giovedì 21 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : La Morte del Cristo (VI) — Il Sacro Pasto

(segue da qui)
CAPITOLO VI


LA MORTE DEL CRISTO
 
7. IL SACRO PASTO

Intimamente connesso alla morte del dio-Salvatore era il sacro pasto. L'origine di questo, senza dubbio, fu il pasto cannibalesco preistorico nel corso del quale la carne della vittima sacrificale teantropica veniva divorata. Ma nei culti misterici la tendenza consisteva nel passare dal fisico al metafisico. Non si ritenne più necessario consumare la carne del dio, dal momento che il suo spirito si poteva ritenere presente nel cibo e nella bevanda puntualmente consacrati. La concezione primitiva, con cui era associata l'idea di un sacrificio redentivo, viene ancora a manifestarsi nel sacramento cattolico come lo troviamo rappresentato in Matteo e Marco. Ma nell'Insegnamento dei Dodici Apostoli e in 1 Corinzi 10:16-17, abbiamo una prova più antica di un Sacramento gnostico cristiano — o piuttosto Eucarestia — da cui il crudo significato originale è stato perfezionato. Gli gnostici interpretarono simbolicamente il pasto, alla loro maniera. Alcuni degli gnostici eretici del secondo secolo sembrano aver convertito il loro Sacramento in un rito magico, ma dai passi sopra riferiti apprendiamo che per i cristiani gnostici del primo secolo la partecipazione in comune al pasto sacramentale simboleggiava un'unione — un'unione dei membri l'un con l'altro e un'unione della comunità con l'interiore Cristo spirituale. Il vino in Giovanni 15:1 è un simbolo di questa unità. Gesù come “la vera vite” dice ai suoi discepoli: “Dimorate in me, e io dimorerò in voi”. Anche nel mandeo Libro di Giovanni la vite è un simbolo dello spirito unificante della comunità; i membri sono paragonati ad uccelli che vi si posano e fanno là i loro nidi. In modo simile riguardo al pane, come si legge nella Didachè
Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una sola cosa, così si raccolga la tua Chiesa nel tuo regno dai confini della terra. [26]
Quelle parole devono essere state scritte da un ebreo che aveva in mente compatrioti dispersi tra le nazioni; non tutti questi ebrei, naturalmente, ma quelli che riverivano un Gesù divino di cui si credeva che avesse recato “conoscenza e immortalità” agli uomini. [27] Potremo dedurre un'ampia diffusione agli inizi del primo secolo, perfino se non importante numericamente, del culto gnostico di Gesù tra gli ebrei della Diaspora. Il sacro pasto di questa setta ebraica non ha nessuna relazione apparente con la morte di Gesù. Lo stesso si potrebbe dire del sacro pasto alluso in 1 Corinzi 10, che significa anche comunione. E, rammentando l'antica dottrina cristiana gnostica dell'Incarnazione, potremo ipotizzare non irragionevolmente che la comunione di corpo e sangue in quei versi significa la comunione della comunità collettiva, il corpo di Cristo, in cui è incarnato il Cristo spirituale. In effetti, questa interpretazione potrebbe essere implicita nelle parole del verso 17: “Poiché noi, che siamo molti, siamo un corpo unico, perché partecipiamo tutti a quell'unico pane”. La persistenza del termine “Comunione” è un indizio di sintesi; infatti il sacramento cattolico non può essersi sviluppato dall'Eucarestia gnostica. Esso pervenne lungo una linea diversa e, sebbene in realtà davvero molto più antica, il suo ingresso nel cristianesimo fu successivo, come attestano le prove documentali. È stato riconosciuto il fatto che un'attestazione del sacramento è posteriore a quella dell'Eucarestia. I teologi sulla loro teoria non possono né spiegare il fatto né tener conto della doppia concezione. Schweitzer, per esempio, scrisse:
Dal punto di vista della dottrina dell'Apostolo dei Gentili parlare del corpo e del sangue di Cristo è un'assurdità. Rimane oscuro come Paolo potesse aver introdotto il resoconto del Sacramento che egli diede in 1 Corinzi 10 in conformità con le parole storiche [?] di Gesù che nomina il pane e il vino il suo stesso corpo e sangue, e come egli potesse aver dato un'interpretazione comune alle due concezioni. [28

La chiara risposta naturalmente è che egli non poteva, e che non lo fece. Ma per gli gnostici un simbolo poteva essere qualcosa di più dell'espressione di un'idea: esso poteva avere un potere operativo. Così, forse, si pensava che come risultato della comunione il Cristo spirituale entrasse in maggiore misura nei partecipanti. Ed è comprensibile che con l'influsso di pagani provenienti dai culti misterici sorse gradualmente un credo nell'efficacia magica del cibo consacrato, e così divenne possibile l'amalgama di Sacramento ed Eucarestia.

NOTE

[26Qui il “Regno” non è il Regno escatologico.

[27Il termine “servo (pais) di Dio” non implica una persona storica. La parola greca può significare “figlio”. E non si poteva supporre che un mero uomo avesse recato “immortalità”. Il portatore di “Gnosi e immortalità” era il Logos gnostico.

[28Geschichte der Paulinischen Forschung, pag. 156. Abbiamo qui un'illustrazione della combinazione eccezionale in Schweitzer di un acume critico con un'ottusità teologica.

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