IL GESÙ CRISTIANO
II
IL GESÙ DEI VANGELI
SUPPLEMENTO: Gesù nella Letteratura Secolare.
Sembra che ci sia poca speranza di aggiungere considerevolmente al peso delle ragioni a favore dell'esistenza storica di Gesù citando documenti della letteratura secolare. Come è noto, solo due passi dello storico ebreo Flavio Giuseppe, e uno in ciascuno degli storici romani, Tacito e Svetonio, devono essere considerati a questo proposito. Per quanto riguarda la testimonianza di Flavio Giuseppe nelle sue “Antichità”, che furono scritte nel 93 E.C., il primo passo (cioè, 18:3, 3) è così evidentemente un'inserzione posteriore di un'età successiva, che perfino i teologi cattolici non si azzardano a dichiararlo autentico, anche se tentano sempre, con pietosa ingenuità, di sostenere la credibilità dei documenti pre-cristiani di questo tipo. [32] Ma anche l'altro passo (20:9, 1), che afferma che Giacomo fu condannato a morte sotto l'autorità del sacerdote Anano (62 E.C.), e si riferisce a lui come “il fratello di Gesù, il cosiddetto Cristo”, secondo il parere di eminenti teologi come Credner, [33] Schürer, [34] ecc., deve essere considerato un'interpolazione; [35] ma anche se la sua autenticità fosse stata stabilita, ancora non proverebbe nulla a favore del Gesù storico. Poiché, in primo luogo, lascia indecisi se sia indicata una relazione fisica dalla parola “Fratello” o se, come è molto più probabile, il riferimento sia meramente ad una fratellanza religiosa (si veda sopra, 170 seq.) In secondo luogo, il passo afferma solo che c'era un uomo dal nome di Gesù che fu chiamato Cristo, e questo non è in alcun modo straordinario in considerazione del fatto che al tempo di Flavio Giuseppe e, nel secondo secolo inoltrato, molti si presentarono come il Messia atteso. [36]
La testimonianza dello storico romano non è in nessun caso migliore di quella di Flavio Giuseppe. È vero che Tacito scrive i suoi “Annali” (15:44), in relazione alla persecuzione dei cristiani sotto Nerone (64), che “il fondatore di questa setta, Cristo, fu giustiziato nel regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato” e Svetonio afferma nella sua biografia dell'imperatore Claudio, capitolo 25, che lui “cacciò da Roma gli ebrei, che avevano causato grandi disordini su istigazione di Chrestus”. Che cosa prova questo? Siamo così certi che il passo citato da Tacito circa la persecuzione dei cristiani sotto Nerone non sia dopotutto un'inserzione successiva e una falsificazione del testo originale? Questo è proprio il caso, a giudicare dalla splendida ed esauriente indagine di Hochart. Di fatto, ogni cosa punta all'idea che la “prima persecuzione dei cristiani”, che in precedenza non è menzionata da nessuno scrittore, né ebreo né pagano, non sia nient'altro che il prodotto dell'immaginazione di un cristiano del quinto secolo. [37] Ma ammettiamo l'autenticità dell'asserzione di Tacito; supponiamo anche che per il Chrestus di Svetonio sia realmente inteso Cristo e non un popolare riottoso ebreo con quel nome; supponiamo che i disordini degli ebrei non fossero collegati con l'aspettativa del Messia, oppure che lo storico romano, nella sua ignoranza dei sogni ebraici del futuro, non immaginò un capo dal nome Chrestus. [38] Gli scrittori del primo quarto del secondo secolo dopo Cristo, al cui tempo la tradizione si era già formata e il cristianesimo aveva fatto la sua comparsa nella Storia come un potere politico, possono essere considerati autorità indipendenti per fatti che si credono accaduti molto tempo prima della nascita della Tradizione? Tacito al massimo può aver sentito che i cristiani erano seguaci di un Cristo che si supponeva fosse stato giustiziato sotto Ponzio Pilato. Ciò probabilmente figurava in quel momento anche nei vangeli — e non è necessario, perciò, che sia un fatto reale della Storia. E se anche fosse dimostrato, secondo Mommsen, che Tacito avesse preso il suo materiale dai protocolli del Senato e dagli archivi imperiali, vi è stata egualmente, d'altro canto, una contro-affermazione più definitiva del fatto che lui non consultò mai quelle autorità. [39]
Di recente, dimostrandosi Tacito leggermente incoerente, ci si è abituato a riferirsi alla lettera di Plinio all'imperatore Traiano, affermando che il Gesù storico sia attestato in questa. La lettera dipende dal problema di quale debba essere l'atteggiamento di Plinio in qualità di governatore della Bitinia riguardo i cristiani; così che naturalmente si parla parecchio dei cristiani, e una volta c'è anche una menzione di Cristo, i cui seguaci cantano reciprocamente inni a lui “come a un Dio” (quasi deo). Ma Gesù come un personaggio storico non è neppure una volta menzionato nell'intera lettera; e Cristo era anche per Paolo un “Quasi-dio”, un essere che oscilla tra l'uomo e Dio. Allora che cosa è dimostrato dalla lettera di Plinio quanto alla natura storica di Gesù? Prova soltanto il dilemma dei teologi liberali sull'intero problema, che loro pensano di poter citare quei testimoni di nuovo e ancora di nuovo per rafforzare la fede in un Gesù storico, come, ad esempio, fa Melhorn nel suo libro “Wahrheit und Dichtung im Leben Jesu” (in “Aus Natur und Geisteswelt”, 1906), cercando di far apparire che quei testimoni siano in qualche modo degni di considerazione. Anche Johannes Weiss — secondo il resoconto del giornale — nella sua conferenza su Cristo nel corso di soggiorno a Berlino del marzo 1910, ha confessato che “le affermazioni della letteratura secolare sulla natura storica di Gesù che sono assolutamente prive di obiezioni sono lontanissime dall'essere state autenticate”. Anche un teologo ortodosso come Kropatscheck scrive nel “Kreuzzeitung” (7 aprile, 1910): “È risaputo che gli scrittori non cristiani in modo assai sorprendente ignorano l'apparizione di Cristo. Le poche piccole notizie in Tacito, Svetonio, ecc., si contano facilmente. Sebbene datiamo la nostra cronologia a partire da lui, il suo avvento non fece nessuna impressione a tutti i grandi storici della sua età. Il Talmud fornisce una caricatura ostile del suo avvento che non possiede nessun valore storico. Lo storico ebreo, Flavio Giuseppe, da cui noi potremmo esserci aspettati informazioni di primo rango, è assolutamente silenzioso. Siamo riportati ai nostri vangeli, siccome anche Paolo dice poco della vita di Gesù; e possiamo comprendere perchè stanno sempre facendosi tentativi per rimuoverlo, come un personaggio storico, dal passato”. L'obiezione a questo, che gli scrittori secolari, anche se non forniscono alcuna testimonianza positiva dell'esistenza storica di Gesù, non l'hanno mai messa in discussione, è di pochissima forza. Infatti gli scritti considerati in proposito, ossia, la conversazione di Giustino con l'ebreo Trifone, così come l'opera polemica di Celso contro il cristianesimo, appartengono entrambi alla seconda metà del secondo secolo, mentre i passi nel Talmud cui si fa riferimento sono probabilmente di una data successiva, e tutti questi passi sono semplicemente basati sulla tradizione. Sicchè questa “dimostrazione dal silenzio” non è in realtà una dimostrazione. È necessario, invece, spiegare perché tutto il primo secolo, a parte i vangeli, sembra non conoscere nulla di Gesù come personalità storica. Il francese Hochart ridicolizza l'approccio teologico: “Sembra che gli uomini più illustri perdano una parte della loro natura brillante nello studio della martirologia. Lasciamo ai teologi tedeschi studiare la Storia alla loro maniera. Noi francesi durante le nostre inchieste desideriamo preservare la nostra chiarezza mentale e il sano buon senso. Non inventiamo nuove leggende su Nerone: in realtà ce ne sono già fin troppe. [40]
La testimonianza dello storico romano non è in nessun caso migliore di quella di Flavio Giuseppe. È vero che Tacito scrive i suoi “Annali” (15:44), in relazione alla persecuzione dei cristiani sotto Nerone (64), che “il fondatore di questa setta, Cristo, fu giustiziato nel regno di Tiberio dal procuratore Ponzio Pilato” e Svetonio afferma nella sua biografia dell'imperatore Claudio, capitolo 25, che lui “cacciò da Roma gli ebrei, che avevano causato grandi disordini su istigazione di Chrestus”. Che cosa prova questo? Siamo così certi che il passo citato da Tacito circa la persecuzione dei cristiani sotto Nerone non sia dopotutto un'inserzione successiva e una falsificazione del testo originale? Questo è proprio il caso, a giudicare dalla splendida ed esauriente indagine di Hochart. Di fatto, ogni cosa punta all'idea che la “prima persecuzione dei cristiani”, che in precedenza non è menzionata da nessuno scrittore, né ebreo né pagano, non sia nient'altro che il prodotto dell'immaginazione di un cristiano del quinto secolo. [37] Ma ammettiamo l'autenticità dell'asserzione di Tacito; supponiamo anche che per il Chrestus di Svetonio sia realmente inteso Cristo e non un popolare riottoso ebreo con quel nome; supponiamo che i disordini degli ebrei non fossero collegati con l'aspettativa del Messia, oppure che lo storico romano, nella sua ignoranza dei sogni ebraici del futuro, non immaginò un capo dal nome Chrestus. [38] Gli scrittori del primo quarto del secondo secolo dopo Cristo, al cui tempo la tradizione si era già formata e il cristianesimo aveva fatto la sua comparsa nella Storia come un potere politico, possono essere considerati autorità indipendenti per fatti che si credono accaduti molto tempo prima della nascita della Tradizione? Tacito al massimo può aver sentito che i cristiani erano seguaci di un Cristo che si supponeva fosse stato giustiziato sotto Ponzio Pilato. Ciò probabilmente figurava in quel momento anche nei vangeli — e non è necessario, perciò, che sia un fatto reale della Storia. E se anche fosse dimostrato, secondo Mommsen, che Tacito avesse preso il suo materiale dai protocolli del Senato e dagli archivi imperiali, vi è stata egualmente, d'altro canto, una contro-affermazione più definitiva del fatto che lui non consultò mai quelle autorità. [39]
Di recente, dimostrandosi Tacito leggermente incoerente, ci si è abituato a riferirsi alla lettera di Plinio all'imperatore Traiano, affermando che il Gesù storico sia attestato in questa. La lettera dipende dal problema di quale debba essere l'atteggiamento di Plinio in qualità di governatore della Bitinia riguardo i cristiani; così che naturalmente si parla parecchio dei cristiani, e una volta c'è anche una menzione di Cristo, i cui seguaci cantano reciprocamente inni a lui “come a un Dio” (quasi deo). Ma Gesù come un personaggio storico non è neppure una volta menzionato nell'intera lettera; e Cristo era anche per Paolo un “Quasi-dio”, un essere che oscilla tra l'uomo e Dio. Allora che cosa è dimostrato dalla lettera di Plinio quanto alla natura storica di Gesù? Prova soltanto il dilemma dei teologi liberali sull'intero problema, che loro pensano di poter citare quei testimoni di nuovo e ancora di nuovo per rafforzare la fede in un Gesù storico, come, ad esempio, fa Melhorn nel suo libro “Wahrheit und Dichtung im Leben Jesu” (in “Aus Natur und Geisteswelt”, 1906), cercando di far apparire che quei testimoni siano in qualche modo degni di considerazione. Anche Johannes Weiss — secondo il resoconto del giornale — nella sua conferenza su Cristo nel corso di soggiorno a Berlino del marzo 1910, ha confessato che “le affermazioni della letteratura secolare sulla natura storica di Gesù che sono assolutamente prive di obiezioni sono lontanissime dall'essere state autenticate”. Anche un teologo ortodosso come Kropatscheck scrive nel “Kreuzzeitung” (7 aprile, 1910): “È risaputo che gli scrittori non cristiani in modo assai sorprendente ignorano l'apparizione di Cristo. Le poche piccole notizie in Tacito, Svetonio, ecc., si contano facilmente. Sebbene datiamo la nostra cronologia a partire da lui, il suo avvento non fece nessuna impressione a tutti i grandi storici della sua età. Il Talmud fornisce una caricatura ostile del suo avvento che non possiede nessun valore storico. Lo storico ebreo, Flavio Giuseppe, da cui noi potremmo esserci aspettati informazioni di primo rango, è assolutamente silenzioso. Siamo riportati ai nostri vangeli, siccome anche Paolo dice poco della vita di Gesù; e possiamo comprendere perchè stanno sempre facendosi tentativi per rimuoverlo, come un personaggio storico, dal passato”. L'obiezione a questo, che gli scrittori secolari, anche se non forniscono alcuna testimonianza positiva dell'esistenza storica di Gesù, non l'hanno mai messa in discussione, è di pochissima forza. Infatti gli scritti considerati in proposito, ossia, la conversazione di Giustino con l'ebreo Trifone, così come l'opera polemica di Celso contro il cristianesimo, appartengono entrambi alla seconda metà del secondo secolo, mentre i passi nel Talmud cui si fa riferimento sono probabilmente di una data successiva, e tutti questi passi sono semplicemente basati sulla tradizione. Sicchè questa “dimostrazione dal silenzio” non è in realtà una dimostrazione. È necessario, invece, spiegare perché tutto il primo secolo, a parte i vangeli, sembra non conoscere nulla di Gesù come personalità storica. Il francese Hochart ridicolizza l'approccio teologico: “Sembra che gli uomini più illustri perdano una parte della loro natura brillante nello studio della martirologia. Lasciamo ai teologi tedeschi studiare la Storia alla loro maniera. Noi francesi durante le nostre inchieste desideriamo preservare la nostra chiarezza mentale e il sano buon senso. Non inventiamo nuove leggende su Nerone: in realtà ce ne sono già fin troppe. [40]
NOTE
[32] Il passo recita: “Ci fu verso questo tempo Gesù, uomo saggio, se pure bisogna chiamarlo uomo: era infatti autore di opere straordinarie, maestro di uomini che accolgono con piacere la verità e attirò a sé molti giudei e anche molti dei greci. Questi era il Cristo. E quando Pilato per denunzia degli uomini notabili fra noi lo punì di croce, non cessarono coloro che da principio lo avevano amato. Egli infatti apparve loro al terzo giorno nuovamente vivo, avendo già annunziato i divini profeti queste e migliaia d'altre meraviglie riguardo a lui. Ancora oggi non è venuta meno la tribù di quelli che da costui sono chiamati cristiani”.
[33] “Einl. ins N.T.”, 1836, pag. 581.
[34] “Gesch. d. jüd. Volkes”, 1. pag. 548.
[35] Origene, sebbene collezionò tutte le asserzioni di Flavio Giuseppe che avrebbero potuto servire da sostegno alla religione cristiana, non conosce il passo, ma probabilmente un altro, in cui la distruzione di Gerusalemme era rappresentata come una punizione per la condanna a morte di Giacomo, che è certamente un'interpolazione.
[36] Si veda Kalthoff, “Entstehung d. Chr.”, 16 seq. Quanto all'intera materia, Schürer, op. cit., pag. 544-549.
[37] V. Soden prova il contrario nel suo libro, “Hat Jesus gelebt?” (1910), “al fine di mostrare l'affidabilità delle asserzioni di Drews”, dalla lettera di Clemente del 96 E.C., da Dionisio di Corinto (170 circa) da Tertulliano ed Eusebio (inizi del quarto secolo, non terzo, come scrive v. Soden); e desidera persuadere i suoi lettori che la persecuzione sotto Nerone è attestata. L'autenticità della lettera di Clemente, comunque, è molto incerta, ed è stata combattuta più attivamente, dalla sua prima pubblicazione nel 1633 fino al giorno presente, da investigatori di fama, come per esempio Semler, Baur, Schwegler, Volkmar, Keim, ecc. Ma quanto agli autori sopra citati, l'irrilevanza delle loro asserzioni sul punto è esibita in maniera così sorprendente da Hochart che noi non abbiamo nessun diritto di brandirli come testimoni dell'autenticità del passo di Tacito.
[38] Si veda Hochart, op. cit., pag. 280 seq.; H. Schiller, “Gesch. d. röm. Kaiserzeit”, pag. 447, nota.
[39] “Consultare gli archivi non è stata che una piccola consuetudine tra gli storici antichi; e Tacito non ha assegnato che poca considerazione agli Acta Diurna e ai protocolli del Senato” (“Handb. d. Mass. Altertumsw.”, 8, 2 Abt., Aft. 2, sotto la voce “Tacito”). Inoltre, le difficoltà del passo di Tacito sono state realizzate pienamente dagli storici tedeschi (H. Schiller, op. cit., pag. 449; “De. Gesch. d. rom Kaiserreiches unter der Regierung des Nero”, 1872, pag. 434 seq., pag. 583 seq.), perfino se generalmente non vanno tanto lontano dal dire che il passo sia completamente non-autentico, come fece Volney alla fine del diciottesimo secolo (Ruinen”, Reclam, pag. 276). Si veda anche Arnold, “Die neronische Christenverfolgung. Eine historiche Untersuchung zur Geschichte d. altesten Kirche”, 1888. L'autore in effetti aderisce all'autenticità del passo in Tacito, ma come materia di fatto egli lo presuppone invece di tentare di provarlo; mentre in molte riflessioni isolate egli dà un'opinione contro la correttezza del resoconto dato da Tacito, e si impegna principalmente nello smentire false conclusioni associate a quel passo, come per esempio il legame della persecuzione neroniana con il libro dell'Apocalisse. La plausibile possibilità che la persecuzione accadde veramente, ma che in tutti i casi la frase di Tacito potrebbe essere un'interpolazione cristiana, Arnold non sembra mai averla considerata.
[40] Op. cit., pag. 227.
Nessun commento:
Posta un commento