martedì 10 luglio 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Conclusione (IX) — Periodo di Coordinazione

(segue da qui)
CAPITOLO IX

CONCLUSIONE

1. PERIODO DI COORDINAZIONE

Fino al tempo dell'espugnazione di Gerusalemme da parte di Tito, le comunità cristiane e gli adoratori di un Gesù sacrificato erano sette degli ebrei. Non c'era ancora nessuna “Chiesa” cristiana. La chiesa di Gerusalemme di cui leggiamo in Atti fu una comunità ebraica, e Giacomo, il suo capo, era così lontano dal venire considerato dagli ebrei in generale come il capo di una setta ostile che, come ci informa Egesippo, egli frequentava il Tempio, pregando costantemente per il suo stesso popolo, e gli era permesso in conseguenza della sua fama di devozione straordinaria l'accesso una volta all'anno nel Santo dei Santi. Anche se l'informazione data da Egesippo non è accurata sotto ogni aspetto è chiaro da ciò che dice che Giacomo non si era separato dalla religione nazionale. Dobbiamo supporre, naturalmente, che la comunità di cui egli fu il capo teneva alcune opinioni che la distinguevano dagli ebrei in generale; ma è evidente dalle dichiarazioni di Flavio Giuseppe che la morte di Giacomo fu l'opera di una congiura guidata da un sadduceo di nome Anano, il Sommo Sacerdote, di cui Flavio Giuseppe esprime un'opinione molto sfavorevole. [1] Le altre persone che furono lapidate con Giacomo erano presumibilmente membri della sua comunità, ma Flavio Giuseppe apparentemente non aveva nessuna ragione di supporre che essi non fossero “ebrei”, ed egli dice che “i più equanimi” dei cittadini si dispiacque, e che a causa delle loro proteste Anano fu spogliato del suo sommo sacerdozio da re Agrippa.
Potremo apprendere anche da 1 Corinzi 10:1 che in ogni caso alcuni dei giudeo-cristiani ellenistici non avevano cessato di ritenersi ebrei. Lo scrittore dice “i nostri padri furono tutti sotto la nuvola, tutti attraversarono il mare”. Nessuna ostilità verso gli ebrei è apparente in questo paragrafo, e non c'è nessun attacco alla nazione nella sua totalità. Lo scrittore adduce le colpe commesse da “alcuni di loro” come esempi dell'ammonizione per gli ebrei ellenistici a cui egli si sta rivolgendo. Un rimprovero più severo del popolo ebraico si può trovare nei Profeti, nei Salmi di Salomone, e in 2 Esdra. Chi, leggendo questo paragrafo, avrebbe mai immaginato che gli ebrei avessero colmato la coppa della loro iniquità uccidendo il Cristo? Ci sono casi dove il silenzio è equivalente ad una negazione, e questo è uno di loro. Alla data in cui si scrisse il paragrafo i giudeo-cristiani stavano sperando ancora di convertire il loro stesso popolo. La caduta di Gerusalemme, che sembrò essere una punizione da Dio, e l'intensificarsi dei vincoli dell'ortodossia ebraica, danneggiarono seriamente questa speranza senza distruggerla all'inizio. Il suo compimento si proiettò avanti in un futuro più distante. Ma non ci fu ancora per qualche tempo nessun rancore e nessuna denuncia degli ebrei da parte cristiana. Questo si può vedere chiaramente in Romani 9-11, scritto dall'editore che scrisse il paragrafo riferito sopra, poco dopo la caduta di Gerusalemme. [2] Perfino ora egli scrive come un ebreo che non si è separato completamente dal suo stesso popolo. E non una volta nei tre capitoli egli rimprovera agli ebrei di aver crocifisso Gesù. Egli non è adirato; è rammaricato per il fatto che i suoi “consanguinei secondo la carne” hanno rifiutato l'offerta di Dio di una salvezza in Cristo. “Ora, il termine della legge è Cristo, perché sia data la giustizia a chiunque crede”. Gli ebrei si erano rifiutati di credere; e ciò è il peggio che questo scrittore può dire di loro. Ma il predominante partito farisaico non avrebbe tollerato più a lungo una non-conformità, e così, per quanto in modo riluttante, i giudeo-cristiani furono indotti a separarsi dal loro stesso popolo.
La comunità il cui capo fu Giacomo era ebionita. I Nazareni o vi erano associati molto strettamente oppure erano una sua suddivisione. [3] Non c'è nessuna buona ragione per supporre che prima della caduta di Gerusalemme le sette cristiane gnostiche di Grecia e Asia Minore vi avessero qualche relazione. Dopo quell'evento, quando l'ebraismo diventò strettamente farisaico ed esclusivo, e venne repressa una non-conformità di ogni tipo, le sette che avevano abbastanza in comune da rendere possibile un'alleanza furono spinte l'una verso l'altra dalla persecuzione generale. E prestissimo un po' di uomini lungimiranti tra gli ebrei non-conformisti concepirono il magnifico progetto di saldare quei non-conformisti in un nuovo corpo religioso capace di occupare la posizione lasciata libera dagli ebrei e di ingaggiare una guerra efficace contro il politeismo. Abbiamo osservato nelle Odi di Salomone il germe del credo che la comunità di Santi costituiva il nuovo “popolo eletto”; e ora essi dovevano intraprendere più ardentemente di prima la missione divina di illuminare i gentili. L'obiettivo fu uno abbastanza forte da portare ad un'unione tra congregazioni monoteiste la cui pratica e dottrina potrebbero essere state  altrimenti differenti abbastanza da tenerle separate. Le comunità cristiane gnostiche in generale non erano separate  troppo ampiamente l'una dall'altra in materia dottrinale perché fosse di difficile realizzazione una libera federazione; ma non tutte loro erano della natura anti-ebraica che distingueva la comunità delle Odi e i cristiani paolini; da qui è abbastanza comprensibile che l'antica letteratura cristiana a partire dall'anno 80 circa nel secondo secolo offre prove di dispute riguardanti l'osservanza della Legge mosaica che relegarono le differenze dogmatiche sullo sfondo.
È evidente che per qualche tempo considerevole c'erano ebrei nelle chiese cristiane che continuavano ad osservare il Sabato e le regole ebraiche riguardanti il cibo impuro; ma non è probabile che si mantenne da parte di gnostici ebrei una forte insistenza sulla necessità di circoncisione. Potremo ricavare la condotta degli ebioniti gnostici dalle informazioni date nei Ritrovamenti clementini secondo cui Pietro non aveva alcuna obiezione a mangiare con gente incirconcisa a patto che fossero stati battezzati. L'apertura relativa di Pietro è ricavabile anche dall'epistola ai Galati. Il tradimento successivo di cui egli è rimproverato là potrebbe essere messo in dubbio. Se, come è dichiarato, avesse avuto l'abitudine di vivere “alla maniera dei gentili”, gli altri capi devono averlo saputo, così che non avrebbe potuto esserci nessuna ragione perché venisse rimproverato in questa circostanza. E se fosse vero che la sua condotta allora fosse stata un'eccezione alla sua condotta consueta, non avrebbe potuto essere vero che egli “spingeva i gentili a vivere come fanno gli ebrei”. Lo scrittore non può aver ricordato una conferenza in cui lui stesso aveva preso parte. Il suo resoconto manca di “realtà”. la rappresentazione sembra essere un artificio per mettere in rilievo l'indipendenza di Paolo e in tal modo impressionare i destinatari dell'epistola con una consapevolezza della loro debolezza personale nel permettersi di lasciarsi distogliere dai giudaizzanti. [4]
Non è probabile che gli ebioniti gnostici avessero respinto Paolo come un apostata dalla Legge; quella dichiarazione dev'essere stata fatta rispetto agli ebioniti ebrei. Si era pensato ad un qualche tempo che Paolo sia attaccato nelle Omelie pseudo-Clementine nella figura di Simon Mago. Ciò sembra discutibile, sebbene egli sia attaccato di certo in una parte delle Omelie, che probabilmente è un'interpolazione. Si potrebbe concludere la presenza di qualche verità storica nei passi di Atti 10:9-29 e 15:6-11, in cui Pietro si raffigura come un avvocato di tolleranza e anche come uno che è stato inviato ai gentili; e c'è un buon motivo a favore della tesi che egli fosse un associato non così vicino a Giacomo come lo si fa essere in altre fonti.
Nel tempo di Filone gli Esseni e i Terapeuti erano sette importanti, ma quelle sette sembrano essere completamente scomparse nel secondo secolo. Potremo concludere che esse furono assorbite nella confederazione cristiana in via di espansione; che anche la loro dottrina dev'essere stata di un tipo gnostico e  legata quasi abbastanza a quella di altri cristiani gnostici. L'assorbimento degli Esseni spiegherebbe la presenza di così tanta dottrina essena nei vangeli al punto da aver condotto alcuni scrittori alla conclusione che Gesù fosse un esseno. È molto dubbio in effetti se una comunione dei beni fosse una pratica delle antiche chiese cristiane nella loro totalità, me la dichiarazione in Atti 4:32 si potrebbe applicare ad alcune di loro; e, se così, sembrano essere indicati gli Esseni. [5] Altre comunità cristiane gnostiche non furono assorbite completamente, ma naturalmente molti dei loro membri devono essere stati assorbiti nel tempo. L'appropriazione di Pietro da parte della Chiesa cattolica implica l'aderenza di un vasto numero di ebioniti gnostici; e non ci può essere nessun dubbio del fatto che i mandei, che per un certo tempo erano abbastanza numerosi da essere seri rivali della neonata comunità, vi entrarono gradualmente in numeri considerevoli. Giovanni il Battista fu un Cristo mandeo. La rivalità tra le sette è deducibile, non solo da attacchi a Gesù negli scritti mandei, ma anche dal resoconto di una discussione nei Ritrovamenti tra i discepoli di Gesù e uno dei discepoli di Giovanni, durante la quale quest'ultimo afferma che Giovanni, e non Gesù, fu il Cristo. Questo resoconto non si concilia in alcun modo con la rappresentazione cristiana di Giovanni come il precursore e annunciatore di Gesù; ma la rappresentazione cristiana potrebbe celare benissimo il fatto che il mandeismo non contribuì a preparare la via al cristianesimo; e l'annessione di Giovanni potrebbe essere stato un astuto colpo di politica. Nel quarto vangelo è detto che due dei discepoli di Gesù — Andrea è uno di loro — sono stati discepoli di Giovanni, che potremo prendere a significare mandei, e negli Atti degli Apostoli si ricorda una conversione di discepoli di Giovanni al cristianesimo.
Gli uomini che stavano mirando alla sostituzione di una nuova organizzazione su una base più ampia e una base più accettabile per i pagani al posto della vecchia organizzazione religiosa degli ebrei devono aver constatato rapidamente che, mentre la libertà dalla Legge mosaica era una condizione indispensabile per il successo, l'Antico Testamento, l'identificazione di Gesù col Messia ebraico, e il prestigio di Gerusalemme sarebbero state risorse preziosissime. Ma l'intenso ebraismo della chiesa ebionita deve aver reso difficile la sua inclusione nella confederazione. Evidentemente ci furono negoziazioni e un compromesso. I resoconti dati in Galati e in Atti del Concilio di Gerusalemme sono mutualmente contraddittori e inaffidabili. L'accordo di cui in Galati si dice che era stato raggiunto non sarebbe stato praticabile. Se crediamo agli Atti degli Apostoli, Paolo se ne andò senza indugio e lo violò. L'accordo reale probabilmente era che la circoncisione non dovesse essere posta come condizione obbligatoria per un'ammissione nelle comunità cristiane ellenistiche. D'altra parte, è certo che anche i capi di quelle comunità non avevano nessun potere per impedirla. Infatti in Galati 5 — un capitolo che non è parte dell'epistola originale — lo scrittore deve fare un appello appassionato ai suoi lettori perché non si lasciassero deviare da giudaizzanti che stavano tentando di persuaderli della sua necessità. Una parte considerevole degli ebioniti, rifiutandosi di allearsi con chiese nelle quali non si imponevano osservanze ebraiche, trattennero la loro indipendenza e, al pari dei più intransigenti degli gnostici, diventarono eretici per la loro ostinazione. 

NOTE

[1] Antichità Giudaiche 20, 9:1. In questo passo occorrono le parole: il fratello di Gesù, che fu chiamato Cristo, Giacomo era il suo nome”. Buonissime ragioni, la cui forza è stata ammessa da alcuni eminenti teologi cristiani, sono state offerte per considerare un'interpolazione le parole in corsivo. Non è, comunque, assolutamente impossibile che la frase “il fratello di Gesù” sia autentica e la frase successiva una glossa cristiana. È probabile che Flavio Giuseppe avrebbe fornito qualche accenno riguardo l'identità di questo Giacomo. Egli non può aver fatto ciò nominando un Gesù che lui non menziona altrove da nessuna parte. Ma nello stesso paragrafo egli nomina un Gesù che fu reso Sommo Sacerdote al posto di Anano (Anna).

[2] L'intera epistola, compresi naturalmente i capitoli 9-11, fu interpolata parecchio nel secondo secolo dallo scrittore dei capitoli 3-4.

[3] R. Handmann, Texte und Untersuchungen, Bd. V, Heft 3, pag. 104 seq.

[4] La controversia non era cominciata durante l'esistenza di Paolo. Nelle parti più antiche di Romani e Corinzi non c'è nessun indizio di differenze cristiane riguardanti l'osservanza della Legge.

[5] Guignebert (opera citata, pag. 190) ha scritto: “Non è improbabile che il movimento esseno alla fine si fosse fuso e fosse stato assorbito nel cristianesimo”.

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