martedì 3 gennaio 2017

Sulla deliberata cospirazione che inventò “Gesù di Nazaret”



CREDULITÀ: Ogni buon cristiano deve trovarsi nel felice stato di semplicità che porta a credere, senza indagare, alle cose meno credibili, affidandosi alla parola delle guide spirituali. Queste ultime sono chiaramente incapaci di ingannarsi e quindi di ingannare il prossimo, il che non sarebbe buona cosa.  
(Il Libero Pensatore Paul Heinrich Dietrich, barone d'Holbach, La théologie portative, 1768)
Sì. Le persone che vogliono solo gli atei a far uso di evemerizzazione sono inspiegabilmente infastidite dal fatto che anche i teisti possono evemerizzare i loro dèi. Sono inoltre infastiditi (altrettanto inspiegabilmente) dal fatto che l'evemerizzazione possa costituire un espediente (per nascondere una cosmica verità sotto un'allegoria storicizzata), piuttosto che una manovra sincera. Non ho idea del motivo per cui loro sono infastiditi da quelle cose o così disperati da insistere che non possano accadere o non riflettono gli usi adattivi di ciò che fece Evemero. Ma ahimè.
(Da una risposta di Richard Carrier pubblicata il 4 agosto 2015, mia libera traduzione)
Il luogo da cui partire era logicamente il tempio, con la statua enorme e minacciosa del gorilla. Vi tornarono nel pomeriggio e scoprirono dietro la statua una successione di locali simili a cellette. Ross ipotizzò che ci vivessero i sacerdoti che gestivano il culto del gorilla.
Diede di questo una spiegazione elaborata:
«i gorilla della giungla circostante terrorizzavano gli abitanti di Zinj, i quali offrivano sacrifici per placarli. I sacerdoti erano una casta a sé, isolata dal resto della società. Guardate qui, all'ingresso della fila di cellette, c'è questo stanzino. Qui stava una guardia per tener lontana la gente dai sacerdoti. Era tutto un sistema di fede.»
Elliot non era convinto, e neanche Munro. «Anche la religione è un fatto pratico,» disse Munro. «Dovrebbe dare dei vantaggi.»
«La gente venera ciò che teme,» disse Ross, «perchè spera di controllarlo.»
«Ma loro come potevano controllare i gorilla?» domandò Munro. «Cosa potevano fare?»
Quando finalmente trovarono una risposta, rimasero sbalorditi, perchè era all'opposto di quella che si aspettavano.
Superate le cellette, trovarono una serie di lunghi corridoi adorni di complicati bassorilievi. Con il solito sistema del computer infrarosso, poterono vedere queste immagini, disposte in un ordine preciso come in un libro illustrato..
La prima scena mostrava una serie di gabbie contenenti dei gorilla. Accanto alle gabbie c'era un nero in piedi con un bastone in mano.
La seconda mostrava un africano che ammaestrava dei gorilla in un cortile. Gli animali erano legati a una serie di pali verticali, ognuno sormontato da un anello.
L'ultima immagine mostrava i gorilla che si lanciavano all'attacco di una fila di fantocci di paglia, penzolanti da un sostegno di pietra. A questo punto capirono che cosa significasse ciò che avevano trovato nel cortile della palestra e nella prigione.
«Dio mio,» disse Elliot. «Li ammaestravano
Munro annuì: «Li ammaestravano per farne delle guardie destinate a sorvegliare le miniere. Un'élite animale, spietata e incorruttibile. Non era una cattiva idea, se ci pensate.»
Ross guardò di nuovo l'edificio nel quale si trovava, rendendosi conto che non era un tempio ma una scuola. Le venne in mente un'obiezione: le immagini erano vecchie di secoli e gli ammaestratori erano scomparsi da tempo. Eppure i gorilla c'erano ancora. «Chi è che gli insegna ora?»
«Loro stessi,» disse Elliot. «Imparano l'uno dall'altro.»
«È possibile?»
 «Possibilissimo,» disse Elliot. «Tra i primati si hanno casi di insegnamento all'interno di una specie.»
Questo era stato per molo tempo un tema di dibattito tra i ricercatori. Ma Washoe, il primo primate nella storia che avesse imparato il linguaggio mimico, lo aveva poi insegnato alla sua prole. I primati addestrati al linguaggio lo insegnavano spontaneamente ad altri animali in cattività; non solo, ma lo insegnavano anche alle persone, ripetendo lentamente i loro segni finché lo stupido e ineducato essere umano non ne comprendeva il senso.
Era quindi possibile che una tradizione di linguaggio e di comportamento venisse perpetuata per generazioni di primati. «Vuol dire,» disse Ross, «che gi abitanti di questa città sono scomparsi da secoli, ma che ci sono ancora i gorilla che loro hanno addestrato?»
«Così sembra,» disse Elliot.

(Michael Crichton, Congo, pag. 291-292, Garzanti Editore, 1981)

...l'intero cast di attori del Nuovo Testamento popolano non la Storia, ma una letteratura falsamente scritta come Storia.
La parola “falsamente” è appropriata, a dispetto di prevedibili obiezioni di apologeti cristiani che gli antichi non possedevano concetti moderni di Storia, che l'accuratezza fattuale non era mai il punto, e che i vangeli stavano veicolando un messaggio, “e il messaggio è vero”.
In questo senso, comunque la mitologia è anche vera. Forse allora, tutti concorderanno che la “mitologia” meglio caratterizza il Nuovo Testamento del termine grossolanamente inaccurato “Storia”. Dopo tutto, la mitologia costruisce una storia usando la metafora, la parabola, la fantasia, e il linguaggio figurativo pur di  veicolare qualche universale verità che trascenda i meri eventi della Storia.
Comunque, perfino la “mitologia” è un termine inaccurato per il Nuovo Testamento, perchè il termine non comprende l'innegabile elemento dell'inganno. Nella mitologia gli eventi narrativi non sono costruiti in modo tale da ingannare il lettore/ascoltatore nel pensare che gli eventi presero luogo realmente nella Storia. Il mito di Giasone e degli Argonauti presenta dèi, un vello d'oro, ed un ciclope. Nessuno mai (tranne i bambini) pensò che quelli fossero storici, o suppose che Giasone e gli Argonauti esistettero realmente. D'altra parte, i vangeli popolano i loro racconti con persone e luoghi noti alla Storia. Per esempio, Luca scrive:

Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetrarca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetrarca dell’Iturea e della Traconìtide, e Lisània tetrarca dell’Abilene, sotto i sommi sacerdoti Anna e Caifa, la parola di Dio venne su Giovanni...
(Luca 3:1-2)
Ovviamente, l'evangelista vuole che il lettore creda che questo sia Storia. Ma non è Storia, infatti Nazaret non è esistita e gli atti di Gesù di Nazaret furono inventati. Ma  lo scritto di Luca non è neppure mitologia. L'evangelista poteva prontamente aver trovato i particolari fattuali di cui sopra negli scritti di Flavio Giuseppe. Comunque, sebbene gli scritti descitti da Flavio Giuseppe sono generalmente conosciuti alla Storia, gli eventi descritti nei vangeli canonici non lo sono.
L'inganno è al cuore del cristianesimo perchè gli evangelisti confabularono eventi, persone, e perfino luoghi, e allo stesso tempo tentarono di convincere il lettore che ciò che è scritto veramente prese luogo. Quindi le scritture cristiane non sono nè mitologia nè Storia ma semplicemente una menzogna.

(Renè Salm, NazarethGate, pag. 471-472, mia traduzione, corsivo originale)


È fuor di dubbio che la nascita del cristianesimo vada imputata all'inevitabile sincretismo tra il tema ellenistico del dio che muore e risorge e l'ebraismo.
Ogni particolare civiltà generò la propria versione locale del dio che muore e risorge, e le celebrazioni dei Misteri di Osiride, Dioniso, Attis, Tammuz, ... furono le note più alte di una strana mormorante atmosfera religiosa che sembrava ostentata e riverberata dalla Pax Romana.
Persino gli ebrei, un popolo chiuso e non particolarmente dedito all'assimilazione di influenze pagane, al contrario dei popoli vicini d'Egitto e di Siria, in quei tempi erano destinati a dare origine ad almeno una minuscola setta marginale adoratrice di una deità che muore e risorge, se non altro come forma di inconsapevole concessione all'inevitabile suggestione ellenistica che giungeva dal mondo esterno.

Come provò Origene qualche secolo dopo, agli ebrei era sempre stata estranea l'idea che un Figlio di Dio fosse stato predetto nelle scritture, tantomeno che sarebbe stato crocifisso.
Un Ebreo, tuttavia, non ammetterebbe che ogni profeta usò l'espressione, il 'Figlio di Dio' verrà; infatti il termine che impiegano è, il 'Cristo di Dio' verrà. E molte volte anzi ci interrogano direttamente del Figlio di Dio, dicendo che un tale essere non esiste, o non fu fatto oggetto di profezia.
(Origene, Contra Celsum, I, 49)

Ma deve esserci stato un momento, per quanto raro, in cui un minuscolo gruppo di ebrei ebbero, o pensarono di avere, l'inattesa visione di un arcangelico Figlio di Dio, e questo permise loro di compiere cosa nessun ebreo era mai stato solito fare: vedere il Figlio di Dio predetto nelle scritture. Fu solo la loro volontà, improvvisamente stimolata da quella visione, a introdurre il concetto di un Figlio di Dio sofferente? Se non questa, quale altro potere avrebbe dato loro la forza di immaginare che il preesistente Figlio di Dio fosse disceso nei cieli inferiori, che le sue braccia e le sue gambe si fossero contratte e contorte incontrollabilmente mentre veniva inchiodato ad un albero da feroci demoni e le sue urla svanirono nell'oscurità del loro territorio?

Comunque sia, l'idea di un Figlio di Dio fu introdotto nell'ebraismo, e bastò poco che venisse anche riverito con i titoli di “Cristo” (“Messia”) e di “Gesù” (“Dio-salva”). Perchè quando il Figlio resuscitò il suo volto era inondato di gloria scarlatta.

Perciò, tra le numerose sette marginali ebraiche, quella dei “fratelli in Cristo” era maggiormente influenzata dall'ellenismo e ad esso tanto dedita da suscitare di quando in quando lo sgomento degli ebrei più ortodossi. 

Eppure ancora il miracolo si ripeteva che i loro apostoli comunicavano con l'angelo Gesù in sogni e visioni, poichè allo svanire di una un'altra ne appariva, l'una avvicendandosi all'altra in un labirinto di stanze collegate che oltre le loro pareti invisibili avrebbero condotto ad un lungo eccezionale perfetto viaggio. 

Non appena infatti quel fantasma apparve (benchè probabilmente si trattava di allucinazioni di tipo schizotipo) subito produsse una speranza di riforma universale, almeno tra quei pochi che credettero di comunicare direttamente con quel fantasma tramite visioni e rivelazioni.
E così uomini e donne di diversi paesi si prestarono allo scherno e alla derisione pur di proclamare la loro purificazione, illuminazione ed unione con l'angelo “Cristo Gesù”.
In tre continenti, e per un'intera generazione, i fanatici apostoli del Cristo predicavano l'imminente fine del mondo, disposti a trovarne uno nuovo e purificato in cielo. Così grande era la loro volontà di ottenebrare qualsivoglia percezione del passato e del presente nella fervida attesa del loro angelo celeste che tutto il loro essere era come fosse stato di occhi, ogni loro atomo dilatatosi a percepire il cosmico Figlio di Dio.


Tutti, o quasi tutti, si consumavano in attesa dell'imminente venuta del Figlio, patendo il piacere dell'attesa, ma senza mai sperare in un suo ritorno sulla Terra: solo nella sua prima venuta.

Ma col passare del tempo tale speranza rischiava di dissolversi. Il loro stesso grande apostolo, l'uomo chiamato Paolo, era morto senza aver visto giungere il Figlio.

Ogni nuovo oracolo, visione o rivelazione, trovando sempre meno nutrimento nel graduale declino dell'entusiasmo apocalittico originario, rischiava di eclissarsi e morire senza più esercitare il fervente contagio d'un tempo. L'eccitazione iniziale del movimento si trasformò in pesantezza e le rivelazioni individuali dell'angelo Gesù presero il tono di chi stia consumandosi nella vana attesa di qualcosa. Persino l'ennesima visione collettiva di Cristo in persona, o il dono della profezia, o quello di parlare in lingue diverse non avrebbero resuscitato l'antico mirabile incanto.

Nessuno sa chi fu a introdurla. Nessuno ricorda per quale via è arrivata. Forse nel più completo anonimato. Poi all'improvviso prende ad ardere un'attenzione inaspettata che si diffonde ovunque e tutt'intorno appaiono consapevoli su cosa l'ha provocata: una storia.

Perchè il nuovo concetto di Gesù che era da poco giunto alle loro orecchie non coincideva affatto con quello a cui erano abituati. Quella storia raccontava che questo nuovo Gesù, di cui seppero per la prima volta solo allora, era stato crocifisso fuori Gerusalemme e non dai demoni dell'aria. Secondo quella storia, prima della morte aveva operato un sacco di miracoli e guarigioni destando meraviglia e sorpresa dovunque si recasse senza alcun apparente senso (perchè nessuno aveva mai saputo nulla finora della sua trascorsa esistenza in Israele sotto l'Impero di Tiberio). La sua vita si sarebbe potuta paragonare alla vita dei grandi profei ebrei del passato, Mosè, Elia, Eliseo, a quella del pagano Odisseo, nonchè a quella del grande apostolo di Cristo, l'uomo chiamato Paolo. Di certo, in mezzo a quel sorprendente succedersi di atti e detti straordinari c'erano quei caratteri conosciuti, il Profeta, l'Eroe e l'Apostolo, che nessun membro della confraternita avrebbe osato anche solo emulare: nè i semplici battezzati nutriti “di solo latte”, i meri “fratelli del Signore”, nè chi aveva il dono di comunicare direttamente con l'angelo Gesù gli apostoli nutriti “di pane solido”.

Ma quei caratteri tanto noti di quel personaggio erano a fondo sepolti sotto una miriade di atti e detti legati al resto della sua persona come a tenerla insieme al modo di quelle sacre storie che vengono applicate agli dèi ed eroi pagani, quasi fossero una moltitudine di vessilli branditi con orgoglio in un vento di buonauspicio.

Ma se anche non fu additato come mera invenzione, purtuttavia in questo racconto di “Gesù Nazareno” c'era ben altro che lo rendeva diverso dal solito. Le imprese narrate ricalcavano chiaramente quelle dei grandi profeti del passato ma nessuna informazione era data circa le fonti attinte da quella narrazione. Ma l'alterazione più grande, il problema e il mistero più grandi nell'apprendimento di quest'immagine di Gesù era l'incredibile novità di quell'immagine: come poteva essere accaduto che a non conoscere affatto di queto nuovo Gesù erano le stesse persone che pretendevano di essere i suoi fratelli e i suoi apostoli?
 Era come se questo racconto fosse misteriosamente simbolico, chiudendosi in disegni ostili all'analisi mondana.

E poichè non era affatto conosciuto il nome dell'autore di quel racconto, la vera origine dietro di esso era oscurato.

Nondimeno restavano un certo cospicuo numero di dettagli che attentamente esaminati avrebbero portato al riconoscimento di almeno una fonte probabile di quel racconto: le sacre scritture ebraiche.
Infatti, procedendo nell'ascolto e nella rilettura di quella vita, era inevitabile riconoscere i continui rimandi e le sottili allusioni, di nuovo e ancora di nuovo, alla vasta letteratura religiosa precedente, a questo o a quel verso, a questa o a quella profezia, a questo o a quell'episodio.

Sul significato di questi particolari ornamenti letterari derivati chiaramente dalle scritture quel racconto, seppure spesso interrogato, aveva sempre evitato di rivelare alcunchè. Ma d'altro canto solo chi li realizzava come tali avrebbe potuto porsi la domanda.  E quella domanda celava in realtà più di un dubbio, che qualcuno particolarmente animoso contro i cristiani riusciva a tramutare in un sospetto:
Ma Cristo – se Egli è nato veramente, ed esiste da qualche parte è sconosciuto, e non lo sa neanche Lui stesso, e non ha alcun potere finché Elia non venga ad ungerLo, e renderLo noto a tutti. E voi, avendo accettato un racconto senza fondamento, inventate un Cristo per voi stessi, e per lui perite sconsideratamente.
(Giustino, Dialogo con l'ebreo Trifone 8.3.4)

Purtuttavia parecchi fratelli in Cristo avevano cominciato a riverire quella nuova storia, seppure avessero perso o rinunciato al proposito di investigare in profondità sulla sua vera origine, ritenendo anzi al contrario quel totale alone di mistero che lo circondava come un'ulteriore prova della sua sacralità. Come ignari di non essere in realtà ancora sorpresi dall'irruzione nelle loro vite di quel racconto e della nuova e sconosciuta immagine di Gesù che recava con sè, ogni parola di quel racconto e ogni nuovo tassello di quell'immagine erano ormai impressi e sigillati per sempre nell'intimo delle loro anime, e niente e nessuno li avrebbe oramai trattenuti o impediti dal considerare quella storia una Storia Ricordata.

Neppure il totale silenzio
, nelle lettere ricevute a suo tempo da parte dell'apostolo chiamato Paolo, circa perfino il più piccolo singolo dettaglio di quella presunta “Storia Ricordata”. Un silenzio che cresceva, anzichè rompersi una buona volta, giungendo a coprire l'intera documentazione ufficiale degli storici ebrei, greci e romani del tempo:
...patendo del comune errore dei giudei, alla cui razza apparteneva, lui [Giusto di Tiberiade] non menziona la venuta di Cristo, gli eventi della sua vita, o i miracoli da lui compiuti.
    (Fozio, Bibliotheca, 33, mia enfasi)

Ma c'erano solo le austere e severe lettere scritte sulle pagine di quel racconto a menzionare un Gesù chiamato Cristo esistito sulla Terra. Quindi chi ascoltava quel racconto non potè vedere o sentire alcuno di quelli che avrebbero potuto essere gli eventuali testimoni del Gesù Cristo protagonista di quel racconto.

Vedevano o ascoltavano solo quelle pagine pallide, elegantemente macchiate dal nero di versi comprensibili eppur enigmatici.

Poi un'ombra attraversò quelle pagine, quindi un'altra, e un'altra ancora. E nel giro di pochi anni, quel racconto della cui origine nessuno sapeva nulla, divenne noto e creduto da tutti i cristiani, seppure nel frattempo avesse dato vita a numerose varianti, correzioni o modifiche a seconda dei gusti teologici della setta particolare alle cui orecchie era arrivato.

E tante altre varianti e altre correzioni e altre modifiche si sarebbero apportate a quel primo racconto, e sarebbero state lette, se le lanterne sopra i suoi lettori non venissero spente bruscamente da una particolare chiesa cristiana divenuta intanto così potente da arrogarsi per sè il titolo di “cattolica”, cioè “universale”, un nuovo tipo di cristiani le cui mani dalle dita tozze e dalle nocche grosse soffocarono, alla loro presa del potere, qualunque volontà di modificare le loro quattro versioni preferite di quel primo racconto.

Questi nuovi “cattolici”, resi folli dalla dogmatica certezza di possedere la “Verità”, rivolsero parole dure ai dissidenti: o credete o perìte!

L'identità degli “eretici”, o creduti tali, venne così rivelata: e nello svelarsi sembrò riemergere con violenza da oscuri torti del passato. Sotto le persecuzioni e le torture, lasciarono andare un grido che non aveva suono, o che era oltre le capacità umane di sentire... ...l'urlo di un muto sotto tortura. Ma ben presto, dopo soli duemila anni, i discendenti degli stessi carnefici riconobbero in loro più vita di ciò che la Chiesa cattolica pretendeva di possedere, specie quando si accorsero che i cattolici non stavano morendo nel corpo: solo la loro mente era cadavere.
 
~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~°~
I cospiratori, con gli occhi fissi e pieni di nebbia come quelli di un cieco, si riunirono tra loro. Non si curavano dei meri battezzati, i semplici “fratelli del Signore” ma erano intenti a decidere cosa fare, ora che il loro principale apostolo, l'uomo chiamato Paolo, era morto, lasciandoli senza guida, e i suoi nemici d'un tempo avevano ricominciato a guadagnare terreno, insidiando le loro confraternite sparse in tre continenti diversi.
Il rischio era che questa volta avessero suscitato qualcos'altro, una minaccia realmente più grave, un'insidia nuova pur proveniente dagli stessi avversari, i giudaizzanti, perchè il vuoto lasciato dall'uomo chiamato Paolo rischiava di venir rapidamente colmato da un nuovo e più forte sigillo imposto dalla Torah, che rimaneva sempre là ad avallare le odiose pretese dei loro nemici.
In ogni comunità fondata dall'uomo chiamato Paolo i giudaizzanti si ripresentavano con sempre maggiore audacia a predicare cose che loro non sopportavano di ascoltare. Ma non potevano sottrarsi alle loro parole perchè loro brandivano la Torah e loro di rimando non potevano più proteggersi all'ombra del loro grande apostolo, l'uomo chiamato Paolo. E le rivendicazioni dei giudaizzanti erano tante nitide e chiare alle loro orecchie che ogni loro parola era un torto alla memoria dell'uomo chiamato Paolo.

I cospiratori sognavano di ereditare di nuovo un mondo che era andato perduto ma non avvertivano più la possibilità di spezzare l'involucro della Torah che i loro nemici bramavano di avvolgere nuovamente su di loro, e stavolta definitivamente: il loro futuro sembrava senza vie di fuga dall'osservanza di quella Torah, e dei suoi odiosi lacci e lacciuoli, cavilli, vincoli e imposizioni.

I cospiratori ordinarono agli accoliti della loro confraternita esoterica di aspettare con calma la loro decisione. Per tutto il tempo che rimasero soli i cospiratori lavorarono in segreto e tornarono dopo qualche tempo dagli accoliti. Tenevano in mano il risultato del loro lavoro: una storia.

E dissero agli accoliti:

«Non divulgate il segreto ad orecchie indiscrete, o accoliti, ma ascoltate. Conosciamo le visioni dell'angelo Gesù che avete conosciuto, poichè anche noi nascemmo per conoscere tali visioni. Ci sono altri occhi dentro i nostri occhi e quando questi altri occhi si aprono allora e solo allora si rivela l'angelo Gesù di fronte a noi. Il compito di afferrare e dominare queste visioni ha dato un senso alla nostra confraternita e ormai anche i nostri occhi sono cambiati accordandosi a esse. Dai tempi di Pietro e dell'uomo chiamato Paolo, per ragioni che non esponiamo, l'arcangelo Gesù Cristo vi si è rivelato nel suo aspetto più glorioso, mostrando quello che potremmo chiare il suo volto segreto. A causa di questo la vostra vita, per come finora la conoscevate, non sarà più la stessa. Gli apostoli del passato sono oramai morti e i loro ultimi seguaci oramai corrotti, le speranze sprofondate oltre ogni speranza. Vi sono cose che solamente i “perfetti” tra voi temono perchè solo chi è maturo può veramente capirle. Ora il vostro mondo è illuminato dalle apparizioni del Cristo risorto ma per poter ritrovare pace ed equilibrio nella nostra divisa confraternita dovete prepararvi ad una superiore illuminazione.  Finora avete visto troppo e insieme troppo poco. Attraverso questa storia che abbiamo inventato della vita di Gesù sulla Terra, su questa Terra, verrete accecati per poter vedere con maggior acutezza. Attraverso la nebbia di questa santa favola la gloria del Messia arcangelico Gesù vi apparirà in un aspetto più leggero e questa visione si sovrapporrà all'altra visione delle cose, quella di un rarefatto arcangelo celeste tanto infinito e onnipresente da sembrare assente e insignificante proprio per la sua ubiquità e il suo assoluto significato. Quello che ucciderebbe la mente dei semplici “fratelli del Signore”
se soltanto realizzassero un giorno cosa noi abbiamo ordito — pacificherà la nostra confraternita seppure rendendovi burattini di questa cospirazione e non principi di essa. Basterà che un piccolo dubbio scivoli nella mente dei non-iniziati, che una stilla di sospetto entri in circolo in merito alla verità della storia da noi fabbricata, e tutti questi occhi, uno per uno, si apriranno su cosa abbiamo fatto, vedranno tutto l'orrore della nostra deliberata menzogna come mai avrebbero immaginato. Allora nessuna fede e nessuna gerarchia ci proteggerà, e nemmeno la più stretta cerchia di veri iniziati basterà a nascondere la verità che Gesù non è mai esistito su questa Terra. »

«Da qui in avanti, ogni cosa relativa a Gesù apparirà ai vostri occhi come la rappresentazione di un dramma di ombre irritate che lottano per impersonare qualcosa di reale, spettri che chiedono urlando di farsi carne, maschere che passano rapide e disperate da un volto all'altro per nascondere il silenzio vuoto che contengono.»

«Da qui in avanti ogni Gesù preteso esistere su questa Terra, nei vostri occhi di accoliti privilegiati e “perfetti” verrà ricondotto alla propria invisibile essenza. E tutto ciò che per gli altri brillerà... ...il racconto vivido e fantastico di un profeta, dei suoi discepoli, e dei suoi nemici e delle strade da lui percorse in Galilea e in Giudea fino alla croce sul Golgota... ...per voi perderà di lustro e troverà posto tra le altre ombre. Ogni cosa verrà attenuata ai vostri occhi e questo vi farà comprendere che il potere più grande, il solo potere, è “avere occhi per vedere e orecchie per ascoltare”

«Vi prego di credere che questo è l'unico modo che abbiamo per aiutare la nostra confraternita poichè la vita ci ha insegnato che ci sono stati dati in sorte dei falsi fratelli che meritano di essere ingannati. E poichè non vi è alcun altro intorno a noi che sappia ordire l'inganno necessario allora ci assumiamo da noi stessi l'onere di questo lavoro: i nostri nemici si sottometteranno all'autorità del nostro grande apostolo, l'uomo chiamato Paolo, solo a condizione di vederne riflessa l'esistenza nella vita fittizia di un personaggio inventato da noi e venduto a loro come reale: “Gesù Nazareno”

«La finzione letteraria, incapace di competere col mondo reale, compenserà tale divario a suo modo. Come? Trasformando i travagli reali dell'uomo chiamato Paolo nelle imprese fittizie dell'uomo Gesù, troveremo la forza di affermare le dottrine del primo dietro la maschera allegorica del secondo, così da assaporare e soffrire nello stesso tempo i frutti della nostra deliberata menzogna ai danni dei giudaizzanti. »

«Solo ogniqualvolta noi, e noi soltanto, ci desteremo dalla storia di questo persoanggio inventato, solo allora la nostra invenzione “Gesù Nazareno” muore e riaffiora li vero Gesù, il solo conosciuto dall'uomo chiamato Paolo. »

«Entrambi questi due Gesù, il reale e l'irreale, sono dentro di noi — un solo Gesù, tra i due che conosciamo, è reale... ...è talmente reale che non siamo neanche sicuri che possa esistere fuori di noi... ...ma i non-iniziati saranno condannati a conoscere solo il secondo Gesù, quello che per esistere avrà bisogno solo della loro intensa fede nella verità letterale della finzione letteraria da noi fabbricata.»

«Ma noi che sappiamo la verità, che abbiamo cercato e assaporato lo Spirito del Figlio laddove soffia veramente, dietro le quinte della vita e mai in questo mondo di carne, noi continueremo a vedere l'angelo Gesù nei nostri sogni, visioni e rivelazioni, ritraendoci da un mondo di cui, col nostro inganno, avremo affrettato la condanna, “perchè guardino,
ma non vedano,
ascoltino,
ma non intendano,
perchè non si convertano
e non venga loro perdonato”
(Marco 4:12).»


«Un'ultima cosa: non rivelate a nessuno il nostro segreto, altrimenti vana sarà la nostra cospirazione. Ecco, ora potete aprire gli occhi. »

Nessun commento: