lunedì 9 settembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «Il silenzio degli autori ebrei»

(segue da qui)

CAPITOLO III

IL SILENZIO DEGLI AUTORI EBREI

Se il silenzio degli autori latini può spiegarsi coll'indifferenza o l'ignoranza, le stesse ragioni non possono giustificare quello degli autori ebrei. Eppure è lo stesso vuoto che esploreremo, non senza raccogliere alcuni argomenti a favore dell'inesistenza di Gesù.

Il silenzio di Filone

Filosofo e letterato, Filone di Alessandria è praticamente contemporaneo di ciò che sarebbe stato Gesù, ma gli sarebbe sopravvissuto: nato sotto Erode il Grande, è morto tra il 50 e il 60 della nostra era. Filone visse ad Alessandria, ma è informatissimo su ciò che riguarda il popolo ebraico: conosce molto bene, ad esempio, le comunità essene. La sua opera, che conteneva cinquantasette titoli, non ci è pervenuta del tutto: in ciò che abbiamo, non una parola su Gesù.

Al seguito dei sanguinosi disordini di cui gli ebrei erano stati vittima nel 39 ad Alessandria, Filone si recò a Roma nel 40 per difendere la loro causa presso Caligola. Ottenne un'udienza, ma scarso successo. In occasione di questo viaggio, che lo mise in contatto con la sinagoga romana, non notò affatto l'esistenza dei cristiani. Ritornò in seguito ad Alessandria, e completò la sua vita scrivendo numerose opere.

È verosimile che, in questa città, dove esisteva un'importante comunità ebraica, non ci sia pervenuta alcuna eco di ciò che sarebbe accaduto a Gerusalemme? E come mai Filone avrebbe potuto ignorare anche la comunità cristiana di Alessandria, di cui avrebbe fatto parte un certo Apollo, avversario dell'apostolo Paolo e che è forse l'autore dell'epistola agli Ebrei?

Il silenzio di Filone è così inquietante che gli scrittori cristiani hanno tentato di scoprire nella sua opera delle allusioni nascoste al cristianesimo. Eusebio (il falsario) afferma addirittura che egli si sarebbe convertito, ma «la favola di Eusebio non ha il minimo tratto di verosimiglianza», scriveva Delaunay, traduttore e commentatore di Filone. [1] In effetti, Filone è un puro ebreo, legatissimo alla tradizione ebraica, sebbene interpreti la Bibbia in un senso simbolico.

Non si può nemmeno immaginare, a titolo di consolazione, che lui abbia parlato di Gesù nelle sue opere perdute: la Chiesa non avrebbe mancato di preservare questa testimonianza capitale, e neppure alcun autore cristiano dei primi secoli gli attribuisce tali parole.

NOTE


[1] F. DELAUNAY: «Philon d'Alexandrie, écrits historiques» (Didier et Cie, 2° ed., 1867, pag. 35).

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