scritto in un greco abbastanza buono. Luca impiega molto meglio l'ottativo, utilizza più elegantemente i dettagli. A differenza di Marco, cerca gli equivalenti greci per le parole latine, dice êkatontarchos per centurio, hêgemôn o hêgemoneuontos per procurator. Sostituisce le parole rozze di Marco con equivalenti più letterari, come krabbatos per klinê (letto).
Si è cercato di rilevare nel suo stile degli ebraismi, ma non se ne trovano che nelle sue citazioni della Septuaginta; è là in particolare, che sembra aver attinto la forma «Iérousalêm» al posto del greco «Iérosoluma». Quanto alla ricerca dei termini medici, essa si rivela deludente, ma ciò non prova necessariamente che l'autore li ignorasse.
L'autore conosce solo la traduzione greca della Bibbia, e si interessa pochissimo alle tradizioni ebraiche: ignora, ad esempio, il problema del pagamento delle imposte al Tempio.
A causa della sua forma più ordinata, il vangelo di Luca sembra presentare più unità degli altri due. Tuttavia, Loisy, nella sua lunga dissezione, vi discerneva già due fonti, una primitiva e l'altra sovrapposta. In realtà, ci sono in Luca più di due fonti, ma sono state fuse più abilmente, senza per questo che le contraddizioni vi siano conciliabili.
ATTRIBUZIONE — È soltanto tramite Ireneo che sappiamo che il vangelo fu attribuito a Luca, che sarebbe stato medico, [57] e che gli Atti fanno un discepolo di Paolo. [58] Tertulliano ammette che Paolo fu l'illuminatore di Luca. [59] Ma allora l'Apostolo avrebbe illuminato malissimo il suo discepolo.
La Chiesa attribuisce allo stesso Luca la stesura degli Atti degli Apostoli: è impossibile che quest'opera, peraltro composita e tardiva, sia dello stesso autore del vangelo; si contraddicono troppo, per esempio sulla data dell'Ascensione, [60] sull'abrogazione della legge di Mosè. [61] Io non posso che rinviare su questo punto agli studi di Loisy. [62] Il problema è del resto di minore interesse, poiché nessuna delle due opere può essere attribuita ad un discepolo di Paolo. Anche se Luca è morto all'età di 84 anni — in Beozia, come ci assicura un prologo latino del IV° secolo, o in Bitinia secondo un altro testo greco —, non ha potuto scrivere nessuna delle due opere composte nella seconda metà del II° secolo.
DATA — La data di stesura del nostro Luca è imposta da una scoperta importante di Couchoud: una buona parte dell'opera è costituita dall'Evangelion di Marcione, rivoltata contro costui. Ho già sufficientemente parlato di quella derivazione, che ci obbliga a collocare la stesura del nostro Luca dopo la rottura con Marcione nel 144. Aggiungiamo che Luca conosce e utilizza Marco. Arriviamo necessariamente al 150 circa. [63]
A sostegno di quella datazione, è importante segnalare che Giustino, scrivendo intorno al 155-160, non ha conosciuto Luca. A proposito della sudorazione del sangue di Gesù al momento dell'agonia sul Monte degli Ulivi, Giustino [64] non si riferisce a Luca, che è tuttavia il solo a contenere questo riferimento, [65] ma al Salmo 23: «Sono come acqua che si sparge» rivelandoci così da quale testo, considerato come profetico, si è attinto questo dettaglio, trasformando peraltro l'acqua in sangue. Giustino dice anche che Pilato rimandò Gesù a Erode dopo averlo incatenato; [66] ma queste catene non figurano in Luca, [67] il che dimostra che Giustino conosceva un'altra fonte di questo episodio. Giustino si riferisce anche a fonti diverse su altri punti: egli rinvia agli atti del censimento di Quirinio, [68] dà una genealogia del Cristo attraverso Maria [69] diversa da quella di Luca, precisa che Gesù sarebbe stato «inchiodato» alla croce, che figura solo nel vangelo apocrifo di Pietro, ecc.
Si è tuttavia voluto vedere due allusioni al vangelo di Luca nell'epistola di Ignazio di Antiochia agli Smirnesi: l'espressione secondo la quale Gesù sarebbe stato inchiodato veramente per noi nella carne «sotto Ponzio Pilato e il tetrarca Erode» (1:2) e l'apparizione di Gesù a Gerusalemme che diceva ai discepoli di toccarlo (3:1-3). Ma il rimando di Gesù davanti a Erode non è proprio di Luca, figurava anche nel vangelo di Pietro e nell'Evangelion; l'apparizione a Gerusalemme proviene a sua volta dall'Evangelion. Ma sappiamo [70] che le lettere dello pseudo-Ignazio sono posteriori al 160, e hanno per scopo di confutare Marcione. Si può pensare che, se lo pseudo-Ignazio avesse disposto del nostro Luca, ne avrebbe ricavato ben altri argomenti.
Le stesse obiezioni si applicano ad un singolo passo dell'epistola attribuito a Policarpo, dove sarebbe fatta allusione ad un verso di Luca: «Con la misura con cui misurate, sarà misurato a voi in cambio». [71] La lettera di Policarpo fa parte delle stesse falsificazioni di quelle di Ignazio, e del resto la frase, tratta dal discorso delle beatitudini, [72] faceva parte delle fonti essene comuni a Matteo e Luca.
Ripetiamo infine, ancora una volta, che non si può ricavare alcun argomento valido quanto alla datazione dei nostri vangeli dalla citazione di un singolo verso: ciò prova tutt'al più che l'autore di quella citazione ha potuto conoscere una delle fonti dei vangeli (specialmente una raccolta di «logia»); ma ciò prova anche... che egli ignorava tutto il resto!
Secondariamente, ricordo che il vangelo di Luca è sconosciuto a Papia, a Giustino e a tutti gli autori cristiani prima di Ireneo (190 circa).
CARATTERISTICHE — Si presenta solitamente Luca come ispirato da due scopi essenziali: mostrare che Gesù fu un maestro buono, pacifico, sensibile e vicino agli umili, e aprire ampiamente la porta della conversione ai Gentili. Luca sarebbe il vangelo dei pagani, così come Matteo sarebbe quello dei convertiti dal Giudaismo (si è visto quanto quella interpretazione fosse discutibile per Matteo).
La prima tesi prestata a Luca non manca di argomenti: oltre alla stalla del prologo, Luca contiene in effetti elementi propri che testimoniano uno spirito di dolcezza, di bontà e di semplicità (parabole della pecora smarrita, del ritorno del figliol prodigo, del pubblicano e del Fariseo, la conversione di Zaccheo e quella del buon ladrone). Non cercate di capire da dove proviene tutto ciò.
In senso inverso, si può far valere che Luca fornisce il maggior numero di esempi contrari: maledizione dei ricchi (6:24-26), parabola del fico sterile (13:6-9), parabola degli invitati che si sottraggono (14:19-24), rimprovero alle donne di Gerusalemme (23:28-30), e tutto ciò che ho segnalato come apparentemente di ispirazione zelota negli elementi comuni con Matteo. È solo in Luca infine che Gesù comanda di acquistare delle spade (22:35-38), e che si trova quella frase stupefacente: «E quei miei nemici che non volevano che io regnassi su di loro, conduceteli qui e SGOZZATELI in mia presenza» (19:27).
In favore del Vangelo dei gentili, si invocano le parole di Nazaret (4:25-30), l'episodio del buon Samaritano (10:29-37), la parabola degli invitati che si sottraggono (14:15-24), la conversione di Zaccheo (19:1-10) dove Gesù non dice più che è venuto a cercare le pecore perdute di Israele, ma a salvare «ciò che era perduto» in generale, infine l'annuncio del vangelo a «tutte le nazioni» (24:47).
Oltre alla comunanza di alcuni di questi elementi con Matteo (specialmente dell'episodio caratteristico del centurione), si può far valere che le parole dette a Zaccheo non sono che una citazione di Ezechiele (34:16) dove non si parla che delle pecore perdute del gregge d'Israele. Si può soprattutto obiettare che, lungi dal preconizzare come quello di Marcione un'abolizione della legge ebraica, il Cristo di Luca intende al contrario realizzarla (si veda 24:44) e dichiara: «È più facile che passino cielo e terra, anziché cada un solo apice della Legge» (16:17) e che Luca non contiene la parabola degli operai inviati alla vigna (si veda Matteo 20:1-16). [73]
Si rilevano dunque in Luca le contraddizioni generali dei sinottici, e l'intenzione dell'autore apparirebbe molto dubbia, se non sapessimo che l'opera è formata dalla riunione di testi di origini diverse. Anche in questo caso, è quindi il problema delle fonti che è in primo piano.
FONTI — L'analisi rivela in Luca l'utilizzo delle diverse fonti seguenti.
A — Luca ha certamente disposto, per il suo prologo, di una vita di Giovanni il Battista che egli ha rimaneggiato in favore di Gesù. È la nascita del Battista che l'angelo annunciava nella versione iniziale, ma l'apparizione è stata riutilizzata in favore di Gesù, mediante l'invenzione abbastanza sorprendente di una parentela tra i due personaggi. Non tornerò su quella questione.
B — Una buona parte del nostro Luca, e specialmente tutto ciò che gli è proprio, proviene dall'Evangelion di Marcione, rivoltato se necessario contro il suo autore. Ho egualmente dato tutte le precisazioni su quella fonte.
C — Ricordo egualmente l'utilizzo di Marco.
D — Sulla fede di Ireneo, che riporta che Luca, «compagno di Paolo, mise per iscritto il vangelo che questi predicava», [74] numerosi autori hanno ripetuto, come Origene, che Luca ha scritto sotto l'ispirazione o la «raccomandazione» di Paolo, e si è cercato nelle epistole paoline una delle fonti di Luca.
Si deve credere che Ireneo fosse molto male informato, o che le epistole paoline che ci sono pervenute differissero profondamente da quelle che di cui disponeva, poiché non ritroviamo in Luca nessuno degli elementi fondamentali del paolinismo. Senza dubbio si può invocare l'apertura del regno ai Gentili, ma era un dogma ben assicurato intorno al 150 e che si legge altrettanto bene in Matteo. D'altra parte, nella misura in cui deriva dall'Evangelion, Luca può comportare certe espressioni che evocano il paolinismo di Marcione. Infine la formula eucaristica di Luca: «Fate questo in memoria di me» (22:19) ricorda quella dell'epistola ai Corinzi, [75] ma è un'interpolazione tardiva in entrambi i testi. Alcuni accostamenti sono troppo superficiali perché si possa far derivare il vangelo dalle epistole, mentre i temi maggiori del paolinismo sono sconosciuti a Luca: è per esempio in Giovanni, [76] e non in Luca, che si trova il testo sul battesimo di rinascita.
Il canone di Muratori si limita a riportare che il medico Luca, non avendo conosciuto Gesù nella carne, aveva composto il suo libro secondo gli insegnamenti di Paolo. Ma siccome Paolo non ha nemmeno conosciuto Gesù, siccome ignora tutto della vita che gli si presterà e non se ne interessa, ci si domanda come avrebbe potuto insegnare al suo discepolo tante cose che lui stesso ignorava. Nulla ci permette d'altronde di assicurare che il «caro medico» di Paolo [77] abbia un qualche rapporto con l'evangelista; ed è un fraintendimento totale vedere un'allusione al vangelo scritto, laddove Paolo parla di un inviato che «è divenuto celebre a motivo del vangelo», [78] vale a dire per la predicazione della buona novella. Si potrebbe altrettanto bene sostenere che, se Paolo avesse commissionato a Luca di scrivere un libro, non avrebbe mancato di dirlo parlando di questi.
Si riterrà soltanto che l'autore di Luca, dopo il 150, conosca alcune espressioni riprese dalle epistole, ma ciò non ha nulla di sorprendente perché esse sono state portate a Roma da Marcione, nello stesso tempo dell'Evangelion che servirà a fabbricare il nostro Luca. Ciò che può sorprendere di più è l'assenza di influenze più profonde delle epistole sul vangelo di Luca, ma non dimentichiamo che si trattava di reagire contro Marcione, discepolo di Paolo.
E — Più complessa è la questione dell'introduzione in Luca di elementi esseni. Siccome questi sono, più o meno, gli stessi di Matteo, si può pensare che siano stati attinti dalla stessa fonte, a meno che Luca non derivi su questo punto da Matteo, il che appare improbabile. In ogni caso, la presenza di elementi esseni in Luca è indiscutibile.
Segnaliamo le «beatitudini» (6:20-26) e gli elementi propri a Luca del discorso della pianura (6:27-49), le istruzioni ai discepoli inviati in missione (10:4-12 e 12:2-9), il vangelo annunciato ai piccoli (10:21), il peccatore perdonato (736-50), la polemica con i Farisei (7:1-13 e 11:37-54), il buon Samaritano (10:29-37), l'istruzione sulla Provvidenza (12:2-12), la parabola del ricco stolto (12:13-21) e l'insegnamento che lo segue sul disprezzo dei beni temporali (12:22-34), l'ingresso nel regno (13:22-30), le parabole degli invitati (14:15-24), della pecora smarrita (15:1-7), dei due figli (15:11-32), dell'amministratore astuto (16,1-3), del ricco malvagio e del povero Lazzaro (16:19-31), della vedova e del giudice (18:1-8), del Fariseo e del pubblicano (18:9-14), l'episodio del giovane ricco (18:18-23) seguito dalla lezione sul pericolo delle ricchezze (18:24-27), probabilmente la conversione di Zaccheo (19:1-10).
F — Ho già segnalato che gli elementi del discorso escatologico provengono da una fonte vicina all'Apocalisse, rielaborata in funzione di eventi recenti (21:5-36).
G — Si deve accostare a quella fonte apocalittica i propositi odiosi o violenti, di ispirazione probabilmente zelota, che i sinottici prestano a Gesù? In ogni caso, essi sono particolarmente netti in Luca (12:49, 12:51-53, 10:13-15), che contiene solo l'ordine di acquistare delle spade (22:35-38).
H — Nel racconto della passione, Luca sembra aver arrangiato diverse fonti per farne un racconto coerente, che non concorda più con gli altri: è dal sommo sacerdote, e non dal Sinedrio, che Luca fa oltraggiare Gesù dalle guardie (22:63-65); egli rimuove l'inverosimile riunione notturna del Sinedrio per riportarla al mattino (22:66); egli trattiene, per contro, il rimando di Gesù davanti a Erode (23:6-12), che gli altri hanno soppresso, e toglie gli oltraggi dei soldati romani; solo lui immagina la conversione del buon ladrone (23:39-43), e fa pronunciare da Gesù sulla croce un grido diverso da quello di Marco e di Matteo, tratto da un altro Salmo. Tutto ciò sembra indicare una composizione personale mediante fusione di fonti contraddittorie.
I — Senza insistere sullo sdoppiamento dell'angelo alla tomba (24:4), ricordiamo che Luca ha solo trattenuto dall'Evangelion l'apparizione ai pellegrini ad Emmaus (24:13-35), ma che ne ha distrutto il senso e la portata; che egli contraddice le apparizioni in Galilea, poiché dopo aver conferito, a Gerusalemme, lo Spirito ai suoi discepoli, il suo Gesù si eleva subito al cielo (24:45-51). Quella ascensione brusca, la domenica di Pasqua, proviene da Marcione, ma impedisce di attribuire allo stesso autore gli Atti degli Apostoli, che la ritardano di 40 giorni.
PARTICOLARITÀ DI LUCA — Questa rassegna delle varie fonti facilita la ricerca degli elementi che sono propri di Luca, vale a dire che non figurano né in Marco né in Matteo.
A — Si deve dapprima sottolineare tutto ciò che è particolare del prologo di Luca: nascita del Battista, visita, inni (Magnificat 1:46-56, e Benedictus 1:67-80), annuncio ai pastori e cantico degli angeli (2:8-20), in contrasto con la solenne visita dei re magi in Matteo, poi circoncisione, presentazione al tempio e cantico di Simeone (2:21-40), episodio di Gesù bambino che discute con i dottori (2:41-52). Tranne una biografia del Battista, questi elementi non hanno un'origine conosciuta, ma si possono accostare ai vangeli apocrifi dell'infanzia che riflettono la stessa preoccupazione per la semplicità e l'edificazione.
B — In secondo luogo, si elencheranno tutti i testi propri di Luca che provengono dall'Evangelion: ne ho mostrato una lista più in alto, e non vi ritornerò.
C — Restano alcuni propositi o episodi che avevano altra origine, e abbastanza secondari: delle parabole di ispirazione essena, già segnalate, poi la guarigione della donna paralitica (13:10-17) e quella di un idropico (14:1-6), infine, nel racconto della passione, lo strano rimprovero alle figlie di Gerusalemme (23:27-32).
IGNORANZA DI LUCA — Tutto ciò che manca in Luca, rispetto agli altri due sinottici, può essere classificato in tre liste:
A — Quel che figura in Marco e in Matteo, e non in Luca: l'esecuzione di Giovanni il Battista, la camminata sull'acqua, le guarigioni a Genesaret, la discussione con i Farisei sulle tradizioni ebraiche, il viaggio a Tiro e a Sidone e la guarigione della donna cananea, la seconda moltiplicazione dei pani e dei pesci (dove l'autore ha certamente scorto il doppio impiego di una stessa fonte), il rimprovero a Pietro chiamato «Satana», la reincarnazione di Elia, l'abrogazione del divorzio, la richiesta dei figli di Zebedeo, la maledizione del fico, l'unzione di Betania.
Le ragioni di queste soppressioni possono essere diverse. Luca ha potuto trascurare problemi specifici degli ebrei, come la discussione con i Farisei, il problema del divorzio o l'episodio della donna cananea. Ha potuto togliere ciò che non capiva, come il rimprovero a Pietro o la reincarnazione di Elia. Ha senza dubbio giudicato assurde la camminata sull'acqua e la maledizione del fico, e probabilmente ha considerato dubbia l'unzione a Betania da parte di una prostituta (ma la ha riportata in 7:36). In totale, nessuna di queste soppressioni appare importante, né ingiustificabile per la sola logica.
B — Luca ignora, beninteso, alcuni elementi, del tutto secondari, che sono propri di Marco, e che ho rilevato più sopra.
C — Più importante, e più sorprendente, è l'ignoranza di Luca rispetto a Matteo:
— nel prologo sull'infanzia, l'adorazione dei magi, il massacro degli innocenti e la fuga in Egitto (entrambi questi ultimi, invenzioni di Matteo);
— il discorso missionario ai dodici (Matteo 10:1-16): Luca ne utilizza in altra maniera i frammenti (9:1-5) e ne riporta altri nelle istruzioni ai 72 discepoli (Luca 10:1-12), poiché ha conservato dall'Evangelion (dove non erano che 70) quella seconda missione sconosciuta agli altri due sinottici;
— alcune parabole, quelle della zizzania, del tesoro e della perla, del figlio, degli operai della vigna, dei due figli, delle dieci vergini;
— il pagamento delle imposte al Tempio, che egli ha forse trascurato in quanto troppo propriamente ebraico;
— degli elementi comunque esseni, come la correzione fraterna (Matteo 18.15-18), l'obbligo di perdonare 77 volte o 70 volte 7, [79] l'istruzione sulla continenza volontaria (Matteo 19:10-12) e la grande istruzione sul giudizio finale (Matteo 25:31-46); confesso di non aver trovato alcuna spiegazione per queste soppressioni, se Luca ha ripreso Matteo o una fonte essena da Matteo;
— beninteso, l'interpolazione sulla missione di Pietro e la fondazione della Chiesa;
— Infine nei racconti della passione, la morte di Giuda, e le invenzioni di Matteo sulla guardia della tomba e i prodigi che avevano seguito la morte di Gesù.
Anche se si giudicano queste differenze poco importanti, esse testimoniano comunque un'autonomia di Luca rispetto a Matteo, non totale certo, ma che mal spieghiamo.
LO SCHEMA — A causa della stessa diversità delle fonti che utilizza, e specialmente dei grossi prestiti dall'Evangelion (di cui ignoriamo lo schema esatto), lo schema di Luca appare confuso. A volte segue quello di Marco, a volte vi si discosta completamente. Proviamo, però di vedere la cosa più da vicino.
A — Vi è dapprima il prologo, che forma una composizione autonoma (capitoli 1 e 2). Questo prologo è originale, è stato aggiunto più tardi? Loisy propendeva per l'aggiunta successiva, [80] e ciò sembra essere anche l'opinione di Goguel: [81] «Le tradizioni dei primi due capitoli, senza essere assolutamente omogenee, hanno una fisionomia e un carattere che non si ritrovano nel resto del vangelo». Questo è certo, ma se Luca è stato scritto contro Marcione, sarebbe logico che egli abbia giudicato necessario, fin dall'inizio, stabilire la nascita terrena di Gesù. Tutto dipende dalla data dell'annessione del Battista, che ignoriamo. La questione resta dunque dubbia.
B — Per il ministero in Galilea, lo schema è abbastanza conforme a quelli di Marco e di Matteo, con le seguenti differenze: introduzione in 23:58 della genealogia di Gesù che interrompe il racconto, trasferimento a «Nazara» (4:16) delle predicazioni nella sinagoga di Cafarnao, riporto in 5:1-11 delle prime vocazioni in riva al lago (solo Luca aggiungendovi il piccolo miracolo di una pesca molto abbondante), e introduzione in 6:12-16 della chiamata dei dodici, che ciascuno sembra aver collocato dove poteva.
C — A partire da 6:20, Luca abbandona Marco per seguire Matteo, e per inserire il discorso delle beatitudini, situato in pianura (6:17) come per spirito di contraddizione e molto più breve (6:20-49), poi la conversione del centurione (7:1-10). A partire di là, Luca si allontana sia da Marco che da Matteo per allineare gli episodi personali (resurrezione del figlio della vedova, perdono della peccatrice, cerchia femminile di Gesù), fino a 8:3.
D — Ricongiungiamo Marco con le parabole (8:4-18), la tempesta placata (8:22-25), lo strano posseduto di Gerasa (8:26-39), la resurrezione della figlia di Giairo (8:40-56), la missione dei dodici (9:1-6) e la moltiplicazione dei pani (9:10-17).
E — Allora Marco e Matteo mandano Gesù a camminare verso Tiro e Sidone, ma Luca ignora questo lungo spostamento. Non ricongiungiamo Marco che a proposito della confessione di Pietro (9:18-22), della trasfigurazione (9:28-36) e della guarigione del figlio epilettico (9:37-43). Ma l'abbandoniamo di nuovo, poiché Luca ignora tutto ciò che si è chiamato il «discorso ecclesiastico», di cui ha trasferito altrove alcuni frammenti.
F — Siamo dunque in ritardo rispetto a Marco e a Matteo, ma Luca inserirà qui (da 9:51 a 18:14) un lunghissimo sviluppo che gli è proprio. Egli immagina un lungo viaggio di Gesù, dalla Galilea fino a Gerusalemme, di cui gli altri due non parlano; Nel corso di questo viaggio, egli raggrupperà un intero insieme artificiale, dove figurano passi sparsi altrove da Marco e Matteo (maledizione delle città del lago, il Pater, Gesù e Belzebù, il segno di Giona, il lievito dei Farisei, il disprezzo degli beni temporali, l'entrata nel regno, la parabola degli invitati che si sottraggono), ma anche la maggior parte degli elementi che gli sono propri (cattiva accoglienza di un villaggio di Samaria..., missione dei 72, il Buon Samaritano, Marta e Maria, parabola del ricco stolto, guarigione della donna paralitica, parabole della dracma perduta, del figliol prodigo, dell'amministratore, del ricco malvagio e del povero Lazzaro, guarigione di 10 lebbrosi, parabole finali della vedova e del giudice e quella del pubblicano e del Fariseo). Quella localizzazione in tempi e luoghi diversi di così tante cose, che gli altri situano in modo diverso, la dice lunga sulla maniera con cui ciascun autore dispone le sue fonti! Ho peraltro rinunciato a trovare un legame logico tra tutto ciò che è raggruppato in questo viaggio.
G — Ritroviamo approssimativamente, benché con notevoli discrepanze, Marco e Matteo con l'arrivo alle porte di Gerusalemme, l'accoglienza dei bambini piccoli (18:15-17), il giovane ricco (18:18-30) e il cieco di Gerico (18:35-43). Dopo altri due episodi specifici di Luca, tutti concordano sull'ingresso trionfale a Gerusalemme (19:28-40), la cacciata dei mercanti dal Tempio (19:45-48), la parabola dei vignaioli (20:9-19), il pagamento del tributo a Cesare (20:20-26), il discorso sulla risurrezione dei morti (20:27-38), la figliolanza davidica (20:41-44) e il discorso escatologico (21:5-38).
H — Ho già evidenziato le peculiarità di Luca nel racconto della passione: sopprime l'unzione di Betania, rimanda l'annuncio del tradimento di Giuda dopo l'Ultima Cena (22,21-23), fa comprare le spade (22,35-38), aggiunge un angelo all'agonia del Getsemani (22,43), fa guarire l'orecchio del soldato da Gesù (22,22): 51), pone nel cortile del sommo sacerdote la triplice negazione di Pietro (22,56-62) e gli insulti delle guardie (22,63-65), sopprime l'incontro notturno del Sinedrio, fa sì che Gesù sia inutilmente rimandato da Pilato ad Erode (23,6-12), sopprime gli insulti dei soldati romani, converte il buon ladrone (23,39-43), cambia l'ultimo grido di Gesù sulla croce (23,46)... Dopo questa enumerazione, parleremo ancora della meravigliosa concordanza dei sinottici?
I — Infine, ho già detto che Luca aggiunge un angelo al momento della visita delle donne alla tomba (24:4), assicura che Pietro non ha visto Gesù risorto (24:12), ignora l'apparizione di Gesù alle donne, ma riporta solo (distorcendo Marcione) quella di Emmaus (24,24): riduce ad una sola apparizione ai discepoli a Gerusalemme le manifestazioni postume di Gesù (24:36-43), ignorando peraltro l'incredulo Tommaso, e fa subito ascendere Gesù in cielo (24:50), senza dire una parola sull'appuntamento né sulle apparizioni in Galilea.
Si è detto che l'intenzione di Luca era di concentrare la sua opera su Gerusalemme: lo concedo, ma a prezzo di quali arrangiamenti artificiosi e di quali contraddizioni con gli altri! Cosa si penserebbe di uno storico che confondesse Austerlitz e Waterloo? È, si dice, che Luca non è uno storico. Quasi dimenticavo di menzionare che è un poeta, poiché una parte del suo vangelo è in prosa ritmica, contiene inni e cantici: ecco ancora un modo ben sconcertante di farci credere alla verità del suo racconto!
E resta ancora da parlare delle contraddizioni con Giovanni.
NOTE
[57] Colossesi 4:14.
[58] Atti 15:36 e 20:5-6.
[59] Adversus Marcionem 4:2.
[60] Luca 24:51 (domenica di Pasqua), Atti 1:3 e 9 (Pentecoste, 40 giorni più tardi).
[61] Si veda Atti 6:14 e contro Luca 24:44.
[62] L'Evangile selon Luc e Les Actes des apôtres.
[63] Data ammessa da Weill-Raynal, op. cit.
[64] Dialogo con Trifone 103:22.
[65] Luca 22:44.
[66] Dialogo 103:13.
[67] Luca 23:6.
[68] 1° Apologia 34.
[69] Dialogo 100.
[70] Si veda DELAFOSSE (Turmel), Lettres d'Ignace d'Antioche (Rieder, 1927).
[71] Luca 6:38.
[72] Si veda Matteo 7:2.
[73] In ogni caso, il prologo sarebbe in contraddizione con quella tesi, perché annuncia chiaramente Gesù come il Messia ebraico (1:32-33, 1:54-55, 1:68-75).
[74] Adv. Haer. 3:1:1.
[75] 1 Corinzi 11:25.
[76] Giovanni 3:1-21.
[77] Colossesi 4:14.
[78] 2 Corinzi 8:18.
[79] Si veda Matteo 18:21-22. Luca sa però che bisogna perdonare 7 volte al giorno al proprio fratello penitente (17:4). Matteo avrebbe moltiplicato?
[80] Les origines du Nouveau Testament, pag. 14.
[81] Nouveau Testament, introduzione.
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