martedì 10 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Conclusione (IX) — Cattolicizzazione

(segue da qui)
CAPITOLO IX

CONCLUSIONE

2. CATTOLICIZZAZIONE

Gli uomini che stavano tentando di saldare le comunità eterogenee in una grande Chiesa devono essere stati ben provvisti di tatto e saggezza pratica. Il detto attribuito falsamente a Paolo — “Mi sono fatto debole con i deboli, per guadagnare i deboli; mi sono fatto tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno” — è in termini alquanto esagerati il motto dei capi cattolici. Per raccogliere ebrei, ellenisti, e pagani l'ingresso doveva essere all'inizio piuttosto ampio; e non può essere stato imposto nessun modello rigido di ortodossia. I mezzi impiegati per ottenere un'unione furono, innanzitutto, appelli ai membri per comporre le loro differenze e prestare attenzione all'istruzione dei loro presbiteri, e, in secondo luogo, un'insidiosa propaganda mediante la circolazione di documenti falsificati, assieme ad assicurazioni che Paolo, Pietro, e Apollo avevano tutti insegnato la stessa più grande porzione comune di dottrina cattolica sulla quale i capi avevano concordato nella loro saggezza. [6] L'autorità di Paolo fu così preziosa nella lotta contro l'intrusione ebraica e per assicurarsi l'adesione delle comunità paoline che gli venne dato un rango elevato in qualità di Apostolo; ma le sue opinioni furono travisate e le sue epistole furono cattolicizzate. Durante il secondo secolo le fazioni cattolicizzanti nelle chiese diventarono forti abbastanza da espellere quelle gnostiche che si erano rifiutate di abbandonare la primitiva cristologia paolina, giovannea oppure un'altra cristologia gnostica. Naturalmente i cattolicizzanti mantennero che la loro fosse la pura dottrina originale e furono sempre capaci di stabilire la validità della loro pretesa mediante documenti fabbricati o adulterati. Così coloro che si erano rifiutati di ritrattare da una posizione precedente divennero “anticristi”, e com'è scritto in 1 Giovanni 2:19, 22:
Sono usciti di mezzo a noi, ma non erano dei nostri; perché se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi.
Chi è il bugiardo se non colui che nega che Gesù è il Cristo? Egli è l'anticristo
.

Ma la negazione non era una nuova eresia quando quelle parole furono scritte; essa fu fatta nel primo secolo. Ci furono ancora anche nelle chiese del secondo secolo persone che seguivano Paolo e Giovanni nella loro negazione della resurrezione del corpo, come apprendiamo da 1 Corinzi 15:12-54. E dal momento che lo scrittore è indotto a tener conto di queste persone, potremo concludere che i capi o non avevano il potere di espellerli come eretici oppure non consideravano conveniente agire così. Ma durante il secondo secolo un'unificazione procedette costantemente, l'autorità dei vescovi fu rafforzata, e un centro di governo della chiesa si stabilì a Roma. Ciò, comunque, non significò che venisse assicurata un'uniformità. Entro certi limiti ben definiti la Chiesa cattolica romana ha sempre permesso a singoli membri una buona dose di libertà di opinione, e persisteva una forma modificata di cristologia gnostica. Clemente di Alessandria ed Origene erano suoi esponenti; e la stima in cui si tenevano i testi ermetici da parte di alcuni, perfino nel medioevo, è una dimostrazione che essa era ancora viva allora. Cosimo Medici possedeva il testo greco recato dalla Bulgaria per la sua libreria. E alquanto più tardi il poeta Ludovico Lazzarelli, venendo rimproverato dal re di Napoli per ammirare questa letteratura, replicò: “Io sono un cristiano, o re, e non mi vergogno di essere allo stesso tempo un ermetico. Infatti se tu consideri i suoi precetti tu otterrai l'assicurazione che essi non sono troppo distanti dalla dottrina cristiana”. [7] La teosofia gnostica non avrebbe potuto influenzare il cristianesimo così profondamente come fece se si fosse originata al di fuori e fosse stata considerata dal principio uno sviluppo estraneo.
L'asserzione di alcuni scrittori che i negatori della storicità di Gesù ignorano il fattore personale non è vera. Si potrebbe rispondere che i teologi pur di ingrandire Gesù sminuiscono gli uomini prominenti del periodo, tranne forse Paolo. Quanto ai discepoli, si suppone che fossero uomini incapaci di comprendere il loro maestro, fino a che la sua morte, in qualche maniera inspiegabile, penetrò la loro mente con un'illuminazione brillante. L'incredulità moderna nella realtà della Resurrezione e una dimostrazione del fatto che le apparizioni post-mortem di Gesù sono invenzioni molto tarde hanno reso incomprensibile il racconto tradizionale dell'origine del cristianesimo. Di passaggio si potrebbe osservare che la rapida trasformazione degli stolti e ottusi discepoli nei capi illuminati e capaci della Chiesa primitiva non è mai stata resa psicologicamente comprensibile. Dal momento che perfino alcuni teologi eminenti hanno constatato l'inconsistenza dell'asserzione che la figura di Gesù “non è inventabile”, non è necessario considerarla seriamente. Ma di certo gli uomini che immaginarono e derivarono i ritratti evangelici — ne esistono più di uno — erano lontanissimi in verità dall'essere stati uomini ignoranti e poco intelligenti; è alla qualità eccezionale della loro opera che si deve la fede nella storicità di Gesù. 

NOTE

[6] 1 Corinzi 3:4-6, 21; 15:11. Il terzo vangelo e gli Atti degli Apostoli giudicati dallo standard di uno storico moderno sono i testi più disonesti. Ma non era  intenzione del loro compositore scrivere Storia onesta. Dovrebbero essere giudicati dal motivo che li ha prodotti. È colpa nostra se siamo ingannati.

[7Reitzenstein, Pimander, pag. 320.

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