mercoledì 1 aprile 2020

Apparizione del Cristo sulla terra



II. — L'Uomo

Fin dall'inizio della nostra ricerca, la nostra sorpresa crescerà poiché non è solamente un uomo chiamato Gesù che incontreremo, uomo eminente che possiede un'autonomia di pensiero, una personalità coerente con sé stessa, ma sono due Gesù contraddittori che fanno affermazioni diverse, due persone che non hanno nulla in comune. E, quando li avremo ascoltati o quando avremo letto ciò che ne dicono gli evangelisti, si dovrà scegliere, vale a dire, tenere l'uno per vero e l'altro per falso o rimandarli indietro come due composizioni artificiali da cui la Storia non può essere ingannata.

Il metodo migliore, per portare a termine la nostra analisi, ci sembra consistere nello scegliere alcune concezioni religiose significative e nel raccogliere, su ciascun punto sollevato, l'opinione di ciascuno dei nostri due Gesù o quella che gli prestano gli evangelisti interpellati. 

APPARIZIONE DEL CRISTO SULLA TERRA

Che sia in una maniera naturale oppure soprannaturale, un certo Gesù (dio o uomo) è apparso tra gli uomini. Questa venuta, bisognava descriverla e non era facile perché ognuno se la immaginava alla sua maniera. I vangeli ci offrono diverse versioni di questo evento. 

a) Nascita miracolosa

Il IV° vangelo, nel suo Prologo (verso 13) ci dice che il Verbo non è stato generato né per il sangue, né per volontà della carne, né per volontà dell'uomo, ma il verso 14 ci dice che egli si è fatto carne. Tertulliano riconosce che si tratta del Cristo (de Carne Christi) ma è molto imbarazzato poiché sa che la carne degli angeli è stata attinta dalle stelle, dato che gli angeli possiedono un corpo anche se non sono stati formati affatto nel grembo di una donna. 

Secondo Luca e Matteo, Gesù sarebbe nato dall'unione dello Spirito Santo con una donna chiamata Maria; costei sarebbe rimasta vergine non soltanto al momento del concepimento, ma anche dando alla luce suo figlio.

Se i nostri vangeli mantengono il silenzio sullo svolgimento dell'operazione dello Spirito Santo, il Libro armeno dell'infanzia ci rivela una parte del mistero (5:8). È il Verbo di Dio che penetrò nella Vergine per l'orecchio e santificò la natura intima del suo corpo e tutti i suoi sensi; se la nascita è avvenuta nella stessa maniera, si comprende la verginità.

Se questo racconto risponde ad una realtà storica, Gesù non ha per padre un uomo e non può essere legato né alla dinastia di Davide o di Aronne, né alla tribù di Giuda.

Ma, teologicamente, la questione è diventata complicatissima. È la Trinità tutt'intera che si trova coinvolta nella nascita dell'uomo Gesù. [53] In effetti, è lo Spirito Santo (terza persona della Trinità) che avrebbe generato Gesù nel grembo della Vergine Maria; è il Verbo o Logos o Figlio (la seconda) che sarebbe venuto ad incarnarsi nel corpo di Gesù (Giovanni 1:14), ovvero (se comprendiamo questo mistero) ad unirsi «ipostaticamente» all'embrione il cui padre era lo Spirito Santo; è infine la prima persona, Dio stesso, che Gesù ha sempre riconosciuto come suo Padre. [54]

Inoltre, la situazione si complica se il Cristo si confonde con Dio. Ma «io e il Padre siamo uno» disse Gesù (secondo Giovanni 10:30); «egli risiede nel seno del Padre» (Giovanni 1:18), «il Padre è in me e io sono nel Padre» (10:38). Gesù sarebbe il suo stesso Padre? Non è il Figlio che un'emanazione, una parte di Dio?

b) Nascita naturale

Parallelamente ai racconti su una nascita miracolosa, leggiamo nei nostri vangeli dei racconti su una nascita naturale.

Il 1° vangelo (Matteo 1:20) conserva la traccia dello stupore di Giuseppe quando apprese della gravidanza di sua moglie. Considerava l'evento così poco miracoloso che «non volendo pubblicamente infamare la sua donna, voleva lasciarla in segreto». Era necessario che un angelo venisse in sogno a spiegargli il miracolo per dissipare i suoi sospetti. 

Ma il Talmud di Gerusalemme ha conservato la traccia di un'antica tradizione che affermava che Maria avesse avuto per amante un soldato romano chiamato Pandera e che Gesù fosse il figlio di costui. Questa storia è confermata da Celso.

Il vangelo di Matteo è il solo ad insistere sul fatto che Maria fosse incinta per l'operazione dello Spirito Santo senza che Giuseppe abbia avuto da intervenire. Matteo non descrive la scena di questa concezione soprannaturale. Luca, facendo parlare un angelo, scrive: «Lo Spirito Santo verrà su di te e la potenza dell'Altissimo ti coprirà della sua ombra». Profezia di cui nessuno può garantire la realizzazione. L'unico testimone della scena, la Vergine stessa, [55] si limita a dire (Luca 1:49): «L'Onnipotente ha fatto in me grandi cose», il che resta molto vago.

Questo presunto miracolo era noto a Luca, che, oggi, ce lo trasmette? Come spiegare che abbia provato il bisogno di fornirci egualmente una genealogia del Cristo? Ora, questa fantasiosa genealogia parte da Dio e da Adamo per portare a Giuseppe. Il nostro autore ha voluto stabilire due qualità contraddittorie di Gesù: divino in quanto discendente da Dio, umano in quanto figlio di Giuseppe.

Matteo ci ha lasciato pure lui una genealogia di Gesù abbastanza diversa dalla precedente; entrambe ci presentano un Gesù discendente di Abramo nonostante Gesù si fosse preso la briga di dichiarare che egli esisteva prima di Abramo.

c) Adozione

Marco e Giovanni ignorano ogni nascita, che sia miracolosa o naturale. Fanno apparire Gesù tutto d'un colpo all'età di trent'anni. Fanno discendere su di lui, al battesimo, lo Spirito santo sotto forma di una colomba, come se ignorassero che Gesù aveva origini divine. Ma se Gesù aveva avuto per padre lo Spirito santo, non aveva bisogno che costui tornasse a vederlo, ancorché sotto la forma di una colomba. 

E non è tutto; nel corso della cerimonia battesimale, una voce celeste si fa ascoltare (secondo Luca, Marco e Matteo): «Tu sei il figlio mio prediletto». Questo intervento, che lo si voglia o no, costituisce un atto di adozione che si oppone a quello della generazione. Dio stesso, almeno secondo la logica degli uomini, non aveva da adottare un figlio legittimo.

Più tardi, certi Cristiani credettero che il Cristo fosse entrato in Gesù sotto la forma di una colomba e che ne fosse uscito al momento della crocifissione per ritornare al cielo (Ireneo, Eresie 3:11:1), il che escludeva la resurrezione del corpo.

In questo caso, il ruolo dello Spirito santo resta ambiguo. Lo è ben più di quanto si possa immaginare poiché, in ebraico, «spirito» è femminile. Secondo il Vangelo degli Ebrei (5° frammento) Gesù era portato attraverso l'aria sulla montagna del Tabor da sua madre lo Spirito santo che lo teneva per un capello; [56] questa madre era un gigante. Così, appena si passa dall'ebraico al greco, la madre di Gesù diventa suo padre, la dèa diventa un dio.

d) Senza nascita

Un'opinione diversa dalle tre precedenti ci è data dall'Epistola agli Ebrei. Il Figlio di Dio (7:1-3) è l'esatta replica di Melchisedec, Sacerdote dell'Altissimo; egli è «senza padre, senza madre, senza genealogia, senza principio di esistenza né fine di vita». Noi ritorneremo su questo soggetto.

e) Incarnazione

Ignoreremo sempre come «il Verbo si è fatto carne», ma sappiamo che l'incarnazione si differenzia da una nascita soprannaturale. 

L'incarnazione è l'atto per il quale un essere divino assume la forma di un uomo (o di un animale) e vive un certo tempo sulla terra sotto quella forma. L'operazione simile realizzata da un'anima si chiama trasmigrazione. Come mai i Cristiani avrebbero fatto confusione tra quelle concezioni ? 

Si trovano nei nostri vangeli numerose storie di «posseduti». D'altra parte, Giovanni il Battista era sospettato di avere un demone (Matteo 11:18; Luca 7:33; Giovanni 10:20, 21, 7:20, 8:49) e Gesù si vedeva accusare di essere posseduto da Belzebù, principe dei demoni (Matteo 10:25; 12:24, 27; Marco 3:22; Luca 11:15, 18). 

Alcuni circoli ebraici credevano che l'anima di Adamo era dovuta passare in diversi corpi, in particolare in quelli di Mosè, di Davide e del Messia, quindi di Gesù. I Samaritani facevano passare quest'anima in Set, Abramo e Mosè. 

Gesù affermò che Giovanni il Battista era Elia, ovvero la reincarnazione di quel profeta (Matteo 11:14, 17:12) . Gesù era ritenuto essere Giovanni il Battista o Elia (Matteo 16:14) ed Erode affermò che Gesù «era Giovanni il Battista risorto dai morti» (Matteo 14:1). Questo equivaleva a dire che Giovanni e Gesù fossero avatar di Elia.

Secondo Barnaba (12:10), è Giosuè che era il predecessore di Gesù nella carne, il che è confermato da Giustino. (Contro Trifone 113).

Così, ognuno poteva immaginarsi di essere l'incarnazione di una divinità o il risultato della trasmigrazione di un'anima qualunque nel corpo del personaggio di sua scelta.

Quando, nella Storia di Giuseppe il Carpentiere (versione copta), Gesù racconta che è entrato nel corpo di sua madre quando lei aveva appena compiuto quattordici anni o che prese da lei un corpo per mezzo di un mistero che supera la scienza delle creature (versione araba), si tratta innegabilmente di un'incarnazione.

f) I negatori

Già intorno al 135, Marcione diceva che l'incarnazione di Dio in una carne umana era cosa vergognosa. Intorno al 155, Giustino si stupiva che alcuni ebrei potessero credere ad una nascita di Gesù: «Vi sono alcuni della vostra razza che riconoscono che Gesù è il Cristo ma dichiarano che è un uomo nato da uomini», il che mostra che la maggioranza dei Cristiani non credeva allora all'umanità di Gesù (Dialogo 48:2).

Alla fine del IV° secolo, san Girolamo scriveva (Adv. Lucif. 23): «Al tempo in cui gli apostoli erano ancora vivi e il sangue del Cristo era ancora fresco in Giudea, certi asserivano che il corpo del Signore fosse solo un fantasma».

Per diversi secoli, una parte dei Cristiani non ha creduto nell'Incarnazione, ad un corpo di carne reale del Cristo; i vangeli stessi erano divisi su questo tema prima di essere «armonizzati».

Si legge in Giovanni 1:13: «Lui che non fu generato né da volontà di carne, né da sangue, né da volontà di uomo, ma da Dio». Dopo ciò, è ben evidente che il verso 14 («Il Verbo si è fatto carne») è un'interpolazione oppure che bisogna dare alla parola carne un altro senso rispetto al senso comune, e che si tratta di una carne «celeste».

g) Luogo di nascita

Certo, questo luogo non esiste se Gesù non è nato, ma supporremo nondimeno che egli sia nato da qualche parte.

Si può sapere dove? Ci viene risposto: in Giudea, a Betlemme (Matteo 2:1, 5, 6, 8, 16; Luca 2:4, 15; Giovanni 7:42).

In questo caso, perché non è stato chiamato il Giudeo o il Betlemmita? Perché, al contrario, averlo designato «il Galileo» o il «Nazareno» ? Semplicemente perché quelli tra i primi Cristiani che lo prendevano per un uomo credevano che fosse della Galilea.

Si voleva fare di Gesù un discendente di Davide e farlo nascere nella patria di costui: Betlemme di Giuda. Si credette anche che il Messia doveva nascere nella città di Davide, e si immaginò che il Cristo fosse il Messia. Si prese dunque l'offensiva contro la nascita galilea dichiarando in quattro punti del IV° vangelo (Giovanni 1:46, 7:41-42 e 52) che nessun profeta era uscito dalla Galilea e che nulla di buono poteva venire da Nazaret.

La questione non è semplice. È esistita una Betlemme in Galilea; una confusione, volontaria o meno, ha potuto verificarsi tra i due villaggi dallo stesso nome. D'altra parte, se il villaggio di Nazaret è esistita, il che non è certo, Nazaret poteva essere un soprannome, una località, la sede di una setta. Nazareno può designare il membro di una setta già esistente all'inizio del primo secolo. [57]

Quanto alla tradizione che colloca la nascita di Gesù in una grotta, essa non proviene dal Nuovo Testamento; la si trova per la prima volta nel «Dialogo» di Giustino.

Da queste contraddizioni si può concludere che sono stati fatti sforzi tardivi per fornire una base umana e materiale a racconti mitici. Infatti esisteva tra gli ebrei una dottrina ben attestata secondo la quale nessuno poteva sapere da dove venisse il Messia. La gente credeva che egli fosse nel mondo, ma che si nascondesse in un luogo sconosciuto e che non sarebbe apparso se non nel giorno fissato da Dio; è addirittura rappresentato (in 4 Esdra 13:52) sotto forma di un uomo che sorge  dal mare.

Questa tradizione dell'origine sconosciuta del Messia è stata conservata nel IV° vangelo (Giovanni 7:27) quando gli ebrei dicono di Gesù: «Costui sappiamo di dov'è, ma quando il Cristo verrà, nessuno saprà di dove egli sia»; Ai loro occhi Gesù non era il Messia perché, invece di venire da qualche luogo misterioso, era un uomo di cui si conosceva l'origine; al Messia umano e davidico che si presentava loro, essi preferivano il Salvatore che sarebbe venuto da un altro mondo.

NOTE

[53] Filone conosceva una trinità diversa da quella di oggi; egli identificava il Figlio all'Universo, e lo Spirito alla Sapienza (Sofia), madre vergine.

[54] Situazione contraria all'affermazione di san Paolo: «Non si dà mediatore per una sola persona (Dio), e Dio, invece, è uno solo» (Galati 3:20). Quel verso non è polemico ?

[55] Se sia proprio lei che dice il Magnificat.

[56] Secondo Plutarco (De Is.) gli Egiziani celebravano al solstizio di inverno la nascita del figlio di Iside; questo bambino era il dio-luce la cui capigliatura destinata a divenire raggiante si riduceva allora ad un capello. — Un eroe greco, Ptelerao, aveva un capello d'oro nascosto nella sua capigliatura. — Nella mitologia induista esistono due gemelli nati da due capelli di Visnù, l'uno biondo, l'altro bruno.

[57] Tra diverse osservazioni che si possono fare a questo proposito, alcune sono da tenere a mente quantunque la loro dimostrazione sia troppo lunga da dare qui:

NAZARET è stata aggiunta a Marco 1:9, a Matteo 4:13, 21:11 e lo è in particolare in 2:33, a Giovanni 1:45-46, a Luca in 1:26 e nel capitolo 2 che nessuno degli altri evangelisti conosce, né Marcione. 

NAZARENOS o NAZORAIOS (Vulgata: NAZARENUS) ha potuto essere confuso con NAZIRAIOS, NAZERAIOS (Vulgata: NAZARAEUS). Il termine ebraico poteva avere il senso di principe. Nel Nuovo Testamento si riscontrano le diverse forme NAZARENOS e NAZARAIOS (Marco), NAZORAIOS (altri vangeli e Atti).

Il significato di «nativo di Nazaret» è più che dubbio, il termine primitivo incerto, la sua inserzione nel Nuovo Testamento secondaria. 

Quanto a BETLEMME, citata solamente una dozzina di volte in tutto il Nuovo Testamento, è sempre messa in rapporto con la profezia scritturale o astrologica; appare come una profezia in azione piuttosto che come un fatto storico.

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