martedì 5 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Le Odi di Salomone: La Loro Dottrina (III) — L'Acqua della Vita. Lo Sposo

(segue da qui)


CAPITOLO III

LE ODI DI SALOMONE: LA LORO DOTTRINA

 
 6. L'ACQUA DELLA VITA. LO SPOSO

Nell'Ode 6 si predice il trionfo della Gnosi e il rovesciamento di ebraismo e politeismo. L'autore si proietta in immaginazione nel futuro e con l'occhio dello spirito assiste alla salvezza del mondo:
3. Distrugge ciò che è straniero e tutto appartiene al Signore. ... 5. Non ci sarà alcun avversario, nulla si alzerà contro di lui. 6. La conoscenza di sé il Signore ha accresciuto. ...  7. I nostri spiriti lodano lo spirito suo santo. 8. È scaturito un ruscello e divenne fiume, grande e ampio, perché tutto sommerse e il Tempio ha infranto e travolto. ... 10. Raggiunse la faccia di tutta la terra; tutto riempì. 11. Tutti gli assetati sulla terra bevvero; la sete fu smorzata ed estinta. 12. Dall’Altissimo la bevanda fu concessa. 13. Felici dunque i servi di quella bevanda, quelli a cui le acque di lui furono affidate! Labbra riarse hanno refrigerato. ...  15. Anime che erano cadute, alzarono e levarono. ... 17. Poiché ognuno nel Signore le ha conosciute ed esse nelle acque la vita hanno avuto in eterno.


Il significato del fiume che deve travolgere l'errore e la falsa adorazione si dà nel verso 6; è “conoscenza del Signore” — ossia, Gnosi — e questa è l'acqua della vita. I servi della bevanda, a cui le acque sono state affidate, sono chiaramente la comunità dei santi, i recipienti dello Spirito Santo. I versi 14 e 17 sono importanti, poiché provano la correttezza dell'interpretazione dell'Ode 42. L'acqua della vita riporta alla vita le anime morte; non le anime di persone morte, ma le anime che erano morte spiritualmente. Metaforicamente — e solo metaforicamente — quelle anime sono “portate fuori dallo Sheol”. Il Cristo che le conduce fuori è la comunità ispirata dalla Parola. Si poteva dire in modo appropriato di una congregazione a cui è stato affidato questo dono che era “la porta d'ogni cosa”. Le fonti dell'immagine sono state citate in precedenza. Esse sono Sapienza 1:7; Isaia 11:9; Ecclesiastico 14:30; Sapienza 7:30, 8:13.
Nell'enfasi riposta sulla Verità in quelle Odi, e specialmente nella sua personificazione, vediamo nuovamente la genesi di una concezione gnostica. In questa prima fase la Verità non è diventata, come diventò più tardi, un essere divino esistente indipendentemente da Dio o la Parola. Nell'Ode 32 la “Verità che da sé esistette” è Dio; nell'Ode 38 la Verità sembra essere la Parola; ma Dio e la Parola, come abbiamo visto, non sono separabili. In seguito — ad esempio dai Marcosiani e dai Valentiniani — la Verità è personificata separatamente sotto il nome greco di Aletheia. Lei è definita “la Madre”, e dal primo lei è posta a fianco del Padre nel Cielo più alto. Un legame definitivo è deducibile dalla dichiarazione di Ireneo (1, 29:2) che nel sistema di certi gnostici Aletheia è accoppiata all'“Auto-generato”. Questa coppia sembra essere stata raggiunta colla divisione in due della Verità che era “auto-generata”. Nell'Ode 38 “la luce della Verità” è la Gnosi:
Salii sulla luce della Verità come su carro e la Verità mi condusse e mi trasportò. Essa mi fece attraversare burroni e crepacci e da scogliere e marosi mi ha salvato.  Essa divenne per me porto di salvezza e mi pose sulle braccia della vita immortale. Camminò con me, mi procurò quiete e non permise che fossi sedotto, ché essa era ed è la Verità. Pericolo non corsi, perché insieme procedevo; in nulla sbagliai, perché le diedi ascolto. La Seduzione difatti da essa fuggiva e non le moveva contro. La verità però camminava per il retto sentiero e quanto non sapevo mi mostrava: tutti i veleni della Seduzione e quelle piaghe che simili alla dolcezza son credute. Il corruttore della corruzione io vidi, mentre la sposa corrotta si ornava con lo sposo corrompente e corrotto. Chiesi alla Verità: «Chi sono costoro?». Mi disse: «Sono il Seduttore e la Seduzione. Essi imitano il diletto e la sua sposa, seducono il mondo e lo corrompono. Molti invitano al simposio e danno loro a bere il vino della loro ebbrezza, perché vomitino fuori la loro sapienza e la loro mente, e li rendono senza ragione.


[NOTA DEL TRADUTTORE: le pagine 114 e 115 sono mancanti nella copia del testo originale di riferimento]


L'espressione “conoscenza di Dio” si trova in Isaia. Nella letteratura sapienziale questa “conoscenza” con un significato alquanto espanso è personificata dalla “Sapienza”. Come leggiamo in Proverbi 2:6 “Il Signore infatti dà la sapienza; dalla sua bocca provengono la scienza e l'intelligenza”. Nella Sapienza di Salomone, sebbene la sapienza come una qualità astratta comprende ancora una conoscenza come pure una comprensione, si fa una separazione considerando la Sapienza personificata la portatrice di conoscenza. Un progresso su questa concezione non poteva mancare di giungere, perché praticamente ciò significava che la Sapienza recava sé stessa. E dal momento che era stato detto che la sapienza, la conoscenza, e la comprensione erano scaturite “dalla bocca” del Signore, il passo successivo fu naturalmente di immaginare che esse erano state recate agli uomini attraverso la parola di Dio. L'espressionela parola di Diosarebbe familiare all'Odista dai Salmi; e in un passo nella Sapienza di Salomone la Parola è personificata. Anche il Logos era stato personificato nella teosofia ellenistico-egiziana, di cui è probabile che l'Odista avesse qualche conoscenza. Quindi la Parola sostituì la Sapienza, sia come la personificazione di un'astrazione e tuttavia anche, al pari della Sapienza, come uno Spirito divino e la portatrice di conoscenza divina. [22] La Parola, allora, come l'espressione di Dio, era concepita come parte di lui stesso, e allo stesso tempo in possesso di oggettiva esistenza. Ma, dal momento che il detto di Dio non è fisicamente intelligibile, proprio come si supponeva che la Sapienza divenisse conosciuta mediante l'ingresso come un'emanazione spirituale da Dio nelle anime degli uomini, così la Parola reca la conoscenza di Dio mediante una penetrazione spirituale interiore. E nonostante la personificazione, egli non è più una “persona” di quanto sia una persona la Sapienza. È detto che essa è “apparsa”; ma così anche la Sapienza “apparve”.
Lei grida presso le porte della città, all'ingresso, negli androni (Proverbi 8:3).


Lo spirito dell'Odista era immerso in questa letteratura; egli scrisse nello stesso spirito e impiegò lo stesso tipo di metafora. Immaginare che quando egli scrisse della Parola egli stesse pensando a qualche personaggio storico oppure che quando egli dette alla Parola l'appellativo ebraico “il Cristo” egli si stesse riferendo a Cristo Gesù, di cui egli certamente non aveva mai udito, è l'aberrazione più disperata della critica.
La Sapienza, la comprensione, la conoscenza sono fuse allora assieme in quella forma davvero speciale di conoscenza vivificante a cui è stato associato il termine “Gnosi”. La concezione dello scrittore della Gnosi è fondamentalmente la stessa di quella degli gnostici successivi. Essa era recata agli uomini dalla Parola; ma la Sapienza più antica non è soppiantata del tutto. Nella Sapienza di Salomone lei è uno Spirito santo; e nelle Odi lei continua ad essere lo Spirito del Signore. Ma dal momento che sotto un aspetto la sapienza è Gnosi, e la Parola è a sua volta “lo Spirito del Signore”, c'è una indefinitezza nella caratterizzazione che è prova di una data antica. Una prova ulteriore di questo è il fatto che il nome della Parola non è stato ancora specializzato. Proprio come in greco ci sono due termini rhēma e logos, entrambe che significano parola, di cui l'ultima divenne specializzata come il titolo della Parola divina, così pure in siriaco. Una di quelle significa sempre la parola scritta o pronunciata, l'altra negli scritti cristiani è usata invariabilmente per indicare la Parola personificata, il Logos. Ma laddove in alcune delle Odi il secondo di quei termini figura come la designazione della Parola, in altre si trova il primo. In modo simile, come sottolineò Harris, nelle traduzioni siriache dei libri profetici dell'Antico Testamento i due termini sono impiegati senza distinzione.
L'immensa differenza tra la teosofia relativamente semplice tuttavia ammirevole di quelle Odi e il complesso cristianesimo cattolico del secondo secolo, con il suo grande miscuglio di elementi ebraici e la sua dottrina di un sacrificio espiatorio, è dimostrazione sufficiente che le due sono separate da un intervallo considerevole di tempo. Rispetto al pensiero religioso le Odi sono davvero molto più vicine alla letteratura sapienziale di quanto lo siano ad Ignazio. Potremmo non impropriamente definirle cristiane, ma il loro cristianesimo è di un tipo primitivo. È un cristianesimo appena emergente da una forma ellenizzata di ebraismo. C'erano mistici gentili contemporanei che tenevano opinioni davvero simili e avevano impostato un modello etico abbastanza altrettanto elevato; [23] ma lo gnosticismo pagano era così intrinsecamente legato al vecchio politeismo che il tempo era maturo per l'apparizione di una nuova religione derivante da un'altra radice. [24] Gli ebrei erano stati capaci di sopprimere tutti loro dèi tranne uno. È ben risaputo che alcuni gnostici cristiani tentarono perfino di deporre Geova. Sebbene essi non ebbero successo in ciò, il dio ebraico fu denazionalizzato. Gli uomini che propagarono le dottrine delle Odi di Salomone non avevano in effetti nessun'idea di essere stati i pionieri di una nuova religione, e naturalmente non si trattava del cristianesimo come noi lo conosciamo. Essi si consideravano ancora ebrei, e avevano in vista due scopi di importanza primaria; il superamento del legalismo ebraico e il rovesciamento del politeismo. È un peccato, ma era inevitabile, che la loro religione altamente spiritualizzata non potesse preservare la sua purezza originaria. La popolarizzazione e le esigenze della competizione con culti rivali portarono necessariamente al deterioramento.

NOTE

[22] Giustino affermò l'identità di Logos e Sapienza sull'autorità di scrittori precedenti, compreso il libro dei Proverbi.

[23] Una prova di questo si troverà in Poimandres di Reitzenstein.

[24] La caratterizzazione del cristianesimo gnostico del primo secolo come una nuova religione non è in contraddizione coll'opinione che l'adorazione di un Gesù sacrificato fosse una conseguenza dell'affiorare del culto segreto di un antico dio palestinese Giosuè. Il culto di Giosuè non era, e non lo sarebbe diventato grazie a sé stesso, cristianesimo.

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