sabato 6 gennaio 2018

Appendice BGesù Era Noto agli Ebrei?

(Questo è l'epilogo della traduzione italiana di un libro del miticista Louis Gordon Rylands, «The Evolution of Christianity». Per leggere il testo precedente, segui questo link)



INDICE

Prefazione
I — Introduzione
II — Misticismo Ebraico
III — Antico Sviluppo Gnostico
IV —  Altre Sette Ebraiche
V — L'Evoluzione dell'Idea Messianica
VI — Gesù
VII — Il Culto di Gesù
VIII — La Fusione delle Idee di Logos, Messia, e Dio-Salvatore
IX — Le Epistole Paoline
X — Certi Dettagli del Mito
XI — I Vangeli
XII — Conclusione
APPENDICE A — Sulle Date dei Libri Profetici
APPENDICE B — Gesù Era Noto agli Ebrei?




APPENDICE B

GESÙ ERA NOTO AGLI EBREI?

Se Gesù fosse vissuto, se avesse disputato con gli scribi e i farisei, e fosse stato messo a morte dopo il verdetto del Sinedrio, i rabbini avrebbero certamente avuto una conoscenza indipendente di lui e ci sarebbe stato qualche riferimento nel Talmud. L'assenza totale di questo riferimento sarebbe una prova conclusiva che egli non era esistito. Ora, è ammesso da critici conservatori che il Talmud non possiede nessuna conoscenza di lui indipendente dai vangeli. La critica storica non esisteva tra i rabbini ebraici; le loro menti erano interamente occupate con lo studio della Legge e con l'interpretazione dell'Antico Testamento. Quando divennero familiari col vangelo, non accadde loro di disputare su basi critiche i fatti principali ivi ricordati. Senza dubbio la distruzione di  Gerusalemme e la strage e la dispersione dei suoi precedenti abitanti posero qualche difficoltà al tentativo di un'inchiesta se avessero deciso di farne una. Il fatto, infatti, rimane che essi accettarono l'esistenza di Gesù sull'autorità del vangelo, ma i pochi antichi riferimenti a Gesù nel Talmud sono di una natura tale da dimostrare che i rabbini non avevano per nulla alcuna conoscenza indipendente di lui. Nel secondo secolo, tuttavia, alcuni dei rabbini apparentemente cominciarono a porsi la domanda: chi era questo Gesù? Alla ricerca dei loro documenti trovarono alcuni uomini con quel nome coi quali identificarono il Gesù evangelico in modo piuttosto confuso, poiché alcuni rabbini pensavano che egli fosse uno e altri un altro. Il fatto che nessuno di quelli uomini chiamati Gesù visse nel primo quarto del primo secolo prova che i rabbini non avrebbero potuto trovare tra loro alcuna traccia o tradizione dell'esistenza del Gesù evangelico. Un Gesù col quale hanno identificato il Gesù evangelico fu un Gesù ben Pandera, ucciso circa 100 anni A.E.C.; un altro fu un rabbino, Giosuè ben Perachia, che visse da qualche parte all'incirca dello stesso tempo; un terzo fu un Gesù ben Stada, la cui data è incerta, ma che potrebbe esser vissuto nel secondo secolo E.C.. Possiamo dunque dire con fiducia che i rabbini ebrei non possedevano alcuna testimonianza o tradizione del Gesù evangelico.
È stato tuttavia sostenuto che se Gesù non esistette realmente alcuni ebrei avrebbero sicuramente negato la sua esistenza. Bene, c'è una prova che alcuni di loro lo hanno fatto. Il signor Robertson, nella
Literary Guide del mese di aprile 1926, sottolineò che questa prova è contenuta nell'epistola di Ignazio ai Filadelfiani. E la prova non è influenzata dall'autenticità o meno del passo, che recita:“Io ho ascoltato alcuni che dicevano: se non trovo (una certa cosa) negli archivi, nel vangelo io non credo. Io risposi loro che sta scritto (nell'Antico Testamento), ed essi di rimando: “questo è da provare”. Ma per me gli archivi sono Gesù Cristo, la Sua croce, la Sua morte, la Sua resurrezione e la fede che viene da Lui”.
Il significato di questo è che quando si domandò ad Ignazio una dimostrazione della storia evangelica, egli poteva solo rimandare l'opponente all'Antico Testamento. Quest'ultimo, naturalmente, non considerava le dichiarazioni dell'Antico Testamento una dimostrazione di eventi che avrebbero dovuto accadere in seguito. Perciò Ignazio non poteva fare altro che ridicolizzare la domanda, proprio alla maniera dei teologi moderni. Naturalmente, gli opponenti a cui lo scrittore si riferisce nel passo citato non devono essere stati ebrei, ma le prove dimostrano che anche nel secondo secolo ci furono negatori della storicità di Gesù. C'è tuttavia una prova che la negazione fu fatta da ebrei. Poiché Giustino, nel suo Dialogo con Trifone, pone in bocca all'ebreo Trifone, tutti gli argomenti che gli ebrei erano abituati a portare contro la verità delle affermazioni cristiane, allo scopo di confutarle. E a Trifone in questo Dialogo si fa dire: “Seguite una vuota diceria e vi fate un Cristo per voi”. “Se è nato e vissuto da qualche parte, è completamente sconosciuto.” Gli ebrei, perciò, nel secondo secolo misero in dubbio l'esistenza di Gesù. Origene, inoltre, nel suo libro contro Celso, cita quest'ultimo mentre dice: “Neanche nell'inventare le vostre false storielle voi avete saputo ammantarle di verosimiglianza”.
I cristiani, naturalmente, non si sarebbero presi alcun disturbo nel conservare scritti polemici diretti contro di loro; al contrario, li distrussero ogni volta che potevano. Perciò c'è solo da aspettarsi che molto poco di quella natura sarebbe sopravvissuto fino ad oggi. Tuttavia, abbiamo prove sufficienti per dimostrare che tra i rabbini ebrei del secondo secolo non esisteva alcun ricordo o tradizione del Gesù evangelico e che la sua esistenza fu in realtà negata da ebrei e da altri; per non parlare dei doceti, i quali negavano la sua esistenza come uomo in carne e ossa — in altre parole, come un personaggio storico.

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