sabato 10 marzo 2018

Marcione (di Georges Ory) — La tattica della Chiesa

(séguita da qui)


La tattica della Chiesa:


Ciò che va ricordato prima di tutto è che San Paolo, il primo degli scrittori cristiani, parlava solo di un vangelo; questo vangelo unico gli era stato rivelato ed egli lo predicò. Forse in origine si trattava di una tradizione non scritta; in ogni caso, venne il momento in cui fu reso noto e fissato per iscritto. Esso era alla base dell'insegnamento di discepoli come Valentino, Basilide, Cerdone, Marcione i quali avrebbero posseduto il manoscritto prima dell'anno 140. Ma cos'è che rappresenta per Paolo la parola “vangelo”? La Buona Novella della Salvezza? Un mistero rivelato? L'insegnamento di Cristo? Questo vangelo fu scritto nelle comunità paoline del Vicino Oriente, tra cui Sinope sul Mar Nero? Non è impossibile.

Dopo la diffusione dell'Evangelion a Roma intorno al 140, apparvero quattro altri vangeli  che la Chiesa presentò come le sole verità, nonostante le gravi contraddizioni che presentavano, da un lato, tra di loro, dall'altro, all'interno di ciascuno dei loro testi.

Perché molti vangeli quando in origine c'era solo uno che era sufficiente per i cristiani di Paolo? Perché si erano formate molte sette o comunità che non comprendevano il vangelo nella stessa maniera e lo avevano modificato per adattarlo alle proprie concezioni particolari. Quando quelle comunità furono raccolte sotto la direzione della sola Chiesa romana, questa divenne un organo centralizzatore, ma non poteva sopprimere o ammettere i numerosi vangeli allora esistenti, vale a dire più di venti senza contare una dozzina di Atti. Non riuscendo a prendere tutti, ne scelse quattro, armonizzandoli il più possibile e posizionandoli nel suo “canone” lasciando ogni altro al di fuori del Nuovo Testamento e considerando apocrifi quelli altri scritti.

L'operazione non avvenne prima della seconda metà del secondo secolo perché, secondo l'osservazione di un teologo contemporaneo (R.P. Léon Dufour, The Gospels and the History of Jesus, 1963, pag. 62) “prima del 150, i quattro vangeli, come scrittori, sembrano essere ignorati dagli autori anteriori a San Giustino”. Così si costituì il corpus ortodosso che tendeva a rifiutare come eretici gli altri scritti, anche se erano precedenti. Ma, ci si chiede, perché la Chiesa desiderò mantenere quattro vangeli piuttosto che due, tre o cinque? Perché lei dovette combattere principalmente contro quattro “eresie” che minacciarono seriamente il suo proprio dogma. Il vangelo originale — unico — doveva essere rielaborato e poi riportato in quattro diverse forme ai suoi lettori — come un cavallo di Troia — per seminare confusione e disordine tra di loro e portarli nel seno di Roma.

Siamo molto ben informati a proposito di questo dallo stesso Ireneo. Egli dichiara (Contro le eresie 3, 11, 8) che ci sono quattro eresie principali: l'eresia ebionita, l'eresia di Marcione, l'eresia di Cerinto e l'eresia valentiniana. A quei presunti errori egli oppone “prima il vangelo di Matteo, poi il vangelo di Luca, poi il vangelo di Marco, infine il vangelo di Giovanni”.

Ireneo ci dice in sostanza: “La dottrina dei vangeli è così ferma che gli eretici stessi recano loro testimonianza, e ogni eresia pone la sua dottrina sotto il loro patrocinio. Gli ebioniti, infatti, che utilizzano solo il vangelo di Matteo, sono convinti da Matteo del loro errore sul Signore. Marcione che mutila il vangelo di Luca è accusato del crimine di blasfemia contro il dio unico dai testi che egli conserva. Coloro che separano Gesù da Cristo (Cerinto) e che hanno il Vangelo di Marco potranno essere corretti da questo vangelo se lo leggono con l'amore della verità. Coloro che seguono  Valentino stanno usando con fiducia il vangelo di Giovanni e questo vangelo stesso rivela il loro errore. poiché quelli che contraddicono di noi ci testimoniano e usano questi vangeli, la dimostrazione che insediamo contro di loro è solida e vera”.

Quelle affermazioni sono rivelatrici. Giammai gli eretici, chiunque siano, potrebbero essere stati convertiti ad una dottrina diversa dalle loro, dal vangelo familiare che essi detenevano dai loro maestri, che essi leggevano e commentavano spesso. Perché fosse così era necessario sostituire ai loro scritti gnostici vangeli del tutto diversi falsificati dagli scribi giudeo-cristiani, dopo aver fatto scomparire i testi primitivi. Questa conversione, più o meno riuscita a seconda delle regioni, dovette richiedere un certo tempo, quasi un secolo, ed ebbe la conseguenza di creare e fissare definitivamente un giudeo-cristianesimo in opposizione al cristianesimo anti-ebraico di Paolo e Marcione.

Ireneo rivolgendosi agli “eretici” dichiarò loro: “Noi vi combattiamo con i quattro vangeli, come dichiarò a Marcione (che morì molto tempo prima) “è con le lettere di Paolo che ti combattiamo”.


Tradotte nel linguaggio moderno, quelle rivelazioni, ingenue sebbene trionfanti, ci permettono di supporre che — al fine di contraddire gli eretici con i loro stessi scritti — essi li falsificarono, non senza prima aver perso di vista il vangelo di Paolo e Marcione.

Apprendiamo da Ireneo (Contro le eresie, 3:3 e 2:2) che il vangelo fu predicato prima che fosse scritto, che gli apostoli dovettero iniziare la loro predicazione solo dopo essere stati incaricati di questa missione e autorità dallo Santo Spirito, cioè dopo la resurrezione di Cristo, e non da parte dello stesso Gesù nella sua vita, che gli apostoli non parlano del mistero nascosto a cui San Paolo fa molte allusioni (specialmente in Romani 16:25, 1 Corinzi 2:7 , Efesini 3:3-10, Colossesi 1:26, 2:2-3) e su cui i nostri vangeli non sono infine informati, che essi furono accusati di contaminare l'insegnamento di Cristo con storie della Bibbia ebraica. Tutto questo è molto importante.

Il vangelo opposto all'Evangelion fu posto sotto il nome di Luca oppure, questo Luca confessa dall'inizio del suo vangelo che egli decise di comporre a sua volta, dopo molti altri autori, una presentazione su  ‟gli eventi che sono successi tra di noi”. Siamo anche informati della natura posteriore e indiretta della narrazione, che risponde alla necessità di presentare in modo continuo eventi che fino ad allora erano raccontati in un ordine sparso e non avevano alcuna connessione tra loro.

Origene riferisce (Contra Celsum, 2:27), che i cristiani hanno derivato il vangelo nelle sue quattro forme da un primo racconto,  il che equivale a dire che essi hanno alterato questo primo vangelo scritto.

Le Omelie Clementine ci forniscono indirettamente informazioni preziose  su di esso (2:17): ‟Prima deve venire un falso vangelo (quello di Paolo) predicato da un impostore e solo poi, dopo la distruzione del luogo sacro, il vero vangelo (quello di Pietro) deve essere segretamente inviato negli altri paesi per rimediare alle eresie che vi sopraggiungeranno”. Siamo noi a sottolineare certe espressioni della citazione. Apprendiamo pure quello che sapevamo già, ma la conferma è importante, che il primo vangelo in ordine di tempo è quello di Paolo e che esso fu  corretto solo dopo l'anno 70 o addirittura l'anno 135. La parola ‟segretamente” suggerisce che le alterazioni del testo originale rimasero sconosciute per lungo tempo (per spiegare che esse sono più antiche di quanto pensiamo) e che furono designate a confutare eresie che non erano ancora dichiarate come tali; in realtà abbiamo qui la confessione della natura posteriore della trasformazione recata al  vangelo primitivo da parte dei giudeo-cristiani.

Oscar Cullmann (in Le Problème du roman pseudo-Clémentin, 89) mostra che, secondo i Riconoscimenti Clementini e le Omelie, Paolo venne prima di Pietro e l'anti-Cristo (ante-cristo?) prima di Cristo, che ci autorizza a collocare il cristianesimo dei vangeli ben oltre quello di Paolo e di Marcione.

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