domenica 17 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : La Morte del Cristo (VI) — La Morte di Ercole

(segue da qui)

CAPITOLO VI

LA MORTE DEL CRISTO

3. LA MORTE DI ERCOLE

In Ercole sul monte Eta di Seneca abbiamo un racconto drammatizzato della morte di Ercole che è istruttivo confrontare col racconto evangelico della morte di Gesù. Il dramma è stato sintetizzato da van den Bergh van Eysinga, come segue: [13]

L'eroe è designato il Figlio di Dio che apparve sulla terra per soffrire per gli uomini, e per ricevere la morte su di sé allo scopo di venir esaltato a Dio il Padre. Sebbene avente il diritto di dimorare in Cielo, egli sceglie la via per le stelle lungo il terribile percorso di sofferenza. Egli si abbassa alla posizione di un servo per portare pace sulla terra. Egli assume sulla terra il posto del Dio altissimo, che egli chiama suo Padre. Come uomo mortale l'essere divino gusterà la morte e sarà seppellito. Egli reca con gioia l'offerta della sua vita. Sebbene rinnegato da tutti gli uomini egli si mantiene in silenzio sotto la più aspra sofferenza, e la morte non ha nessun potere su di lui. Quando chiede dell'acqua la sua richiesta non viene ascoltata. Egli parla in lacrime a sua madre — una testimone della sua sofferenza — con le parole incoraggianti, “Tuo figlio vive”. Ora suo Padre lo chiama e il Figlio prega: “Accogli il mio spirito tra le stelle”. La natura partecipa alla sofferenza del dio-uomo nel fatto che Dio fa sì che un'oscurità regni sulla terra, e il fulmine vibri; ma il Figlio può emettere le parole: “È finita”. Infatti tutte le cose gli sono rese soggette, su tutte le forze del male egli ha trionfato;  ora alla fine egli conquista pure la morte e la tomba. Come un dio egli è esaltato al Cielo.
Il racconto della morte di Ercole nel dramma di Seneca non ha bisogno di aver esercitato una diretta influenza letteraria sulla storia evangelica della Passione. Il parallelo mostra in ogni caso, comunque, che la raffigurazione del Figlio di Dio che soffre, muore e risorge dei vangeli doveva trovarsi  nella dottrina della Stoa perfino in parecchi suoi dettagli e fu esposta realisticamente senza alcuno sfondo storico.


Un'apparenza ingannevole di realtà è stata donata alla narrazione evangelica assegnando alla morte di Gesù una data precisa, e legandola ad alcuni personaggi storici noti. Intrinsecamente essa non ha maggiore pretesa di considerarsi storica rispetto al racconto di Seneca della morte di Ercole. Di nessuna grande religione il punto centrale è mai stato un evento storico. Il cristianesimo gnostico si originò nella teosofia — “la nostra filosofia” — come la definì Melito. Melito fa risalire il principio della sua “filosofia” al regno di Augusto, facendola così anticipare certamente l'apparizione pubblica e forse perfino l'anno accettato della nascita di Gesù.

NOTE

[13] Leeft Jezus of Heeft Hij Alleen Maar Geleefd?, pag. 128 e seguenti.

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