domenica 8 aprile 2018

Sull'origine e antico significato del cristianesimo (6) Il vangelo di Marco.

(giunge da qui)

6. IL VANGELO DI MARCO.

Il vangelo fu composto dopo i Logia ma prima dei vangeli di Matteo e di Luca, che utilizzarono Marco. In Marco, Gesù è il Figlio di Dio operatore di meraviglie, che realizza le profezie messianiche dell'Antico Testamento. Egli è un essere divino manifestato sulla terra. Il vangelo come l'abbiamo potrebbe non essere la forma più antica della collezione di storie di Gesù. Potrebbero esserci state parecchie collezioni precedenti fatte dalla Chiesa, dopo il 70 E.C. Ma anche come l'abbiamo, il vangelo mostra segni di natura mistica o simbolica, e non la Storia reale di un uomo Gesù. Che storie venivano raccontate a proposito di esseri divini paragonabili alle storie di “Gesù” è chiaro dagli scritti di Giustino Martire (150 E.C.). Nella sua Prima Apologia al Senato di Roma egli disse:
“Quando noi diciamo che il Logos, che è il primogenito di Dio, Gesù Cristo il nostro Maestro, è stato generato senza connubio, e che è stato crocifisso ed è morto e, risorto, è salito al cielo, non portiamo alcuna novità rispetto a quelli che, presso di voi, sono chiamati figli di Zeus. Voi sapete infatti di quanti figli di Zeus parlino gli scrittori onorati da voi: Ermete, il Logos interpretativo e maestro di ogni arte; Asclepio, che fu anche medico e, colpito dal fulmine, ascese al cielo; Dioniso, che fu dilaniato; Eracle, che si gettò nel fuoco per sfuggire alle fatiche; i Dioscuri, figli di Leda; e Perseo, figlio di Danae”.
Così Giustino paragona prima le storie di Cristo alle storie degli dèi romani e greci. Giustino senza dubbio credeva vagamente che quei dèi esistevano, come demoni forse. La storicità di quei dèi non veniva esaminata. “Era”, disse il tardo Dottor Cheyne, “un'età di credulità senza freni”.
Il vangelo di Marco comincia con la storia del precursore del Cristo, Giovanni il Battezzatore. Proprio al principio si pone così scoperta la fonte di parecchie delle storie di Gesù, cioè, l'Antico Testamento. Si citano Isaia 40:3 e Malachia 3:1. La figura di Giovanni è quella di Elia, poichè secondo Malachia, il precursore del Messia sarebbe stato Elia redivivo. Da qui la descrizione di Giovanni è attinta da 2 Re 1:8: “Era un uomo peloso; una cintura di cuoio gli cingeva i fianchi”. I cristiani pensavano che questa figura deve aver inaugurato il Cristo: così essi la inventarono! Ciò che “dev'essere stato” ci fu, per quelle immaginazioni non-scientifiche. Così, secondo la profezia, la scena della predicazione di Cristo era la Galilea, poiché Isaia (9:1-6) disse: “Come nei tempi passati egli ha coperto di obbrobrio il paese di Zabulon e il paese di Neftali, così in avvenire coprirà di gloria la terra vicina al mare, oltre il Giordano, la Galilea dei gentili. Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce.... Poiché un bambino è nato per noi”. In Matteo questa profezia è menzionata realmente (4:15-16).
Se il cristianesimo fosse sorto da un grande Maestro che insegnava a Cafarnao e Nazaret e Cana, ci sarebbero stato forti comunità in quei luoghi, come ce ne sono state nei luoghi dove insegnò John Wesley. Ma gli “Atti” e le epistole non sanno affatto di alcuna chiesa presso quei luoghi! Quanto a Cafarnao è dubbio se esistette il villaggio. Non è menzionato nel Talmud o nell'Antico Testamento. In Flavio Giuseppe il nome più vicino è quello soltanto di una fontana, non di un villaggio. Potrebbe essere stato un nome simbolico al pari di Barabba, Golgota, Getsemani — tutti i quali furono composti dagli evangelisti oppure dalla Chiesa.
La storia della Tentazione di Gesù rappresenta simbolicamente la prova che ebbe la comunità pur di rimuovere ambizioni di potere e beni esteriori. Procede lungo le linee della storia della tentazione di Zoroastro. Zoroastro disperse i demoni tramite la dichiarazione di un testo dell'Avesta (si veda Mueller: “Sacred Books of the East”: 47, pagina 63).
La guarigione del lebbroso (Marco 1:23-28) derivava forse da una storia simbolica per indicare l'attitudine del gruppo di Gesù verso la Legge ebraica. I primi giudeo-cristiani brandivano la Legge cerimoniale ebraica per tutto il tempo in cui non confliggeva con i principi cristiani di Amore e Libertà, proprio come i cristiani obbedivano allo Stato nella misura in cui dettava semplicemente materie di convenienza. Nella storia di Marco, il cristiano (simboleggiata dalla Chiesa) toccava il lebbroso che era “impuro”. Tuttavia il cristiano lo invia anche al sacerdote per farlo dichiarare puro, quando egli era stato curato. Questo doppio approccio rappresentava come emerse la comunità cristiana al di sopra della legge cerimoniale, tuttavia nella misura in cui poteva, vi obbediva.
Ci sono due tipi di lebbra — con noduli tubercolari, oppure con denegerazione dei nervi. La cura è rara, ma è davvero lenta, e una cura tramite una parola dev'essere considerata altamente improbabile. La storia è simbolica.
Le storie della guarigione degli indemoniati erano realmente storie simboliche dell'opera spirituale di “Cristo” nei e dai cristiani. Essi insegnavano agli uomini e li guadagnavano al Cristo o Ideale Amore Divino.
Dichiarare allegorie le storie dei miracoli non è una cosa nuova. Nel 1729 Thomas Woolston scrisse “Sei Discorsi sui Miracoli del nostro Salvatore”, in cui egli esortava che i miracoli non dovevano prendersi letteralmente, ma allegoricamente o misticamente. Egli fu perseguitato e trovato colpevole di blasfemia contro il cristianesimo, perchè il suo libro “tendeva ad una dissoluzione del governo civile”!
Quanto alla resurrezione dei morti (la figlia di Giairo) si dovrebbe notare che Ireneo (180 E.C.) riferiva che i cristiani gnostici tenevano che “la resurrezione dai morti significa un riconoscimento della verità che è insegnata dai cristiani”. Gli gnostici erano corretti. L'anima sorgeva dai morti: si veda Efesini 2:6; 5:14: “Risorgi dai morti, e Cristo risplenderà su di te”. Le storie di Gesù che cammina sul mare e calma la tempesta sono storie simboliche di come Cristo nella Chiesa potesse superare la preoccupazione e calmare l'ansia. Non diceva il salmo (107) “Egli riduce la tempesta a un mormorio e le sue onde son fatte tacere” ?  La storia di Pietro che dichiara Gesù il Cristo è una storia che esaltava Pietro come il capo della prima comuiìnità. “Marco” era forse composto parzialmente dal partito di Pietro, come “Luca” dal partito di Paolo. Ma quet'ultimo influenzò anche Marco.
La storia della Trasfigurazione rappresenta simbolicamente Cristo come più grande della Legge e dei Profeti, rappresentata da Mosè ed Elia.
Il nutrimento dei 5000 è una storia simbolica di Cristo come il pane della vita, come indica chiaramente Giovanni 6:1-35. La base della storia, quanto alla sua forma, è la leggenda di Eliseo in 2 Re 4:42-44. “venti pani d'orzo e alcune spighe di frumento ... dallo alla gente perché ne mangi ... mangeranno e ne avanzerà”.
Il nutrimento dei 4000 è riconosciuto generalmente come un duplicato di quello dei 5000. Questo implica che 8:19-21 è un dialogo composto dall'evangelista, solo uno di parecchi simili.
La storia di Gesù in groppa all'asino proviene chiaramente da Zaccaria 9:9. “Esulta grandemente figlia di Sion, giubila, figlia di Gerusalemme! Ecco, a te viene il tuo re. Egli è giusto e vittorioso, umile, cavalca un asino, un puledro figlio d'asina”. Matteo arriva al punto di far cavalcare a Gesù due animali, prendendo così letteralmente il poema in prosa delle parole di Zaccaria.
Il racconto della purificazione del Tempio è composto dal salmo 69:9: “Poiché mi divora lo zelo per la tua casa”, che è menzionato in realtà in Giovanni 2:27.
La storia dell'albero di fico (11:12-14, 20-21) è una parabola (si veda Luca 13:6-9) ridetta come un miracolo. Marco 13 contiene antico materiale apocalittico ebraico, e implica anche la distruzione di Gerusalemme nel 70 E.C. (si veda 6:14).
Un'altra versione di Marco 14:3-9 (la donna con l'unguento) è Luca 7:36-50. Esse provengono da una storia simbolica del pentimento dei gentili e della fede in Cristo. I gentili erano chiamati “peccatori”: si veda Galati 2:15.
La storia della Crocifissione utilizza l'antica idea di un dio morente. È composta di materiale proveniente principalmente dall'Antico Testamento. La storia è collocata nei giorni di Pilato e Caifa, perchè fu allora che la prima comunità soffrì persecuzione da parte degli ebrei, e apprese così che il loro Cristo era un Cristo sofferente. La Crocifissione fu scelta come la maniera della morte parzialmente a causa di un passo famoso della Repubblica di Platone 2:361 E (si veda sopra): ma principalmente perchè coloro che rivendicavano di essere il Messia erano stati crocifissi a volte dai romani.
I paralleli tra la storia di Marco e l'Antico Testamento sono davvero numerosi. Sicuramente è impossibile resistere all'idea che il racconto è cristologia, non Storia reale. Questo è confermato quando si ricorda che nessun relatore o discepolo era presente (a) nel Getsemani, quando i discepoli erano addormentati; (b) nella Sala del Giudizio; (c) accanto alla croce, così che le parole ivi attribuite ad un uomo Gesù non possono essere storiche. La storia che Giovanni fu accanto alla croce è davvero tarda, e di nuovo non è che un simbolo di come Giovanni si preoccupò della prima chiesa cristiana ebraica, la Madre del culto di Gesù (Giovanni 20:25-27).
Per la storia di Giuda i passi seguenti sembrano essere stati utilizzati: “Anche l'amico con il quale vivevo in pace, in cui avevo fiducia, e che mangiava il mio pane, si è schierato contro di me” (Salmo 41:9). “Ed essi mi pesarono il mio salario: trenta sicli d'argento. ... Gettalo per il vasaio, (versione siriaca: nel tesoro) questo magnifico prezzo con cui mi hanno valutato! Io presi i trenta sicli d'argento e li gettai nella casa del Signore per il vasaio” (Zaccaria 11:12-13).
In Matteo 27:3-10 entrambi le traduzioni ebraica e siriaca di Zaccaria 11:12-13 vengono utilizzate nella composizione della storia di Gesù. Così è chiara la dipendenza della storia da quella profezia.
Proverbi 27:6 “Chi odia dà abbondanza di baci” potrebbe aver suggerito la storia di Giuda che “baciò molto Gesù” nel Getsemani (Marco 14:45, si veda la nota a margine della R.V.). La storia della Cena del Signore in Marco proviene da 1 Corinzi 11:23-25, che fu scritto prima di Marco. [Originariamente il rito proveniva dal mitraismo.] Lo scrittore di 1 Corinzi 11 aveva la storia proveniente “dal Signore”, ossia, dalla Chiesa (nella quale viveva il Signore): si veda 1 Corinzi 7:10, 25. La frase in 1 Corinzi 11:23 “fu tradito” dovrebbe essere “fu consegnato”. L'idea di un traditore potrebbe essere proveniente da un'errata interpretazione della frase. Poi nell'Antico Testamento vennero trovati passi sui quali si sarebbe potuta costruire una storia attorno ad un traditore. Giuda = Giudaismo, che tradì il suo Messia.
Per la storia del Getsemani potremmo vedere la sua fonte in Isaia 63:2-3: 51:17; “Io sono stato solo a calcare l'uva nel tino, e nessun uomo di fra i popoli è stato con me ... Risvègliati, risvègliati, àlzati, Gerusalemme, che hai bevuto il calice, la coppa di stordimento, e l'hai succhiata sino in fondo!”
Il Getsemani è una parola fabbricata dalla profezia, così da adattarsi al Monte degli Olivi. Il termine “Getsemani” significa “tino degli Olivi”; si veda, “Io sono stato a calcare l'uva nel tino” (Gath). Che il Messia si sarebbe recato al Monte degli Olivi è dichiarato da Zaccaria 14:4.
La storia dei discepoli addormentati è composta dall'insegnamento della Chiesa di Marco 13:36, “Vigilate dunque, perché non giunga all'improvviso, trovandovi addormentati”.
La storia del canto del gallo in 15:68-72 è una confusione da 13:35. Il canto del gallo era un tempo nella notte, vicino l'alba.
La storia del processo di Gesù si basa sul salmo 2 e su Isaia 53:7: “Non aprì la sua bocca” (da qui il silenzio di Gesù: Marco 4:61; 15:4), mentre la flagellazione e lo sputare su di  lui sorgevano da Isaia 1:6: “Io ho presentato il mio dorso a chi mi percoteva ... io non ho nascosto il mio vòlto agli insulti e agli sputi”.
Barabba è una figura inserita non dall'Antico Testamento, ma dalla maniera di condurre la festività ebraica di Purim, che era una continuazione delle “Sacee” babilonesi. Nella festa di Purim un uomo rappresentava Mordecai, e si faceva un'effigie di Aman e questa effigie veniva impiccata sulla forca preparata per Mordecai. Così gli ebrei perpetuavano la storia della liberazione da parte di Ester. Sembra che il compilatore della storia della crocifissione in Marco inserì una scena sulle linee di queste festività religiose, poichè la storia simboleggiava la scelta tra Barabba (figlio del Rabbì, ossia l'ebraismo) o Cristo, il Figlio di Dio. Gli ebrei respinsero il Cristo. Questo era il fatto storico qui simboleggiato.
La storia della Crocifissione ha utilizzato i passi seguenti dall'Antico Testamento: “una folla di malfattori m'ha attorniato; m'hanno forato le mani e i piedi. ... Essi mi guardano e mi osservano: spartiscono fra loro le mie vesti e tirano a sorte la mia tunica” (Salmo 22:16-18); “ed è stato contato fra i malfattori” (Isaia 53:12). Notiamo che due criminali erano detti perciò crocifissi con Gesù. “Eloì, Eloì, lemà sabactàni” (Salmo 22:1). Quelle parole sono attribuite a Gesù. “Mi hanno invece dato fiele per cibo, e per dissetarmi mi hanno dato da bere dell'aceto” (Salmo 69:21; si vedano i versi 8-20). Così anche nel quarto vangelo si elaborano ulteriori passi e storie dipendenti da loro: “non ne spezzerete alcun osso” (Esodo 12:46); “guarderanno a colui che hanno trafitto” (Zaccaria 12:10). Così era detto che Gesù  non ebbe nessun osso infranto, ma il suo fianco fu trafitto!
La storia della sepoltura proviene da Isaia 53:9: “con il ricco fu il suo tumulo”. Giuseppe d'Arimatea era l'uomo ricco.
La storia della resurrezione di Gesù è basata su 1 Corinzi 15 ed è una composizione di quel che “dev'essere stato”, supponendo che il Figlio di Dio fosse un uomo sulla terra. Originariamente la “resurrezione” significava la Vita dello Spirito he esiste attraverso la “morte”, in Dio o nell'uomo, nel macrocosmo o microcosmo. Ma i giudeo-cristiani giunsero a descrivere Gesù come un uomo, e così la sua resurrezione come quella di un corpo (ossa e tutto) dalla tomba!
L'idea della resurrezione proveniva dalle Religioni Misteriche, ma i passi seguenti si utilizzarono in suo supporto: “Prolungherà i suoi giorni” (Isaia 53:9). “Poiché tu non abbandonerai l'anima mia in potere della morte” (salmo 16:10 citato in Atti 2:25-28). 
Era vero, come ricorda Marco 14:21: “Il Figlio dell'uomo se ne va per la strada che la Scrittura ha descritto per lui (traduzione di Moffatt). I ritratti sono così presi in larga misura dall'Antico Testamento.
Il fatto che la storia della Passione è una composizione, non una biografia, è reso più chiaro quando si realizza che il processo avvenne di notte quando non si teneva nessuna riunione del Sinedrio. Non si tenevano riunioni neppure ad un giorno che precedeva un giorno di festa, come la Pasqua. Il tempo scelto è simbolico, poichè Cristo fu considerato l'Agnello ucciso (Isaia 53:7; 1 Corinzi 5:7).
Di nuovo, Pilato nei vangeli è una figura fantoccio. Un uomo che lava le sue mani in pubblico per dichiarare la sua innocenza, che argomenta con la folla, e dice a Gesù “Che cos'è la verità?” non è il crudele procuratore di cui racconta Flavio Giuseppe.
Di nuovo, non c'erano relatori a riportare le parole pronunciate nel Getsemani oppure nella Sala del Giudizio o presso la Croce. L'intera storia è così una composizione artistica, basata sul rifiuto storico del cristianesimo da parte delle autorità ebraiche, una composizione che utilizzava materiale dell'Antico Testamento per i dettagli, e le Religioni Misteriche per la concezione di un dio o signore che muore e risorge.
La Comunità cristiana soffriva nel “morire” al legalismo e nel “risorgere” ad una vita spirituale: e la Via di questa Croce divenne riconosciuta (dopo il 70 E.C.) come la via di Salvezza, un'esperienza di essere crocifissi con Cristo (Galati 2:20; 5:24; 6:14) per il bene umano.

Qui è possibile sintetizzare finora l'origine del cristianesimo. 

(1) La coscienza che i cristiani avevano di Cristo era proprio la loro coscienza di Jahvé, ma percepita come l'Interiore Ideale Morale d'Amore, e non ritenuto come il “santo” o separato Dio Supremo nel cielo, che diede le regole della Legge ebraica. Questo Ideale interiore o Cristo era percepito attraverso il processo di pensiero che era stato perdurante nell'ebraismo ellenistico d'Alessandria e altrove. L'Ideale d'Amore si insegnava nei Testamenti dei Dodici Patriarchi. L'idea che un divino Cristo eterno esisteva già si insegnava nel Libro di Enoc (70 A.E.C.). Filone insegnava che il pervasivo Logos era l'unigenito Figlio di Dio, il Paraclito, e l'Immagine di Dio, l'Uomo Celeste, l'Uomo Primigenio; e Geremia aveva predicato che Dio avrebbe posto la sua Legge nei cuori degli uomini (31:31-34). La sintesi di queste idee produsse il nuovo movimento spirituale (2). Fu al principio all'interno dell'ebraismo, ma presto si realizzò che non avrebbe potuto attenersi alla loro legge cerimoniale. Presto si generò una controversia sul perdono dei peccati, sul digiuno, sul Sabato (Marco 12), sulle regole di pulitura e sugli alimenti “impuri” (Marco 7).
Il Dialogo con Trifone, da parte di Giustino Martire (150 E.C.), mostra che era su questa legge cerimoniale che subentrò il conflitto tra ebraismo e cristianesimo.
L'esito era che il nuovo culto fu formalmente respinto a Gerusalemme dal Sommo Sacerdote. Questo venne ricordato simbolicamente più tardi in Marco 14 e 15 come il rifiuto o crocifissione di “Cristo”.

Arriviamo a Paolo.
Divampò una persecuzione, come approssimativamente ricordata da Atti. Stefano e Giacomo furono uccisi. Paolo sbatteva gli uomini in prigione finché fu convinto che il cristianesimo, non l'ebraismo, era la volontà di Dio. Paolo non sapeva nulla della frase “Cristo crocifisso”. Quella era una successiva interpretazione mistica del significato della sofferenza in tutti coloro che accettavano l'Ideale d'Amore. Paolo rimase un ebreo, ma predicò ai gentili la libertà dalla legge cerimoniale, dichiarando che loro non avevano bisogno di farsi circoncidere. Essi potevano credere in Cristo come la Legge d'Amore senza la legge cerimoniale ebraica relativa a circoncisione, digiuni, alimenti, sacrifici. La prima Chiesa ebraica insisteva che i gentili che arrivavano nella nuova setta dovessero astenersi dalla condivisione di sangue e animali sacrificati o offerti agli idoli, e naturalmente dal vizio sessuale. Questo era un tipo di minimo requisito ebraico per i cristiani (Atti 15:20, 29). Il cristianesimo era così un senso dell'Interiore Ideale d'Amore, esposto successivamente in Matteo 5, come una nuova giustizia più grande di quella delle regole esteriori degli ebrei. Questo Ideale era percepito come il Dio-Salvatore nella Comunità, che era il Dio Veniente, ma anche allora Egli stava insegnando il cristianesimo. Cristo era “nel loro mezzo”, dovunque si riunissero assieme due o tre per pregare e aiutarsi a vicenda (Luca 17:21; Matteo 18:20). Gli ebrei volevano attenersi all'intera legge. Rimuoverla per i gentili era davvero odioso. Introdurre un genere di secondo dio o signore divino equivaleva a scalfire l'unità di Dio (la cardinale dottrina ebraica ora come allora). Essi non potevano afferrare un Dio complesso, un Dio di piani di vita, come lo afferra lo spirito moderno, per quanto in maniera inadeguata. Essi amavano Dio come una semplice unità, in una maniera deistica: proprio come gli scrittori delle Upanishad amavano una semplice unità in una maniera panteistica senza differenze o distinzioni all'interno del loro Dio (Brahma).
(3) Raggiungiamo le cosiddette epistole “paoline”. Prima del 70 E.C. i primi cristiani non predicavano che fosse vissuto un uomo Gesù. Essi non parlavano del Cristo crocifisso e risorto. Quando successivamente la Chiesa meditò sulle storie di Cristo collezionate dall'Antico Testamento, e sul rifiuto di Cristo (nella Chiesa) da parte degli ebrei, essi arrivarono a parlare di Cristo come un uomo divino, o “in apparenza simile ad un uomo”, che “morì e risorse”. Era inevitabile, dal momento che l'Ideale d'Amore era chiamato Cristo, che questo Cristo dovesse venire ad essere considerato come un uomo, poichè l'Antico Testamento si era pronunciato così del Messia. Così Geremia 23:5-6 diceva: “Ecco, verranno giorni — dice il Signore — nei quali susciterò a Davide un germoglio giusto, che regnerà da vero re” (si veda Isaia 11:1; 9:6). L'idea di questo Cristo-Logos come morente e risorgente proveniva dalle Religioni Misteriche (1 Corinzi 2:1-2) Era dopo il 70 E.C. che il Nuovo Testamento (a parte le “sezioni-Noi” negli Atti) cominciarono ad essere scritte. La seconda fase della religione era cominciata, la fase in qui il primo afflato della fede operante mediante amore era passato. Ora l'intelletto cominciò a descrivere ciò che era accaduto, e a descriverlo spesso in maniera non-spirituale, ossia, come le parole e gli atti di un ebreo Gesù. Tuttavia era tutta dottrina — si veda Filippesi 2:1-10; 1 Corinzi 8:6 — cristologia, riguardo a come “deve essere stato”. Era dal principio una cristologia docetica. Ora la Chiesa percepiva che il rigetto del Cristo (nella prima Chiesa) significava che coloro che prendevano l'Ideale d'Amore facevano così mediante una “morte” al peccato, e al legalismo che sostiene il peccato. Essi così morivano e risorgevano di nuovo. Questo è un principio cosmico (Galati 6:14), la “Via crucis”, la Via sempre intrapresa dalla vita spirituale. Coloro che primma spiegarono il cristianesimo, cioè, i membri della Scuola paolina, interpretarono Isaia 53, e i salmi 22 e 69 come passi “messianici”.
(4) Una “vita” di Cristo sulla terra cominciò, e portò al vangelo di Marco (paolino), che fu utilizzato dagli altri successivi ignoti evangelisti. “Cristo crocifisso e risorto” è la legge della vita spirituale condivisa da cristiani, che sono così “crocifissi con Cristo”, ed “elevati a luoghi celesti con Cristo”, sebbene ancora viventi sulla terra.
Il cristiano entra, mediante la croce, in una nuova sfera di Esistenza, un nuovo ordine di fatti (Efesini 3:9), un nuovo piano nella coscienza di Dio. Questo era così, prima del 70 E.C., ma non venne descritto, come una condivisione di una “croce”, fino a dopo quella crisi nella storia ebraica. Nei dettagli la storia marciana della croce proviene dall'Antico Testamento, e offre un nuovo periodo nel cristianesimo. “Il Figlio dell'Uomo va per la strada che la Scrittura ha descritto per lui” (Marco 14:21). Elenchi di questi passi messianici furono preparati, come è chiaro, da Luca 24:26-27, 46; Atti 4:25-26; 8:32-33; 26:22; Romani 16:26. La storia della croce era data, mentre i dettagli erano ricavati da Isaia 53, i salmi 22 e 69, Zaccaria 9:9 ecc. (Si veda Atti 8:32-33; 1 Pietro 2:22-24; si veda 1 Corinzi 15:3-4; Giovanni 20:9, che mostrano che Isaia 53 fu utilizzato così).
La via di salvezza ora era chiamata una “morte al peccato” e al legalismo che sosteneva il peccato, e una resurrezione alla vita spirituale della “fede operante per amore”. Questo costituiva un ingresso ad una nuova sfera, vinta mediante una crocifissione di sé o una condivisione della “croce” di Cristo (Galati 6:14; 5:24; Romani 6:4; 7:4-6).
Il Cristo era questa Via, Verità, Vita considerata come una seconda persona in Dio, e “che riempie l'universo” (Efesini 1:23; Colossesi 1:15-17). L'ebreo e il gentile potevano entrambi entrare in questa nuova sfera del regno d'Amore (Efesini 2:13-16), poichè tutti potevano morire con Cristo, o in Cristo, e vivere fin d'ora nel cielo con Lui.

Nessun commento: