mercoledì 5 luglio 2017

Circa «Jesus — A Myth» di Georg Brandes (XXVIII)

(per il capitolo precedente)


XXVII
Per nascondere quanto completamente il Gesù-ideale del Nuovo Testamento fosse radicato nell'Antico Testamento, il cristianesimo ortodosso dei tempi moderni ha cercato di stabilire un forte contrasto tra la relazione dell'ebraismo antico con Jahve come il Signore e la relazione di Gesù con lui come un padre.
Ma anche l'Antico Testamento considera Dio un padre amorevole. Esclama Isaia (63:16 e 64:8):
Tuttavia, tu sei nostro padre . . . Tuttavia, Signore, tu sei nostro padre. Si potrebbero trovare più di venti esempi dello stesso genere. 
Soprattutto, l'opposizione stabilita tra le dottrine di Gesù e le precedenti della Torah (la Legge scritta) e dei rabbini è completamente artificiale. Perfino la più strana delle cose messe in bocca a Gesù dagli evangelisti era stata detta prima del suo tempo. In Deuteronomio 33:9 leggiamo:
Egli dice di suo padre e di sua madre: 'Non lo vedo!' Non riconosce i suoi fratelli, e nulla sa dei propri figli; perché i Leviti osservano la tua parola e sono i custodi del tuo patto”. E in Matteo 19:29 troviamo questo: “Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna”
Nel Talmud, sotto la voce Bava Metzia (la porta media) è detto: Sei di Pumbedita (in Babilonia), dove fanno passare un elefante attraverso la cruna di un ago?. Ma in Matteo 19:24, quelle parole sono poste sulle labbra di Gesù: Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli. Per tutta l'ultima parte del suo detto, ciò che fu detto originariamente per scherzo riceve una tendenza ebionita che non possedeva prima, ma che esprime la tendenza comunista dello scrittore del vangelo. 
Come regola generale Gesù parla interamente nello spirito dell'Antico Testamento. “Ed entrò, secondo il suo solito, di sabato nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; apertolo trovò il passo dove era scritto Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, e predicare un anno di grazia del Signore. Poi arrotolò il volume, lo consegnò all'inserviente e sedette.” (Luca 4:16-20 e Isaia 61:1-2).
È detto nel Talmud di come un gentile giunse da Hillel e gli disse: “Sarò convertito, ma solo a condizione che tu mi insegni tutta la Legge, mentre mi reggo su una gamba”. A cui Hillel replicò: “Ciò che per te è odioso, non farlo al tuo vicino. Questa è tutta la legge, e il resto è il suo commentario. Và e studiala!”.
Gli scrittori dei vangeli manifestano particolarmente  la loro mancanza di coerenza, facendo parlare Gesù invariabilmente come se fosse del tutto familiare con lo spirito dell'Antico Testamento, mentre allo stesso tempo lo fanno alludere in maniera errata a vari libri della Bibbia.
Così Matteo 5:43 mette quelle parole sulle sue labbra: “Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; ma io vi dico: amate i vostri nemici”
Se quelle fossero veramente le parole di Gesù, egli avrebbe mostrato un'ignoranza grossolana della Legge. In Levitico 19:8, dove è prescritto l'amore per il prossimo, è vietato anche l'odio verso i nativi o gli stranieri, e in 19:34 si dice anche che si deve amare lo straniero come sé stessi. In Esodo 23:4-5, l'amore per i nemici è comandato espressamente:
Quando incontrerai il bue del tuo nemico o il suo asino dispersi, glieli dovrai ricondurre. Quando vedrai l'asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico, non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo”.
Sì, i primi manoscritti dei vangeli non mancano neppure delle parole che successivamente furono poste sulle labbra di Gesù:
benedite coloro che vi maledicono, fate del bene a quelli che vi odiano. Ma nel Talmud . . . Sanhedrin (fol. 48) . . . è detto: “È meglio soffrire un'ingiustizia che commetterla”. E là . . . Bava Metzia (fol. 43) è detto anche: “Sii tu piuttosto tra coloro che sono perseguitati che tra coloro (che sono) i persecutori”.

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