mercoledì 20 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : La Morte del Cristo (VI) — I Dettagli Quasi-Storici

(segue da qui)

CAPITOLO VI

LA MORTE DEL CRISTO

6. I DETTAGLI QUASI-STORICI

Essendo stata raggiunta la concezione della morte del Cristo, la fantasia irrequieta e curiosa degli esseri umani si sarebbe messa all'opera ad elaborare l'immagine. Il capitolo cinquantatreesimo di Isaia fornì alcuni dettagli; altri furono attinti dai salmi che si supponeva fossero profetici. Possiamo apprendere da Giustino e da altri che gli scrittori cristiani non cercavano nessuna prova storica; il principio in base al quale operavano era che ogni presunta profezia dev'essere stata realizzata necessariamente. E così fu edificato il dramma. Possiamo tener conto anche della teoria del culto segreto di un antico dio palestinese Giosuè e della sua morte sacrificale nella forma di una vittima umana. Potremmo allora concludere che si arrivò alla narrazione esistente della Passione a partire da una fusione di due rappresentazioni di diversa natura ed origine. La teoria in questione non viene, comunque, entro l'ambito del presente libro. Ma in aggiunta al Cristo-Logos vi esisteva anche nel pensiero religioso ebraico il Cristo-Messia, e l'identificazione dei due costituì una fase nella sintesi di una dottrina cattolica. Né nel cristianesimo paolino e giovanneo e neppure nel Vangelo Primitivo il Cristo Figlio di Dio era il Messia ebraico. Quando era stata fatta l'identificazione sembrò ai cristiani una delle grandi tragedie del mondo che, sebbene fosse arrivato il Messia da lungo atteso, gli ebrei avessero rifiutato di riceverlo. Potrebbe, in realtà, essere a prima vista sorprendente il fatto che il cristianesimo, che cominciò come un movimento ebraico, in seguito non fece nessun appello agli ebrei. L'abrogazione della Legge mosaica mediante il Cristo fu senza dubbio un serio ostacolo; ma quella non è una spiegazione completa, dal momento che alcuni gnostici ebrei avevano respinto la Legge; e altri ebrei potrebbero essere stati indotti a fare così. il metafisico cristianesimo gnostico nella sua forma antica attrasse ebrei di orientamento filosofico, come potremo apprendere dal Talmud; ma, quando il Cristo era stato umanizzato e storicizzato e agli ebrei fu richiesto di adorare un uomo, naturalmente essi si rifiutarono. Non furono in grado di venire persuasi dagli argomenti cristiani che questo uomo fosse o il Figlio di Dio oppure il Cristo. Essi replicarono, come replicò Trifone nel Dialogo di Giustino: “Voi seguite un vuoto rumore e inventate un Cristo per voi stessi. Se egli è nato veramente, ed esiste da qualche parte — è interamente sconosciuto.
Il “giusto” fu condannato ad una morte vergognosa. Ma una condanna a morte implica un processo. Un processo perciò doveva essere fornito. E da chi altri dovrebbe essere processato Gesù se non dagli ebrei che lo ebbero respinto? Il Vangelo di Pietro si dovrebbe accettare come prova del fatto che nella forma più antica del dogma storicizzato gli ebrei furono gli agenti responsabili. In precedenza i carnefici erano indefiniti a pari di tutti gli altri dettagli. Negli strati più antichi delle epistole paoline, tra cui potremo contare Romani 2:17-29; 9:1-5; 10:1-4; 1 Corinzi 10:1-11, possiamo trovare una critica degli ebrei e una condanna temperata, ma nessun'ostilità del tipo di quella esistita più tardi e dev'essere esistita allora se Gesù fosse stato veramente ucciso da ebrei, oppure su loro istigazione. Fino all'anno 70 le sette cristiane devono essere state composte in gran parte da ebrei, che non avevano ancora nessun'idea di stare fondando una nuova religione. Il cristianesimo gnostico si originò tra uomini che si ritenevano ancora ebrei e speravano di permeare l'ebraismo con una dottrina spirituale prima che l'antico formalismo dovesse declinare. Lo scrittore di Romani 9:1-5, e 10:1-2 — egli stesso un ebreo, sebbene di certo non Paolo — dà espressione a questa speranza senza una traccia di animosità. Quale contrasto tra il dispiacere doloroso esibito in quei versi e la veemente invettiva anti-ebraica del quarto vangelo! Era chiaramente capitato qualcosa nel frattempo per accendere l'ostilità successiva, che di conseguenza non fu dovuta alla crocifissione di Gesù. Pure i farisei durante lo stesso periodo non furono avversi alle sette gnostiche ebraiche. La dichiarazione in Atti 23:9, secondo la quale i farisei erano favorevoli a Paolo, illustra correttamente la situazione storica a quel tempo. Fu la caduta di Gerusalemme che provocò il cambiamento di percezione spezzando il vincolo politico di unione. I capi ebrei, credendo che solo un'uniformità religiosa potesse preservare la nazione, diventarono strettamente legalisti e intolleranti. Non furono i cristiani che dichiararono guerra contro gli ebrei, ma il contrario. La pericope, Giovanni 10, è la dichiarazione simbolica di un fatto storico, il quale, comunque, è antidatato dallo scrittore. Secondo Giovanni i farisei — vale a dire i farisei contemporanei — erano uomini ciechi che pensavano di poter vedere; l'uomo cieco dalla sua nascita a cui si fa vedere è il tipo dell'ebreo cristianizzato. Egli è espulso dalla Sinagoga. Così cominciò l'ostilità. Un risultato naturale di quell'ostilità fu un'identificazione degli ebrei coi malvagi della Sapienza di Salomone che condannarono il “giusto” ad una morte vergognosa. Una dimostrazione del fatto che si fece veramente quest'identificazione si trova nel passo citato in precedenza dell'Epistola di Barnaba
Da Volkmar fino a Guignebert i critici del Nuovo Testamento hanno osservato che la storia del tradimento di Giuda dev'essere fittizia. Ma la storia non è un'invenzione arbitraria, sebbene i suoi dettagli erano forniti da passi dell'Antico Testamento — salmo 41:9 e 55:12; Zaccaria 11:12-13. Fu scritta come la dichiarazione simbolica di un fatto. Loisy, quando egli suggerì che Giuda potrebbe essere la personificazione di un ebraismo incredulo e falso, lanciò un raggio di luce nell'oscurità che aveva sconcertato i teologi, senza, comunque, illuminarla completamente. Il credito per ciò si deve al professore W. B. Smith. Gesù, essendo stato respinto dagli ebrei, invece di essere il Salvatore del suo stesso popolo, diventò “una luce per illuminare i gentili”. Il passaggio di pensiero dall'idea di una “cessione” metaforica a quella di una “consegna” in un senso più letterale fu davvero facile per i primi cristiani di lingua greca; infatti il verbo greco paradidōmi possiede entrambi i significati, e significa anche consegnare alla giustizia e tradire. Quindi dal pensiero che gli ebrei avevano ceduto il loro Messia ai gentili poteva sorgere facilmente l'idea che Gesù fosse stato tradito e che egli fosse stato consegnato nelle mani di un giudice gentile. W. B. Smith sottolineò che c'è una radice ebraica S-K-R, di cui l'occorrenza più pertinente si trova in Isaia 19:4: “Io darò (sikkarti) l'Egitto in mano ad un signore duro”. La Septuaginta rende questo verbo sikkarti col futuro del greco paradidōmi. Iscariota potrebbe significare perciò colui che cede, che consegna, oppure rinuncia. Se la designazione è artificiale non si tratta di un caso di stretta applicazione delle leggi dell'etimologia. Essendo stato scelto il nome Giuda per la sua stretta rassomiglianza a Judaeus, possiamo trovare nella combinazione “Giuda Iscariota” un'incarnazione dell'idea che l'“ebreo” aveva “consegnato” Gesù ai gentili.
C'è un'altra radice ebraica che potrebbe aver contribuito colla sua appopriatezza a fissare la designazione di Giuda. La radice ha il significato di ingaggiare, e capita nello stesso passo di Zaccaria [11:12] da cui si attinse l'elemento dei trenta pezzi di argento. Capitano due volte in questo verso le parole “mio prezzo” (sechari). Ma l'idea del tradire fu probabilmente l'idea operativa. Se questa spiegazione del significato del termine “Iscariota” è corretta, l'episodio di Giuda deve essere più tardo perfino di Pilato nella storia della Passione. Guignebert ha concluso che egli ebrei non avevano nulla a che fare colla crocifissione di Gesù, basando la sua conclusione sull'impossibilità storica della narrazione da questa prospettiva. Ma, dal momento che il processo da parte di Pilato difficilmente è meno incredibile, è probabile che ci fu qualche motivo per la rappresentazione. E non è probabile che il motivo sia stato un'ostilità cristiana verso gli ebrei, dal momento che in una forma più antica del racconto furono gli ebrei stessi che eseguirono la crocifissione. [25] Una spiegazione possibile è che la storia fu fabbricata, al pari dell'episodio di Giuda, per illustrare la consegna del loro Messia dagli ebrei ai gentili. Si potrebbe obiettare che Giuda non consegnò Gesù ai gentili come materia di fatto. Ma dobbiamo considerare il fatto che l'episodio fu fabbricato come la rappresentazione simbolica di un'idea, e che doveva in qualche modo adattarsi ad un racconto esistente che già offriva una rappresentazione più letterale della stessa idea; e la consegna di Gesù ai gentili fu in realtà il risultato finale della sua azione. Giuda, come allegoria degli ebrei, consegnò il Cristo; quello era il fatto importante da illustrare. È degno di nota, comunque, che nel quarto vangelo non è detto nulla circa l'accordo fatto da Giuda coi capi ebrei e che Giuda conduce al giardino un capitano e una banda di soldati, che devono essere stati soldati romani. Due resoconti diversi sembrano essere stati mischiati assieme in questo vangelo. 
La sostituzione di un giudice gentile al posto di Erode dev'essere stata motivata, perché si crearono in tal modo delle difficoltà e si distrusse del tutto la plausibilità del racconto. La responsabilità della morte di Gesù doveva rimanere addossata sugli ebrei, e il governatore romano doveva essere assolto. E così ci viene presentato uno spettacolo impressionante della condanna di un uomo innocente come una debole concessione agli ebrei da parte di un forte governatore che nel suo comportamento generale aveva ostentato un duro disprezzo per le suscettibilità ebraiche. Ma gli scrittori evangelici erano assai più interessati alla presentazione delle loro idee che alla probabilità, per non dir nulla dell'accuratezza, delle loro dichiarazioni. Perché fu scelto Pilato per la parte è proprio una questione di congetture. Davvero probabilmente, comunque, fu così perché egli era un personaggio piuttosto famigerato che, al termine del suo procuratorato di dieci anni, era stato convocato da Tiberio a Roma per rispondere della violenza arbitraria di cui fu accusato.

NOTE

[25Una traccia del credo più antico è stata preservata nel Quarto Vangelo, 19:16, dove è detto che Pilato consegnò Gesù agli ebrei perché fosse crocifisso, e che loro (gli ebrei) presero Gesù. L'eterogeneità della narrazione appare nella dichiarazione successiva (verso 23) secondo cui i soldati crocifissero Gesù.

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