mercoledì 3 febbraio 2021

IL PUZZLE DEI VANGELIIl fatto sinottico

 (segue da qui)

1° Il fatto sinottico

Come si spiegano queste analogie tra i primi tre vangeli? Non possono essere il risultato del caso: tre scrittori, che riportano gli stessi fatti, non saprebbero usare separatamente gli stessi termini per interi paragrafi. Si è dunque logicamente condotti ad una delle ipotesi seguenti: o i tre autori hanno disposto di una fonte comune, che hanno sistemato e ritagliato a loro convenienza, oppure hanno copiato l'uno dall'altro. 

Ma queste due ipotesi sono vere allo stesso tempo. Non entrerò qui nel dettaglio delle osservazioni che hanno condotto gli esegeti protestanti prima di tutto, e poi i razionalisti, a queste conclusioni, oggi ben assicurate e che mi basterà di riassumere: 

a) Matteo e Luca hanno conosciuto e largamente utilizzato ciascuno il testo di Marco; [1

b) ma a parte Marco, copiato o corretto, Matteo e Luca hanno disposto ciascuno di fonti diverse. 

Ciò non è peraltro vero che per le versioni attuali dei sinottici. Se Matteo e Luca hanno utilizzato Marco, ciò prova che la loro versione attuale è posteriore a quella del nostro Marco; ma le altre fonti da loro utilizzate possono essere precedenti alla stesura di Marco, e sappiamo che questo è vero almeno per l'Evangelion di Marcione, per le raccolte di «logia», per il manuale di morale essena. D'altra parte, il nostro Marco attuale non è un'opera di prima mano, contiene esso stesso elementi di provenienze diverse, in tal maniera che il problema della priorità dovrebbe essere esaminato, non nel suo insieme, ma verso per verso: quella ricerca sarebbe difficile, e senza grande interesse.

UTILIZZO DI MARCO — Per contro, essendo ammesso che Matteo e Luca hanno utilizzato Marco, è interessante vedere come se ne sono serviti. Questo ci porta a tre constatazioni importanti.

A — Sommando le dipendenze di Matteo e di Luca, si ritrova  Marco quasi tutto intero. Se questo fosse andato perduto, non ci mancherebbe quasi nulla del contenuto dei vangeli.

Gli unici passi propri a Marco sono: l'episodio in cui i genitori di Gesù lo cercano e lo giudicano fuori di sé (3:20-21); due miracoli secondari, la guarigione di un sordomuto (7:33-37) e quella del cieco di Betsaida (8:22-26); una parabola senza importanza sul seme che cresce da sé (4:26-29); infine, al momento dell'arresto di Gesù, la fuga di un giovane nudo (14:51-52). Si converrà che vi non c'è nulla di importante, e che Marco è stato utilizzato al massimo.

B — Al contrario, gli altri due sinottici contengono numerose cose ignorate da Marco o omesse da lui: ne illustrerò una lista più oltre, si vedrà che Marco ignora circa la metà del contenuto degli altri due. Il cristianesimo che ha prevalso è quindi ben più ricco di quello di Marco, e, secondo una regola che si verifica sempre in quella materia, più un testo è tardivo, più contiene cose.

C — Infine, anche quando riproducono brani visibilmente ispirati a Marco, i suoi imitatori vi aggiungono generalmente dettagli ulteriori. Il processo è comune in Matteo, ma nelle sue aggiunte si possono discernere tre tecniche diverse:

a) A volte si limita a precisare il significato con una breve glossa: [2] per esempio, «il sangue del patto, che è sparso per molti» (Marco 14:24), lui aggiunge: «in remissione dei peccati» (Matteo 26:28); 

b) a volte aggiunge il riferimento al testo dell'Antico Testamento che realizza ciò che ha appena raccontato, [3] mentre Marco trascura spesso questi riferimenti biblici;

c) molto spesso infine Matteo aggiunge sia un dettaglio pittoresco, sia un fatto aggiuntivo, come se fosse meglio informato, — e le sue aggiunte non sono sempre felici.

Così, in Marco, il Battista è soltanto vestito di pelle di cammello (1:6), Matteo vi aggiunge una «cintura di pelle attorno ai fianchi» (3:4); in Marco la donna emorroissa tocca la veste di Gesù (5:27). Matteo precisa che è «il lembo» della sua veste (9:20); quando si arriva davanti alla casa del capo la cui figlia è morente, alla folla segnalata da Marco (5:38) Matteo aggiunge dei «suonatori di flauto» (9:23); quando Gesù, mandando i suoi discepoli a predicare altrove, raccomanda loro in Marco di non portare né pane, né moneta, né una seconda tunica (6:8-9), Matteo crede di dover aggiungere: «né oro, né argento... né sandali» (10:9-10); alle parole «chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua... non perderà la sua ricompensa» (Marco 9:41), Matteo precisa: una coppa d'acqua «fresca» (10:42); dopo le due moltiplicazioni dei pani e dei pesci, Marco dice che con i resti si è potuto nutrire una volta 5000 uomini (6:44), la seconda volta solamente 4000 (8:9), ma Matteo, trovando senza dubbio che questo non è abbastanza, aggiunge ciascuna volta: «senza contare le donne e i bambini» (14:21 e 15:38); quando Gesù maledice il fico, è soltanto il giorno dopo in Marco che i discepoli lo trovano appassito (11:20), Matteo lo fa appassire subito «in un istante» (21:19); all'arresto di Gesù, Marco fa assistere una folla (14:43), Matteo precisa che è «numerosa» (26:47), ecc. 

Si potrebbero moltiplicare questi esempi, che non hanno grande importanza isolatamente, ma che, con la loro ripetizione, rivelano un artificio letterario piuttosto inquietante. 

  Talvolta Matteo aggiunge fatti inverosimili per ampliare l'effetto. Così, quando Gesù ha camminato sulle acque, Matteo solo presta a Pietro un tentativo identico e grottesco (14:28-30); al momento della trasfigurazione, sentendo la voce dal cielo, i discepoli cadono (17:6) e Gesù deve rialzarli; solo in Matteo la moglie di Pilato confida al marito un sogno che l'ha spaventata (27:19), e Pilato si lava le mani, in un gesto pochissimo degno di un procuratore romano nel suo pretorio (27:24); dopo la morte di Gesù, Marco si limita a far strappare il velo del Tempio (15:38), ma Matteo, per drammatizzare l'atmosfera, vi aggiunge un terremoto e  le tombe che si aprono (27:51-53). Tutto questo immaginario puerile non dà molta fiducia. 

Segnaliamo infine una correzione caratteristica: laddove Marco dice che Gesù non ha fatto «nessun miracolo» nella sua patria (6:5), Matteo corregge: «non vi fece molti miracoli» (13:58), senza peraltro citarne uno solo.

Luca, al contrario, segue Marco più fedelmente. Non lo copia letteralmente, ma gli apporta delle correzioni di forma, [4] a volte lo accorcia. [5] Ancora bisognerebbe sapere se questi passi provengono direttamente da Marco: un certo numero figuravano in Marcione, in modo che tutto si può spiegare con l'utilizzo di una stessa fonte, che sfortunatamente non sempre abbiamo nella sua forma esatta.

Succede, però, che Luca aggiunge a Marco, sia da solo, [6] per esempio per precisare un dettaglio materiale, [7] sia più spesso in accordo con Matteo, [8] cosa che ci porta logicamente a porre la questione dei rapporti tra Matteo e Luca.

MATTEO E LUCA — Indipendentemente dal fatto che solo loro contengono prologhi sulla natività, Matteo e Luca hanno in comune un buon numero di episodi ignorati da Marco. Bisogna ancora tener conto di quelli che provengono dall'Evangelion, fonte comune. [9] Per gli altri, è difficile sapere se essi sono stati ripresi da Matteo in Luca oppure da Luca in Matteo. Si può notare che solo loro riportano la preghiera del «Padre», [10] la cui assenza sorprende in Marco; che hanno in comune immagini come la pagliuzza e la trave, [11] la porta stretta, [12] la strana espressione: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti», [13] le parabole comuni, come quelle del lievito, [14] della pecora smarrita, [15] dell'amministratore vigile, [16] degli invitati alle nozze. [17] Ma chi le ha attinte dall'altro?

Si constata anche che Matteo e Luca contengono le stesse contraddizioni e le stesse incoerenze: lo stesso Gesù, che pronuncia parole di dolcezza [18] e che fa i due sermoni (un po' divergenti) delle «beatitudini», è anche quello che proferisce le stesse parole violente, [19] che maledice le città del lago [20] e pronuncia le imprecazioni contro i Farisei. [21

Se dovessi pronunciare un'opinione sulla priorità di uno dei due, sarei tentato di attribuire la priorità redazionale a Luca, per la ragione che Matteo fa uso del testo di Luca come di quello di Marco: aggiunge dettagli propri. Alla formula: «Beati i poveri» (Luca 6:20), aggiunge «in spirito» (5,3); alla beatitudine di «coloro che hanno fame e sete» (Luca 6:21), aggiunge «di giustizia» (5:6); la figlia di Giairo, che sta morendo da Luca (8:42), è già morta da Matteo (9:18); dove il Cristo di Luca paragona i farisei ai sepolcri (11:44), il Cristo di Matteo elabora un'intera glossa sui «sepolcri imbiancati» (23:27), ecc.

Convengo che quella impressione non è determinante, poiché capita che Luca abbrevia il testo di cui si serve, in particolare Marco. Ma la priorità di Luca, rispetto a Matteo, è stata ammessa da altri autori. [22] La questione ha del resto poca importanza, poiché questi due vangeli sono stati scritti in date vicine, poco dopo il 150, tutti e due utilizzando al contempo l'Evangelion di Marcione e Marco. Il problema è più delicato quanto alla data delle loro fonti: in particolare le «beatitudini» provengono da un precedente testo esseno, ma è Matteo oppure Luca che lo ha utilizzato per prima? Sembra proprio che Matteo abbia aggiunto alle espressioni di Luca, oppure ancora alla fonte comune che essi hanno utilizzato.

SCHEMA DEI SINOTTICI — Va segnalato infine che, mentre gli schemi di Marco e Matteo concordano sufficientemente perché uno studio parallelo ne sia facilitato (tenuto conto delle «lacune» di Marco), per contro lo schema di Luca è totalmente diverso. Quando egli utilizza le stesse fonti di Marco o Matteo, Luca ne fa una tutt'altra scomposizione, disperde ciò che Marco o Matteo avevano raccolto, trasferisce i dati nello spazio e nel tempo. La sinossi dei vangeli, che parta da Marco oppure da Matteo, può farsi solo procedendo ad una divisione di Luca. Ma siccome non conosciamo lo schema esatto dell'Evangelion, è difficile dire a chi tocca questo rimaneggiamento: Luca sembra qui conciliare l'Evangelion e Marco, mentre Matteo sarebbe restato più fedele allo schema di Marco.

Luca contiene in particolare una lunga sequenza che non figura negli altri due: è quella che comincia con la partenza per Gerusalemme (9:51). A partire da là, e almeno fino a 18:14, Luca situa in questo viaggio tutta una serie di episodi e di insegnamenti, di cui alcuni gli sono propri, [23] gli altri essendo sparsi in Marco e in Matteo, [24] in tal maniera che bisogna frammentarli per seguire Luca. Una concordanza sufficiente riappare solo a partire dall'ingresso a Gerusalemme. [25] Ciascuno ha quindi disposto a suo modo gli elementi delle fonti comuni.

NOTE

[1] Io non insisterò sulla priorità di Marco, che è un fatto acquisito, ammesso perfino dai cattolici come padre Lagrange: «San Marco è dunque il primo vangelo che sia stato scritto sotto la sua forma greca». La riserva concernente la priorità possibile di un assai ipotetica versione aramaica di Matteo (sconosciuta) non è che una concessione di pura forma alla posizione della Chiesa. La priorità di Marco è confermata da uno studio linguistico (si veda WEILL-RAYNAL, Chronologie des Evangiles, Capitolo 1).

[2] Si veda 12:30, 12:32, 16:11, 18:4, 21:43, 26:28.

[3] Si veda 4:14-16, 8:17, 9.13, 12:5-6, 12:16-21, 12:40-42, 13:14, 13:35, 21:5, 21:16.

[4] Esempi: 4:33-39, 4:42-43, 5:12-16, 5:18-28, 5:29-38, 6:1-5, 6:6-11, 8:11-15, 8:40-56, 9:18-21, 18:15-17, 18:28-30, 18:35-43, 19:28-40, 20:9-19, 20:20-38, 20:41-46, 21:8-11, 22:3-6, 22:7-13, 22:52-54.

[5] Si veda 4:22, 4:24, 6:17-19, 8:5-8, 8:41-56, 9:12-17, 9:37-43, 13:18-19, 18:24-27, 21:5-7, 22:1-2, 22:24-27, 22:47-50.

[6] Esempi: 4:17-21, 4:25-30, 5:39, 9:31-33.

[7] I discepoli oppressi dal sonno durante la trasfigurazione (9:32), l'angelo che conforta Gesù e il sudore di sangue al Getsemani (22:43-44), Gesù che guarisce l'orecchio reciso (22:51).

[8] Esempi: tentazione nel deserto (4:2-13), il centurione (7:1-10), il Battista (7:18-28), Belzebù (11:19-20), il segno di Giona (11:29-31), ecc.

[9] In particolare Matteo 6:25-34 e Luca 12:22-31, Matteo 11:25-27 e Luca 10:21-22, Matteo 13:33 e Luca 13:20, Matteo 24:45-51 e Luca 12:41-46. 

[10] Matteo 6:9-15, Luca 11:2-4, egualmente conosciuto da Marcione.

[11] Matteo 7:3-5 e Luca 6:41-42.

[12] Matteo 7:13-14, Luca 13:23-24.

[13] Matteo 8:18-22, Luca 9:59-60.

[14] Matteo 13:33, Luca 13:20.

[15] Matteo 18:12-14, Luca 15:3-7.

[16] Matteo 24:45-51, Luca 12:41-46.

[17] Matteo 22:1-14, Luca 14:15-24.

[18] Matteo 10:28-33, Luca 12:4-9.

[19] Matteo 10:34-36, Luca 12:49-53, 19:27.

[20] Matteo 11:20-24, Luca 10:13-15.

[21] Matteo 23, Luca 11:37-54.

[22] Si veda WEILL-RAYNAL, Chronologie des Evangiles, capitolo 3, quanto a Turmel. 

[23] Brutta accoglienza di un villaggio di Samaria (9:51-56), missione dei 72 (10:1-12), il buon Samaritano (10:29-37), Marta e Maria (10:38-42), parabola dell'amico importuno (11:5-8), quella del ricco insensato (12:13-21), quella del servo punito (12:47-48), episodio dei Galilei (13:1-5), il fico sterile (13:6-9), guarigione della donna paralitica (13:10-17) e di un idropico (14:1-6), parabole della scelta dei posti (14:7-11), degli invitati (14:12-14), della dracma perduta (15:8-10), dei due figli (15:11-32), dell'intendente astuto (16:1-13), del ricco malvagio e del povero Lazzaro (16:19-31), dei servi inutili (17:7-10), del giudice e della vedova (18:1-8), del fariseo e del pubblicano (18:9-14), e tra loro la guarigione dei dieci lebbrosi (17:11-19).

[24] Maledizione delle città del lago (10:13-16, Matteo 11:21-23), il vangelo rivelato ai semplici (10:21-22, Matteo 11:25-27), i due principali comandamenti (10:25-28, Marco 12:28-31), il Padre (11:1-4, Matteo 6:9-13), Gesù e Belzebù (11:14-23, Marco 3:22-27, Matteo 12:22-30), il ritorno dello spirito impuro (11:24-26, Matteo 12:43-45), la richiesta di un segno (11:29-32, Marco 8:12) e la risposta col segno di Giona (Matteo 12:39-41), le imprecazioni contro i Farisei (11:37-54, Matteo 23-passim), la frase sulla Provvidenza (12:2-12, Matteo 10:28-33 e 10:19-20, si veda Marco 9:26, 21:14 e 21:18) e sulle preoccupazioni temporali (12:22-32, Matteo 6:25-34), il padrone di casa vigilante (12:39-46, Matteo 24:43-51), la parabola del granello di senape (13:18-19, Marco 4:30-32, Matteo 13:31-32), l'insegnamento sul regno (13:22-30, si veda Matteo 7:13-14, 25:10-12, 7:22-23, 8:11-12 e 19:30), il discorso su Gerusalemme (13:34-35, Matteo 23:37-39), la parabola degli invitati che si sottraggono (14:15-24, Matteo 22:1-10) e quella della pecorella smarrita (15:1-7, Matteo 18:12-14), ecc.

[25] Luca 19:28, si veda Marco 11:1, Matteo 21:1.    

Nessun commento: