mercoledì 18 settembre 2019

La Favola di Gesù Cristo — «I primi testi cristiani»

(segue da qui)

CAPITOLO IV

I PRIMI TESTI CRISTIANI

Con i testi cristiani troveremo finalmente dei riferimenti a Gesù. Ma uno studio attento di questi testi ci avverte che la prospettiva ne è stata distorta: l'ordine nel quale sono iscritti nel «canone» della Chiesa non è l'ordine storico della loro apparizione.

Il primo compito consisterà dunque di riclassificare, per quanto possibile, questi testi secondo la loro data. Questo non è facile, poiché molti testi comportano una redazione primitiva e dei rimaneggiamenti ulteriori.

L'ordine cronologico dei testi

Operata questa riclassificazione, una sorpresa ci attende. Se Gesù fosse esistito, se il cristianesimo fosse nato da fatti reali, si dovrebbe logicamente trovare all'origine numerosi dettagli su ciò che è accaduto a Gerusalemme, sulla vita di Gesù; dopodiché, svanendo i ricordi, si dovrebbe vedere la persona di Gesù ingrandirsi fino alla sua divinizzazione finale.

Ma non è così che si presentano le cose, proprio al contrario. Vediamo che il Cristo è stato considerato dapprima come un essere puramente celeste: nell'Apocalisse, egli siede accanto al trono di Dio, ma non si parla della sua venuta sulla terra che nel futuro. L'Apocalisse ci insegna poco più della lettera di Plinio: Christo quasi deo.

Con le epistole di Paolo, facciamo un ulteriore passo avanti: vi apprendiamo che il Cristo si sarebbe sacrificato per la salvezza degli uomini, e che sarebbe stato «crocifisso» (dove il significato stesso di questo termine si presta alla discussione). L'autore delle epistole non ne sa di più, non ha conosciuto Gesù che per una visione, e il suo messaggio si riassume nell'identificazione del Cristo con uno degli dèi «salvatori» dei misteri pagani: il Cristo è «Kyrios» (Signore), non è ancora un uomo.

Nessun altro testo cristiano del I° secolo parla di un'esistenza di Gesù, ed è molto grave. Occorre attendere la metà del II° secolo per trovare i primi racconti di una vita terrena di Gesù.

A quel tempo, gli autori non potevano più parlare di ciò che avrebbero visto o appreso direttamente. Ci consegnano almeno il contenuto di una tradizione ben consolidata? Affatto: scrivono fuori dalla Palestina, spesso a Roma, in lingua greca, in un ambiente molto diverso da quello che cercano goffamente di descrivere. La biografia dell'«eroe» è composta, per mancanza di fonti reali, a suon di citazioni dell'Antico Testamento.

Il primo evangelista, Marcione, fa discendere direttamente dal cielo un Gesù adulto. È contro Marcione che si inventeranno in seguito i racconti della nascita e dell'infanzia.

Più un testo è tardivo, più contiene dei dettagli!

La riclassificazione cronologica dei testi sarebbe sufficiente dunque a mostrarci che non si è partiti da fatti reali, che non si è fatto un dio con i ricordi di un uomo, ma che al contrario un essere puramente celeste, un puro mito, si è a poco a poco «incarnato». Ci sono voluti più di cento anni per farne un uomo.

Del primo secolo, tratterremo soprattutto l'Apocalisse e le epistole di Paolo, ma quelle, per la loro importanza, meritano uno studio speciale. Non si può tuttavia trascurare del tutto gli altri scritti del I° secolo; il loro stesso vuoto è edificante.

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