domenica 31 dicembre 2017

Sull'Evoluzione del Cristianesimo (VIII) — La Fusione delle Idee di Logos, Messia, e Dio-Salvatore

(prosegue da qui)

CAPITOLO VIII

LA FUSIONE DELLE IDEE DI LOGOS, MESSIA, E DIO-SALVATORE

Noi abbiamo ora rintracciato lo sviluppo tra gli gnostici della concezione del Logos, l'unigenito figlio di Dio e della vergine Sofia, la Sapienza o lo Spirito di Dio, il quale Logos apparve sulla terra in forma umana per salvare gli uomini rivelando loro il vero Dio, e fu messo a morte dagli ingiusti. Abbiamo anche rintracciato lo sviluppo della concezione, in altri circoli ebraici, di un Giosuè messianico, o Gesù, considerato forse il Figlio di Dio da alcuni, non da altri, che venne dal cielo sulla terra per espiare tramite la sua sofferenza e la sua morte i peccati degli uomini (quest'idea fu rafforzata dal cinquantatreesimo capitolo di Isaia) e che nel prossimo futuro tornerà in gloria per resuscitare i giusti dai morti e stabilirli in un regno celeste. Infine, abbiamo rintracciato il culto del Gesù dio-salvatore che muore e risorge. Quelle concezioni hanno evidentemente così tanto in comune che si sarebbero facilmente unificate — in ogni caso, in misura notevole. Giosuè il Messia è in greco Iesus Christos, Gesù Cristo; il Logos fu chiamato Chrestos; e le parole “Christos” e “Chrestos” erano indistinguibili nella pronuncia. Il Logos Chrestos, il Figlio di Dio, che venne dal cielo sulla terra e soffrì per il bene dell'umanità, sarebbe stato quindi facilmente identificato con Gesù Christos, che venne sulla terra e soffrì per l'umanità. La natura del beneficio conferito era concepito in modi diversi; ma non ci fu nessuna difficoltà nel combinare le due idee, e così Gesù venne ad essere rappresentato sia come un Figlio di Dio rivelatore, sia come un figlio di Dio espiatorio e sofferente. Comunità di diversa origine che veneravano o adoravano un Gesù o un Cristo, anche se gli attribuivano diversi attributi e funzioni, avrebbero naturalmente creduto che l'oggetto del loro culto fosse identico a quello degli altri e quindi le varie concezioni si sarebbero assimilate gradualmente l'una all'altra. La concezione del Messia Gesù sofferente, per esempio, era ovviamente troppo vicina a quella del dio-salvatore Gesù per rimanere a lungo separata da essa. Così nel tempo i vari filoni si unirono e produssero il principale dogma cattolico.
Il professor D. Strömholm, dell'Università di Uppsala, in due articoli pubblicati nell'
Hibbert Journal durante l'anno 1926, espose un certo numero di passi del Nuovo Testamento che puntano fortemente all'esistenza di due partiti principali del movimento cristiano addirittura davvero presto all'inizio del primo secolo. Quei partiti, che corrispondono ai movimenti gnostici e giudeo-messianici, lo scrittore li indica rispettivamente coi termini “Stefanisti” e “Apostolici”. Pur di conciliare l'esistenza di quei partiti ad un periodo così precoce con l'ipotesi tradizionale, egli è costretto a datare la Crocifissione molto prima di quanto avviene nei vangeli e ad assumere che gli Apostoli non fossero compagni personali di Gesù, ma furono erroneamente descritti da Marco come tali. Egli conclude da alcuni indizi che, prima della pubblicazione del racconto della Crocifissione come l'abbiamo ora, Gesù fu considerato dai cristiani dell'età apostolica un martire che aveva sofferto nel lontano passato. Le conclusioni raggiunte dal professor Strömholm possono essere spiegate più naturalmente sotto l'ipotesi promossa in questo libro invece che sotto la vista tradizionale; e la posizione qui difesa, che il cristianesimo è il risultato di una sintesi di dottrine pre-cristiane, è confermata dalla prova da lui fornita di un processo che chiama “riconciliazione”, ma che può essere meglio inteso come una “fusione”.
È possibile che il nome
“Gesù” fosse stato applicato da alcuni gnostici al Logos prima che avvenisse la fusione generale delle idee. Nell'inno naasseno già citato il Logos è chiamato Gesù; e quell'inno è molto antico, probabilmente anteriore al primo secolo dell'era cristiana. Quando il Logos era stato completamente personificato e un nome personale fu cercato per lui, era forse più probabile che fosse scelto Giosuè di qualsiasi altro. Poiché gli gnostici credevano che il Logos fosse stato mandato da suo Padre in soccorso degli uomini, il nome “Giosuè”, che significava “Jahvè è salvezza”, si sarebbe prestato prontamente. Anche gli gnostici erano sotto l'influenza greca e parlavano greco; da qui il nome “Gesù” avrebbe suggerito la parola greca “Iesis” = guarigione. Jaso fu dea della salute e figlia di Asclepio. Giasone, ancora una volta, fu venerato come essere divino in Tessaglia e ai confini dell'Asia, e fu considerato un guaritore o un salvatore. Il nome “Giasone” era considerato infatti come un equivalente greco di Giosuè. Se, allora, il Logos era già chiamato Gesù, la fusione del Logos Chrestos, o Christos Gesù, con Giosuè il Messia, Iesous ho Christos, cioè Gesù Cristo, si sarebbe verificata ancor più probabilmente.
Alla fine, quindi, Gesù giunse ad essere concepito in generale, non solo come Figlio di Dio, ma anche come Dio stesso. La concezione gnostica si era avvicinata indipendentemente allo stesso punto. Perché, se il Logos rivelò Dio agli uomini, lo faceva particolarmente in virtù del fatto che egli partecipava della natura divina e perciò in lui Dio era manifesto; Egli mostrò Dio agli uomini nella sua propria persona, e fu di conseguenza in un certo senso Dio in forma umana — un aspetto di Dio. La mente gnostica era veramente sottile e riusciva a concepire il Logos come una manifestazione di Dio pur mantenendo comunque in teoria un monoteismo. Dio e il Logos erano aspetti diversi di uno stesso essere. A quelli si unì lo Spirito Santo come potere permeante di Dio, dunque Dio in un altro aspetto; e così si è evoluto il dogma della Trinità. Abbiamo una prova dell'influenza gnostica e della concezione gnostica dello Spirito Santo come potere di Dio, nell'apocrifo Vangelo di Pietro, in cui si dice che Gesù, nel momento della morte, abbia gridato:
“Mio potere, mio potere, perché mi hai abbandonato?”.
Ora, mentre le varie concezioni di Gesù e del Logos si sarebbero legate abbastanza facilmente e nel complesso formarono il credo dei cristiani in generale, c'erano uomini o gruppi di uomini che rifiutarono determinati dettagli e altri che si aggrapparono alla loro dottrina originale  e rifiutarono di mescolarsi nella Chiesa Cattolica. Alcuni rimasero prevalentemente monoteisti — un atteggiamento che troviamo rappresentato nella maggior parte degli apologeti del secondo secolo, che erano disposti ad essere chiamati cristiani, ma continuavano a considerare il Logos come subordinato; come il figlio di Dio, ma non uguale a lui. Questa opinione persistette, e successivamente dette origine agli eretici ariani. Anche i nazareni, o alcuni di loro, si rifiutarono di considerare Gesù come Dio; e così, quando la Chiesa Cattolica e uno standard fissato di ortodossia si erano stabiliti, essi rimasero al di fuori e furono marchiati come eretici. Gli ebioniti furono probabilmente influenzati in qualche momento ma leggermente dalla fusione di idee e mantennero la loro opinione di Gesù come semplicemente Messia — il servo, ma non il figlio, di Dio. Senza dubbio in un secondo tempo emersero delle differenze di opinione a causa delle quali uomini divennero non-ortodossi, ma le principali sette eretiche nei primi giorni del cristianesimo non si erano separate dal flusso principale; non vi erano mai state fuse. Esse semplicemente mantennero il loro punto di vista pre-cristiano, eventualmente appena modificato. La visione gnostica rispetto alla Resurrezione, per esempio, era che non ci può essere resurrezione del corpo, ma solo del pneuma e della psiche; mentre la visione ebraica in generale, e quindi quella detenuta dai fedeli del dio-salvatore Gesù, era che il corpo sarà resuscitato alla venuta del Messia. Quindi, per assicurare la resurrezione degli uomini gli adoratori di Gesù ritenevano che Gesù deve aver sofferto come un uomo ed essere resuscitato di nuovo con un corpo umano. Ora, noi sappiamo che la maggior parte degli uomini non sono logici e che alcuni sono anche in grado di tenere pareri contraddittori allo stesso tempo. Molti cristiani moderni riconciliano quei due punti di vista della resurrezione abbastanza tranquillamente e senza dubbio gli uomini del primo secolo erano capaci di fare lo stesso. Ma molti tra gli gnostici si rifiutarono di accettare la dottrina di una resurrezione corporea. Essi di conseguenza ritennero che il corpo di Gesù fosse psiche, visibile ma immateriale. Ora, la Chiesa cattolica era davvero comprensiva. Pur di attirare il maggior numero possibile di persone, tollerava considerevoli differenze di opinione, a condizione che venissero accettati alcuni dogmi essenziali; tra quelli vi fu la resurrezione del corpo, con cui era associata la dottrina della natura corporea di Gesù. La negazione di questo costituiva la grande eresia gnostica del secondo secolo.
Mentre le differenze dottrinali trattenevano pertanto alcune sette dall'unirsi con il corpo principale cristiano, una considerevole divergenza di opinioni rispetto a questioni meno vitali continuava ad esistere all'interno di quel corpo stesso. Tutte quelle diverse dottrine non possono essersi emanate da un unico fondatore; ed è particolarmente degno di nota che esse non si riferiscono a Gesù come loro rivelatore, ma fin dal principio sono dottrine 
circa Gesù. Più di questo, esse sono dottrine circa un Gesù divino, perfino nei più antichi documenti che abbiamo. Paolo, in effetti, è stato spesso brandito come un testimone dell'esistenza storica di Gesù; ma Paolo è testimone solo di un Gesù divino: egli sembra non saper niente di uno puramente umano.

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