sabato 9 giugno 2018

Gli Inizi del Cristianesimo Gnostico : Il Dogma dell'Incarnazione (IV) — Le Omelie Pseudo-Clementine

(segue da qui)

CAPITOLO IV

IL DOGMA DELL'INCARNAZIONE

3. LE OMELIE PSEUDO-CLEMENTINE

Gli gnostici stavano tentando di risolvere entro la cornice della religione i problemi che gli Stoici stavano provando di risolvere in filosofia; e non erano candidati ad avere più successo. Essi costruirono con nomi e parole una struttura dalla bella apparenza, nella quale persone di immaginazione inferiore avrebbero visto una solidità che essa non possedeva. I loro sistemi, prima di diventare super-elaborati, furono senza dubbio utili e adatti alla mentalità di parecchi pensatori religiosi del loro giorno; ma è certo che  uomini di intelligenza inferiore non possono aver compreso il significato più profondo del linguaggio simbolico degli scrittori gnostici. Per quanto concreta l'immagine impiegata da quelli scrittori, probabilmente essi sapevano che fondamentalmente i nomi da loro usati, come per esempio Nous, Aletheia, Epinoia, e Sofia, non erano i nomi di persone in alcun senso preciso del termine personalità. Fu solo attribuendo qualche tipo di sostanzialità ad una qualità astratta che potevano concepire e formulare le loro teorie cosmologiche e soteriologiche. Il membro medio di una comunità sarebbe decisamente più incline a materializzare; e l'utilizzo costante di certi nomi deve aver condotto per gradi alla crescita di un credo che personaggi corrispondenti avessero un'esistenza reale in qualche maniera e luogo. Così è probabile che per molti cristiani gnostici il Logos e Sofia diventarono gradualmente tanto reali quanto Iside, Dioniso, ed Ermes lo erano per i pagani.
Probabilmente i gruppi gnostici più speculativi non divennero mai popolari; ma perfino in loro possiamo identificare una tendenza verso l'individualizzazione. Così i Perati erano passati dalla concezione dell'incarnazione universale di un Logos impersonale a quella di un'incarnazione speciale in definiti personaggi storici, o quasi-storici: Caino, Esaù, Giuseppe, e probabilmente Mosè. In comunità la cui dottrina meno elaborata poteva fare un'attrazione popolare, il processo di individualizzazione deve esser proceduto molto più lontano. Che cosa farebbe della dottrina metafisica dell'incarnazione del Logos, per esempio, il convertito medio pagano alla comunità delle Odi? Abituato com'era stato all'adorazione di una divinità che si credeva apparsa sulla terra in forma umana, non sarebbe stato incline a pensare a proposito di un Cristo, il figlio di Dio, che era “apparso” agli uomini, come di uno che fosse apparso in qualche tempo non in maniera metaforica, ma alla lettera, convertendo l'incarnazione generale in una incarnazione particolare?
All'inizio dell'era cristiana la concezione di apparizioni isolate del Cristo cominciava ad essere piuttosto diffusa; infatti essa si trova in documenti che furono presi in seguito dai cristiani. Vi esisteva a quel tempo un cristianesimo gnostico, ma nessun dogma cristiano stabilito. Varie dottrine erano in competizione l'una con l'altra. Una prova di questo si può trovare nei Ritrovamenti clementini, i quali, concedendo che il testo assunse la sua forma esistente verso la metà del secondo secolo, comprende paragrafi di una data molto più antica. Il documento sottostante era di natura gnostica, ma il suo gnosticismo appare essere stato di un tipo ebraico relativamente conservatore. Nelle relative Omelie il Dio supremo, ritenuto sia giusto che buono, non è, strettamente parlando, Jahvè, ma il Dio universale. Il dominatore di questo mondo è il diavolo; non precisamente il diavolo cristiano, ma piuttosto un potere subordinato che serve agli scopi di Dio in un mondo imperfetto. Quella è una visione ebraica di Satana che si trova in Giacobbe 1:6 e seguenti, dove egli non è un demone oppure l'avversario di Dio. Egli è uno dei “figli di Dio” e sottomesso alla volontà divina. [17] La relazione l'una all'altra delle Omelie e dei Ritrovamenti è oscura; ma ci fu evidentemente una letteratura più antica che è comune ad entrambi. La dottrina teosofica dei Ritrovamenti differisce dalla dottrina successiva più specificamente gnostica nel fare del Creatore l'Essere supremo, e nell'abolire quelle qualità di Jahvè che offendevano Marcione e altri gnostici asserendo approssimativamente che tutte le dichiarazioni dell'Antico Testamento dispregiative di Dio sono false. Ovviamente il documento sottostante non era cattolico; e né nelle Omelie né nei Ritrovamenti vi è qualche traccia del dogma di un sacrificio espiatorio. In opposizione al demonio come il re dell'eone presente è posto il Cristo come il re del perfetto eone a venire. Ma questo re non è Gesù; egli è un Cristo pre-esistente ― evidentemente l'esito di una speculazione analoga a quella che creò il Cristo-Logos gnostico.
Nei Ritrovamenti si trova la dottrina delle Odi di Salomone secondo cui la Parola è un'emanazione da Dio che diventa incarnata negli uomini. Ma laddove apparentemente nelle Odi la Parola ha il suo luogo di dimora soltanto negli uomini spirituali, nei Ritrovamenti Dio ha soffiato il suo spirito divino in tutti gli uomini; e questo spirito è il Cristo, l'unigenito. Di conseguenza gli uomini non sono classificati come spirituali e carnali, ma secondo il grado in cui essi sono istruiti e guidati dal Cristo al loro interno. Ma, come nelle Odi, gli uomini diventano figli di Dio per adozione mediante un'unione col Figlio. [18] Il Cristo spirituale è paragonato ad un aroma.
Un aspetto prominente della predicazione di Pietro in quei due testi è “il vero Profeta” oppure “il Profeta della verità”. Ci deve essere stata una letteratura nel primo secolo a trattare questo tema. Nei Ritrovamenti troviamo opinioni incoerenti riguardo la natura del Profeta che si possono spiegare in maniera più soddisfacente supponendo che siano state derivate da documenti diversi che presentavano fasi distinte nello sviluppo della dottrina. Le incoerenze sono importanti perché manifestano una transizione progressiva dalla dottrina del Logos delle Odi di Salomone al dogma dell'Incarnazione specializzato più tardi. Secondo un'opinione ― presumibilmente l'opinione più antica ― il vero Profeta è il Cristo negli uomini. Come nelle Odi, è attraverso il Cristo che gli uomini ottengono la Gnosi. Gli uomini non possono, dice Pietro, scoprire la natura di Dio col loro intelletto; tutto ciò che può o ha bisogno di essere conosciuto di Dio si può apprendere dal vero Profeta  ― ossia, il Cristo all'interno di loro ― in altre parole, per intuizione. La dottrina è pre-cristiana nel senso che non è fondata sulla persona o sull'insegnamento di Gesù. È abbastanza chiaro dai termini del passo citato in precedenza dal Libro 8 che Pietro non sta pensando all'insegnamento di qualche persona particolare, dal momento che dice che perfino se il vero Profeta non viene interrogato giustamente egli è tuttavia in ogni dove e all'interno della mente di tutti gli uomini. Troviamo in questa letteratura una progressiva limitazione del Cristo interiore prima ai pii in generale e in seguito ad un po' di persone eccezionali. Abbiamo nei Ritrovamenti le due dichiarazioni che il vero Profeta ha attraversato i secoli dall'inizio del mondo, e che il Cristo attraverso tutte le generazioni è stato presente coi pii. [19] Poi siamo condotti alla dichiarazione trovata altrove, ma più esplicitamente nelle Omelie, che il vero Profeta si era manifestato in tempi diversi a certi uomini di eccezionale pietà, dato che si fa menzione di Adamo, Enoc, Noè, Abramo, Isacco, Giacobbe, e Mosè.
Potremo riferire questo sviluppo, in parte almeno, alla penetrazione in Grecia ed in Egitto dell'idea orientale che un certo dio era disceso nella forma di un uomo e poi, dopo aver calmato la terra, era ridisceso al Cielo. Ermes, che fu chiamato re e salvatore, ne è un esempio. In un'opera gnostica intitolata Korē Kosmou (Fanciulla del Cosmo) la malvagità, è detto, aveva ottenuto così tanto il sopravvento sulla terra che gli stessi elementi — terra, aria, fuoco, e acqua — si rivolsero con lamenti al trono dell'Altissimo. A quel punto Dio inviò come esseri umani sulla terra Osiride e Iside, i quali, dopo aver fondato templi e un culto e aver stabilito leggi, ridiscesero al Cielo. [20] Orazio dev'essere stato familiare con idee di questo tipo quando, nell'Ode 1, 2:28, egli suggerì che Ermes si era incarnato in Augusto per portare ordine nel mondo. In quei miti il dio incarnato o Logos ha prevalentemente la qualità di Salvatore, ma egli appare anche in scritti gnostici come profeta e maestro.
In Ritrovamenti 1:33 vi si trova una visione della natura del Profeta in contraddizione con quella primitiva. Qui il Profeta è diventato un essere divino che figura a parte dagli uomini e che fa solo apparizioni occasionali. Infatti è detto che egli apparve ad Abramo e fornì  informazioni che il Patriarca aveva desiderato riguardante le cause delle cose. [21] In uno o due punti il vero Profeta è identificato con Adamo, l'uomo primigenio (Anthropos), rammentandoci del Cristo Adamas, il Figlio dell'Uomo, nel sistema dei Naasseni. Per esempio, in 1:46, è detto che quando l'uomo venne creato, dal momento che egli era il figlio di Dio e il principio di tutto, egli fu il primo ad essere unto da Dio con olio estratto dall'albero della vita; e in conseguenza dell'essere stato unto così egli fu chiamato il Cristo. Nelle Omelie generalmente il Profeta della verità è diventato definitivamente una singola persona, il Gesù dei vangeli, ma che questa sia la visione del redattore e non la visione primitiva appare da un passo illuminante (2:6) che è evidentemente un frammento di uno dei documenti basilari:

Ora il Profeta della verità è colui che conosce sempre tutte le cose — le cose passate come erano, le cose presenti come sono, le cose future come saranno; senza peccato, misericordioso, il solo incaricato della dichiarazione della verità. Leggi, e scoprirai che [furono ingannati] coloro che pensavano di aver trovato la verità da sé stessi. Perché questo è peculiare al Profeta, dichiarare la verità, proprio come è peculiare al sole recare il giorno. Pertanto, tutti quelli che hanno  desiderato conoscere la verità, ma non hanno avuto la fortuna di impararla da lui, non l'hanno trovata, ma sono periti nel cercarla.

Un paragone con passi di importo simile nei Ritrovamenti solleva il sospetto che il redattore non abbia riprodotto le parole esatte della sua fonte; ma egli ha lasciato così abbastanza della forma originale da mostrare che lo scrittore non stava pensando ad una singola persona. Ciò che abbiamo è una definizione, e il termine “Profeta” è generale. Altrimenti non avremmo avuto la parola “sempre”, e il verbo non sarebbe stato al tempo presente. Ognuno che scrive di una persona particolare non più vivente avrebbe detto: “Il Profeta della verità è [oppure era] colui che conosceva tutte le cose”. E le persone che sono perite nella ricerca della verità sono tutte le persone, dovunque, e di tutti i tempi, che hanno fallito di apprenderla dal Profeta. L'implicazione è che in tutte le età il Profeta avrebbe potuto essere consultato. Non siamo limitati ad una conclusione in questa materia, perché c'è un altro passo (18:13), in cui è dichiarato abbastanza precisamente che la rivelazione della verità dev'essere stata donata — nel passato — a tutti coloro che ne erano degni; e naturalmente essa poteva essere stata donata solamente dal Profeta della verità:

“Nessuno sa chi è il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare”. L'affermazione è corretta; poiché lui, essendo il Figlio sin dall'inizio, era il solo costituito a offrire la rivelazione a coloro a cui desidera offrirla. E così il primo uomo Adamo deve aver sentito di lui, ed Enoc, che piaceva a [Dio], deve averlo conosciuto; e Noè, il giusto, dev'essere diventato a conoscenza di lui, e Abramo il suo amico deve averlo compreso, e Isacco deve averlo percepito; e Giacobbe, che ha lottato con lui, deve aver creduto in lui; e la rivelazione dev'essere stata donata a tutti tra le persone che ne fossero degni.

Il redattore cita il testo col fine di identificare il Figlio con Gesù. Ma il testo è una dichiarazione della dottrina gnostica, e come tale provocò una controversia davvero intensa tra gnostici e cattolici. [22] Quest'ultimi tentarono di nascondere la sua implicazione che il vero Dio si poteva rivelare solamente per mezzo del Figlio — il Cristo eterno, interiore. Quello è il senso originale del passo nella sua totalità, infatti è detto che gli uomini nominati ebbero una conoscenza diretta di Dio, e ciò per “rivelazione”, la quale, secondo la dottrina originale delle Clementine, poteva essere stata donata soltanto dal Profeta della verità, che non è una persona a parte, ma interiore. C'è un passo corrispondente in Ritrovamenti 2:47 che differisce considerevolmente da quello nelle Omelie, ma è evidente che entrambi sono stati fondati su un documento più antico. Ad opinione di Bousset [23] la visione più originale e caratteristica delle Clementine è che il Profeta divino che si manifestò in Adamo in seguito si manifestò personalmente in una serie di altri uomini. Questa è una visione, e davvero probabilmente una visione antica, delle Clementine; ma il passo citato da Ritrovamenti 4:9 prova che la visione originale era che il Cristo ha la sua dimora nella mente di tutti gli uomini.
Siamo stati in grado di ricavare dai Ritrovamenti che in uno, se non più, dei documenti sottostanti, un onore abbastanza eccezionale si prestò ad Adamo. Lo stesso documento dev'essere stato uno delle fonti delle Omelie, poiché in 3:18 lo scrittore dice che Adamo aveva ogni conoscenza — ossia, perfetta Gnosi — e in 21 che egli fu il solo vero Profeta. Il redattore elabora questo nella sua personale dottrina cristologica dicendo che Adamo possedeva lo Spirito Santo di Cristo, che è riapparso di nuovo e di nuovo nel mondo, introducendo un'ambiguità. Egli sembra intendere che fu lo Spirito Santo che era in Cristo ad essere riapparso, dal momento che dice che Adamo possedeva questo Spirito Santo. Lo scrittore originale non può aver utilizzato un'espressione del genere, dato che la sua opinione era stata che Cristo stesso fu lo Spirito che era “apparso”, non in maniera visibile, ma negli uomini in cui egli diventò incarnato. Il redattore era dipendente indubbiamente su un più antico documento gnostico, dal momento che è estremamente improbabile che uno scrittore cristiano, per il quale unicamente Gesù era il Profeta della verità, avrebbe descritto di sua propria volontà Adamo come “il solo vero Profeta”. La dottrina delle apparizioni ripetute del Cristo, soprattutto in un grado così superlativo come si assegna qui ad Adamo, sicuramente non è una dottrina cattolica ortodossa. Gli indizi sono che la dottrina è pre-cristiana, di origine gnostica, e che era stata raggiunta senza alcun riferimento alla persona o all'insegnamento di Gesù.
Epifanio fornisce l'informazione che i Ritrovamenti clementini erano correnti tra gli ebioniti gnostici, che nominarono il Cristo il “Profeta della verità”. E il loro Cristo era uno Spirito invisibile agli uomini. C'erano due sette di ebioniti, come apprendiamo da Origene. il fatto è chiaramente apparente anche dai resoconti confusi e incoerenti delle loro dottrine fornite dai primi scrittori cristiani che confusero una delle sette coll'altra. Secondo Epifanio, la setta si originò davvero presto subito dopo la caduta di Gerusalemme; ma siccome egli dice, riferendosi agli ebioniti gnostici, che loro utilizzavano lo stesso testo utilizzato dai Sampsei, Ossei e Nasarei, osservando che anche quelle sette concordavano a vicenda su certi articoli importanti del credo, dobbiamo concludere che non vennero indipendentemente in esistenza. Invece è probabile che fossero suddivisioni di una setta più antica, che si potrebbe supporre perciò esistita almeno già nella prima metà del primo secolo. In effetti, c'è una prova che due di loro fossero ad ogni caso pre-cristiane; poiché Epifanio (Haer. 19:6) dice che “gli Ossei e i Nasarei persistettero fino alla venuta di Cristo”, [24] che anche il libro utilizzato da quelle sette nominavano il Cristo “il grande Re”; così che esso potrebbe aver contenuto la dottrina delle Omelie secondo cui il Cristo dev'essere il re del futuro eone. Epifanio dice inoltre che i testi dei Ritrovamenti che possedevano gli ebioniti erano stati corrotti da loro. Il significato di questa dichiarazione è semplicemente che la versione corrente tra gli ebioniti differiva dalla sua propria versione. Certamente è possibile che gli ebioniti potrebbero aver fatto alterazioni nel testo oppure averlo interpolato, ma c'è un sacco di ragioni per credere che la versione esistente sia una versione alterata e interpolata di un documento più antico. Abbiamo visto che sia nelle Omelie che nei Ritrovamenti è stato fatto il tentativo di oscurare una dichiarazione più antica che il Cristo si era manifestato in certi personaggi biblici mitici o semi-mitici. Perciò è davvero interessante apprendere che la dottrina sampsea comprendeva l'apparizione ripetuta del Cristo, e prima di tutto nel corpo di Adamo. Essendo uno spirito, egli doveva rivestirsi in qualche sorta di corpo, o materiale o psichico, allo scopo di essere visto. Troviamo tra quelle sette alcuni dei cambiamenti dottrinali che furono riferiti in associazione alle Clementine. E questo conferma l'opinione che prima della stesura delle Clementine fossero già correnti forme dottrinali diverse. Così alcuni degli ebioniti tenevano che Adamo fosse il Cristo, altri che il Cristo dotato del corpo di Adamo apparve ad Abramo, Isacco, e Giacobbe, e che avesse visitato la terra in altre occasioni.
Ora abbiamo rintracciato l'evoluzione del dogma dell'Incarnazione. Esso aveva la sua radice nella dottrina della Sapienza di Salomone secondo cui la Sapienza, un'emanazione spirituale da Dio, penetra nelle anime sante. Poi al posto della Sapienza si sostituì la Parola, personificata al pari della Sapienza, e chiamata il Cristo e Figlio di Dio, ma in realtà creduta uno Spirito privo di forma, che assume la forma di coloro nei quali diventa incarnata. Gradualmente si concepì più precisamente e più letteralmente la personificazione. Si insegnò che certi uomini erano stati manifestazioni eccezionali del Cristo. Poi da alcuni fu ritenuto che soltanto Adamo fosse stato il Cristo, o che l'avesse incarnato, e che fosse apparso sulla terra in numerose occasioni. Eventualmente esisteva una differenza di opinioni riguardo al fatto se Adamo fosse identico al Cristo oppure se il Cristo assunse il corpo di Adamo quando desiderò visitare la terra. Infine Gesù fu sostituito ad Adamo come il veicolo. Epifanio dice degli ebioniti che credevano che il Cristo fosse apparso nel corpo di Adamo che durante altre volte “quando lo desideravano” essi dicevano: “No; ma lo Spirito che è il Cristo venne e si rivestì del corpo di Gesù”. Potremmo concludere con sicurezza che quelle opinioni contrarie non furono tenute contemporaneamente da ciascuno, ma che tra gli ebioniti il credo che Cristo era stato incarnato in Adamo venne sostituito gradualmente dal credo secondo cui o egli era stato incarnato in Gesù oppure l'incarnazione in Gesù era un'incarnazione successiva e recente; proprio come i Perati credevano che nei giorni di Erode il Logos fosse disceso nella forma del patriarca Giuseppe, il cui corpo visibile non potrebbe essere stato ritenuto un corpo materiale. Fin qui la dottrina perfino nella sua fase più tarda è gnostica. Lo gnostico Cerinto oppure i suoi seguaci, insegnarono che il Cristo discese in Gesù al suo battesimo e lo lasciò di nuovo prima della Crocifissione. Ma appena il cristianesimo diventò popolare quelle sottigliezze gnostiche caddero in disgrazia. I convertiti pagani potevano più facilmente accomodarsi all'idea semplice e più familiare che un essere divino diventò un uomo. E il dogma dell'“espiazione” richiese che il Figlio di Dio dovesse soffrire nella carne. Di conseguenza la dottrina che rimase vittoriosa nel secondo secolo fu la dottrina cattolica secondo cui Gesù è il Cristo e Figlio di Dio. 

NOTE

[17] Confronta anche Numeri 22:22 e 23. Nel verso 22 la parola ebraica tradotta “avversario” è satan.  K. - G.C.

[18] Deus, cum fecisset hominem ad imaginem et similitudinem suam, operi suo spiramen quoddam et odorem suae divinitatis inseruit, ut per hoc participes fact unigeniti ejus, per ipsum etiam amici dei et filii adoptionis existerent, 4:9.
Si vero non pure eum quis nec sancte neque fideliter quaerat, intra ipsum quidem est, quia ubique est et intra sensus omnium invenitur. 8:62.

[19] Nam et ipse verus propheta ab initio mundi per saeculum currens festinat ad requiem. II, 22. Christus, qui ab initio et semper erat, per singulas quasque generationes piis latenter licet semper aderat. I, 52.

[20] Reitzsenstein, Poim., pag. 178.

[21] Anche in Filone troviamo la dichiarazione che il Logos era apparso ai Patriarchi.

[22] La presenza nel vangelo di questa dichiarazione di dottrina gnostica è parte della prova che il Vangelo Primitivo era di origine gnostica. Nessuno scrittore cattolico l'avrebbe introdotta.

[23] Hauptprobleme der Gnosis, pag. 173.

[24] Dal momento che, per il tempo di Epifanio, lo gnosticismo aveva cessato di essere una seria minaccia al cristianesimo cattolico, egli poteva spingersi ad essere meno guardingo dei suoi predecessori e poteva permettersi di far apparire alcuni fatti celati in precedenza.

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