martedì 6 marzo 2018

Marcione (di Georges Ory) — La religione di Marcione

(séguita da qui)


La religione di Marcione:

Marcione professò le seguenti opinioni:

1. Il creatore del mondo è un dio inferiore che dev'essere distinto dal dio supremo.

a) Il dio supremo, il dio buono e il dio dell'amore, rimase nascosto dal Creatore finché non si rivelò in Cristo e attraverso Cristo. Fino ad allora, egli era il dio ignoto o straniero. Egli non dirige il mondo materiale; la sua salvezza si applica alla vita eterna, non al suo corpo fisico.

Non è un giudice che punisce ma un dio misericordioso. (Questo supremo dio di Marcione, nascosto fino alla sua rivelazione in Cristo, è anche attribuito da Ireneo ai Marcosiani e a Cerinto, si tratta di una concezione orientale, non della letteratura classica e neppure di Filone.)

Egli si trova fuori dal nostro imperfetto universo, ma ciò non gli impedisce di guarire gli uomini e ricordare loro che c'è un “oltre” da dove provengono le loro anime.

Tertulliano ha torto ad obiettare che questo dio straniero avrebbe potuto intervenire prima perché questo argomento si può capovolgere e si può applicare ugualmente al suo Gesù Cristo il quale — qualunque cosa egli possa dire — non fu predetto dai profeti.

b) Il dio creatore non è buono; è un giudice. Egli dirige il mondo materiale; le sue promesse sono valide solo per questo mondo e per gli ebrei. Il suo giudizio si applica solo agli ebrei. Se Marcione chiamò veramente questo dio un dio giusto, allora egli lo considerava malvagio, perché credeva che la sua giustizia fosse tutta umana e contraria alla legge dell'amore e del perdono del buon dio.

2. Al pari del suo maestro San Paolo, Marcione affermò un contrasto fondamentale tra la Legge e la Grazia, cioè, tra le dottrine dei due dèi. Ai suoi occhi, due princìpi operavano nell'universo; quello della legge, l'organizzatore del mondo e della natura umana, che impone i suoi doveri senza fornire sempre i mezzi — e un altro principio, superiore al primo, la grazia o amore salvifico; è collocandosi al di sotto dell'autorità di questo secondo principio che l'uomo sfugge alla schiavitù del primo. Questo dualismo si originò in Iran. Poco prima di Marcione, Plutarco credeva nell'esistenza nell'universo di un'anima buona e di un'anima cattiva;  egli si richiamava a Platone. Nel terzo secolo, questa concezione sarà quella dei manichei.

3. La Bibbia ebraica, il Libro del Dio Creatore, dev'essere ripudiata. La profezia biblica non mira a ciò che è compiuto da Cristo; è necessario prendere gli scritti ebraici nel loro senso letterale e sapere che non furono considerati come autorità da Cristo e da San Paolo; non annunciano né il Salvatore e neppure gli Apostoli.

L'opera di Marcione sarebbe stata pertanto impossibile se, nel suo tempo, fosse stata attiva in larghe cerchie una tradizione di profezie cristiane e scritti ebraici e dei dodici apostoli. Abbiamo la testimonianza che il cristianesimo del tempo non si basava sulla tradizione dei dodici apostoli né sulle profezie ebraiche.

4. Il dio creatore non è il padre di Cristo; egli è figlio del Dio buono in senso modalista, cioè non è diverso dal Padre, perfino se è considerato suo figlio. Cristo è un modo di manifestazione di Dio in questo mondo, l'unico modo, è la rivelazione stessa di Dio.

Marcione chiamò Cristo “spirito salvatore” (spiritus salutaris). E Tertulliano non è obiettivo quando afferma che Marcione separò Cristo da Dio; per Marcione, Gesù è il buon Dio sotto un'apparenza umana e il Dio buono è Gesù spogliato del suo pseudonimo e ritornato al suo stato originario.

Fu un errore credere che Cristo nacque da donna e che abbia veramente indossato un corpo peccaminoso fatto di carne e di sangue; questi sono elementi terrestri che un dio non avrebbe assunto, a maggior ragione perché si poteva attribuirgli un'apparenza umana con altri mezzi. Questa dottrina, detta docetismo, non era peculiare a Marcione, ed era molto diffusa.

5. Non c'è nessuna liberazione dalla carne, ma una liberazione spirituale dal mondo e dal suo creatore. Tertulliano (La resurrezione della carne) pretende che il dualismo di Marcione provenisse dalla sua concezione della carne ritenuta da lui indegna di redenzione; egli aveva bisogno di un dio che salvasse lo spirito, una parte essenziale dell'uomo. Per Marcione, la resurrezione della carne, lungi dall'essere una redenzione, sarebbe stata la continuazione del male, della vita “materiale”, una nuova creazione del demiurgo; perciò non poteva esserci una resurrezione dei corpi.

6. La rivelazione di Cristo né completa e  né compie l'ebraismo, lo sopprime; non ha alcun punto in comune con esso. Il canone di Marcione si oppone alla Bibbia ebraica; esso comprendeva l'Evangelion, l'Apostolikon (una collezione di dieci lettere di Paolo) e le Antitesi. Fu la distinzione che egli fece tra “false” e “vere” scritture che forzarono  la Chiesa ad adottare nuove “scritture” al posto delle “vecchie”. Secondo Marcione, Cristo rivelò il contrasto tra la Legge e il Vangelo; egli abrogò la Legge di Mosè; liberò l'uomo dal potere del mondo e del Creatore; lo rese figlio di un nuovo dio “straniero” che prescriveva la legge dell'amore.

7. All'ultimo giorno, Cristo non giudicherà gli uomini, ma separerà quelli che adoravano il Creatore da coloro che chiedevano la redenzione dal Dio buono. In quel momento, il dio creatore scomparirà col mondo da lui creato, non essendo questo dio veramente divino ed eterno. Alla fine degli eoni regna solo il dio supremo. Per Marcione, il Messia ebreo che doveva venire in seguito era l'anti-cristo.

8. L'unico vero apostolo a cui Cristo affidò il suo vangelo è Paolo. Egli gli rivelò che la salvezza era ottenuta per fede e non per le opere della Legge. Sfortunatamente, giunsero falsi apostoli ad ingannare la Chiesa tradendo la dottrina di Cristo. Per i marcioniti (Origene, Commento al Vangelo di Luca, Omelia 25) Paolo era assiso alla destra di Dio e Marcione alla sua sinistra.

Questi sono i punti principali della dottrina di Marcione, ma, grazie alle polemiche che provocò, emersero altri dettagli importanti.

Così, all'incirca nel 208, Tertulliano scrive: “Marcione stabilì che uno è il Cristo che fu rivelato nell’età di Tiberio per la salvezza di tutte le genti da un dio un tempo ignoto, un altro quello che fu destinato dal Dio Creatore per la ricostituzione del giudaismo, e che dovrà venire in un certo momento, e tra questi due Cristi c'è tanta differenza quanta ve n'è tra la Legge e il Vangelo, l'ebraismo e il cristianesimo”.

Di quei due Cristi, Paolo stesso ne parlò: “Se uno viene a predicarvi un altro Gesù, diverso da quello che abbiamo predicato noi, o se si tratta di ricevere uno spirito diverso da quello che avete ricevuto ...” (2 Corinzi 11:4) ed egli lancia l'“anatema contro qualcuno che vi annuncia un vangelo diverso” (Galati 1:6-9).

Questa scoperta ci sembra molto importante perché stabilisce che ci fu una confusione tra quei due Cristi e che i tratti dell'inviato celeste di Marcione non riguardano il messia umano degli ebrei. Questa confusione si diffonde, come vedremo, in tutto il vangelo di Marcione-Luca e anche in altri vangeli. Non è senza ragione che i marcioniti accusarono gli apostoli giudeo-cristiani di aver "confuso insieme le parole del Signore e quelle della Legge (Ireneo, Contro le eresie 3:2, 2).

Tuttavia, Tertulliano riconobbe: “Dobbiamo seguire, quindi, la chiave della nostra discussione, incontrando ogni sforzo dei nostri avversari con reciproco vigore. Io dico che il mio Vangelo è quello vero, Marcione dice che lo è il suo; io affermo che quello di Marcione è adulterato, Marcione lo afferma del mio. Chi potrà dar ragione all’uno o all’altro, se non il calcolo del tempo, che attribuisce l’autorità a quello che sarà trovato più antico, e predetermina che la corruzione si trova in quella cosa che sarà dimostrata essere più recente?” (Contra Marcionem, 4:4).

Il tempo aveva già fatto la sua parte all'epoca di Tertulliano poiché egli scrisse più di sessant'anni dopo la pubblicazione da parte di Marcione delle epistole e del vangelo di Paolo. 

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