venerdì 12 gennaio 2018

Sull'Antica Storia del Dio Gesù Prefazione


Il Dio di Coincidenza

Può qualcuno negare che

Una cosa dopo l'altra

In sequenza e logica

Mai vista prima

Non può essere che la

Interferenza di un Dio

Determinata a provare che

Ognuno che pretende

Di conoscere ora

Una cospirazione è

Demente?


(Kent Murphy)


L'Argomento del Silenzio

È una teoria e prassi anticristiana

Il modo in cui io sollevo questa domanda

Doloroso ma sincero istinto dell'Amore

Chiedere come mai

A distanza di così poco tempo dall'Evento Resurrezione

Paolo l'Apostolo non abbia mai menzionato

Neppure una volta

Un solo dettaglio terreno

Della vita di colui che egli amò

Il presunto amore per un oscuro mortale celato nel suo spirito come un feto

In un ventre

Non esiste se quel mortale non è da lui ricordato

Come il feto va abortito se non è da lei desiderato

È senza dio; io sono senza dio

Glorificare un bastardo profeta ebreo che non è mai esistito

È consuetudine

Mandare a fanculo l'idea stessa del profeta ebreo

(G. Ferri)

Che cosa se la crocifissione fosse un antico rituale praticato presso qualche antica setta marginale ebraica? Questa è la tesi di un miticista francese, Edouard Dujardin, esposta in The Ancient History of the God Jesus. Secondo lui, il Gesù di Paolo non fu crocifisso nei cieli inferiori sublunari, nella regione dell'“aria” tra la Terra e la Luna, ma sulla Terra, in tempi recenti.
L'ultima esecuzione del rituale della crocifissione fu proprio quella che innescò il movimento propriamente cristiano, per via delle allucinazioni di massa che accompagnarono accidentalmente quell'evento. Così l'uomo sulla croce fu solo un attore in quel sacro rituale. Non fu lui la vera causa dell'origine del cristianesimo ma il rituale da lui eseguito, in quei primi giorni della nostra era. Come insiste Dujardin,  “Il rito precede il mito” (ibid., pag. 24). Sempre.

Ciò che non mi convince della tesi di Dujardin è la mia naturale riluttanza a collocare sulla terra la crocifissione del Figlio come immaginata da Paolo e dai primi cristiani.

Perfino il folle apologeta cristiano Atanasio doveva convincere  sé stesso — proprio lui, un folle apologeta cristiano! — che la crocifissione di Gesù si svolse nell'“aria”. Con quelle parole:
Così per le obiezioni di coloro che sono al di fuori della Chiesa. Ma se qualche cristiano onesto vuole sapere perché ha Egli sofferto la morte sulla croce e non in qualche altro modo, noi rispondiamo così: in nessun altro modo era di utilità per noi, anzi il Signore ha offerto per noi l'unica morte che era sommamente buona. Era venuto per sopportare la maledizione che ci stava addosso; e in che modo Lui poteva "diventare una maledizione" (Gal. 3,13) se non accettando la morte maledetta? E quella morte è la croce, perché è scritto "Maledetto chiunque pende da un albero". (Galati 3. 13.) E ancora, la morte del Signore è il riscatto di tutti, e con essa " il muro di separazione che era frammezzo" (Efesini 2. 14) viene abbattuto e avviene la chiamata dei Gentili. Come avrebbe Lui potuto chiamarci se non fosse stato crocifisso, perché è solo sulla croce che un uomo muore con le braccia tese? Qui, ancora una volta, vediamo l'adeguatezza della Sua morte e di quelle braccia tese: era che Egli potesse attirare il Suo antico popolo con l'una, ed i Gentili con le altre, ed unire entrambi insieme in Se Stesso. Egli predisse perfino il modo della sua morte redentrice, "Io, se sarò innalzato, attirerò tutti gli uomini a Me Stesso." (Giovanni 7. 32) L’aria è la sfera del diavolo, il nemico della nostra razza che, essendo caduto dal cielo, si sforza, con gli altri spiriti maligni che condividono la sua disobbedienza, sia a tenere le anime lontane dalla verità, sia ad ostacolare il progredire di coloro che cercano di seguirla. L'apostolo si riferisce a questo quando dice: "Secondo il principe del potere dell'aria, dello spirito che ora opera nei figli della disobbedienza". (Efesini 2, 2) Ma il Signore venne per rovesciare il diavolo e purificare l'aria e fare "una via" per noi fino al cielo, come dice l'apostolo, "attraverso il velo, cioè la Sua carne." (Ebrei 10, 20) Questo doveva essere fatto attraverso la morte, e con quale altro tipo di morte poteva essere fatto, se non con una morte nell'aria, cioè sulla croce? Qui, di nuovo, vedete come era giusto e naturale che il Signore soffrisse così; essendo così "innalzato", ha purificato l'aria da tutte le influenze malvagie del nemico. "Vidi Satana come un fulmine che cade" (Luca 10, 18) Egli dice; e così riaprì la via per il cielo, dicendo ancora: "Innalzate le vostre porte, o principi, e siate innalzate, o porte eterne". (Salmo 24. 7) Perché non era la Parola stessa che aveva bisogno di un'apertura delle porte, essendo Lui il Signore di tutti, e nessuna delle sue opere era chiusa al suo Creatore. No, eravamo noi che ne avevamo bisogno, noi, che Lui stesso aveva innalzato nel Suo stesso corpo — quel corpo che Lui prima offrì alla morte per conto di tutti, e poi attraverso di esso costruì una via per il paradiso. (De Incarnatione, 25)

Avrei pensato, se non fossi stato a conoscenza del miglior caso miticista, che frasi del genere da parte di un folle apologeta cristiano come Atanasio fossero solo demente propaganda. Ora invece so che la coincidenza è troppo impossibile per essere veramente tale, che le parole di un folle apologeta cristiano di inizio III secolo suonino così vicine a descrivere quello che era il mito originario cristiano secondo i migliori miticisti viventi.

Perché oramai è evidente che diverse persone, in diversi tempi, giungono indipendentemente alla stessa conclusione, che l'essere che Paolo l'apostolo vedeva aleggiare attorno a sè, in mezzo agli apostoli e “a più di 500 fratelli”, era qualcosa che nessuno tranne Paolo e i primi apostoli del Cristo erano in grado di vedere, la vera fonte spirituale di tutto il cristianesimo primitivo.

L'arcangelo celeste Gesù in persona.

E vederlo significava assistere all'apparizione di un arcangelo incarnato in un fantasma di straordinaria bellezza, non in un corpo effettivo di carne e ossa — come recita il pre-paolino inno ai Filippesi — ma nella visione di un corpo, alto e possente, un essere che si beava dell'estasi che riversava in coloro che potevano, loro soli, guardarlo.

Si beava perfino dei tormenti personali di Paolo l'apostolo, che trattava come un giocattolo irridendolo e confondendolo con le sue continue apparizioni e sparizioni, passando da squarci aperti nel tessuto della notte nel regno invisibile che stava dall'altra parte e tornando solo per tirare ancora i fili della sua marionetta umana e imporre la sua volontà.

Era stata quest'entità arcangelica, questo dio dei luoghi oscuri dell'anima, a far ordinare a Paolo di abbandonare la legge ebraica, per poi svanire di nuovo come se non gli importasse di nient'altro.

Il pagano Sallustio, parlando della morte del dio che muore e risorge Attis, precisò che “queste cose non avvennero mai, ma sono sempre: l'intelligenza le vede tutte assieme in un istante, la parola le percorre e le espone in successione” (Sugli dèi e il mondo, 9). Non c'è nessuna ragione per non ritenere che anche Paolo pensasse in termini simili della crocifissione del suo mitologico
“Cristo Gesù”.

ANTICA STORIA DEL DIO GESÙ

Di 
EDOUARD DUJARDIN

PREFAZIONE

Entro il limite di questo breve lavoro io ho cercato di presentare al mondo di lingua inglese un resoconto conciso delle conclusioni principali dell'eminente studioso francese Edouard Dujardin — costituito dalle sue opere recenti
Le Dieu Jésus e La Première Génértion Chrétienne, on destin revolutionaire [1] — sui problemi delle origini cristiane. In quelle opere egli dimostra chiaramente che Gesù fu il dio di una religione misterica preistorica della Palestina che emerse ai margini del culto nazionale ebraico che aveva tentato di sopprimerlo, nella stessa maniera in cui riapparvero altre religioni misteriche locali dell'antichità, dopo lunghi periodi di oscurità, accanto alle religioni nazionali di Egitto, Grecia, Persia e altre regioni.
L'importanza delle sue ricerche giustifica ampiamente questa introduzione ad un pubblico più vasto dei risultati generali del suo studio e ricerca della durata di una vita.
I lettori sono riportati alle opere originali citate sopra per una dichiarazione più dettagliata delle sue opinioni e delle prove e argomenti addotti a sostegno, e anche per la sua opinione sul problema delle epistole paoline pubblicate nella sua opera ulteriore
Grandeur et Décadence de la critique, dal momento che è sulle porzioni degli scritti paolini che il signor Dujardin accetta come autentiche che egli basa principalmente la sua visione della concezione di Gesù tenuta dai primi cristiani prima della distruzione di Gerusalemme nel 70 E.C.
Una conferma interessante delle sue conclusioni è offerta dalla dichiarazione dello scrittore fondamentalista Sir Charles Marston in
The Bible is True (1934), con un riferimento ai risultati della recente ricerca archeologica e del suo significato sui detti attribuiti a Gesù (Giovanni 6:35 e 51 e 4:14):
“È impressionante pensare che quelle dichiarazioni di Cristo, che sembrano oggi misteriose ad alcuni, e che furono considerate misteriose da molti dei Suoi ascoltatori (Giovanni 6:52 e 60), veicolano un riferimento a credi religiosi primordiali. . . . Invero, come aumenta il sapere, si potrebbe provare che il cristianesimo, sebbene connesso alla religione ebraica, fu realmente il compimento di religioni assai più antiche di quella istituita nei giorni di Mosè” (Capitolo 5, pag. 64). E nel contesto lo scrittore collega queste “religioni antiche” alle “religioni misteriche praticate almeno sei o sette secoli prima di Cristo”, la cui origine è attribuita a “scritti dell'età anteriore al Diluvio”, e asserisce che questi “scritti” sono rappresentati da “fonti cuneiformi posteriori in quanto relative a divinazione, a medicina, e a rituali mistici di espiazione e sacrificio”.
Sostituendo il termine più appropriato “rinascita” a “compimento”, e correggendo la confusione tra causa ed effetto provocata dal fare “le religioni misteriche” il prodotto degli “scritti” invece del contrario, questa è una chiara approssimazione della conclusione alla quale, come dimostrano i lavori del signor Dujardin, conduce inevitabilmente una candida inchiesta.

A. BRODIE SANDERS.

Ottobre, 1937.


NOTE

[1] Albert Messein, 19 Quai Saint-Michel, Parigi.

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