martedì 22 novembre 2016

Di come l'arcangelo del cielo Gesù ottenne una vita sulla Terra

Ancora una volta si dimostra come la religione monoteistica sia il plagio di un plagio di una diceria di una diceria, dell'illusione di un'illusione che riporta sempre e comunque all'artificio di alcuni non-eventi.
(Christopher Hitchens, Dio non è grande: come la religione avvelena ogni cosa, pag. 267)



Per anni erano stati senza un messia. Il loro intero essere era aperto al futuro e niente li separava dal resto degli ebrei e dal resto dei pagani.
Nessuno sa per quanto tempo avessero prosperato in quel modo. Poi qualcosa iniziò a cambiare, lungo il corso di una sola generazione. Il senso di una rivelazione improvvisa andò a inscriversi sempre più profondamente dentro di loro. Quella rivelazione suggerì loro la realtà di un essere divino nell'atto di spezzarsi in schegge e terrorizzarsi, crocifisso da presenze demoniache nascoste appena oltre la soglia di quello che i sensi riescono a distinguere, tra la Terra e la Luna. Ma sia l'essere divino che i suoi ignari carnefici erano vittime di un gioco più grande di quanto la loro collettiva coscienza potesse comprendere.


Dio aveva ingannato gli “arconti di questo eone”, celando loro, dietro un sogno di carne, la vera identità della vittima. E ora finalmente il Messia Gesù si era rivelato nei soli apostoli del Cristo, la sua voce nella loro voce, le sue parole nelle loro scritture, il suo volto nel loro volto.

Non stavano sognando DEL messia Gesù, come generalmente si assume oggi. Stavano SOGNANDO IL MESSIA GESÙ.

Mentre le visioni progredivano, cominciarono a oltrepassare confini di cui non immaginavano l'esistenza. Dopo la morte dell'uomo chiamato Paolo, guardarono lo stato in cui erano lacerati e divisi, tra Cristi e Gesù rivali, e si sentirono piccoli e fragili nella vastità di un mondo improvvisamente ostile. Presto iniziarono a vedere tutto in modo assolutamente nuovo.

Quando gli accoliti di una loro particolare confraternita inventarono la storia di un certo Gesù Nazareno, crocifisso dal governatore romano Pilato su istigazione del Sinedrio, si prepararono in tanti attorno a loro come per fare qualcosa mai fatto prima. Fu allora che cominciarono a credere a quella storia — che il loro arcangelo celeste era davvero vissuto sulla Terra nella persona di Gesù Nazareno — così che non potessero mai sapere il segreto.

Il segreto era che il vero Gesù non era mai stato un uomo sulla Terra, ma fu sempre un puro arcangelo del cielo.

Ma nonostante la precauzione, ci fu chi vide ancora l'arcangelo celeste Gesù Cristo, nel silenzio estatico di una rivelazione, o attorno al cupo bagliore di un'apparizione. Non sapevano chi fosse Gesù Nazareno, ma sapevano che era ciò che NON SAREBBE DOVUTO ESSERE: una degradante eresia. Era necessario fare qualcosa, se avessero continuato a prosperare come prima, se la Terra sotto i loro piedi non fosse sprofondata. Si ostinarono a trattenere la più antica versione di Gesù, oppure tentarono un compromesso con quella nuova diceria, qualcosa piuttosto difficile da fare: solo loro, gli illuminati, potevano avvistare la vera essenza del Cristo, dietro un sogno di carne sceso tra i comuni mortali. Nel linguaggio incoerente del delirio e del sogno, dissero cose orribili della vita, della menzogna e di “Questo sogno di carne”.

Tutto cambiò una volta che il segreto si perse con la morte dell'ultimo accolito della confraternita, oppure una volta che la storia circa Gesù “che fu chiamato Cristo” diventò così popolare da prendere una vita sua propria, così che nessuno, neppure quei pochi ancora coscienti del segreto, potesse impedire tutta quella diceria e inarrestabile sentito dire. I nuovi proseliti seppero di Gesù solo attraverso quella storia su Gesù Nazareno.

Per loro divenne impossibile credere che le cose potessero essere andate diversamente. Adesso riconoscevano un unico, “storico” messia — così sembrava — e niente di simile era mai successo prima d'allora. Era finita l'epoca in cui il loro intero essere era aperto al futuro, e niente li separava dal resto degli ebrei e dal resto dei pagani. Qualcosa era accaduto: nessuno era rimasto che sapesse che Gesù era stato evemerizzato da un mito celeste. Oppure qualcuno era rimasto. Non sapevano chi fossero ma sapevano che era ciò che NON SAREBBE DOVUTO ESSERE. Era necessario fare qualcosa, se avessero continuato a prosperare come prima, se la Terra sotto i loro piedi non fosse sprofondata. Per anni erano stati senza un messia. Adesso che avevano un messia, in un punto preciso del passato recente, “crocifisso sotto Ponzio Pilato”, non c'era più la possibilità di tornare indietro. Il loro intero essere era chiuso al futuro, e si erano separati dal resto degli ebrei e dal resto dei pagani. Non c'era niente da spartire con chi vedeva ancora l'arcangelo celeste Gesù Cristo, nel silenzio estatico di una rivelazione, o attorno al cupo bagliore di un'apparizione. Eppure avrebbero dovuto fare qualcosa, per convivere con ciò che NON SAREBBE DOVUTO ESSERE. Con il tempo scoprirono cosa si poteva fare — ciò che avrebbero dovuto fare — per affrontare chi insinuava loro, con la sua stessa esistenza, il dubbio sull'esistenza dell'uomo Gesù “che fu chiamato Cristo”: li marginalizzarono come “eretici”, e ne distrussero a poco a poco tutti gli scritti.

Risparmiarono soprattutto le lettere dell'apostolo chiamato Paolo, non prima di aver trasformato il suo cosmico Cristo in un idolo taroccato, spalleggiato da una squadra di teologi a fargli da propagandisti: dopodichè un'incursione di scritture, dottrine e narrazioni avrebbe caratterizzato l'angelo Gesù di Paolo come “vero Dio e vero uomo”, come dato di fatto. Sebbene, per allora, loro non avessero nessun modo di “sapere di sicuro”  di essere nel giusto e i loro avversari nel torto, poichè ogni accolito della confraternita che avrebbe potuto rivelare loro il segreto era morto da lungo tempo, oppure era stato annoverato e isolato tra gli stessi “eretici”.

Sparito il mistero di quell'arcangelo celeste, ormai ridotto a “vero Dio e vero uomo”, si comincia a discutere della sua realtà. Entra in scena la logica, a resuscitare ciò che è rinato della sua sana vaghezza dopo il dissanguamento.

Questo non avrebbe resuscitato la loro certezza d'un tempo: sarebbe stato soltanto il meglio che potevano fare. 

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